Questo libro è una prima guida a quel mondo possibile che si è manifestato in una foresta di pagine sotto il nome Adelphi: circa millecinquecento titoli a partire dal dicembre 1963. E nel corso di quarant'anni numerosi lettori hanno notato come, a tenere insieme questi libri, ci sia qualcosa, un legame tenace, che va oltre la qualità. Questo legame tenace che la casa editrice tenta di indicare fin dall'inizio, per quanto possibile in modo esplicito, nell'unica forma in cui l'editore accompagna ogni singolo libro: il risvolto di copertina. Fra gli oltre mille risvolti che ha scritto, Roberto Calasso ha isolato quei cento che più gli sembravano capaci di una vita indipendente, e li ha inanellati come altrettante "lettere a uno sconosciuto".
Claude Debussy nacque nel 1862 a Saint-Germain-en-Laye e morì a Parigi nel 1918. Tre anni dopo la sua morte, nel 1921, apparve "Il signor Croche antidilettante", i cui venticinque capitoli sono estratti da una serie di articoli usciti fra il 1901 e il 1912. Che parli di Gounod o di Beethoven, di Richard Strauss o dell'Opéra di Parigi (che il passante ignaro, egli afferma, "confonderà sempre con una stazione ferroviaria"), Debussy cerca in ogni pagina di spiazzarci, stupendo il lettore con le sue osservazioni e con una prosa che è, al tempo stesso, nonchalante e scintillante.
Nel 1995, Naipaul torna dopo circa vent'anni in quattro paesi sconvolti in diversa misura dal trionfo dell'Islam. In Indonesia, un'antica società pastorale ha lasciato il posto a una teocrazia governata dai grattacieli di Giakarta, dove i nuovi manager si genuflettono alla Mecca, ma senza perdere d'occhio l'andamento dei corsi nazionali. In Iran, l'ayatollah Khalkhalli è agli arresti domiciliari, mentre nella sua Qom ogni furore iconoclasta appare spento. In Pakistan, l'oro saudita con cui il presidente Zia è andato al potere è servito essenzialmente a far scatenare faide tribali. Intanto in Malesia, la gioventù islamica fa proseliti, vaticinando per la nazione un futuro da grande potenza del Sud-Est asiatico.
Un romanzo che è la storia di un'autoeducazione selvaggia, attraverso una folta sequenza di avventure, incontri, fagocitazioni, seduzioni e soprattutto fughe, perché la vocazione del protagonista è quella di evadere da ogni esperienza che tenda a chiudersi su se stessa. E ogni fuga lascia in dono al lettore un personaggio, una storia, avvolti da quella dolorosità peculiare della gioventù. Di questo libro iniziale di Busi possiamo dire oggi che offre un esempio di lucentezza che non si offusca con il tempo. E si accende ora di nuovi riflessi in questa stesura "interamente riscritta, e interamente per davvero", nonché sigillata, come da una sorta di epilogo, dall'inesorabile Seminario sulla vecchiaia.
Canetti appartiene a quegli scrittori che nella vecchiaia hanno raggiunto un alto grado di libertà e sovranità dello spirito. Qui applicata a ritessere ancora una volta il suo pensiero su temi che lo hanno sempre accompagnato, come la massa, la morte, il mito. Ma la forma degli "appunti", molto agile, consente a Canetti anche di puntare in tutt'altre direzioni: ammirazioni relativamente recenti e intensissime, come quella per Robert Walser; avversioni antiche che continuamente si riaccendono, come quella per Nietzsche; ricordi acuminati di persone che nella vita di Canetti molto hanno contato.
Attingendo ai risultati più recenti delle neuroscienze cognitive - in parte conseguiti dal suo stesso gruppo di ricerca allo University of Iowa Medical Center -, Damasio propone una risposta a vertiginosi interrogativi: da dove nascono i sentimenti? A che servono? E infine: che cosa sono? In questa analisi, insieme fenomenologica e neurobiologica, l'esperienza clinica e scientifica di Damasio si fonde, soprattutto nella esposizione dei casi clinici, con una vena narrativa affine a quella di Oliver Sacks. Il volume completa la trilogia iniziata con "L'errore di Cartesio" ed "Emozione e coscienza". Nato a Lisbona, Damasio è preside del Dipartimento di Neurobiologia presso l'University of Iowa.
Un bel baritono si è rifugiato in Messico per nascondere un inconfessabile segreto. In un locale debitamente malfamato avviene l'incontro fatale con una giovane prostituta di sangue indio. La situazione si fa subito tesa, pericolosa, e li induce prima a spingersi verso l'interno, poi a rientrare clandestinamente negli Stati Uniti, dove il protagonista ridarà la scalata al successo e quell'inconfessabile segreto tornerà a offuscarne la carriera sino alla soluzione finale, tragica nella sua necessità adombrata già nelle prime scene. Come sempre in Cain, l'atmosfera è torrida e la vicenda avvolta da un velo lucido e intriso di eros, il tutto reso con scarne scene e quei dialoghi anche più scarni a cui ci ha abituati Hollywood. Ma in questo caso il cinema dell'epoca non è stato all'altezza - e occorrerà tornare a leggere questo noir esemplare.
L'uomo più funereo della polizia parigina, zimbello della sfortuna, si è cacciato in guai seri. Da anni si lamentava di non avere mai per le mani un'inchiesta sensazionale, una di quelle che procurano lustro e magari una promozione. Ora finalmente gliene è capitata una, e lui si è gettato a capofitto. Ma il "povero Lognon", manco a dirlo, ha fatto il passo più lungo della gamba: quelli che si è messo a pedinare sono gangster americani appena sbarcati a Parigi. Gente troppo spietata per lui. Non resta che rivolgersi all'infallibile, irritante Maigret, affidarsi a lui, e ricominciare a lagnarsi.
Nel 1955 Faulkner fu preso da una furia memorabile in conseguenza della caccia che i giornali americani stavano dando a fatti della sua vita privata (e amorosa). Così, per questa unica occasione, Faulkner si lanciò in un pamphlet micidiale, che investe non solo la stampa americana e la macchina dei media, ma l'intero "sogno americano". Nella parola "privacy", infatti, come sappiamo oggi in maniera più chiara che mai, si addensano tutto il peggio e tutto il meglio della società democratica, e in particolare di quella che conserva il sigillo delle origini americane.
La preoccupazione che ha spinto Guido Rossi a scrivere questo "saggio autobiografico" è che il conflitto d'interessi latente in molte forme dello scambio economico sia già presente in alcune forme dell'istituto che regge le nostre economie e si stia propagando all'intero sistema del capitalismo, minacciando di diventarne una sorta di perversa struttura portante. Seguendo la sua analisi dei casi più recenti, quelli del fallimento Enron negli Stati Uniti, o del disastro Vivendi in Francia, sorge in effetti il dubbio che il male di cui soffrono le nostre economie possa essere mortale. Guido Rossi è considerato il "padre" delle leggi italiane antitrust e sulle scalate societarie.
Nel 1942, ad Atene, un appartamento viene requisito per ospitare un ufficiale tedesco. Nell'appartamento vivono gli Helianos, una coppia di mezza età un tempo agiata. Lui è un intellettuale, spiritoso e paziente. Lei una donna di casa, ansiosa e malaticcia. Hanno un ragazzo di dodici anni animato da melodrammatiche fantasie di vendetta, e una bambina di dieci, una pesante bambola di carne forse ritardata. Con l'arrivo del capitano Kalter, tutto è cancellato. Metodico, ascetico, crudele Kalter è un dio-soldato che impone il terrore.
"Sei così bello" gli aveva detto un giorno Andrée "che mi piacerebbe fare l'amore con te davanti a tutti...". Quella volta Tony aveva avuto un sorriso da maschio soddisfatto: perché era ancora soltanto un gioco, perché mai nessuna donna gli aveva dato più piacere di lei. Solo quando il marito di Andrée era morto in circostanze non del tutto chiare, e Tony aveva ricevuto da lei il primo di quei brevi, sinistri biglietti anonimi, solo allora aveva capito, e aveva cominciato ad avere paura. Ancora una volta, nel suo stile asciutto e rapido Simenon racconta la storia di una passione divorante e assoluta, che non indietreggia nemmeno di fronte al crimine. Anzi, lo ripete.