Come aggregare i suoni in strutture sempre più complesse, dai tetracordi fino ai sistemi di un'ottava, un'ottava e mezza, due ottave? Questo l'oggetto dell'antica scienza armonica. Il principio ordinatore deve ricercarsi, con i Pitagorici e Platone, in rapporti e sequenze numeriche, cioè in entità extramusicali che colleghino i suoni al macrocosmo? Oppure deve nascere dalla percezione della musica reale, come ritenevano gli empiristi di età classica e Aristosseno? È proprio questo dilemma che ancor oggi rende affascinante l'armonica. Oltre gli aridi calcoli dei quali si fa scudo, essa si rivela come una provincia liminare del pensiero, al crocevia tra acustica, astronomia, matematica, geometria e psicologia. Il documento più completo di questa scienza è l'"Armonica" di Claudio Tolemeo (ca 100-178), da lui scritta forse verso la fine della sua vita. Il trattato si presenta come la summa di circa sei secoli di storia dell'armonica e propone un nuovo equilibrio, debitore dell'ilemorfismo aristotelico, in cui alla ragione e alla percezione vengono riconosciute prerogative distinte e complementari. L'opera si conclude, in un grande sforzo di sistemazione enciclopedica, con una serie di analogie tra l'armonica e la psicologia, l'etica, la politica, l'astronomia.
Ricostruendo momenti cruciali e opere-simbolo, "Il resto è rumore" conduce il lettore nel labirinto della musica del Ventesimo secolo, e allo stesso tempo rilegge la Storia attraverso il succedersi delle avanguardie musicali, dalla Vienna di inizio Novecento con Mahler e Strauss all'arte bolscevica di Sostakovic, dalla musica atonale e dodecafonica nella Berlino anni Venti fino a Messiaen e Ligeti. L'autore non si sofferma solo sulle figure dei musicisti, ma anche sui dittatori, i mecenati miliardari e i dirigenti che tentarono di controllare la musica che veniva composta; gli intellettuali che si sforzarono di porsi come giudici in fatto di stile; gli scrittori, pittori, ballerini e registi che accompagnarono i compositori sui sentieri solitari della ricerca; il pubblico che osannò, vituperò o ignorò quanto i compositori proponevano; le tecnologie che cambiarono il modo di realizzare e ascoltare musica; e le rivoluzioni, le guerre calde e fredde, i flussi migratori e le profonde trasformazioni sociali che rimodellarono il contesto in cui si svolgeva l'attività musicale.
Da quando ha iniziato a scrivere, Rick Moody si è sempre occupato di musica: questo libro raccoglie i suoi testi sul tema, da leggere come un'appassionata dichiarazione d'amore per il mondo delle note. Moody passa dal jazz degli anni '40, quando la parola cool evocava vibrazioni finalmente positive dopo la guerra, ai progetti dei Wilco o di Pete Townshend, passando in rassegna il meglio della musica: la delicatezza di Otis Redding, l'estasi dei Velvet Underground, le collaborazioni con Meredith Monk, fino alla sperimentazione estrema di Arvo Part. "Musica celestiale" è una guida all'ascolto che invita a immergersi nella musica come ha fatto il suo autore, per scoprire suoni nuovi e sorprendenti.
Tu chi sei? Io sono Nonno Bach. Comincia così, con una domanda semplice e una risposta curiosa, la conversazione che Ramin Bahrami intreccia con un bambino vestendo i panni dell'amatissimo Johann Sebastian, che ha scelto come guida, sommo maestro e nume tutelare fin da quando era a sua volta un bambino. Per Bahrami non c'è alcun dubbio: Bach è il musicista più grande di tutti i tempi. E dargli voce vuol dire farlo conoscere a chi ne coglie solo la solennità distante e rischia di farsi intimidire da quella sua apparenza così seria. Bach amava la vita, il buon vino, le risate, la sua famiglia, ed era curioso, irascibile, veemente. Irascibile lo è ancora, in verità, quando dal paradiso dei musicisti guarda in giù e vede un mondo che non gli piace, dominato dall'egoismo e dal calcolo. Ma cambiare si può, e Bach-Bahrami non si stanca di ripeterlo: basta aprire cuore alla musica e lasciarla entrare. Età di lettura: da 12 anni.
Non è l'ennesima biografia di Franco Battiato, non è un libro di musica, tantomeno d'arte. Più che altro è una storia fatta di progetti in salita, di viaggi non sempre prevedibili e altre amenità varie, intraprese da due amici che hanno scelto anche di lavorare insieme su questioni molto pop e altre che non lo sono affatto. È la cronaca, raccontata e disegnata, di quasi una quarantina d'anni di ricerche, tentativi ed esperienze negli ambiti più vari: quelli della musica, della grafica, del teatro, del cinema e di quant'altro fosse al tempo necessario affrontare per trovarsi sempre più spesso coinvolti in un bel viaggio Quello che conduce alla più personale delle ricerche, quella di se stessi.
"Come funziona la musica" è l'esuberante celebrazione di un soggetto cui David Byrne ha dedicato non solo la propria esistenza creativa, ma altresì le sue costanti riflessioni. In egual misura storico e antropologo, affabulatore e scienziato sociale, Byrne attinge alla propria pluriennale esperienza con i Talking Heads, Brian Eno e una miriade di altri collaboratori - insieme a viaggi in teatri lirici wagneriani, villaggi africani e in qualunque luogo esista la musica - per mostrare come la creazione musicale non sia solo l'opera del compositore solitario, isolato nel suo studio, bensì il risultato tanto logico quanto miracoloso di circostanze sociali. In una travolgente avventura intellettuale, "Come funziona la musica" racconta anche, con passione e ironia, il potere liberatorio e vitale della musica.
Una vita dedicata alla musica, e il dono di saperla raccontare con leggerezza e passione. Paolo Terni riprende la forma del racconto breve sperimentata con in "Suite alessandrina" e "Il respiro della musica" per evocare incontri e scontri con il mondo delle note. Un percorso di ascolti e visioni, in cui sfilano personaggi celebri e meno noti, sonate famosissime e testi dimenticati, tutti accomunati dalla capacità di stupire e stupirsi davanti a un incontro inaspettato, un piccolo grande scarto dalla quotidianità tale comunque da "sovvertire" gioiosamente l'ordine prestabilito.
Un appassionato racconto in prima persona, simile ad un viaggio, nella vita di Lucio Dalla e nelle pieghe di un incontro, quello di Lucio con l'autore, dal 1997 alla fine: attraverso i ricordi di Alemanno, un percorso dalle strade di Bologna a quelle di New York, da Dublino a Barcellona, da Mosca a Lisbona, ma anche in Sicilia, a Napoli, in Puglia e in tanti altri posti... Un viaggio fatto di parole, aneddoti, persone, odori, sensazioni e arte: quella vista in un museo e quella ideata, pensata, realizzata, insieme a quella che era ancora lì da venire... Oltre alle parole, anche alcune fotografie, scattate dallo stesso Alemanno, mentre era in giro, con Lucio, per il mondo, quando fissava in un'immagine quello che gli occhi di Lucio, insieme ai suoi, si erano fermati a guardare...
Figura controversa, a fronte di un’indiscussa fama come eccezionale virtuoso del pianoforte, per il suo talento compositivo Franz Liszt manca ancora oggi di una definitiva collocazione nella storia della musica.
Michele Campanella, fra gli interpreti lisztiani più noti a livello internazionale, ne delinea un ritratto complesso e “vissuto”, che parte dalla sua personale esperienza di concertista. Dall’esposizione del “caso” Liszt, attraverso un discorso metodologico sugli aspetti tecnici necessari a un’adeguata interpretazione dei testi, si sviluppa un percorso musicale che è anche un racconto biografico, sino alla definizione di una nuova immagine del compositore ungherese.
Trionfante virtuoso e frequentatore dell’alta società, Liszt termina i suoi anni chiuso nella riservatezza dell’asceta e nella sperimentazione di nuovi linguaggi musicali.
Una storia da riscoprire.
Il testo è una rivisitazione, storicamente documentata, dell'epoca d'oro del musical americano, cioè di quella mescolanza per molti versi formidabile di recitazione, ballo e canto che si affermò in America fra gli anni Venti e gli anni Cinquanta. Camerino conduce la sua indagine a partire dai grandi autori di musical, presenti anche nel CD musicale allegato al libro: Jerome Kern, Irving Berlin, Cole Porter. Di questi personaggi, molti di origine ebraica, viene tratteggiata la vita, per mostrare come l'idea stessa di musical sia nata dall'esperienza vissuta da questi uomini, fatta spesso di stenti, suonando nei bordelli o nelle case da gioco.
Il libro è una lunga riflessione di Claudio Abbado a colloquio con Lidia Bramani, assistente del Maestro da molti anni. Abbado tocca numerosi argomenti di carattere generale: dal ruolo della cultura nel mondo di oggi al problema della formazione musicale. Particolare attenzione è rivolta all'attività musicale giovanile (il Maestro dirige l'orchestra Gustav Mahler, costituita da elementi che provengono sia dall'Europa occidentale che da quella orientale). Ripercorrendo le proprie esperienze personali, gli incontri, le scelte, le aspirazioni, Abbado difende le ragioni della musica pura e del talento e chiarisce come non debbano essere subordinate a impedimenti di tipo organizzativo e a clientelismi che offendono l'arte.