Un testo agile ma documentato che affronta un tema conosciuto svelandone risvolti solitamente trascurati. Da sempre uno dei brani più suggestivi della Sacra Scrittura, penetrante per la sua semplicità e la sua profondità sconvolgente.
"Quando l'accumulazione di capitale di un paese diventa il sottoprodotto delle attività di un casinò, è probabile che le cose non vadano bene". John Maynard Keynes veniva spesso considerato, dai suoi contemporanei, una fantasiosa Cassandra. In realtà i suoi vaticini riletti oggi sembrerebbero usciti dalla penna di un osservatore timido, quasi reticente. Proseguendo l'analisi intrapresa con "II conflitto epidemico" e proseguita con "Il gioco delle regole", in questa terza parte del suo studio dei mercati contemporanei, e dei meccanismi che li governano, Guido Rossi spinge la sua riflessione all'estremo, dimostrando come nel giro di pochi anni l'apparente contrasto degli interessi si sia trasformato in un paradossale concorso dei medesimi verso un solo, chiaro e pericolosissimo fine: la creazione di un mercato finanziario globale definitivamente separato dall'economia concreta, e quindi sottratto a qualsiasi confronto col principio di realtà. Quali insidie una situazione del genere ponga lo verificano, ogni giorno, i risparmiatori di tutto il mondo. Come e perché abbia senso temere un'implosione di più vasta portata lo scoprirà, con crescente sgomento, il lettore di queste pagine.
Da qualsiasi angolo provengano - dalle sale borsa o dai laboratori di ricerca, dagli studi dei giuristi o dalle pagine di internet - le descrizioni della scena contemporanea concordano nel tratteggiare una situazione che si sottrae a qualsiasi forma di controllo. Forse per questo, paradossalmente, il diritto produce leggi a un ritmo senza precedenti nella storia conosciuta. E forse per questo dove il diritto viene disatteso si invoca il rimedio dell'etica. Ma diritto ed etica possono molto poco per arginare comportamenti che ovunque assumono sempre più spesso le forme di un'illegalità diffusa e diffusamente accettata. In questo libro l'autore ricerca una possibile via d'uscita dal labirinto in cui sembrano intrappolate le società in cui viviamo.
Ex presidente della Consob, padre dell'Antitrust, docente alla Bocconi, avvocato stimato e consulente di tante aziende italiane, deus ex machina di alcune delle maggiori operazioni finanziarie degli ultimi vent'anni, Guido Rossi è uno dei protagonisti della politica e delle vicende del capitalismo italiano. Federico Rampini, editorialista e inviato di "Repubblica", raccoglie in questo volume ventidue interviste pubblicate sul quotidiano nel decennio che va dal 1996 al 2005 e un saggio inedito di Guido Rossi dedicato ai diversi modelli di società per azioni. Con sguardo lucido e impietoso queste pagine ripercorrono i fatti politici ed economici dell'Italia degli ultimi anni, mettendo a nudo l'intreccio tra affarismo e politica.
La preoccupazione che ha spinto Guido Rossi a scrivere questo "saggio autobiografico" è che il conflitto d'interessi latente in molte forme dello scambio economico sia già presente in alcune forme dell'istituto che regge le nostre economie e si stia propagando all'intero sistema del capitalismo, minacciando di diventarne una sorta di perversa struttura portante. Seguendo la sua analisi dei casi più recenti, quelli del fallimento Enron negli Stati Uniti, o del disastro Vivendi in Francia, sorge in effetti il dubbio che il male di cui soffrono le nostre economie possa essere mortale. Guido Rossi è considerato il "padre" delle leggi italiane antitrust e sulle scalate societarie.
L'episodio del ratto delle Sabine ha affascinato molti pittori, non altrettanti scrittori e studiosi. Per lo più, lo si incontra nel vigoroso racconto di Tito Livio e finisce per diventare un remoto ricordo scolastico. Ma per un giurista quella leggenda è una vera sfida. Intrecciato in una sequenza di astuzie e sopraffazioni non è solo, infatti, quell'episodio, ma tutto il periodo delle origini romane. E Roma significa una civilità il cui apporto fondamentale fu il dispiegarsi di un'immensa potenza e insieme la fondazione di almeno due parole: legge e Stato. Tanto basta per far intendere come un noto giurista abbia voluto ripercorrere questa storia ricercando i primi passi di una civiltà del diritto.