Gli scritti raccolti in questo secondo tomo del volume dedicato al "Pensiero delle pratiche" riprendono sotto una nuova luce temi centrali nel lavoro dell'autore sin dagli anni Settanta e Ottanta. Da un lato è in questione la relazione tra semiotica ed ermeneutica; da un altro lato il pensiero delle pratiche e la sua relazione col tema della scrittura. Il punto di approdo è quella declinazione etica del conoscere e della funzione genealogica della filosofia che assume, nei lavori qui presentati, i tratti seducenti e sconcertanti del salto nell'abisso. Il pensiero delle pratiche dissolve infatti i punti di appoggio consolidati nella tradizione filosofica e impone di slanciarsi verso forme inedite del filosofare, non per amore di novità, ma di verità. Come già era emerso nel percorso "abissale" di Archivio Spinoza (in Opere, voi. IV, tomo I), vita e sapere si intrecciano in modalità essenzialmente problematiche e nondimeno feconde. Qui l'intreccio assume come tema una domanda tipicamente gnoseologica: come è possibile la corrispondenza di mente e mondo, che è la condizione stessa del conoscere? Questa domanda è il filo rosso che lega strettamente "Idoli della conoscenza" con "Gli abiti, le pratiche, i saperi" e con i sei testi, più recenti e più antichi, raccolti nelle appendici.
La questione della scrittura, che occupa una posizione cruciale nella filosofia di Sini e alla quale è interamente dedicato il terzo volume delle sue Opere, negli scritti raccolti in questo secondo tomo del volume viene affrontata nella prospettiva inedita di ciò che l'autore chiama "foglio-mondo". Con questa espressione, liberamente mutuata da Charles Sanders Peirce, Sini si riferisce anzitutto al segreto della soglia filosofica e alle peculiarità della sua scrittura. Le trasformazioni storiche che l'hanno caratterizzata da Pitagora a Socrate e Platone, da Aristotele sino a Kant e a Hegel, culminano nel tentativo di trascrivere la verità del mondo nelle figure ultimative del logos concettuale: tentativo che sempre di nuovo ripropone l'incolmabile cesura fra la vita del sapere e le sue transeunti scritture. Il foglio-mondo diventa allora, più in generale, metafora di ogni sapere in quanto evento di scrittura ed elaborazione nascosta dei suoi mutevoli supporti, vanamente tesi a circoscrivere il mondo dal quale si originano e nondimeno efficaci e irrinunciabili nell'inscrivere percorsi di vita nel mondo a cui appartengono. La seconda parte del libro e le Appendici ripensano in questa luce l'eredità fenomenologico-ermeneutica, pervenendo a un confronto critico con Husserl e Heidegger e con i loro cammini fruttuosamente aporetici.
Dice Kant che la filosofia non si può imparare, si può imparare solo a filosofare. Non scienza, ma esercizio ripetuto, la filosofia vive di incontri e di vicende biografiche e autobiografiche, nelle quali è sempre di nuovo in esercizio e in questione la verità. Per questo la filosofia propriamente non ha luogo, non ha garanzie istituzionali o riprove scientifiche. Essa ha invece cammini che percorrono in errore le contrade della verità e che lasciano in dono mappe e diari di viaggio, per segnalare pericoli e descrivere tesori sconosciuti. Ogni percorso è una nuova occasione di incontro che modifica il senso dell'esercizio filosofico e che ne ridisegna le figure. Così accade qui con Parmenide e Platone, Nietzsche e Husserl, Darwin e Wright, Preti e Paci, Gadamer e Derrida: figure di un domandare e di un dialogare autobiografico, testimone dei suoi debiti, persuaso della sua precarietà, fiducioso di continuare nondimeno a frequentare un destino di pensieri che viene da lontano e che si assegna, sia pure in errore, la speranza del futuro.
Con il quarto volume delle Opere ci si affaccia su quella rivoluzione metodologica e tematica che prende il nome di "pensiero delle pratiche". I successivi cammini della filosofia siniana ne saranno segnati in modo decisivo, ma qui ciò che emerge in primo piano è il vivente percorso di gestazione da cui ha avuto origine tale svolta. Questo primo tomo del volume mostra infatti in presa diretta il lavoro didattico di Sini, offrendo una rara testimonianza del metodo di ricerca che ne caratterizza l'impianto e lo stile espositivo. In "Spinoza o l'archivio del sapere" assistiamo così alla magistrale organizzazione di un corso di lezioni che trae dall'idea dell'archivio e dal libero riferimento alla filosofia spinoziana una originale esemplarità relativa ai rapporti fra la costruzione del sapere e la vita, il soggetto filosofico e la verità. Nelle sette Appendici veniamo invece accompagnati lungo i percorsi simultanei e paralleli nei quali il lavoro di ricerca ha trovato la sua sedimentazione in forme espositive più tradizionali. L'Introduzione, come sempre in forma di intervista, si focalizza sul contesto entro il quale il "pensiero delle pratiche", inteso come esercizio filosofico, è venuto delineandosi, in dialogo critico con l'ermeneutica del Novecento. Al centro di tale dialogo emerge il compito di una ricomprensione dell'intero sapere moderno segnato dalla rivoluzione copernicana.
Il sapere dei segni è antico quanto l'uomo. Muovendo dalle primordiali incisioni sulle pietre e dalle figure delle divinità arcaiche, il percorso del libro frequenta luoghi singolari ed emblematici, come la pratica poetica dell'ideogramma, le immagini musicali dei chiostri, i giochi formativi della coscienza infantile, la comunicazione gestuale della lingua dei Segni. In ogni tappa del cammino il sapere emerge come replica e figura dell'inconcepibile, come ritmo della vita che si confronta con la metamorfosi e il ritorno, con la perdita e la restaurazione, con la memoria e l'oblio. In questo confronto tra la verità e la vita il sapere dei segni scopre il destino che da sempre lo lega alla figurazione provvisoria e al segreto musicale del ritmo, in quanto aritmetica prima dell'esperienza; e poi comprende l'opera selettiva della morte: la grande creatrice dei segni come figure transitanti della verità. La ricerca filosofica sul segno, la semiotica genuinamente filosofica, impara così il senso del suo limite e della sua necessaria declinazione autobiografica, ma anche la possibilità di una destinale rinascita.
Il quinto volume delle Opere di Carlo Sini è interamente dedicato al cammino delle Figure dell'enciclopedia filosofica. Esso è scandito dai sei Libri che individuano le scienze fondanti del sapere occidentale, genealogicamente ricostruite in base al "pensiero delle pratiche", che è il perno della proposta teoretica dell'autore. Le sei scienze (metafisica, psicologia, etologia, antropologia, cosmologia, pedagogia) non sono considerate nella prospettiva della loro attuale, canonica codificazione concettuale e metodologica di saperi costituiti. L'indagine si rivolge piuttosto al loro radicamento nel terreno di quelle concrete pratiche di vita, di parola, di scrittura che ne hanno motivato la nascita: un radicamento che custodisce il loro senso originario, sovente emarginato o nascosto (e quindi in gran parte dimenticato) proprio dalle decisioni istituzionali dei saperi costituiti come verità pubbliche. La scelta delle sei scienze guida è puntualmente motivata nella Avvertenza e nell'Introduzione che, in forma di intervista, apre anche questo volume delle Opere. Qui l'autore, rispondendo alle domande della Curatrice, ricostruisce il portato storico della visione enciclopedica del sapere e il contesto del suo personale incontro, relativamente a questo tema, con il pensiero di Aristotele, Hegel, Husserl, Peirce e Paci. Il senso generale del sapere inteso come "enciclopedia" si specifica per Sini in un cammino articolato in nove figure, che si ripetono
L'enciclopedia è il circolo dei saperi, qui indagato nelle sue figure paradigmatiche. Le sei scienze che fanno da guida al percorso (dalla metafisica alla psicologia, all'etologia, dall'antropologia alla cosmologia, alla pedagogia) sono a loro volta emblematiche; esse compendiano un esercizio genealogico di rifondazione dei saperi, ricondotti alle loro pratiche originative. Questo ideale ritorno a casa delle scienze libera il sapere dalle superstizioni recenti e antiche e lo riconsegna a una nuova, necessaria, impellente consapevolezza filosofica.
L'enciclopedia è il circolo dei saperi, qui indagato nelle sue figure paradigmatiche. Le sei scienze che fanno da guida al percorso (dalla metafisica alla psicologia, all'etologia, dall'antropologia alla cosmologia, alla pedagogia) sono a loro volta emblematiche; esse compendiano un esercizio genealogico di rifondazione dei saperi, ricondotti alle loro pratiche originative. Questo ideale ritorno a casa delle scienze libera il sapere dalle superstizioni recenti e antiche e lo riconsegna a una nuova, necessaria, impellente consapevolezza filosofica.
L'enciclopedia è il circolo dei saperi, qui indagato nelle sue figure paradigmatiche. Le sei scienze che fanno da guida al percorso (dalla metafisica alla psicologia, all'etologia, dall'antropologia alla cosmologia, alla pedagogia) sono a loro volta emblematiche; esse compendiano un esercizio genealogico di rifondazione dei saperi, ricondotti alle loro pratiche originative. Questo ideale ritorno a casa delle scienze libera il sapere dalle superstizioni recenti e antiche e lo riconsegna a una nuova, necessaria, impellente consapevolezza filosofica.
L'enciclopedia è il circolo dei saperi, qui indagato nelle sue figure paradigmatiche. Le sei scienze che fanno da guida al percorso (dalla metafisica alla psicologia, all'etologia, dall'antropologia alla cosmologia, alla pedagogia) sono a loro volta emblematiche; esse compendiano un esercizio genealogico di rifondazione dei saperi, ricondotti alle loro pratiche originative. Questo ideale ritorno a casa delle scienze libera il sapere dalle superstizioni recenti e antiche e lo riconsegna a una nuova, necessaria, impellente consapevolezza filosofica.