Il testo si presenta come una biografia romanzata ed è caratterizzato da una scrittura impeccabile e molto “femminile”. Si tratta chiaramente di un’opera di “invenzione storica”, soprattutto per le inserzioni di personaggi fittizi e la ricostruzione della psicologia dei vari protagonisti. Del resto, le notizie storiche accertate sulla regina dei Longobardi sono assai poche, mentre da subito fiorì una vivace leggenda rispetto alle sue vicende coniugali e alla sua condotta esemplare di cristiana (in Brianza fu a lungo venerata come santa). In una “Nota” conclusiva l’autrice mostra il “cantiere” del suo lavoro, parlando delle fonti di cui si è avvalsa e dei criteri seguiti per l’elaborazione in chiave narrativa. L’autrice fornisce così al lettore gli elementi per discernere quanto sia stato ampio il lavoro di adattamento/creazione dell’autrice a partire dalle scarne informazioni presenti nelle fonti storiche. Il tutto detto in tono colloquiale, quasi rispondendo in sede di presentazione del libro a chi chiedesse notizie sulla genesi dello stesso.
Si tratta di un libro sull’intera teologia protestante, vista come in un lampo nella sua evoluzione storica e contenutistica, a partire dalla preriforma di Hus e Wycliff fino alle teologie contemporanee della speranza proposte da Moltmann e Panennberg.
Il testo è semplice e scorrevole per incoraggiare chi è digiuno di questi temi ad accostarsi ad essi con fiducia e a comprendere le affascinanti evoluzioni della storia, dalla preriforma alla teologia post-dialettica.
Il discorso si evolve per medaglioni, ma con un nesso logico continuo ed esplicito.
È il secondo volume della trilogia di ritratti medievali aperta con san Benedetto e che si chiuderà con san Bernardo.
Si tratta di una ricostruzione biografica che combina una solida documentazione storica con una scrittura giornalistica. Grazie alla capacità dell’autore di ricostruire in modo vivido l’ambiente storico in cui vissero i protagonisti delle travagliate vicende legate ad Abelardo, il lettore può incontrare la figura umana di Abelardo, «nostro contemporaneo».
Il volume è un dizionario sintetico di circa 500 voci che consente una conoscenza divulgativa e sintetica dei concetti chiave e delle figure più significative della mistica cristiana. Il linguaggio delle voci è semplice ed essenziale, destinato ai non addetti ai lavori, a tutti coloro cioè che sempre più numerosi si avvicinano al mondo della mistica e cercano uno strumento di comprensione e consultazione. Le voci riguardano per lo più concetti tipici del linguaggio e dell'esperienza dei mistici, figure storiche, informazioni sintetiche su tradizioni diverse da quella cristiana.
Un libro che aiuta tutte le mamme in attesa a riflettere su quanto sia unico il momento che stanno vivendo. Il testo, pur essendo frutto del lavoro medico e scientifico dell’autore è scritto in maniera piana e accattivante. Le informazioni fornite non riguardano l’aspetto “medico” della gravidanza, ma lo sviluppo del feto nel grembo materno e le straordinarie interazioni che madre e figlio già vivono durante la gravidanza. Questo libro è un aiuto ad una riconquista dell’attesa della gravidanza… come una volta. Vi sono riportate esperienze, osservazioni scientifiche, nozioni che difficilmente si trovano in altri libri che parlano di gravidanza e soprattutto del modo sereno per affrontarla. Godersi la gravidanza riporta al centro di tutto la donna con la sua forza, la sua capacità di intrecciare legami e di riconoscere la bellezza anche là dove essa è nascosta e censurata. E per questo è uno strumento utile.
Spesso nell’affrontare le opere di sant’Agostino ci si sofferma sull’analisi del suo pensiero, come se si trattasse di un trattato di filosofia, ma si perde di vista il contenuto di riflessione teologica e ricchezza spirituale di cui i testi di Agostino d’Ippona sono portatori.
Questo libro – come il precedente Solo, davanti a Te (uscito nel maggio 2006) – si propone di aiutare a cogliere questo “tesoro spirituale” dell’opera di Agostino. Mentre il volume precedente era centrato sui temi dell’interiorità, la nuova fatica di p. Ferlisi si concentra sull’altro grande polo di riflessione di Agostino: la Chiesa come comunità di fede e di servizio.
Il testo è articolato in 57 meditazioni, tutte con la medesima struttura: il titolo, formulato con le stesse parole di Agostino; un sottotitolo che ne suggerisce il significato; una brevissima selezione di testi agostiniani; alcuni spunti di riflessione per dare l’input alla meditazione personale; alcune domande di verifica; e infine una preghiera agostiniana.
Un libro di spiritualità che propone una sorta di “fisiologia mistica”, una mappa del corpo incentrata sui “centri di energia” (chakra) individuati dalle tradizioni orientali, veicolate in Occidente soprattutto dallo yoga.
Scrive l’autore: “Queste pagine contengono una proposta, forse una sfida, dal momento che invitano a compiere una sosta nel nostro cammino per sentire le ragioni del corpo”.
La riflessione è saldamente ancorata nella tradizione spirituale biblica e cristiana, riletta però in modo assolutamente originale proprio grazie all’utilizzo di uno schema ispirato alla visione antropologica orientale. Il testo è disseminato di “esercizi” (18) che riprendono tecniche di meditazione orientale applicate a temi tipici della tradizione cristiana (la celebrazione dell’Eucaristia, il Padre nostro “pregato” con il corpo, la reinterpretazione originale di passi biblici ecc.).
In occasione degli 80 anni del card. Martini Ancora propone un'antologia di testi ripresi da opere ormai non più disponibili o disseminate in libri che raccolgono contributi eterogenei. Il fil rouge prescelto - la figura dell'apostolo Paolo - non è casuale, ma è uno dei temi ricorrenti della riflessione spirituale e pastorale dell'arcivescovo emerito di Milano, che nel corso degli anni si è confrontato più volte - e ha invitato anche preti e laici a confrontarsi - con quello che nel Nuovo Testamento può essere considerato il prototipo dell'evangelizzatore.
Un romanzo avvincente, scritto con stile scorrevole, asciutto, essenziale, ma capace di esprimere e comunicare profondità di contenuto.
Si legge in un soffio e fa emozionare.
Siamo ad Ostuni, la «città bianca» della Puglia.
Giuseppe, figlio del più famoso barbiere del paese, affina il proprio sguardo adolescenziale sul mondo, proprio osservando i clienti del papà.
Il libro parla di sud, di letteratura americana, di cinema, di teatro… anche di Roberto Benigni…
Il romanzo infatti si conclude con un’apertura alla vita: una lettera che Giuseppe, divenuto uomo, scrive al proprio idolo. Un momento decisivo che consente al protagonista, per la prima volta, di «vivere dentro la vita» con coraggio e passione, liberandosi definitivamente da apatia, sterili furbizie e condizionamenti ambientali.
L’impegno definitivo del religioso oggi è il fil rouge che lega le tre parti di questo libro che possiamo così sintetizzare:
1) La nostra epoca è caratterizzata da una crisi culturale che coinvolge tutte le istituzioni; fra esse anche la vita consacrata che esige di sua natura un impegno definitivo e totale. L’autore analizza puntualmente la «crisi» in sé (difficoltà ma anche opportunità), esaminando in particolare cosa si intende per «cultura».
2) Le problematiche della vita consacrata, vissuta drammaticamente soprattutto dai giovani, il cui background è molto diverso se non opposto a quello in cui si è sviluppata la vita consacrata, almeno fino al Vaticano II.
3) L’impegno definitivo è problematico per due motivi: il mutamento avvenuto nella stima e nella scelta dei valori condivisi, che creano mentalità, e la situazione familiare, sociale e religiosa che è profondamente cambiata. Si tratta di valori culturali che, a volte inavvertitamente, sono recepiti e spontaneamente vissuti soprattutto dai più giovani. Questi nuovi valori – tali, infatti, sono ritenuti – tendono a presentare come normali e a ritenere positivi scelte e comportamenti che solo alcuni decenni or sono erano chiaramente riprovati dalla società. Per questo, impegnarsi ed essere fedeli oggi è diventato più difficile, esige più riflessione, travaglio, spesso anche sofferenza. Ma sotto tanti aspetti è più vicino al Vangelo e alla proposta di una sequela radicale di Cristo.
Giuda Iscariota, uno dei Dodici scelto da Gesù, è per antonomasia il traditore, «l’apostolo delle tenebre», personaggio oscuro come buia è la nostra anima quando ne riconosciamo la miseria, anche se «solo accettando di entrare nel buio della propria solitudine, si può, con stupore, ritrovare o scoprire la bellezza della luce».
L’autore ne esplora la complessa figura che non risulta alla fine tanto lontano dalla nostra quotidiana e comune esperienza.
Senza darne un giudizio, ma attraverso la strada della comprensione e dell’interpretazione, il lettore medita sul personaggio biblico, grazie ai passi dei Vangeli e alle riflessioni di Stevan.
Le meditazioni di questa Via Crucis su schema tradizionale sono ispirate dalla riflessione del noto filosofo e teologo Romano Guardini (1885-1968), che nel suo libro Virtù. Temi e prospettive della vita morale (Brescia 2001) descrive alcune delle principali qualità divine che vengono partecipate al cristiano.
Uno strumento per vivere il tempo della Quaresima, pensato per la celebrazione personale ma anche per comunità preparate.