Attraverso l’esposizione di vari episodi, il libro racconta la storia di una ragazza che, appena sedicenne, si imbatte nel futuro Santo del Gargano e, dopo un "tirocinio" durato alcuni anni, viene da lui “graziata” con la formula dell’assoluzione sacramentale. Questa ragazza, successivamente, cresce e lavora, diventa sposa, madre, nonna e... continua a parlare della sua storia, in cui tutti gli affetti umani della vita non le impediscono di fissare lo sguardo nella luce sovrumana e accogliere nel suo cuore la potenza dell’Amore divino. Buona parte di questa vita è stata determinata dall’incontro con quell’anziano sacerdote che la entusiasmò e la conquistò ben presto. Una “storia” che forse merita di essere trasmessa a tutti, soprattutto all’animo sensibile dei giovani, sempre aperti ad ogni entusiasmo, e ai miscredenti, duri a comprendere e a credere nella realtà di Dio, augurando anche a loro di poter essere conquistati dalla figura del grande Santo che risponde al nome di San Pio da Pietrelcina, faro di luce per tanti altri Sacerdoti "santi", tra cui emergono il Papa Giovanni Paolo II, don Dolindo Ruotolo e don Giuseppe Tomaselli. Doni immensi, per i quali c’è solo da ringraziare Dio!
Elena Golia nasce ad Aversa (Caserta) nel 1945. Presso la "Casa Sollievo della Sofferenza" nel giugno 1968 consegue il diploma di infermiera professionale, firmato da Padre Pio, e nel 1969 il diploma di abilitazione a funzioni direttive nell’assistenza infermieristica. Terminati gli studi a San Giovanni Rotondo, lavora presso vari presidi ospedalieri e sanitari, svolgendo le funzioni di caposala, infermiera professionale e direttrice di scuola infermieristica. Dal 1981 e fino al pensionamento nel 2007 è stata insegnante di scuola primaria.
Il Sant'Uffizio disse: sono vere stimmate.
A 40 anni dalla morte di Padre Pio, un verbale inedito conferma la sua santita'.
di Riccardo Caniato, da Oggi del 10-9-2008, pp. 32-34.
Il libro Padre Pio sotto inchiesta contiene interamente la relazione dell’inchiesta di Mons. Rossi su Padre Pio consegnata al Sant’Uffizio nell’ottobre del 1921. La divulgazione è stata resa possibile con l’apertura al pubblico degli archivi vaticani relativi al pontificato di Pio XI. Vittorio Messori, nella Prefazione, sottolinea «l’eccezionalità del documento sia per la peculiarità dei contenuti, sia per la bellezza del linguaggio». Ma il libro, introdotto e curato dallo storico Francesco Castelli, è impreziosito ulteriormente da un secondo contributo originale: la cosiddetta Cronistoria di Padre Pio; alcune cartelle sulla vita e il carisma del santo stilate da Padre Benedetto da San Marco in Lamis, che ne fu direttore spirituale e superiore negli anni giovanili: un testo ritenuto da tutti i biografi riferimento essenziale, ma mai pubblicato prima d’ora in volume.
«Davanti a me Visitatore Apostolico, nel Convento dei Minori Cappuccini, si è presentato, chiamato, il Reverendo Padre Pio da Pietrelcina, il quale, al tocco dei Santi Evangeli prestato il giuramento di dire la verità, depose e rispose come segue: “Mi chiamo Padre Pio da Pietrelcina, al secolo Francesco Forgione, di Orazio, di anni 34 compiti. Mi trovo in questo Convento dal Settembre 1916…”». È il 15 giugno 1921, sono le ore 17, il santo del Gargano è messo sotto torchio. Davanti a lui siede un sacerdote di 44 anni, austero nel portamento, asciutto nel parlare, rigoroso nel porre le domande: è Mons. Raffaello Carlo Rossi, vescovo di Volterra, inviato dal Sant’Uffizio per inquisire il frate delle stimmate.
«Un film lungo una settimana».
L’ecclesiastico si presenta al portone di Santa Maria delle Grazie il 14 giugno; con ogni probabilità senza croce pettorale e zucchetto, a salvaguardia della segretezza della missione. Vi si intrattiene per otto giorni, mettendo a verbale le dichiarazioni non solo di Padre Pio, ma anche dei suoi confratelli, compresi il Padre Provinciale, Pietro da Ischitella, e il superiore del convento, Padre Lorenzo da San Marco in Lamis. Quindi, nella parrocchia di San Giovanni Rotondo, fa deporre più volte il parroco e il viceparroco. Al tempo stesso compie un’accurata indagine sulle stimmate. A tutti impone, mediante giuramento, di dire la verità e di mantenere anche in futuro il più completo riserbo. E il segreto è durato fino a oggi, allorché l’indagine riemerge dagli archivi segreti vaticani, pubblicata per intero nel volume Padre Pio sotto inchiesta, Edizioni Ares, a cura di Francesco Castelli, con prefazione di Vittorio Messori (pp. 328, euro 14).
Si dipana qui, come in un film, una settimana della vita del frate, in ogni suo aspetto anche domestico, come la passione per la birra prodotta da un amico, l’unica che riusciva a digerire. Ne traiamo un Padre Pio simpatico, di forte temperamento, allegro. Non certo un mistico appartato, piuttosto un religioso particolarmente attento ai doveri comunitari, come i servizi, ma anche lo stare in compagnia.
Per la sua discrezione il Convento di San Giovanni Rotondo finisce per vivere con naturalezza le cose fuori dal comune che riguardano Padre Pio e che pure prendono corpo nelle testimonianze del Provinciale, del Superiore, di Padre Ignazio…, come le febbri a 48°, il profumo, le bilocazioni, i rumori notturni causati dal demonio, le fuoriuscite di sangue dalle stimmate, le grazie. È su questi aspetti, naturalmente, che si concentra l’attenzione dell’inquisitore che incalza prima i confratelli, poi, in sei successive deposizioni lo stesso Padre Pio.
Il santo che, per umiltà, eviterebbe volentieri di parlare di sé, dinanzi all’autorità del Papa, che Rossi incarna, non può sottrarsi: il documento contiene 142 risposte dettagliate, una nuova, imprescindibile fonte autobiografica. Non mancano rivelazioni sorprendenti.
«Ti associo alla mia Passione».
Fino a oggi risultava che Padre Pio, pudicamente, ritenendosi indegno dei suoi straordinari carismi e soprattutto delle stimmate, aveva dichiarato a voce e per iscritto che le piaghe gli furono inferte da «un personaggio misterioso». Ma chiamato a rispondere sul Vangelo, egli rivela per la prima volta l’identità di colui che lo ha stimmatizzato. È il 15 giugno 1921, poco dopo le 17, ecco il racconto raccolto dal Visitatore: «Il 20 Settembre 1918 dopo la celebrazione della Messa trattenendomi a fare il dovuto ringraziamento nel Coro tutt’ad un tratto fui preso da un forte tremore, poi subentrò la calma e vidi Nostro Signore in atteggiamento di chi sta in croce, ma non mi ha colpito se avesse la Croce, lamentandosi della mala corrispondenza degli uomini, specie di coloro consacrati a Lui e più da lui favoriti. Di qui si manifestava che lui soffriva e che desiderava di associare delle anime alla sua Passione. M’invitava a compenetrarmi dei suoi dolori e a meditarli: nello stesso tempo occuparmi per la salute dei fratelli. In seguito a questo mi sentii pieno di compassione per i dolori del Signore e chiedevo a lui che cosa potevo fare. Udii questa voce: “Ti associo alla mia Passione”. E in seguito a questo, scomparsa la visione, sono entrato in me, mi son dato ragione e ho visto questi segni qui, dai quali gocciolava il sangue. Prima nulla avevo».
Dopo queste dichiarazioni Mons. Rossi effettuerà personalmente una ricognizione sulle stimmate di Padre Pio, di cui non si aveva notizia e che risulta apportatrice di grandi novità, specialmente per quanto concerne la forma della ferita sul costato e la presunta sesta piaga della spalla. Il cappuccino nega di portare questo segno che sarebbe causato dal peso della croce; a precisa domanda, se abbia «per la persona, nel petto, nel dorso, altri segni simili [alle stimmate]» risponde: «No, mai avuti».
Il profumo, le stimmate, la febbre a 48°.
Ben sapendo che i detrattori di Padre Pio ipotizzano che generi artificialmente le ferite e il profumo che emana dal suo corpo, Mons. Rossi, la sera del 15 giugno perquisisce a sorpresa la sua cella per cercare medicine, strumenti e lozioni che possano spiegare umanamente questi fatti. Invano. Non pago, interroga a bruciapelo il santo sul profumo. «Non so che rispondere», risponde ingenuamente: «L’ho sentito anch’io da persone che son venute a baciarmi la mano. Per parte mia non so: in cella non ho che il sapone». Il vescovo sa che ha detto la verità.
Molto toccante un passo in cui Padre Pio dà conto sul dolore fisico causato dalle stimmate e dalle ipertemie a cui è soggetto. Il frate dichiara che le piaghe «arrossate», che «gocciolavano un poco di sangue» si manifestarono nel «1911-1912, i primi anni del sacerdozio» e che già da prima «sentivo dei dolori in quelle medesime parti». Questi allora vuol vederci più chiaro sulla sofferenza cui è sottoposto: «Quale effetto risente da queste stimmate?», gli chiede. «Dolore, sempre, specialmente in alcuni giorni quando emettono sangue. Il dolore è più o meno acuto: in alcuni momenti non posso reggere». «E che cosa dice della temperatura arrivata talora a 48º?», lo incalza Mons. Rossi. «È vero, e questo avviene quando mi sento male… Credo sia più male morale che fisico». «Quali effetti sperimenta, che cosa sente?». Padre Pio riflette qualche istante, poi spiega: «Affetti interni, la considerazione, qualche rappresentazione del Signore. Come in una fornace, mantenendo sempre la conoscenza». A volte, esausto per la febbre, il santo implorava: «Le fiamme mi divorano, datemi dell’acqua gelata». Fra emozioni estatiche e ostilità demoniache il suo fisico viveva dimensioni fuori dal normale.
In due luoghi contemporaneamente.
Per non dire di quando era chiamato a «sdoppiarsi» nelle bilocazioni. Interrogato su questo fenomeno Padre Pio risponde: «Io non so come sia, né di che natura la cosa, né molto meno ci do peso, ma mi è occorso di aver presente questa o quell’altra persona, questo luogo o quell’altro luogo; non so se la mente si sia trasportata lì, o qualche rappresentazione del luogo o della persona si sia presentata a me, non so se col corpo o senza il corpo io sia stato presente». Il vescovo vuol sapere se sia consapevole dell’inizio di questo stato e del rientrare nello stato normale. Il santo sottolinea che «ordinariamente» questi fenomeni avvengono durante la preghiera: «La mia attenzione era rivolta all’orazione prima e poi a questa rappresentanza: poi mi ritrovavo senz’altro come prima».
Incuriosito, Mons. Rossi domanda di fatti particolari: Padre Pio, dichiarando che è la prima volta a parlarne apertamente, racconta: «Una volta mi son trovato vicino al letto di un’ammalata: Signora Maria di San Giovanni Rotondo, di notte; ero in Convento; credo che stavo pregando. Sarà più di un anno. Le rivolsi parole di conforto: Lei pregava che avessi pregato per la sua guarigione. Questo la sostanza. Di particolare non conoscevo questa persona; mi era stata raccomandata». La donna guarì. Un altro caso: «Un uomo mi si è presentato o io mi son presentato a lui, a Torre Maggiore – io ero in Convento – e l’ho ripreso e rimproverato i suoi vizi, esortandolo a convertirsi, e poi in seguito quest’uomo è venuto anche qui».
Il giudizio.
Il Visitatore Apostolico rileva a questo punto la discrezione del cappuccino riguardo alle persone coinvolte e annota: «Padre Pio non dice il nome per riguardo». Partito per sua stessa ammissione prevenuto, incontro dopo incontro rimase colpito dal giovane frate del Gargano e, riferendo alla Santa Sede, chiuderà la relazione indicando questo profilo: «Padre Pio è un buon religioso, esemplare, esercitato nella pratica delle virtù, dato alla pietà ed elevato forse nei gradi di orazione più di quello che non sembri all’esterno; risplendente in particolar modo per una sentita umiltà e per una singolare semplicità che non son venute meno neppure nei momenti più gravi, nei quali queste virtù furono messe per lui a prova veramente grave e pericolosa». Nel 1921, il Sant’Uffizio Padre Pio lo aveva già fatto santo.
Riccardo Caniato
Il lungo viaggio di un giornalista non credente nel mondo di Padre Pio. Inaspettatamente inviato de Il Mattino a San Giovanni Rotondo per la veglia dei trent'anni dalla morte, racconterà l'ascesa sugli altari del frate di Pietrelcina. Tra 'religionificio' e potenti episodi di fede popolare, articolo dopo articolo, posa il suo sguardo 'laico', rispettoso e non liquidatorio, sui fatti che avvengono su quella arida montagna del Gargano, sui pellegrini che hanno una preghiera da recitare sulla tomba del futuro santo, spesso una richiesta di aiuto per alleviare una preoccupazione o una sofferenza. Incontri, storie di fede, di dolore e di speranza, un'umanità che trova nella fede risposte per la vita e per il dopo al contrario di chi ha più domande che risposte. Per giorni seguirà la marcia a piedi dei pellegrini da Pietrelcina a San Giovanni Rotondo attraverso gli Appennini Dauni. E nella domenica della beatificazione inizia l'articolo scrivendo di un gruppo, incontrato per caso, di contadini in marcia dall'Abruzzo verso Monte Sant'Angelo per pregare nella grotta di San Michele, ultima tappa dei crociati prima della partenza per la Terra Santa.
Testimonianze dei protagonisti di esperienze prodigiose di Padre Pio.
L'EDIZIONE 2020 DEL CALENDARIO "INCONTRO ALLA LUCE" DI VOCE DI PADRE PIO, OFFRE LA POSSIBILITA', MESE PER MESE, DI SCOPRIRE COME IL SANTO CAPPUCCINO ABBIA VISSUTO, ANCHE EROICAMENTE, LA VIRTU' DELLA CARITA' COME DIRETTORE SPIRITUALE, COME CONFESSORE, ATTRAVERSO LA COSTANTE PREGHIERA E LE VARIE OPERE SOCIALI DA LUI PROMOSSE.
"Dopo averci piacevolmente colpito con romanzi di forte impatto emotivo e umano Gisella Pagano, con il suo nuovo libro, 'Fiori sparsi del Padre', decide di dare voce alla sua abilità giornalistica, maturata in una più che decennale esperienza con la regia documentaristica, attraverso un testo che unisce le caratteristiche di una cronaca storica, all'empatia verso i protagonisti della stessa. 'Fiori sparsi del Padre', ripercorre la vita di Padre Pio, attraverso Io sguardo unico, amico e benevolo di Padre Carmelo, suo figlio spirituale prima e poi suo Superiore presso il Convento di S. Giovanni Rotondo. Una narrazione coinvolgente nella sua capacità di focalizzarsi sui dettagli storici ma soprattutto emotivi, che ricostruiscono le identità profonde dei protagonisti. Le pagine, narrate con abile regia, diventano testimonianza viva e autentica di un rapporto cresciuto nei decenni, capace di superare innumerevoli difficoltà, soprattutto nel periodo più difficile per la vita del Santo di Pietralcina. Grazie all'innata capacità figurativa dell'autrice, la voce di Padre Carmelo da Sessano rivive attraverso queste pagine ricche di umanità e consapevolezza, in un susseguirsi di momenti intensi e toccanti." (Pina Labanca)
La notte ancora al chiudersi degli occhi vedo abbassarsi il velo ed aprirsi dinanzi il paradiso; ed allietato da questa visione dormo in un sorriso di dolce beatitudine sulle labbra e con una perfetta calma sulla fronte, aspettando che il mio piccolo compagno della mia infanzia venga a svegliarmi e così sciogliere insieme le lodi mattutine al diletto dei nostri cuori.
Padre Pio
Questo libro tratta argomenti esclusivi di fra’ Daniele da San Giovanni Rotondo (1919-1994), discepolo di Padre Pio. L’autore ha raccolto le testimonianze proprie e di Silvano Scapin di Campodarsego (PD), amico intimo e frequente accompagnatore di fra’ Daniele per oltre trent’anni; le ha integrate con testimonianze e notizie apprese da pubblicazioni, da interviste a famigliari e amici del frate; ha controllato e annotato i fatti narrati anche alla luce delle cartelle cliniche dei numerosi ricoveri subiti. Ne è scaturito un personaggio straordinario, luminoso, vissuto in simbiosi con Padre Pio divenendo suo discepolo e apostolo. Fra’ Daniele ha sofferto in parallelo col Santo del Gargano i tormenti fisici e morali durante la seconda inquisizione su Padre Pio, più volte nell’incomprensione dei superiori e costretto a “obbedienze” in conventi lontani da San Giovanni Rotondo. Ha patito continue malattie e verosimilmente è stato uno stigmatizzato interiore, il tutto sopportato nel silenzio e spesso riferito con soave ironia. Padre Pio e fra’ Daniele erano come gemelli nell’anima… e nel corpo.
Note sull'autore
Matteo Bevilacqua, nato nel 1938 a San Marco in Lamis (FG), sposato, due figlie, è medico e vive a Padova dal 1956.
In questo libro l’autrice mette in evidenza i tre aspetti fondamentali della personalità di don Giuseppe Tomaselli, definito “grande mistico, grande guaritore e grande esorcista”. In vita ricevette da Dio i principali doni mistici, in particolare quello della guarigione, esercitato attraverso il fluido mistico che gli fu trasmesso da Padre Pio e che, recandosi a San Giovanni Rotondo nella Casa Sollievo della Sofferenza pochi mesi dopo la morte di Padre Pio, irradiò su Elena Golia, ottenendole la guarigione dai postumi di una preoccupante malattia.
Fu anche servo fedelissimo di don Bosco, attivando gli ideali salesiani nel modo migliore, con la massima dedizione, onorando ed esercitando tutte le virtù cristiane.
Contiene gli straordinari messaggi di padre Pio ad un’anima mistica poco dopo la sua salita al Cielo!
Questo libro su Padre Pio vi sorprenderà. Dopo averlo sottratto alle oleografie di maniera e alle interpretazioni forzate e tendenziose, gli autori mostrano come il santo stigmatizzato si trovi perfettamente a suo agio tra i monaci e gli eremiti che hanno fatto fiorire il deserto dei primi secoli. La sua genealogia spirituale ha origine fra gli antichi Padri che hanno inseguito la solitudine e una vita di penitenza per incontrare Dio, pregando, combattendo il demonio e preoccupandosi solo della salvezza delle anime. Ciò che attirava le folle fra le montagne scheletriche di Scete, di Nitria o di Tebaide fra il IV e il VI secolo è la stessa forza che le chiamava a San Giovanni Rotondo, sulle alture del Gargano, ai tempi dei viaggi nello spazio: la sete di Dio e la certezza di trovare una santità che la lenisce nei corpi e nelle anime di uomini votati alla rinuncia guerreggiante al mondo, al lavoro manuale, al silenzio, al digiuno, al canto dei salmi, all’orazione, alla contemplazione, al sacrificio del proprio ego incenerito sull’altare del Signore.
"Avrò più seguito da morto che da vivo", ha profetizzato un giorno Padre Pio, anzi san Pio da Pietrelcina, come è giusto chiamarlo dopo che Giovanni Paolo II lo ha elevato all'onore degli altari il 16 giugno 2002. E così è stato: da quando è stato dichiarato santo, la sua venerazione, già fortemente radicata in Italia, si è diffusa in tutto il mondo. La sua vicenda è nota. Giovanissimo, ricevette le stigmate, che gli permisero di vivere sulla propria carne la Passione di Cristo. Dopo di allora risiedette sempre nel convento cappuccino di San Giovanni Rotondo, dove confessò decine di migliaia di persone, accorse a vederlo perché attratte dalla sua fama di santità e dai tanti eventi inspiegabili che accompagnavano la sua esistenza. Oltre a ripercorrere la vita di Padre Pio, questo libro contiene una nutrita antologia di testimonianze inedite di persone (di ogni età e provenienza) che hanno incontrato in vari modi e circostanze il santo di Pietrelcina e che descrivono miracoli e conversioni ottenuti grazie alla sua intercessione. I loro racconti aggiungono un nuovo tassello al ritratto di un uomo che con il suo carisma ha sfidato, e non di rado conquistato, le menti più brillanti della sua epoca.
Un documentario che racconta l’affascinante storia di san Pio da Pietrelcina per ravvivare il ricordo di un Santo entrato nel cuore di tutti. Che cosa rappresenta padre Pio oggi? Cosa sa ancora dirci? Visitando i luoghi cari a Padre Pio, e ascoltando i testimoni, si intreccia un racconto tra presente e passato, il cui percorso viene guidato dai magnifici mosaici realizzati per la cripta di San Giovanni Rotondo da Marko Rupnik. Il documentario esplora questi temi principali: la sofferenza, l’inspiegabile, l’esilio forzato, la Misericordia e la Santità.
• Il corpo di san Pio da Pietrelcina sarà esposto a Roma dal 3 all’11 febbraio 2016 nell’ambito del Giubileo Straordinario della Misericordia. A volerlo è stato lo stesso papa Francesco, devoto di padre Pio.
• Un grande evento dalla prevedibile, eccezionale partecipazione di pubblico. Il DVD sarà il punto di riferimento per rinnovare continuamente la conoscenza e spiritualità del Santo amato da tutti.