C'è un piccolo, insinuante dissidio che serpeggia tra le righe di questo libro: quello fra il movimento e la quiete, fra un centro perduto e un centro posseduto, quello fra l'essere sempre lì e l'essere sempre altrove. In "Diario verosimile" di Alain Elkann, narratore instancabile di storie e aneddoti di vita, questa tensione percorre quasi tutte le pagine, discreta ma inesorabile fino al punto di rivelare il lato più intimo e dolcemente malinconico dell'autore. Persone, incontri, viaggi, uomini, donne, figli, amici, paesaggi, vita mondana e vita interiore, libri, ambizioni, insicurezze, paure, lutti, ricordi e desiderio di vivere, e scrivere in pagine di un diario che è privato ma non troppo. Il lettore incontra, pagina dopo pagina, Pier Vittorio Tondelli e Alberto Moravia, Jay Mclnemey e Marcello Mastroianni, Milan Kundera e Simon Beckett, Truman Capote, Umberto Eco. Ma fra le luci e le ombre della mondanità culturale si apre lo squarcio di una camera d'ospedale e il ricordo di un cedimento del cuore; uno scricchiolio che si fa ferita quando a morire è il padre, uomo severo ed enigmatico, presidente di una comunità, quella ebraica, che ha nel proprio destino lo sradicamento. Lo stesso di Elkann che, rincorrendo frammenti di realtà, attraversa scenari e paesaggi, dal cimitero ebraico di Praga a un Coffee Shop di New York fino al limpido cielo di Roma, offrendoli ai suoi lettori in un viaggio senza fine.
In versione graphic novel uno dei long seller del maestro del brivido: un morbo sfuggito a un segretissimo laboratorio semina morte e terrore. Il novantanove per cento della popolazione della terra non sopravvive all'epidemia e per i pochi scampati c'è una guerra ancora tutta da combattere tra chi ha deciso di seguire il Bene e chi invece ha scelto di calcare le orme di Randall, il Senza Volto, il Male, il Signore delle Tenebre.
"Dalla pura e semplice bustarella
al regalo più gentile,
dalla transazione finanziaria anonima
alle ambiguità dell'amicizia,
dall'interesse personale ai favoritismi familiari,
la corruzione è un fenomeno
più difficile da individuare di quanto si pensi.
La si condanna da lontano,
la si incoraggia da vicino"
Questa raccolta è l'incompiuta, ma pure compiutissima sinfonia della morale di Pietro Piovani.
Con questo trattato l'enigmatico filosofo Giorgio Gemisto Pletone, avvolto dall'aurea di una misteriosa e arcana dottrina, diffonde pubblicamente le sue teorie morali e politiche per formare prima di tutto nell'uomo opinioni rette e abitudini razionali. Con testo greco a fronte.
Nel Saggio introduttivo vengono presentati la struttura logica, i fondamenti metodologici, filosofici e teologici dell’opera e in più punti viene fatto vedere in che cosa consista la rivoluzione agostiniana rispetto al pensiero filosofico antico-pagano, e per quali ragioni, come ha sostenuto M. Zambrano (allieva di Ortega y Gasset), Agostino sia da considerare davvero per molti aspetti il padre spirituale dell’Europa.
Dio si è fatto uomo; che cosa dovrà diventare l’uomo, se per lui Dio si è fatto uomo?
Discorso X 1
Il Commento al Vangelo di Giovanni è una delle opere più ispirate e più valide di Agostino.
È costituita da centoventiquattro Discorsi, nati nel corso di vari anni (non meno di tre lustri).
I primi cinquantaquattro sono prediche fatte ai fedeli e messe per iscritto dai tachigrafi; gli altri settanta sono stati dettati e letti da altri.
Il primo gruppo di sedici Discorsi risale probabilmente al 406-407; il secondo gruppo (dal sedicesimo al cinquantaquattresimo Discorso) risale al 414. Gli ultimi Discorsi sono stati iniziati negli ultimi mesi del 419 e sono stati terminati pochi anni dopo. Malgrado la loro origine in tempi diversi, i vari Discorsi hanno una straordinaria unità e compattezza di sentimento e di pensiero. Agostino fa comprendere in che senso e in che misura Cristo sia vero uomo e vero Dio, con una straordinaria forza di fede e di ragione. Reale, dopo avere a lungo studiato e meditato tale opera, la presenta in una forma nuova, che cerca di ricostruire e riprodurre, con una serie di scansioni e di a capo, il ritmo del parlato, i possibili silenzi, le riprese. L’ariosità che in questo modo viene data ai vari Discorsi, li rende assai più leggibili, fruibili e godibili, rispetto alla loro solita presentazione in blocchi compatti. Proprio mediante le scansioni degli a capo, si comprendono le varie ripetizioni, si gustano i parallelismi e le opposizioni, e si entra nello spirito del Discorso agostiniano.
Reale ritiene inoltre che questa opera costituisca un vertice di quello stile particolare di Agostino che corrisponde a quello della «tarsia», che introduce in modo ben studiato tutta una serie di citazione dei testi sacri. Si pensi, per esempio, che versetti del primo capitolo del Vangelo di Giovanni vengono citati parecchie centinaia di volte, e che della Bibbia vengono citati versetti tratti da quasi tutti i testi che compongono sia l’Antico sia il Nuovo Testamento. Seguendo la logica della composizione a «tarsia», Reale ha riportato in nota quei passi biblici ai quali Agostino fa richiamo, senza citarli direttamente, ma facendo riferimento a essi per allusione o per parafrasi.
Il Piccolo Principe con audiolibro
“TUTTI I GRANDI SONO STATI BAMBINI UNA VOLTA.
[MA POCHI DI ESSI SE NE RICORDANO].”
Antoine de Saint-Exupéry era un pilota, proprio come l’amico del piccolo principe. Viaggiava su piccoli aerei per portare la posta da un punto all’altro del Sud America, e viaggiando pensava molto, e dopo aver pensato scriveva. Quando venne la guerra, diventò pilota di guerra. Un giorno del 1944, era luglio, si alzò in volo sul Mediterraneo e non tornò più.
Ninni Bruschetta è un noto attore del panorama teatrale italiano. In questo libro ci offre le sue riflessioni ben documentate su quello che è il ruolo dell'interprete rispetto al testo e rispetto al contesto in cui esercita il mestiere. Il saggio diventa così una sorta di messale del regista, parafrasando il linguaggio liturgico che si cela dietro l'atto teatrale, scritto da chi si è sporcato le mani con la polvere del palcoscenico, quella medesima polvere - diceva Eduardo De Filippo - che una volta che respiri non dimentichi più. Quasi come una polvere magica e come magica è la parola dell'officiante, che nel trasporre i significati ai segni crea un mondo, dà vita a personaggi, sostiene le stelle sotto cui dorme un popolo e una nazione.
Una rilettura contemporanea del capolavoro di Saint-Exupéry, in cui lo stesso autore del Piccolo principe diventa compagno di avventure del piccolo aviatore. Il tratto di Sfar reinterpreta, in tutta la sua ricchezza, come mai accaduto prima, il mondo fantastico del Piccolo Principe.
Il XIII secolo, il secolo d’oro della Scolastica medievale, che ha visto tra i suoi protagonisti teologi e filosofi del calibro di Tommaso d’Aquino, Alberto Magno, Bonaventura da Bagnoregio e Ruggero Bacone, è anche il secolo in cui la riflessione sui segni assume un ruolo centrale non solo negli ambiti tradizionali delle arti del trivio (grammatica e logica, in particolare), ma anche in altri ambiti da quello teologico a quello medico e della filosofia naturale. Le tradizionali riflessioni sulla teoria del segno che si erano sviluppate da Agostino di Ippona si incontrano con gli spunti che vengono dall’Aristotele della logica nova (Analitici Primi e Secondi, Topici, Confutazioni sofistiche e Retorica), producendo una revisione della definizione e della classificazione dei segni. In diversi ambiti (dalla riflessione grammaticale sulle figure retoriche alla teologia sacramentale o all’angelologia) emerge con grande forza una particolare attenzione all’uso dei segni e del linguaggio che permette di parlare, per la prima volta dopo l’illustre precedente di Anselmo di Aosta, di una vera e propria pragmatica medievale, che si affianca alle originali elaborazioni della semantica e della sintassi grammaticali (in particolare dei Modisti) e della semantica logica della “suppositio” (dei terministi della prima metà del secolo).
Una biografia di Giordano Bruno e al tempo stesso un romanzo sulla vita, sul rapporto intrattenuto con i grandi personaggi dell’epoca, sulla visione cosmica di un uomo instancabilmente in lotta contro ignoranza, bigottismo e ipocrisia.
“Troppe volte Bruno sembra vivere ineluttabilmente con la scardinante dedica dell’Oscuro ‘ai vaganti di notte, ai maghi, ai posseduti da Dioniso, alle menadi, agli iniziati’ (Eraclito 14, A 59, trad. Giorgio Colli). Un empito dionisiaco avviluppante il Dio in una danza a spirale che sfonda secoli inutilmente pesanti solo per gli umani. Perché la forza del Nolano è racchiusa in un perenne vaticinio donativo. Circolarità senza fine, Sphairos consustanziale con Afrodite iperuranica. Per questo è contemporaneo di Hermes, il donatore agli umani, e quindi con Spalle Larghe (Platone), Porfirio e Giamblico lo scrutatore degli Egizi e poi a Giuliano l’Apostata e ‘all’altro’ Giuliano il Kremmerz degli anni nostri. Ma i filamenti luminosi de ‘gli eroici furori’ hanno troppo scandagliato Anima sempre eterna per non parlare continuamente a quell’Amore che ‘ratto s’apprende’ ai ‘Cor’. Così il Nolano adepto ai sacri misteri di Orfeo continua il suo canto donativo in nome di quella ‘necessaria Follia’ che rende qualsiasi suo lettore un processionario nelle file dei seguaci dei Maghi, in nome del divino ardore che nessun rogo potrà mai cancellare. Ecco perché tutti noi siamo fermi al 17 febbraio del 1600. Per ricordare come su ogni creatura e cosa domini ‘la Folgore’. Ovvero l’abisso radioso che si apre dal Bacio degli Amanti.”
Gabriele La Porta