Teologi e teologhe si sono confrontati sulla dimensione sinodale della Chiesa e sulle pratiche ecclesiali di sinodalità. Il volume raccoglie i risultati di questa ricerca e presenta quali cambiamenti di mentalità sono necessari per camminare insieme, oggi, come discepoli-missionari.
Composti verso la fine del II secolo dopo Cristo, gli Oracoli Caldaici sono attribuiti a Giuliano il Teurgo, figlio dell’altro Giuliano che, secondo Suidas, compose un’opera sui demoni. Poeta e sciamano dei misteri teurgici, in cui la figura del mántis-docheús (il nostro medium) coincide con quella del profétes, Giuliano comunica in frammenti oscuri e insieme luminosi, come si addice all’oracolo, un’esperienza visionaria individuale fiorita nell’ambito di un Erlebnis mistico e sapienziale collettivo. Gli Oracoli caldaici, che Proclo paragonava per importanza al Timeo di Platone, sono una raccolta di frammenti in cui un medium in trance parla con la voce del nume, e ne comunica la Sapienza che conduce gli umani oltre il velo delle apparenze, fino all’intuizione dell’Assoluto e al congiungimento con esso. Unica testimonianza diretta di una tradizione esoterica che associava metafisica e magia in un accordo inscindibile, gli oracoli consentono di guardare dietro le quinte di una esperienza mistica e iniziatica di grande densità immaginale, che viene comunicata in un linguaggio densamente poetico. È un viaggio verso l’Assoluto che sta alla radice di tutte le cose, o meglio ancora verso il Divino indicibile che si manifesta attraverso ipostasi e numi, che prendono nome di Padre, Ecate, Noüs, e la cui quintessenza brilla nell’animo dei teurghi, eredi della grande tradizione orfica e platonica, che trascendendo l’ego ordinario si ricongiungono con la propria natura divina originaria, in un dialogo serrato con gli dei e le dee del cosmo.
A Eleusi, il centro iniziatico maggiore di tutta la grecità, nel mese di Boedromione (il nostro settembre-ottobre) affluivano tutti coloro che avessero i requisiti necessari per ricevere l'iniziazione, ovvero avere "mani pure", non macchiate da delitto, e parlare la lingua greca. Sicuramente furono iniziati ai livelli più alti Sofocle, Eschilo, Pindaro, Platone. La suprema iniziazione, a cui si poteva accedere dopo avere fatto trascorrere un lungo periodo dalla partecipazione al rituale collettivo dei Grandi Misteri, dischiudeva all'esperienza diretta dell'"unità di tutte le cose" e della morte-rinascita, simboleggiata dalla spiga, che il mistero condivideva con Dioniso, il dio che muore e rinasce, come l'Osiride degli Egiziani. L'Orfismo introduce nella grecità una via ascetica e purificatoria, fondata sulla credenza nella reincarnazione, e nella necessità di un tragitto di progressiva liberazione dalla prigione della materia per ricongiungersi con la propria essenza divina. Le testimonianze consentono di ricostruirne le complesse e suggestive cosmoteogonie, e i miti fondamentali, tra cui la discesa agli Inferi di Orfeo alla ricerca della sposa Euridice e lo specchio di Dioniso, che rivela il mondo visibile come lampeggiamento transimmanente dello sguardo del dio su uno specchio.
Le donne di carta della letteratura italiana: grandi personaggi femminili che rivendicano una considerazione diversa, meno stereotipata e meno rassegnata alle formule definitorie a uso scolastico. Beatrice, tradizionalmente vista quale rappresentazione allegorica della grazia divina, o della teologia, in questo nuovo ritratto rivela consistenza caratteriale e intellettuale e una straordinaria personalità: «grazie a una donna, Dante ottiene il permesso di soggiorno in una società anti-patriarcale». Francesca da Rimini, che la critica ci dipinge quale ingenua cultrice di romanzi d'amore, si impone invece come una donna straordinariamente colta, che dialoga alla pari col più grande dei poeti latini, Virgilio, a cui rende ripetuti omaggi letterari, e con Dante, citandone e adottandone i maestri. E poi Laura, carnalmente desiderata da un Petrarca ben più amante di quel che si creda; Fiammetta, che prende in mano la penna per raccontare lei stessa il suo triste romanzo d'amore; Lucrezia, che nella Mandragola conferisce una ben diversa sostanza a quel suo nome tanto impegnativo, sinonimo della più alta virtù muliebre; la sapida Nencia, versione rustica, scaltra e rotondetta delle innamorate eteree; Angelica, costretta alla fuga perenne dalla violenza maschile, bruta - e legittimata - anche nei più gloriosi paladini; Clorinda, fin dalla nascita vittima di successivi, ripetuti mancati riconoscimenti - identitario, di genere, di razza, di religione... -, destino tragico di inappartenenza che la condurrà alla morte; per concludere con la complessa, e in verità irredimibile, straordinariamente moderna figura della strega Armida.
Contenuto
La chiesa di Padova, con i suoi 700 preti, ha sperimentato un cammino di formazione permanete del clero: in questo libro offre una panoramica su intuizioni, realizzazioni e proposte concrete svolte dall’Istituto San Luca nei suoi primi dieci anni di attività (dal 2001 al 2011). Ne risulta una proposta ragionata per un itinerario metodologico e contenutistico nell’ambito formativo ecclesiale. Queste esperienze hanno già da alcuni anni varcato i confini della diocesi, diventando punto di riferimento per l’impostazione della formazione continua del clero in altre chiese locali italiane. Interventi di: Pierluigi Barzon, Amedeo Cencini, Fiorenza Corna, Renato Marangoni, Giovanni Marchiorello, Livio Tonello, Giuseppe Zanon.
Destinatari
Presbiteri, formatori e laici impegnati.
Autore
LIVIO TONELLO è presbitero della diocesi di Padova e docente di teologia pastorale presso la Facoltà Teologica del Triveneto e l’Istituto Superiore di Scienze Religiose di Padova di cui è anche vice direttore. Nel 2000 ha pubblicato la ricerca documentaristica su La formazione permanente del clero nella Diocesi di Padova (1960-1995) e nel 2008 Il «gruppo ministeriale» parrocchiale (EMP – FTR), tesi di dottorato discussa alla Pontificia Università Lateranense.