Il multiculturalismo è divenuto aspetto peculiare delle società odierne ed è oggi fondamentale oggetto di studio della sociologia contemporanea. Nuovi nessi concettuali ed empirici si vengono a delineare all'interno di tali mutate condizioni sociali e particolare interesse suscita un approccio analitico al nesso concettuale tra sport e multiculturalismo, soprattutto se volto a valutare la possibilità che la pratica sportiva favorisca l'integrazione sociale del diverso.
Si scrive molto di mafia. Giornalisti, storici, magistrati, sociologi, psicologi, hanno analizzato dal proprio punto di vista questo fenomeno che nell'arco di centocinquant'anni ha generato nell'immaginario un'entità presente in tutto il mondo che pur rimane intimamente legata alla terra in cui ha avuto origine: la Sicilia. In questo testo l'autrice approfondisce il punto di vista socio-antropologico e mette in evidenza come la mafia sia non solo ciò che vogliono farci credere ma anche una immagine creativamente elaborata e nutrita con l'apporto di molti. Dopo aver esaminato la cultura mafiosa con i suoi valori, codici, riti e simboli, il testo passa a esaminare il sistema di potere nel quale è integrata la mafia, il ruolo della fratellanza, della donna e dei minori al suo interno, l'acquisizione del consenso e la scalata alla società, l'identità mafiosa, e si conclude con l'educazione alla legalità quale speranza per un futuro nel quale prenda definitivamente piede una cultura della partecipazione responsabile.
Cesare Pavese è senza dubbio uno degli scrittori italiani che più lucidamente hanno affermato l'importanza del cinema nel Novecento, riconoscendo che esso è un elemento fondamentale della cultura popolare e dell'industria culturale, un modello di "sguardo" sulla realtà imitato da tutti gli altri mezzi espressivi. In diversi momenti della sua attività lo scrittore piemontese si cimenta nella stesura di soggetti cinematografici e in discorsi critici e teorici sul cinema, spesso nelle sue opere letterarie, nelle lettere, nel diario dedica ad attori e film citazioni non superficiali e casuali. D'altra parte è evidente che anche a livello biografico il cinema riveste un ruolo non trascurabile nell'esistenza di Pavese, dalla giovinezza fino agli ultimi giorni di vita.
L'indipendenza del Sahara Occidentale è una delle tante speranze suscitate dal nuovo corso della politica internazionale all'inizio degli anni novanta del Novecento. Un apposito piano di pace tracciato dall'ONU avrebbe dovuto porre fine al conflitto che dal 1975 vedeva contrapposte l'aspirazione indipendentista del Fronte Polisario alle rivendicazioni del Marocco sul territorio. Tuttavia il previsto percorso, finalizzato allo svolgimento di un referendum da sottoporre alla popolazione autoctona, subì ben presto un rallentamento provocato da diversi ostacoli originati da entrambi i contendenti, fino a giungere all'attuale situazione di stallo. Questo libro ricostruisce le diverse fasi del conflitto e delle trattative tracciando il profilo di uno dei due protagonisti, la popolazione saharawi, e della sua lotta per il riconoscimento di una indiscutibile identità nazionale che rischia di rimanere fagocitata dall'occupazione marocchina.
I recenti avvenimenti in Nordafrica e in Medio Oriente hanno riacceso l'interesse di studiosi e analisti per il rapporto tra condizioni sociopolitiche da un lato e collasso delle istituzioni governative dall'altro. A partire dalla metà degli anni Settanta alcuni autori iniziarono a sviluppare una tipologia di analisi delle dinamiche statuali impiegando congiuntamente strumenti sociologici e principi della geopolitica, sviluppando un approccio basato sulla continua influenza reciproca tra le dinamiche interne degli stati e il mutamento del contesto internazionale. Tre autori in particolare, Randall Collins, Theda Skocpol e Jack Goldstone sono riusciti a sviluppare dei modelli interpretativi particolarmente efficaci nell'interpretare i processi del contesto internazionale posteriore alla Guerra Fredda. I loro impianti di analisi, oggetto primario del presente lavoro, hanno mostrato la loro validità previsionale rispetto ad una vasta gamma di eventi, dal crollo dell'Unione Sovietica ai conflitti etnonazionalistici, per arrivare alle recenti mobilitazioni antisultanistiche nel mondo arabo.
Sensazioni, atmosfere, paesaggi, luci e colori rimangono - intramontabilmente - gli stessi, nonostante i profondi mutamenti insediativi e funzionali che hanno caratterizzato queste città negli ultimi due decenni. Abbandonata la forma compatta e iper-densa, si osserva una progressiva delocalizzazione produttiva con una dispersione della popolazione, più o meno accentuata, nelle regioni circostanti, anche a seguito dello sviluppo infrastrutturale che ha reso i territori della frangia nuove città nella città, che ha plasmato il periurbano remoto secondo paesaggi confusi e indistinti, non più rurali, non ancora urbani. Questo libro si interroga sugli esiti, insediativi e funzionali al tempo stesso, delle trasformazioni che si osservano, a scala regionale, nelle grandi città Mediterranee. In bilico tra sprawl e compattezza, Atene, la città Mediterranea per eccellenza come è stata tratteggiata nel libro di Leontidou, rappresenta ancora quel referente concettuale a cui fare riferimento per comprendere le dinamiche dell'urbanità meridionale, sospesa tra una modernità cercata ed un passato che non sembra tramontare mai.
Due terre liminari la Sicilia e Trieste: qui, tra le maglie del tessuto letterario, emerge il confine ambiguo e sfuggente che isola e lega. L'autrice indaga i testi di Vittorini, Sciascia, D'Arrigo, e di Bazlen, Michelstaedter e Mattioni per portare alla luce, a partire da spie minime, indizi e dettagli, le logiche immaginarie che istituiscono lo spazio letterario di frontiera. Sulla soglia, per rotte centripete e centrifughe, le forme letterarie prese in esame assorbono la lezione del confine, quel limite che esiste solo se lo si oltrepassa o lo si guarda in fronte.