Convocando i ricordi di un lungo sodalizio, Giorgio Torelli – imbarcato con Montanelli fin dalla fondazione de Il Giornale (1974) – rivisita «l’Indro che fu». Durante anni di dedizione a ideali politici e morali sopraffatti dal progressivo avvizzirsi delle indipendenze di giudizio, Montanelli divenne personaggio di riferimento per tanti lettori che si consideravano naufraghi civili in gurgite vasto. Amato quanto discusso, anche aborrito e preso di mira, non indovinò tutto. Ma svettò come nessuno che avesse uso di penna. Potrebbe bastare per accreditargli il rimpianto e avvertirne la cronica assenza. Fu un solitario mai negoziabile, un anacoreta sdegnato, già allora senza delfini e più che mai senza eredi visibili e controfigure. Chissà dov’è Indro. Chissà se freme dal non poter metter becco.
Mario Moiraghi, secondo lo stile che gli è proprio, tenta anche in questo caso di chiarire le vicende storiche e dissipare gli equivoci tra realtà e mito accumulatisi attorno al Graal.
Sulla scorta di questo prezioso lavoro di ricostruzione l’autore “smonta” alcune teorie prive di reale fondamento, come ad esempio la qualifica di “Santo” attribuita erroneamente al Graal in quanto calice che ha raccolto il Sangue di Cristo: “Qualunque collegamento fra Graal, santità, sangue di Gesù, recipiente che raccoglie tale sangue, calice dell’ultima cena, corpo della Maddalena, discendenza di Cristo, re di Francia, sette segrete e trame vaticane è destituito d’ogni fondamento”. E ancora: “L’intero racconto del Graal, almeno nelle sue versioni originali, appartiene alla sfera culturale, letteraria e fantastica dell’antica Asia centrale o, più precisamente, persiana. Non ha senso collegarlo con un ambiente ed un periodo storico – l’Europa centrale, fra il 500 e il 1000 d.C. – che non condivideva pressoché nulla con le magiche atmosfere di corte di quel lontano Oriente.” Alcuni dei documenti e delle fonti raccolte dall’autore sul tema del Graal e non compresi nel libro, saranno disponibili on-line sul sito internet ad esso dedicato.
A cinque secoli di distanza Leonardo da Vinci continua ad affascinare. L'interesse che le sue opere suscitano in milioni di persone di tutti i paesi è il segnale che questo personaggio tocca qualcosa di profondo. Le “zone d'ombra”, “i codici”, del genio fiorentino aggiungono un velo di mistero sempre più appassionante su tutto ciò che lo circonda. Questo libro, per capire e conoscere da vicino Leonardo, suggerisce un viaggio attraverso cinque luoghi che hanno segnato le tappe più importanti della sua vita. L'itinerario inizia dalla fine, da Amboise nella Valle della Loira, dove Leonardo fu ospite del re Francesco I e dove ha vissuto gli ultimi momenti della sua vita. Qui incontriamo lo scrittore e storico Gonzague Saint Bris, la cui famiglia da anni custodisce oggi questo maniero. Con lui scopriamo aneddoti e segreti degli ultimi anni di vita del maestro. Proseguiamo a Vinci e poi a Firenze, dentro un laboratorio nascosto che Leonardo usava per i suoi studi per saperne di più da Alessandro Vezzosi, direttore del Museo Ideale a Vinci. Poi a Milano, al Cenacolo nel refettorio del convento di Santa Maria delle Grazie e a Roma, dove il Maestro visse sicuramente uno dei periodi più complessi, in compagnia di due artisti in particolare: Raffaello e Michelangelo.