Octavius è un'apologia del cristianesimo in lingua latina. È l'unica opera pervenuta di Minucio Felice, avvocato di origine africana operante a Roma fra II e III sec. d.C., quando i cristiani rappresentano ancora una novità agli occhi del mondo pagano. La forma è quella del dialogo ciceroniano: tre amici - il narratore, Minucio stesso; il cristiano Ottavio; e il pagano Cecilio - camminano sul lido di Ostia parlando del senso dell'esistenza. La buona novella portata da Ottavio giunge inaspettata e in quanto tale inizialmente anche incomprensibile: è come pioggia nel deserto.
A 400 anni dalla nascita di Blaise Pascal (1623-1662), questa agile selezione di brani aventi carattere aforismatico e provenienti dai suoi scritti filosofici, religiosi ed apologetici mette in evidenza come proprio oggi ci sia bisogno di Pascal per affermare il valore della ragione; per riguadagnare la dimensione del sacro; per immergerci nella "grandezza e miseria" dell'umano; per abbracciare il mistero dell'Uomo-Dio, Gesù Cristo.
Sentiamo ripetere: «Siamo in una situazione di crisi» e «La crisi non accenna a finire». Sembra che in crisi sia la struttura stessa della società. Ma forse la crisi esiste fin dall'origine. Già Esiodo rimpiangeva l'età dell'oro, deplorando la stirpe del ferro della sua epoca. Tuttavia, la nostra crisi presenta tratti nuovi ed estremi che la fanno somigliare a uno stadio terminale in cui l'umano è minacciato di sterminio sotto almeno tre aspetti: tecnologico, ecologico e teocratico. È solo quando qualcosa è sul punto di sparire che ci si rivela nei suoi contorni singolari e con la sua presenza insostituibile. E allora, vale ancora la pena di dare la vita a un mortale? Su tali questioni decisive si muove la riflessione felicemente paradossale di Fabrice Hadjadj: la sua risposta è per un'alleanza di tradizione e modernità, di escatologia e cultura, di lucidità davanti alla morte ed educazione aperta alla vita.
La parola «Atlante» indica quei libri che contengono l'essenziale di alcune scienze, prime fra tutte la geografia e la storia. Questo libro fa qualcosa di simile per la filosofia: una densa e sintetica esposizione di quasi tre millenni di pensiero, con un accenno alle filosofie orientali, ma concentrata sulla storia dell'Europa, dato che la filosofia è invenzione, in senso stretto, del nostro continente, e con un'attenzione precipua al pensiero contemporaneo e al suo rapporto con la religione e le scienze fisiche e umane. Un'esposizione spassionata, sotto forma di schede di agevole consultazione, con una prosa chiara, ma rispettosa del rigore scientifico, delle dottrine dei pensatori più significativi e delle scuole più importanti inquadrate nel proprio contesto socio-culturale, con le loro risposte alle domande fondamentali: il senso dell'essere, l'essenza delle cose, la situazione e il destino dell'uomo nel cosmo. La filosofia non è un optional dell'uomo, ma una delle manifestazioni più alte della sua spiritualità, l'unica via per aggiungere un «supplemento di anima» a una civiltà in cui prevalgono, distruttivamente, una scienza neutrale e una tecnologia di dominio.
Questo studio non è il solito manuale che illustra i principali concetti filosofici né una storia della filosofia ridotta a successione di concezioni interessanti da includere in un "museo archeologico" della storia delle idee; bensì si propone di far capire che cosa sia la filosofia e si presenta nella forma di "esercizi a pensare filosoficamente" per rispondere al bisogno umano di porsi domande sull'esistenza, sulla verità e sull'uomo stesso. La filosofia, che nasce dalla meraviglia quale esperienza fondante, nel nominare le cose ci pone a distanza da esse e si profila come "pensiero dell'altro". Perciò è vero che, come afferma Heidegger, l'unico modo per comprendere il pensiero occidentale è di percorrerlo. Ma lasciando che il pensato di ogni filosofo ci venga incontro come qualcosa di sempre unico e irripetibile, di inesauribile, in modo tale che quanto è potenzialmente ricavabile dal suo pensiero rinnovi il nostro domandare. È per questo che nel libro il pensiero greco dalle origini all'età ellenistica è ripercorso in contrappunto sia con quello cristiano, sintesi della Bibbia e del lógos greco, sia con quello contemporaneo, specialmente con il dibattito filosofico italiano più recente. L'analisi è accessibile a un pubblico ampio in quanto si concentra sugli esponenti più noti della speculazione greca (Parmenide, Eraclito, Socrate, Platone, Aristotele, Plotino), interpretati in un modo originale e innovativo che fa emergere chiaramente quanto sostiene Gadamer...
La figura del "cane" che nel profondo silenzio della notte ulula e trema suscitando pietà esprime, in "Così parlò Zarathustra", il "dolore" di Nietzsche e anche, secondo Romano Guardini, l'orrore che promana dalla dottrina dell'eterno ritorno, il messaggio che non esiste nulla se non il mondo finito. Nietzsche, sostiene Gianfranco Morra in questo saggio, è acuto nel descrivere l'uomo decadente della modernità, ma si rivela incapace di un progetto positivo di recupero: distrugge ogni fondamento della civiltà europea e cristiana, trovandosi poi del tutto privo di ogni criterio di ricostruzione che non sia quello soggettivo del gioco e dell'arte o, peggio, quello oggettivo della selezione e dell'allevamento. Morra sostiene la necessità di "andare 'oltre' Nietzsche, nel senso che dobbiamo riflettere a fondo sulla perentorietà della sua critica, ma in nessun modo 'con' Nietzsche, nel senso che nulla del suo progetto di recupero appare sensato o realizzabile". Il volume è arricchito da un'ampia antologia dalle opere del filosofo tedesco, la cui scrittura aforistica, allusiva e spesso enigmatica mantiene una forte carica suggestiva. In appendice è illustrata l'enorme influenza che la filosofia di Nietzsche ha esercitato ed esercita sulla cultura contemporanea, nella letteratura, nell'arte, nella musica, nel cinema.
"Questo libro di Giovanni Fighera entra nel vivo della crisi della modernità, e analizza i fondamenti che l'hanno prodotta e che tuttora ne producono gli sviluppi in modo veramente impressionante": la libertà sciolta dai valori e dalla verità, la parcellizzazione del sapere, il relativismo, l'ideologia scientistico-tecnicistica. "Fighera si fonda soprattutto su testi di poeti e di letterati, che dimostra di conoscere molto bene, citando in modo puntuale molti loro passi particolarmente significativi". Così si esprime Giovanni Reale nella Prefazione, mentre Gianfranco Lauretano nell'Invito alla lettura soggiunge che attraverso un documentato percorso storico (dall'antichità alla contemporaneità) si delinea la "questione che l'autore ritiene fondamentale: senza il Mistero, il mondo è più piccolo e assurdo, soprattutto la parte più interessante del mondo, cioè l'io, la persona". L'uomo, come dimostra la sua storia, soprattutto in questa età post-moderna, non è autosufficiente, non è in grado di salvarsi da solo. Bisogna fondare un nuovo umanesimo, che per Fighera deve riscoprire Dio e riappropriarsi della legge morale universale guardando di nuovo alla ragione umana non più intesa in modo riduttivo. "Questo Tu che ha creato il mondo apre le porte all'amore, vero fulcro della conoscenza, e all'appartenenza a esso, per cui la solitudine che contraddistingue i contemporanei è sconfitta con l'adesione e l'appartenenza alla Verità."