La più ardente aspirazione del giovane Agostino era quella di "cercare razionalmente la verità", come egli dichiara nelle Retractationes, "su ciò che più intensamente desiderava conoscere". Nascono da qui i Soliloqui, nei quali egli rivolge domande e risposte a sé stesso, "quasi che io e la mia ragione fossimo due realtà distinte, mentre ero presente io solo". Dialogo, dunque, come in Platone, e ricerca della verità. Brevi e incompiuti, i Soliloqui, dei quali la Fondazione Valla presenta l'edizione di Manlio Simonetti, ardono però di passione intellettuale e rivelano il fondamento stesso del pensiero di Agostino, che all'inizio del Libro II invoca: Deus semper idem, noverit me, noverit te, "Dio che sei sempre lo stesso, possa io conoscere me e conoscere te". È stata chiamata, questa preghiera, il "postulato primario di Agostino", un pronunciamento su sé stesso e su Dio: "su sé stesso in quanto dichiara ciò che egli farà con la propria mente"; e su sé stesso e Dio in quanto dichiara la ragion d'essere fondamentale di ogni "fare" di questo tipo: "che ogni intelletto creato esiste soltanto per scoprire il Creatore e dilettarsi in lui". Ecco perché i Soliloqui si aprono con una preghiera di "inusitate dimensioni" e di straordinaria magnificenza che è inno di lode e invocazione.
Già autore del volume Profilo storico dell'esegesi patristica, il professor Manlio Simonetti rielabora, in questa nuova edizione del volume pubblicato nel 1985, le medesime tematiche, privilegiando le problematiche riguardanti le diverse tecniche, i vari modi di interpretare la sacra Scrittura da parte di esegeti di scuole e ambienti diversi e le polemiche e i contrasti che da tali diversità sono derivati. Partendo dai primi secoli e arrivando fino ad Agostino, la trattazione assume un andamento analitico, che prende in considerazione le opere e le variazioni di tecnica interpretativa dei singoli esegeti, dando origine a un quadro organico e coerente. Questo volume, Lettera e/o allegoria, è ormai un classico della storia della letteratura cristiana antica, ampiamente usato nei corsi di sacra Scrittura e di Patrologia.
Descrizione:
“Don Sebastiano Plutino. Fondatore del “Movimento Tra Noi” per la spiritualità dell’accoglienza”, racconta la vita e l’opera sacerdotale di don Sebastiano Plutino (1908, Gallina, Reggio Calabria – 2001, Roma).
Fu uno dei primi sacerdoti romani ad interessarsi dei migranti con una rete allargata di collaboratori, di opere sociali specifiche, di proposte religiose nella difesa degli immigrati migranti e soprattutto delle donne migranti con i loro bambini. Fondò il Movimento Tra Noi e l’Istituto Maria di Nazareth, finalizzati ad accogliere ed aiutare ogni persona, principalmente la più emarginata e indifesa, senza distinzione di classe di religione e di cultura, per promuovere una fraternità universale nello spirito di San Luigi Orione.
Lo ricorda così monsignor Giovanni D’Ercole, Vescovo di Dusa, nella prefazione alla biografia: “Ho imparato a conoscere don Plutino per questo suo stile umile e concreto, appreso sicuramente alla scuola di don Orione, che l’aveva accolto da adolescente e dal quale fu capace di bere quella spiritualità dell’accoglienza semplice ed immediata, capace di evangelizzare con i fatti più che con le parole”.
Narrato nel libro biblico dei "Numeri", il viaggio del popolo di Israele dalla schiavitù d'Egitto attraverso il deserto fino alla Terra Promessa è stato interpretato da uno dei maggiori padri della chiesa, Origene, come allegoria del viaggio dell'anima dall'idolatria e dal peccato verso la virtù, la conoscenza, la fede e Dio. Ogni particolare del racconto biblico trova così significato: i tempi, i toponimi, le tende, i cibi, le bevande, la sorgente, il pozzo; ogni dettaglio è esaminato alla luce di tutta la Scrittura. La grande suggestione che l'allegoria di Origene esercitò è testimoniata dalle riprese che ne hanno operato molti altri esegeti cristiani: Girolamo, Gregorio di Nissa, lo Pseudo-Ambrogio, Agostino, Bruno d'Asti, Bernardo di Clairvaux e Pier Damiani. Ognuno amplifica le intuizioni del maestro alessandrino per i propri scopi e imprimendovi la propria impronta. Il viaggio dell'anima si diffonde e si trasforma: assume le fattezze del pellegrinaggio di Dante nell'aldilà o del moderno romanzo di formazione. Questo volume raccoglie i testi esegetici sul libro dei "Numeri" di Origene, ma anche dei suoi successori da Girolamo e Bernardo, da Bruno d'Asti ad Agostino.
"L'autore non è né pretende essere storico della politica e delle istituzioni. Egli è sensibile alle voci e vicende individuali, alle sfumature e alle implicazioni dello stile epistolare o pubblicistico. Come scrive, egli considera "la politica e la letteratura non come due universi crocianamente distinti e incomunicanti, ma come due facce della medesima problematica"; e lo stile colorito, metaforico, allusivo della comunicazione politico-diplomatica gli offre un vasto, multiforme campo di osservazione. Facendo cominciare il suo libro dalle implicazioni politiche del Petrarca, egli termina con osservazioni sull'occulto, sottinteso petrarchismo di Machiavelli. Gli argomenti sono sempre sottili, talora penetranti" (Riccardo Fubini).