Nel Nuovo Testamento ci sono quattordici lettere che formano un corpus unitario che porta il nome dell'apostolo Paolo, noto come corpus paolino. Come è andato formandosi? Quali scritti appartengono a Paolo e al suo team missionario? Quali, invece, sono frutto delle comunità nate dalla sua testimonianza e dal suo ministero apostolico? Come e quando le quattordici lettere sono state progressivamente raccolte e tramesse, come un tesoro prezioso e imprescindibile, alla Chiesa universale? A queste e ad altre domande risponde la presente edizione che non si limita a offrire il testo integrale e il commento di tutto il corpus paolino ma ne ricostruisce la storia, il contesto, la rilevanza e l'impatto sulle comunità cristiane delle origini.
Il quarto Vangelo, comunemente attribuito a Giovanni, costituisce fin dalle origini un riferimento fondamentale per il discorso cristiano, ma basandosi solo su di esso può risultare difficile riuscire a dialogare con ebrei, musulmani, buddhisti o agnostici. Per questo, Benoît Standaert pone al testo tre domande: la prima è di natura letteraria e riguarda l'organizzazione del quarto Vangelo, la sua composizione e la sua finalità; la seconda ruota attorno alla sua storicità e all'affidabilità del suo autore; la terza cerca di indagare la possibilità di un dialogo con chi non è cristiano. Questo studio analizza dunque da vicino la forza e la debolezza, la bellezza ma anche i limiti del Vangelo di Giovanni proprio sul piano della relazione con chiunque pensi diversamente da esso o dalla tradizione che ha voluto trasmettere. La conclusione dovrebbe condurci a una maggiore ammirazione per ciò che l'editore giovanneo ha prodotto come opera letteraria e teologica, ma anche a una maggiore vigilanza riguardo ai rischi che può portare una lettura non critica del testo.
La Regola di San Benedetto come testo fondativo del monachesimo di ogni tempo e luogo, capace di raccogliere e armonizzare esperienze diverse.
Un imbuto che raccoglie, incanala, integra e armonizza testi ed esperienze monastiche diverse: così padre Benoît Standaert definisce la Regola di san Benedetto, testo fondativo per il monachesimo di ogni tempo e latitudine. Dopo una vita trascorsa a “ruminare” queste pagine, assaporandole nel silenzio, scrutandole nella preghiera e intercettandone ogni suggestione nella vita monastica, l’Autore consegna anche al pubblico di lingua italiana il proprio Commentario. La sfida è far parlare l’antico con lo sguardo rivolto all’oggi. Questa è infatti il valore della Regola: restare sempre attuale e feconda, come una secolare fonte di acqua viva.
La Regola di San Benedetto come testo fondativo del monachesimo di ogni tempo e luogo, capace di raccogliere e armonizzare esperienze diverse.
Un imbuto che raccoglie, incanala, integra e armonizza testi ed esperienze monastiche diverse: così padre Benoît Standaert definisce la Regola di san Benedetto, testo fondativo per il monachesimo di ogni tempo e latitudine. Dopo una vita trascorsa a “ruminare” queste pagine, assaporandole nel silenzio, scrutandole nella preghiera e intercettandone ogni suggestione nella vita monastica, l’Autore consegna anche al pubblico di lingua italiana il proprio Commentario. La sfida è far parlare l’antico con lo sguardo rivolto all’oggi. Questa è infatti il valore della Regola: restare sempre attuale e feconda, come una secolare fonte di acqua viva.
Il desiderio di essere umile! Ecco che cosa tormenta Benoît Standaert fin da quando era giovanissimo: un'autentica passione, se così si può dire, per l'umiltà. A partire dall'agosto 2007 questo monaco benedettino, divenuto eremita, ha raccolto le sue esperienze e le sue riflessioni nelle pagine di un quaderno per approfondire la sua ricerca interiore. Sulle orme dei padri del deserto e di mistici fiamminghi come Ruysbroeck, ma anche al seguito del trappista belga André Louf, questo monaco di oggi ricorda che il segreto della fede, della gioia cristiana, ha solo un nome: l'umiltà. È con l'umiltà che si diventa poveri di cuore, ed è con l'umiltà che il vangelo vincerà tutte le resistenze, a cominciare dalle nostre!
Leggere il Cantico dei cantici è per eccellenza una questione di desiderio perché tutto il poema non è altro che la rappresentazione di una ricerca incessante. La rilettura che proponiamo, messa per iscritto giorno dopo giorno, assomiglia a un esercizio spirituale, alla meditazione dei salmi recitati nella notte o alla lectio divina fatta al mattino presto. In essa, in modo originale e profondo, si narra la storia di un desiderio infinito che abita il testo fin dall'aspirazione iniziale a un bacio reciproco e si trasmette al commento che vuole ridestare in noi tale desiderio, aprendo spiragli sull'assoluto, sulla natura dell'Amore che coincide con la natura dello Spirito.
Benoît Standaert, monaco benedettino, è conosciuto per il suo scritto su "Le tre colonne del mondo", lo studio della Parola, la preghiera e le opere di misericordia che, come affermava Simone il Giusto alla fine del III secolo a.C., reggono il mondo. In questo volume, l'Autore propone di riconsiderare in quest'ottica l'insieme degli scritti di san Paolo. È un'idea vincente: l'apostolo dei gentili dimostra di essere un autentico doctor caritatis, un uomo esercitato nell'arte della preghiera, un discepolo esemplare della lectio divina. La chiave di lettura offerta dalle pagine del benedettino belga consente un approccio originale e integrato alle lettere paoline, testi indubbiamente complessi, spesso conosciuti solo nell'inevitabile frammentarietà di una presentazione liturgica. Questo saggio, che esprime grande familiarità con la Scrittura, indica a ogni lettore piste efficaci per accedere alla Bibbia e inoltrarsi in essa, per pregare, per vivere l'amore cristiano sulle orme dell'apostolo Paolo. Una lettura unitaria degli scritti di San Paolo sotto l'ottica delle tre colonne del mondo.
Il futuro si presenta come una sfida poiché ci pone davanti all'urgenza di ritornare all'essenziale. Che cosa è essenziale e che cosa indispensabile? Che cosa non può essere in alcun modo trascurato? Che cosa merita una priorità assoluta? Come ricominciare? E su quale base, con quale trama, attorno a quale nucleo, secondo quale grammatica fondamentale? Ecco la grande sfida della modernità, fare in modo che l'essenziale emerga dalla "Legge e dai Profeti", dalla Bibbia e dalla Tradizione, dal Nuovo e dall'Antico. È quindi importante, oggi più che mai, ritornare alle tre colonne del mondo: l'ascolto della Parola di Dio, la preghiera e "l'arte di amare", ossia la celebrazione dell'alleanza di Dio e l'impegno in favore degli uomini e del mondo. Chi non ha bisogno, oggi, di vedute chiare, semplici, ma solidamente fondate! Sono necessari segnali luminosi sulla strada che si snoda davanti ai nostri passi e che non ha altra meta se non la pace, non solo planetaria ma cosmica.
"Comprendiamo a che cosa serviva questo testo nella comunità o nelle comunità che l'hanno visto nascere? Possiamo determinare il modo in cui questo testo giocava esattamente e funzionava nei riguardi dei primi ascoltatori?" (dalla Prefazione). Sono queste le grandi domande che p. Standaert pone sul Vangelo di Marco, in un commentario che è frutto di quindici anni di lavoro. A suo modo di vedere, sul piano letterario il testo contiene tutti i segni distintivi che ne fanno un discorso convenzionale e un'azione drammatica, che richiede di essere proclamata in una sola volta, d'un fiato. L'ipotesi guida della sua lettura è la seguente: Marco veniva letto durante la notte pasquale cristiana, nella veglia fra il sabato e la domenica. I suoi destinatari erano una comunità mista, a maggioranza di gentili. Per alcuni nuovi membri della comunità tale notte era il punto d'approdo della propria iniziazione: al termine della lettura integrale del racconto evangelico venivano battezzati e partecipavano per la prima volta al banchetto eucaristico. Il volume offre l'intero commentario inizialmente pubblicato in tre parti.
Descrizione dell'opera
«Comprendiamo a che cosa serviva questo testo nella comunità o nelle comunità che l'hanno visto nascere? Possiamo determinare il modo in cui questo testo giocava esattamente e funzionava nei riguardi dei primi ascoltatori?» (dalla Prefazione). Sono queste le grandi domande che p. Standaert pone sul Vangelo di Marco, in un commentario che è frutto di quindici anni di lavoro.
A suo modo di vedere, sul piano letterario il testo contiene tutti i segni distintivi che ne fanno un discorso convenzionale e un'azione drammatica, che richiede di essere proclamata in una sola volta, d'un fiato. L'ipotesi guida della sua lettura è la seguente: Marco veniva letto durante la notte pasquale cristiana, nella veglia fra il sabato e la domenica. I suoi destinatari erano una comunità mista, a maggioranza di gentili. Per alcuni nuovi membri della comunità tale notte era il punto d'approdo della propria iniziazione: al termine della lettura integrale del racconto evangelico venivano battezzati e partecipavano per la prima volta al banchetto eucaristico.
Nella terza parte del commentario Standaert tratta la sezione che va dal capitolo 11 fino alla fine del Vangelo: dall'entrata in Gerusalemme, l'ultima settimana di Gesù.
Sommario
LA SOLUZIONE: L'ULTIMA SETTIMANA: MARCO 11-16. Marco 11-12. Cinque controversie nel Tempio. Marco 13: Il discorso escatologico. Marco 14-15. Il racconto della passione. Marco 16. L'Epilogo. Perché aggiungere altro? Le altre finali di Marco. Postfazione: Marco, l'artista e il pensatore. Indici.
Note sull'autore
BENOÎT STANDAERT osb, monaco benedettino di St. André di Bruges, è attualmente uno dei massimi esegeti del Nuovo Testamento. Unisce grande acume spirituale a una profonda conoscenza delle lingue e degli ambienti biblici.