Le "Opere" di Bertrando Spaventa (1817-1883) furono raccolte originariamente da Giovanni Gentile, che si preoccupò di selezionarle ed editarle, considerandole un'esposizione completa e magistrale del pensiero hegeliano, capace di mostrare il processo segreto di una nuova intuizione del mondo. A partire da quel nucleo metafisico che è il tentativo di risolvere la natura nello spirito, Spaventa ripensò la propria epoca ad ogni livello. In questi scritti si possono trovare e riscoprire l'esigenza di una nuova concezione della politica, la necessità di instaurare un rapporto più originario con la scienza e l'intima compenetrazione di filosofia e storia. Per essere all'altezza della modernità, secondo Spaventa, non è più possibile intendere la verità come Giove addormentato sul monte Ida, per cui ci si deve avvicinare di soppiatto e frugargli nelle tasche per sorprenderne le confidenze e i segreti, per poi scrivere e pubblicare testi; la verità non si trova all'esterno, ma deve essere autenticamente prodotta dal pensiero. Pubblicate in tre tomi nel 1972, le opere di Spaventa vengono qui riproposte in un unico volume, con un nuovo saggio introduttivo e nuovi apparati a cura di Francesco Valagussa e una nuova postfazione di Vincenzo Vitiello.
Tutti i frammenti superstiti dei 15 libri scritti dal neoplatonico Porfirio di Tiro contro il cristianesimo che sempre più si diffondeva nell'Impero Romano del III secolo. Testi greci, latini e tedeschi a fronte. Presentazione di Giuseppe Girgenti.
Giovan Battista Piranesi: incisore, scenografo, antiquario, ma prima di tutto, come venne definito dai suoi molti oppositori e rivali, "architetto scellerato". "La croce e la sfinge" racconta la vita di questo artista d'eccezione e dei suoi figli, la sua storia ribelle e avventurosa, che inizia a Venezia, per proseguire nella Roma delle rovine; la storia di un uomo le cui idee rivoluzionarie suscitano scandalo, così come il legame con la potente famiglia di Papa Rezzonico, che pensa di usarlo per i propri scopi politici. Ma questi sono solo alcuni dei tanti azzardi che caratterizzano l'esistenza di un irregolare dell'arte e del pensiero, che nel progetto di restauro della chiesa di San Giovanni in Laterano e nella costruzione della chiesa di Santa Maria del Priorato sull'Aventino si avvicina sempre più ai simboli dei crociati e alla mitologia dei templari, un amore tossico che aliena sempre più a Piranesi le simpatie dei vertici ecclesiastici. Pierluigi Panza profonde in questa grande avventura il rigore del saggista e dell'erudito, ma, prima ancora, la capacità del narratore di immergersi nella materia infuocata di un'esistenza fuori dalle regole e di elevarla a simbolo di un'intera epoca: il Settecento dei misteri, degli oscuri simboli esoterici e dei poteri occulti che scuotevano le certezze del secolo dei Lumi e minacciavano la Chiesa. II libro è arricchito da documenti inediti e riproduzioni delle incisioni di Giovanni Piranesi.
Un'antologia che raccoglie alcuni tra i più interessanti e innovativi punti di vista sulla traduzione e sul rapporto fra traduzione e identità nazionale. Tema unificante: l'idea di traduzione come luogo di incontro e scontro fra culture e come strumento di formazione e manipolazione delle identità. Dopo una prima sezione che raccoglie le voci di autori che vivono in Asia, Africa e America del Sud, la seconda è dedicata al punto di vista di studiosi e scrittori importanti (tra cui Jhumpa Lahiri, Mona Baker, Albert Bensoussan e Emily Apter) che si trovano invece a vivere e lavorare a cavallo tra Oriente e Occidente. Facendosi forti di una posizione difficile ma anche privilegiata, questi ultimi hanno fatto proprie le teorie, le idee e i canoni di scrittura occidentali e li hanno adattati all'espressione delle peculiarità di chi vive in-between o è protagonista di una forma di alterità e differenza ancora sconosciuta al mondo occidentale.
Il linguaggio multimediale è uno degli ambiti più stimolanti e studiati dalle scienze della comunicazione negli ultimi anni. In questo volume l'autore - fra i maggiori esperti italiani del linguaggio filmico e televisivo - ha scelto di concentrarsi sugli effetti psicovisivi e psicoacustici che l'audiovisivo induce nello spettatore e, di conseguenza, sull'universo estetico ed estesico, emotivamente composito, al quale essi danno vita. Innanzitutto, egli riflette sugli effetti visivi e acustici sollecitati dalla fruizione del testo filmico o televisivo; poi, sulla dimensione narrativa prodotta contemporaneamente dall'immagine e dal suono; ancora, sulla prospettiva della comunicaione insita nei testi audiovisivi, intesa come complesso di atti, capaci di produrre situazioni di illocuzione e di perlocuzione; sugli effetti psichici ed estetici sullo spettatore; sulla dimensione estesica, antecedente a ogni presa di coscienza contenutistica o estetica dei testi audiovisivi. A fare da riferimento, per dare concretezza all'analisi, tre film: "Caterina va in città" di Paolo Virzì (2003), "Notturno bus" di Davide Marengo (2007), "Il flauto magico" di Kenneth Branagh (2007), e un mediometraggio girato dall'autore stesso per la televisione nel 1969, il cui argomento è la storia della musica dal Medioevo ai giorni nostri.
In questo volume vengono raccolti tutti i numeri della rivista "Athenaeum", fondata a Berlino nel maggio 1798 dai due fratelli August Wilhelm Schlegel (1767-1845) e Friedrich Schlegel (1772-1829), che in soli due anni di vita (1798-1800) divenne il principale luogo di elaborazione del Romanticismo tedesco, e poi fonte di ispirazione di tutto il movimento romantico in Europa. La rivista raccolse i contributi e i suggerimenti degli intellettuali riuniti a Dresda (1798) e a Jena (inverno 1799-1800), tra i quali, oltre agli Schlegel, spiccano il teologo e filosofo Friedrich Schleiermacher (1768-1834), lo scrittore Johann Ludwig Tieck (1773-1853), il poeta Friedrich von Hardenberg, più noto con lo pseudonimo di Novalis (1772-1801), e il filosofo Friedrich Schelling (1777-1854). Tra i tanti concetti elaborati dagli Schlegel in ambito estetico, spicca la teoria dell'ironia, che indica il rapporto di inadeguatezza tra l'infinità dell'artista creatore, concepito come soggetto assoluto, e la finitezza dell'opera d'arte e del mondo fenomenico in cui essa si pone. Ma il concetto viene a indicare, più in generale, l'atteggiamento di chi, comprendendo il carattere relativo degli aspetti finiti dell'esistenza, coglie l'incomparabile superiorità dell'infinito. Questo circolo e questa rivista incarnarono così la cifra spirituale della nuova epoca.
Dal racconto platonico del "Simposio" fino alla miriade di versioni della figura di Don Giovanni, l'amore è stato raccontato da una molteplicità di punti di vista diversi. I miti - i racconti, appunto, nei quali questo tema è stato affrontato - sono quasi sempre attraversati da un'inquietudine, espressa in modi differenti. Dal timore, o talora dalla consapevolezza, dell'inanità degli sforzi volti a realizzare la tensione erotica. I miti d'amore spiegano perché l'amore è alla fine impossibile. Quei miti fanno capire ancora oggi quale sia la natura specifica dell'amore. II non poter essere soltanto unione senza essere al tempo stesso separazione, appropriazione senza perdita, appagamento senza insoddisfazione, felicità senza dolore, vita senza morte.
In un imprecisato paese sul mare, in Inghilterra, l'infermiera di colore Nadine trova un giovane sui vent'anni in stato confusionale e lo porta nell'ospedale psichiatrico in cui lavora, dove viene assistito. Il misterioso giovane non parla, non scrive, non ha un'identità riconoscibile, ma disegna un pianoforte, e quando viene messo di fronte allo strumento reale, nel "giardino d'inverno" dell'istituto, comincia a suonare meravigliosamente, come non avesse mai fatto altro in vita sua. Tutti i pazienti, i medici e gli infermieri che assistono alla sua esibizione ne restano profondamente colpiti, a partire dallo psichiatra che dirige il centro, il quale ne parla a un collega più anziano e in breve trasforma questo insolito caso clinico in un fenomeno mediatico di massa. La musica suonata dal giovane ha infatti uno straordinario effetto terapeutico, è in grado di "sbloccare" i pazienti dell'istituto, di metterli a confronto con il bene e il male delle loro esperienze vissute; e fra essi, soprattutto il signor Rosenthal, ex deportato nei lager nazisti, che narra la sua vicenda in cui la musica svolge un ruolo essenziale quanto ambiguo e inquietante. Mentre il mondo si interroga sul mistero dell'uomo sorto dal nulla, Nadine cerca in ogni modo di restituirgli il senso della propria esistenza. Ma il segreto che il pianista muto cela in sé è evanescente come la musica in cui egli esprime la realtà insondabile del suo inconscio.
Un matrimonio di rito indiano in una villa del Cinquecento e due uomini che amano la stessa donna. Un padre che va via, una madre ferita, un ragazzo che lascia la sua piccola isola di fronte all'Africa e cerca una vita normale in una grande città, lontano dall'incanto dei tredici anni, dalla poesia dei ricordi. Un ballerino che corre per Londra - bellissimo, fragile e inquieto un uomo che forse arriverà all'aeroporto, lo abbraccerà chiedendogli scusa, o forse no, non ne avrà il coraggio. Un Presidente sudamericano e un'attrice che ha lasciato l'Italia per un paese di caldo e cactus, chitarre e rivoluzioni. Un gatto che arriva per caso, in pieno agosto, e candele che si accendono al tramonto, e il coraggio che serve per stare bene con niente. Tra Roma e la Toscana, la Sardegna e Islington, una raccolta di storie, di vite, di città, un libro intenso e poetico in cui Soriga racconta la passione e la gelosia, l'incontrarsi e il perdersi, la magia del ritrovarsi, la fatica e la facilità dell'amore.
Il racconto di una vita trascorsa nel Gulag staliniano ci pone di fronte a una realtà raccapricciante che tutto sommato ci sembra di avere già conosciuto attraverso testimonianze altrettanto drammatiche. Ma Evfrosinija Kersnovskaja riesce a creare quell’impatto che fa tornare in mente, a lettura finita, innumerevoli episodi, volti, voci, con un procedimento che all’inizio del Terzo Millennio appare di stupefacente novità. Raramente le vittime di un regime totalitario hanno raccontato la loro esperienza con il gusto della narrazione e con una sensibilità estetica che non vengono meno di fronte all’orrore e all’abbrutimento. La lettura di queste pagine, illustrate dagli straordinari disegni dell’autrice, cattura la nostra attenzione per l’azione in sé e per il ritmo infuso dalla vitalità della protagonista.
La formula della Kersnovskaja è quella del romanzo illustrato. È nuovo il ruolo del lettore, che, quasi come in un gioco ipertestuale, entra nelle immagini, ascolta la voce narrante e partecipa alle vicende. Non esistono riprese documentarie del Gulag, tanto meno girate dalle vittime. Ma grazie a questo incomparabile “fumetto”, a distanza di settant’anni dagli eventi, dal permafrost siberiano emergono volti e voci, quasi fossero le parole surgelate di cui parla Rabelais. È nuovissimo il tono della narratrice. Ci si aspetterebbe la voce di una vittima, di una donna che subisce, patisce, che è picchiata, seviziata, sbattuta nelle carceri di rigore. E invece l’io narrante è quello di una vincitrice fisica e morale.
Frosja (Evfrosinija) Kersnovskaja, proprietaria terriera di famiglia aristocratica russo-greca, è stata allevata nell’agiatezza, ha studiato lingue e musica, disegno artistico e materie umanistiche nei migliori ginnasi del suo tempo. Eppure in certi momenti si dichiara fiera di avere fatto a pugni con prostitute e malviventi, di avere lavorato a pari condizioni con manovali e minatori maschi, e di averli superati! Non è una donna umiliata e impaurita dalle beffe sadiche dei carcerieri. Anche quando testimonia l’umiliazione delle donne nude, calpestate, violate nella loro intimità, riporta di sfuggita le proprie esperienze, presentandosi come una fra le tante, anzi come una che forse ha sofferto meno delle altre.
“Per lei la cultura funziona come àncora di salvezza in termini assoluti (nella cella di rigore, d’inverno, denudata, costretta a passare la notte su un piede solo nella stanza piena di escrementi, si salva declamando ad alta voce versi del suo poeta preferito). La cultura le serve anche da magica lente d’ingrandimento, che ingigantisce nella memoria le sue esperienze private. Raccontate e illustrate, le vicende private diventano straordinarie. Nella tragedia immane, ci è dato percepire ‘quanto vale un uomo’, nel caso specifico, quanto vale questa donna.”
Elena Kostioukovitch
E allora che cos’è Giulio?
Qualcosa che non era nei piani.
Qualcosa che non c’entrava niente.
Che non c’entra, niente.
Un mistero da accettare.
Che più pensi di poter dominare, più in quel momento ti domina.
Una passione scomoda.
Sinistra.
La vita di Nina e Bernardo è ispirata da grandi ideali di sinistra, quella di Giulio e Simonetta da principi concreti di destra.
Due coppie, insomma, con aspirazioni diverse ed esistenze fra loro apparentemente inconciliabili: ma uno scherzo del destino le fa incontrare e rivela loro una sotterranea possibilità di contatto...
Complice la Grande Storia, quella delle vicende politiche e sociali di un’Italia in piena fase di transizione, dalla caduta del Muro di Berlino al giorno esatto dell’ultima vittoria elettorale di Silvio Berlusconi, Chiara Gamberale racconta, con ironia e disincanto, la storia di un’attrazione che ha come suo insolito presupposto il disprezzo reciproco. Una passione che non dovrebbe esplodere eppure esplode, una passione scomoda, ambigua: sinistra.
Senza presupposti romantici, ma romantica suo malgrado: di fatto capace di travolgere differenze ideologiche e culturali e di insinuarsi nelle certezze di personaggi che, per la prima volta, si trovano così di fronte a un dubbio. A fulminante dimostrazione di come, oggi più che mai, tutto quello che più rifiutiamo – su un piano personale che si fa immediatamente politico – in qualche modo ci riguarda.
E forse ci assomiglia.
Le "forme di produzione precapitalistiche" costituiscono una parte dei "Lineamenti di critica dell’ economia politica" composti da Marx, sotto torma di appunti e in vista della stesura del "Capitale", tra il 1857 e il 1858. Vero e proprio "testo dentro il testo", esse rappresentano una sorta di interruzione momentanea dell’ indagine critica di Marx sul presente del modo di produzione capitalistico e volgono invece lo sguardo al passato dei mondi che lo hanno preceduto e ne hanno preparato l’avvento: i modi di produzione antico, asiatico e feudale, nelle loro specifiche articolazioni e dinamiche. Più precisamente, il nucleo tematico di questo laboratorio intellettuale, che permette di seguire Marx mentre elabora il proprio pensiero, è l’analisi della legge generale dello sviluppo storico e del legame reciproco dei diversi modi di produzione che si sono storicamente succeduti. Incentrato su una filosofia della storia stadiale e dialettica, conflittuale e orientata al fine ultimo della società senza classi, il progetto marxiano poggia su una salda convinzione: non è possibile comprendere pienamente il "funzionamento" del mondo capitalistico senza averne correttamente decifrato la genesi storica e senza essersi affrancati dalle spiegazioni ideologie che naturalistiche e "robinsoniane" dell’economia politica classica. Non si può fare luce sul presente né prefigurarsi le contraddizioni che accompagneranno l’umanità verso il futuro, senza aver preventivamente fatto i conti con il passato.