Fra gli anni Sessanta e Novanta la semiotica fu a più riprese attraversata dal cosiddetto "dibattito sull'iconismo", in cui si contrapponevano coloro che sostenevano che i segni iconici (come ad esempio disegni, dipinti, fotografie) fossero "naturali" o, meglio, motivati dall'oggetto che rappresentavano e coloro che invece affermavano che fossero arbitrari o convenzionali, come i segni del linguaggio verbale. Questo libro ricostruisce le linee fondamentali di questo dibattito e, in particolare, le posizioni espresse da Umberto Eco (uno dei suoi principali protagonisti) nell'arco di trent'anni di riflessione. Nella parte finale si propongono alcune modifiche e integrazioni alla teoria di Eco sul riconoscimento e sulla semiosi percettiva.
In questa ricerca Tommaso d’Aquino emerge come interlocutore di rilievo nel dibattito filosofico contemporaneo su temi di indubbio interesse, come la prospettiva gnoseologica sulla conoscenza veritativa, la tensione al bene, la libertà e l’identità umana, ragione e passioni, amore e amicizia, riconoscimento e dignità umana, felicità e fine ultimo. La vitalità della filosofia di Tommaso si riscontra non solo in quei pensatori che, nel nostro tempo, la prendono come punto di riferimento nei propri originali itinerari di ricerca (Edith Stein, Cornelio Fabro), o nelle cui posizioni si può riconoscere un’influenza tommasiana, almeno indiretta (Charles Taylor, Alasdair MacIntyre), ma anche di fronte a problemi e istanze provenienti da chi si considera su posizioni diverse o, addirittura, in radicale discontinuità rispetto all’Aquinate (Kant, Sartre, Habermas, Honneth, Ricoeur). Infatti riguardo a quei problemi è possibile, con il contributo di illustri tomisti contemporanei, rinvenire nella prospettiva tommasiana risposte non evasive.