Il volume intende mettere a fuoco il metodo pastorale proprio della liturgia, nel contesto della svolta pastorale promossa dal Concilio Vaticano II. Riconoscere la forma specifica della pragmatica rituale è essenziale non solo per evitare riduzionismi, ma anche per scoprire il grande contributo che essa può dare oggi alla vita di fede, nel quadro di una pastorale organica.
Nel terzo Millennio si sta consumando una terza svolta epocale nella storia del cristianesimo e una nuova risposta pastorale assume il carattere di urgenza. La prima svolta in epoca apostolica è stata la rinnovata coscienza della cattolicità per cui il Vangelo riguardava non solo gli Ebrei ma anche i pagani; la seconda è stata la torsione dall'escatologia imminente all'escatologia rimandata in cui, tra i tempi, la cristianità ecclesiale ha tentato di gestire la Gerusalemme della Terra con i criteri della Gerusalemme del Cielo. La terza svolta è in atto oggi, dopo il Vaticano II, e non riguarda solo la Chiesa ma anche il mondo laico secolarizzato, entrambi alle prese con la crisi della loro identità e con le altre culture che premono ai confini. Il libro tenta di dirimere il rapporto tra le principali pratiche laico-ecclesiali (la morale, il diritto, la religione, l'estetica artistica), mettendo in evidenza le loro interferenze. In questo "conflitto di pratiche", il rito può riservare sorprese positive per un'accettazione pubblica di valori condivisi. Nella crisi dell'Occidente, con le divisioni tra credenti e non credenti, tra occidentali e islamici, che tradiscono lo smarrimento di una deframmentazione senza fine di valori, memorie, autorità, credenze, il rito può davvero rivelarsi come una risorsa dimenticata da riproporre per pragmatiche condivise?
Uno studio approfondito su religiosità popolare, riti e pratiche devozionali che permettono un approccio pragmatico al sacro: un'opzione strategica per il futuro del cristianesimo della quale, tuttavia, si fatica a individuare i criteri. La chiesa antica non avrebbe esitato ad accogliere in sé i riti tradizionali, mentre oggi si temporeggia nel riconoscere il valore autonomo delle culture rischiando di indurre una romanizzazione forzata delle chiese. Questo libro segnala almeno due piste percorribili. In primis, non occorre romanizzare i riti, sempre di per sé inculturati e capaci di portare il messaggio evangelico senza essere epurati nella loro consistenza antropologica. In secondo luogo, talvolta occorre rinunciare a contenuti specifici di una dottrina per accogliere il senso religioso espresso dai culti dei vari popoli. La chiesa lo ha fatto in passato, non si capisce perché non debba farlo anche oggi.
Destinatari
In particolare studenti di teologia e liturgia.
Autore
ROBERTO TAGLIAFERRI è docente di teologia presso l’Istituto di liturgia pastorale S. Giustina a Padova. È autore di numerosi saggi e articoli sull’architettura dello spazio sacro e sui linguaggi estetici. Tra le sue pubblicazioni: La «magia» del rito (EMP, Padova 2006), Percorsi d’arte. Per non morire di verità (EMP, Padova 2007), Il matrimonio cristiano. Un sacramento diverso (Cittadella, Assisi 2008), Liturgia e immagine (EMP, Padova 2009), La tazza rotta. Il rito risorsa dimenticata dell'umanità (EMP, Padova 2009), Saggi di architettura e di iconografia dello spazio sacro (EMP, Padova 2011), Il travaglio del cristianesimo. Romanitas christiana (Cittadella, Assisi 2012).
Contenuto
Ancora un libro sul rito: un’urgenza sempre più impellente non solo sul fronte teologico, ma anche nella cultura laica. «I riti sono lì, quando ci sono, a cercare di dare ordine e forma a un mondo frammentato, a cercare di fronteggiare l’ambiguità e l’incertezza. “Risalire la china” allora, come coraggiosamente ci invita a fare il libro di Tagliaferri, attraverso la riscoperta dell’alternativa rituale e dell’importanza del rito come “atto sociale basilare per l’umanità” […] non significa postulare l’esistenza di un’età dell’oro in cui le culture erano integre, […]. Significa, al contrario […] rimettere al rito la possibilità di un’asintotica tensione alla ricomposizione dell’infranto […]». (Dalla Postfazione di Massimo Rosati)
Destinatari
Insegnanti e studenti di liturgia pastorale; studiosi ed operatori liturgici.
Autore
Roberto Tagliaferri è docente di teologia della liturgia presso l’Istituto di liturgia pastorale di S. Giustina a Padova. Si occupa di problemi epistemologici e di linguaggi del rito, con particolare attenzione alla dimensione estetica dell’esperienza religiosa. Ha scritto numerosi articoli e saggi teologici. Tra le sue pubblicazioni: La violazione del mondo (1996), La magia del rito (2006), Percorsi d’arte. Per non morire di verità (2007), Il matrimonio cristiano. un sacramento diverso (2008), Liturgia e immagine (2009).
L’idea di fondo espressa dal convegno di cui qui sono raccolti gli atti, ipotizza uno stretto legame tra sensibilità e fede, in modo specifico tra vista e credenza. Ogni nostra conoscenza, anche la più spirituale, deve essere in qualche modo filtrata attraverso la percezione sensibile. Corpo e mente non sono entità separate, ma sono in una reciproca interazione. Come si incarna la fede nella pratica e come si fa visibile nelle varie epoche storiche? Quanto l’immagine nel rito è produttiva di presenza? Si potrebbe avanzare l’ipotesi di una religione del vedere, in cui l’immagine quasi da sola adempie alla funzione simbolica di contatto tra Dio e il fedele? Ci può essere rito senza immagine? Come devono essere le immagini per il rito in modo da accompagnarsi armonicamente con gli altri codici simbolici della celebrazione liturgica? Può l’arte moderna entrare nella liturgia? Un plesso di problemi ad ampio spettro, che riserva sorprese e che chiede una rivisitazione teologica per una migliore comprensione dell’atto liturgico.
Destinatari
Insegnanti e studenti di liturgia pastorale; studiosi ed operatori liturgici.
Autore
Gli autori che hanno collaborato a questo volume sono: Roberto Tagliaferri (curatore), Tito Amodei, Giorgio Bonaccorso, Elio Franzini, Alberto Piovano, Aldo Natale Terrin.
In questo libro, intenso e programmatico, l'autore afferma che non si concepisce una questione liturgica se non nella prospettiva di una vera questione rituale. Denuncia perciò senza mezzi termini la totale dimenticanza del rito, il vuoto rituale in cui si è proiettata la liturgia, osservando che vi è una specie di «anoressia» rituale nella chiesa, una mortificazione totale del mondo dei riti come se alla fin fine i riti non fossero l'anima stessa del mondo liturgico, ma qualcosa di sovrappiù, qualcosa di superfluo di cui la chiesa potrebbe fare a meno. La visione teologica classica basata sulla pura teoria e sulla semplice dottrina non sembra tenere più. Di questo nuovo trend è perfettamente cosciente il nostro autore, che di conseguenza crea di proposito una tensione tra teologia ed esperienza liturgica, consapevole che quest'ultima è stata spogliata troppo a lungo delle sue qualifiche più proprie. Un libro d'avanguardia per molti aspetti e sotto vari profili. Un libro capace di riproporre con forza uno statuto liturgico quasi propedeutico a una nuova teologia fondamentale e di dare, nello stesso tempo, nuovo vigore alle nostre liturgie, spesso povere, monotone, quasi rassegnate alla mediocrità.
Destinatari
Insegnanti e Studenti di Istituti superiori di Scienze religiose, liturgisti.
Autore
ROBERTO TAGLIAFERRI è docente all'Istituto di Liturgia pastorale Santa Giustina di Padova e alla Facoltà teologica dell'Emilia Romagna. Si occupa di epistemologia, di estetica e di questioni legate al rito liturgico. È autore di numerosi articoli e saggi.