Il quarto Vangelo, comunemente attribuito a Giovanni, costituisce fin dalle origini un riferimento fondamentale per il discorso cristiano, ma basandosi solo su di esso può risultare difficile riuscire a dialogare con ebrei, musulmani, buddhisti o agnostici. Per questo, Benoît Standaert pone al testo tre domande: la prima è di natura letteraria e riguarda l'organizzazione del quarto Vangelo, la sua composizione e la sua finalità; la seconda ruota attorno alla sua storicità e all'affidabilità del suo autore; la terza cerca di indagare la possibilità di un dialogo con chi non è cristiano. Questo studio analizza dunque da vicino la forza e la debolezza, la bellezza ma anche i limiti del Vangelo di Giovanni proprio sul piano della relazione con chiunque pensi diversamente da esso o dalla tradizione che ha voluto trasmettere. La conclusione dovrebbe condurci a una maggiore ammirazione per ciò che l'editore giovanneo ha prodotto come opera letteraria e teologica, ma anche a una maggiore vigilanza riguardo ai rischi che può portare una lettura non critica del testo.
Leggere il Cantico dei cantici è per eccellenza una questione di desiderio perché tutto il poema non è altro che la rappresentazione di una ricerca incessante. La rilettura che proponiamo, messa per iscritto giorno dopo giorno, assomiglia a un esercizio spirituale, alla meditazione dei salmi recitati nella notte o alla lectio divina fatta al mattino presto. In essa, in modo originale e profondo, si narra la storia di un desiderio infinito che abita il testo fin dall'aspirazione iniziale a un bacio reciproco e si trasmette al commento che vuole ridestare in noi tale desiderio, aprendo spiragli sull'assoluto, sulla natura dell'Amore che coincide con la natura dello Spirito.