Il sapere dei segni è antico quanto l'uomo. Muovendo dalle primordiali incisioni sulle pietre e dalle figure delle divinità arcaiche, il percorso del libro frequenta luoghi singolari ed emblematici, come la pratica poetica dell'ideogramma, le immagini musicali dei chiostri, i giochi formativi della coscienza infantile, la comunicazione gestuale della lingua dei Segni. In ogni tappa del cammino il sapere emerge come replica e figura dell'inconcepibile, come ritmo della vita che si confronta con la metamorfosi e il ritorno, con la perdita e la restaurazione, con la memoria e l'oblio. In questo confronto tra la verità e la vita il sapere dei segni scopre il destino che da sempre lo lega alla figurazione provvisoria e al segreto musicale del ritmo, in quanto aritmetica prima dell'esperienza; e poi comprende l'opera selettiva della morte: la grande creatrice dei segni come figure transitanti della verità.
C'è un luogo comune e universale che ha dato vita all'umanità e in cui ogni essere umano continua a nascere. Questo luogo è il discorso, il sermo, direbbe Orazio: liquido amniotico dello spirito che ci traghetta dalla natura alla cultura, dalla vita istintiva alla vita sociale. Questa semplice evidenza reca però con sé tutti i problemi e i paradossi delle nostre credenze e dei nostri saperi, quindi i limiti delle nostre pretese verità e l'ambiguità di una presunta idea di realtà che da molto tempo ci accompagna. Il libro ne attraversa esemplarmente numerose figure emblematiche: dall'idioma dell'antico mondo della poesia cinese alla riflessione greca sui nomi, ai dialetti e alle lingue del medio evo e del mondo romanzo, alla formazione della nostra lingua volgare, sino ai lessici paradossali delle moderne scienze della natura e alla evoluzione darwiniana delle forme di vita. Da questi e da ancora altri percorsi emerge la proposta di una nuova etica del discorso, che ne curi le cecità e le superstizioni: estremo dono della filosofia al senso dell'uomo planetario in cammino.
Vivere insieme nella città non è una scelta ma un destino, che da qualche tempo coinvolge la maggior parte degli abitanti del pianeta. Legato agli sviluppi della globalizzazione economica e tecnologica, questo fatto pone problemi nuovi agli urbanisti e a tutti noi. Come vivere insieme nella attuale città plurale, nelle grandi città-mondo che mescolano il sublime e il kitsch, la bellezza e l'orrore? Come fronteggiare la crescita inarrestabile delle disuguaglianze tra la città dei ricchi e la città dei poveri? Come favorire aggregazioni compossibili e risolvere questioni ambientali ed ecologiche di proporzioni mai conosciute? Domande ineludibili e problemi urgenti: la questione urbanistica è oggi la questione stessa del sapere.
Il nostro è il secolo della biologia, perché la biologia, come potrebbe dire Husserl, è la scienza delle decisioni ultime ed è insieme il luogo ambiguo dell'umano e della sua verità. Le straordinarie scoperte delle scienze biologiche, gli orizzonti inusitati della biologia sintetica ripropongono oggi, in veste nuova, la domanda kantiana: che è uomo? I nuovi confini della socio-biologia, l'introduzione rivoluzionaria di nuovi concetti come quello di con-dividuo si pongono qui al centro di un appassionato dialogo nel quale un biologo e un filosofo affrontano costruttivamente la sfida principale del sapere contemporaneo. L'immagine dello specchio di Dioniso, metafora della unità della vita e della sua infinita frammentazione, suggerisce che il divenire umano dei corpi biologici è un cammino di conoscenza e di civiltà e non un presupposto dogmatico.
"La vita, il sapere della vita e, tra vita e conoscenza, il discorso quotidiano. Cioè il fluire continuo di quella lingua che ci fa al tempo stesso contemporanei e antichi, figli del nostro tempo ed eredi di tradizioni e di epoche passate che in noi e attraverso di noi coesistono simultaneamente. Questo il quadro teorico, che ha a fondamento Inizio (Jaca Book, 2016) e che qui si snoda in tre scritti esemplificativi ed esemplari. Nel primo e nell’ultimo il riferimento è a Giovanni Gentile: in occasione del celebre incontro con Mussolini sul Lago di Garda nel 1943, che causò in seguito la morte violenta del filosofo; e poi nel controverso rapporto personale di Gentile con Croce, sino alla sua drammatica fine. Il testo centrale vede agire in contemporanea vari personaggi, con riferimento all’anno 1857 sia a Ginevra, sia, più in generale, all’Europa: Wagner e sua moglie Minna; Mathilde Wesendonck, modello di Isotta; Alfred Escher, il padre della ferrovia del Gottardo; Francesco De Sanctis in esilio; Marx ed Engels di fronte alla crisi economica; la prima rivoluzione indiana contro gli inglesi; il terremoto della Basilicata. In questo mondo in rapida rivoluzione industriale si snodano i discorsi della borghesia colta, della conoscenza, del pensiero e dell’arte, e il loro sottile, invisibile tratto comune."
Le Opere di Carlo Sini sono un progetto editoriale di ampio respiro. Avviato nel 2012 con la pubblicazione del monumentale quinto volume (Transito Verità), il Piano delle Opere prevede l'uscita di sei volumi in undici tomi, ciascuno dedicato a un tema centrale nella filosofia di Sini che viene presentato attraverso i testi chiave nel quale esso è stato trattato. Lo spazio del segno è il tomo d'apertura del primo volume, interamente dedicato all'intreccio fra Semiotica ed ermeneutica. Tale intreccio, negli anni Settanta, costituì l'inedita proposta teoretica con la quale Sini rivelò alla comunità scientifica italiana quell'originalità filosofica e quella consapevolezza culturale che avrebbero contraddistinto la sua ricerca anche nelle fasi più mature. Il tema del segno, in stretto riferimento al pragmaticismo di Charles Sanders Peirce, è al centro di questo primo tomo. Esso inaugura una prospettiva gnoseologica basata sull'idea che ogni atto conoscitivo si collochi entro una catena di rinvii, mai riferiti a una presunta oggettività ultima, ma a quell'Interpretante dinamico e sovraindividuale che è l'orizzonte vivente entro il quale si collocano le operazioni comprendenti. La questione ermeneutica emerge perciò al cuore del cosiddetto «triangolo semiotico» (Segno-Oggetto-Interpretante) e l'intreccio dei segni in cui la verità via via si configura, aperta a un cammino infinito, chiama in causa questioni di ordine non solo epistemologico, ma anche etico e cosmologico. Lo spazio del segno traccia così il profilo dei problemi che impegneranno la ricerca di Sini negli anni Ottanta e Novanta, in un dialogo serrato con il prospettivismo nietzscheano, l'ermeneutica heideggeriana, lo strutturalismo foucaultiano, verso una possibile «scienza della verità» all'altezza di un pensiero dell'infinito effettuale e consapevole.
Perché si ride? Questo fenomeno tipicamente umano è tra i più complessi, affascinanti e insieme sfuggenti. Esso permea e accompagna i fenomeni di vita individuale e sociale, si collega al gioco, al teatro, al sesso, al linguaggio: il comico dialoga sottilmente con il tragico, il desiderio, la paura e la morte. Il saggio, oltre a richiamare antiche e nuove interpretazioni del comico, colloca il comico e il riso in quella frontiera dell'umano in cui la vita si confronta con il suo destino di morte, col conseguente desiderio di ribellione e di riscatto: confronto, desiderio in cui si compendia la dignità della persona umana. Carlo Sini insegna Filosofia teoretica all'Università degli studi di Milano.
Il terzo volume delle Opere di Sini (La scrittura e i saperi) è interamente dedicato al nodo che stringe le forme, i supporti e i contesti delle pratiche di scrittura ai saperi che in esse si costruiscono e istituiscono. In questo primo tomo (L'alfabeto e l'Occidente) è documentato il cammino genealogico attraverso il quale, tra gli anni Ottanta e i Novanta, l'autore è giunto a formulare una delle tesi più note e originali della sua filosofia: l'esercizio della scrittura alfabetica, con le sue specificità rispetto a ogni altra modalità grafica, è la condizione pratica che ha reso possibile la nascita dei saperi concettuali e "desomatizzati", su cui si fonda la nozione occidentale di verità. Il percorso verso tale nozione di verità, che è il centro dell'intera enciclopedia filosofico-scientifica, è ricostruito da Sini nei suoi passaggi cruciali, dal mondo dell oralità alle civiltà della scrittura, fino alla "invenzione" dell'alfabeto e alla nascita della "mente logica" come luogo in cui emergono i tratti di una episteme universale: anelito incompiuto, istanza illusoria o concreto esito planetario di quell'Occidente che, oggi quanto mai, chiede di essere nuovamente interrogato, nella sua determinatezza storica e nelle sue - troppo spesso obliate - operazioni fondative. Il ricco apparato delle Appendici raccoglie saggi e articoli che documentano la vastità di orizzonti entro i quali Sini ha condotto la sua indagine intorno alle diverse pratiche di scrittura.