Il viaggio è un percorso spazio-temporale, ma anche una ricerca dell'ignoto che ci portiamo dentro. Questo libro è un viaggio alla ricerca di quelle radici sensoriali ed emozionali legate alla sfera della nutrizione, in apparenza poco nobili, che tuttavia connotano fortemente l'identità di un popolo, della sua storia e della sua cultura. La legge biologica della necessità vitale di energia nutritiva postula il corollario del valore del cibo anche sotto l'aspetto della comunicazione e la sua elaborazione gastronomica, come la lingua, si sviluppa e modifica sussumendo le esperienze nuove o provenienti dall'esterno. La Madre-Terra diviene così Cibele, Demetra, ma anche la madre di Dio o S.Agata o S. Lucia o la Madonna delle Milizie e mantiene forte la connotazione del "femminile" immanente nel significato stesso del "dare vita" e del "nutrire". La triade grano, vino, olio, che caratterizza le coltivazioni mediterranee, sacralizzata dal cristianesimo, ha rappresentato il lievito della civiltà odierna, ma rimane l'archetipo culturale, nato nel crogiolo di diverse etnie, che ha avuto il suo epicentro in quel triangolo aureo al centro del Mediterraneo che è la Sicilia.
Nel libro il processo è ricordato fin dagli inediti antefatti e seguito nei suoi tratti più salienti, mettendo in luce le non comuni difficoltà derivanti dalla sua inconsueta vastità e svelando retroscena e passaggi sconosciuti o non esattamente riportati, fino al suo epilogo giudiziario e al suo impatto nella coscienza sociale. Fondamentale appare l'approfondita valutazione dei risultati probatori offerti dal processo, insieme con le notazioni umane dei protagonisti di esso, che emergono da un'indagine obiettiva ed approfondita. L'autore è riuscito, pur non trascurando la sostanza giuridica dell'indagine, a conferire al racconto uno stile agile e chiaro, centrando gli elementi che potessero incuriosire, o comunque interessare, il lettore. Dando così luogo a un contributo di carattere rigorosamente storico, e quindi, obiettivo, ma subiettivato dai riferimenti personali di chi l'ha vissuto sì da giustificare lo slogan" la vita d'un uomo attraverso un processo".
A partire da una serie di riflessioni sociologiche, antropologiche, metodologiche e pedagogiche, il libro propone un approccio integrato tra metodi di ricerca e strategie didattiche al fine di valorizzare la scuola come luogo in cui decostruire una conoscenza - che ad oggi sul tema dei figli dell'immigrazione e la gestione della "differenza" appare ancora molto stereotipata e inadeguata - e promuovere, invece, nuovi strumenti concettuali, prospettive analitiche e strategie di intervento nei processi di inclusione o integrazione di questo particolare segmento della popolazione straniera.
Le lettere familiari hanno costituito finora la più frammentaria e trascurata sezione dell'epistolario verghiano. Il corpus qui raccolto, relativo alla fase fondamentale della vicenda umana e letteraria dello scrittore catanese (dal 1851, anno della prima lettera nota di un Verga 'puer', al 1880, anno di conclusione del lavoro sui Malavoglia), si presenta come un'edizione critica conservativa, arricchita da un ampio commento biografico e storico-linguistico. Vengono recuperati numerosi inediti alla madre e ai fratelli, ma anche acquisite (con pazienti ricerche d'archivio) significative lettere dei familiari dello scrittore (padre, madre, fratelli). L'insieme può assurgere legittimamente alla coerenza di una testimonianza epistolare fra le più significative della letteratura ottocentesca, e ciò sia per la sua priorità e specificità rispetto al resto delle lettere verghiane note, che per l'interesse oggettivo dei testi. Essi infatti ci presentano un Verga sostanzialmente inedito, sempre alle prese con i problemi della quotidianità e della gestione economica di sé lontano e della famiglia a Catania.
La vitivinicoltura in Sicilia risulta sempre più uno dei comparti di punta delle produzioni agroalimentari regionali. L'inasprirsi del grado di competitività sui mercati internazionali ha prodotto nell'Isola intensi processi di cambiamento e rinnovamento sia sotto il profilo tecnico-gestionale che commerciale. Tuttavia, le produzioni vinarie isolane hanno mantenuto un'elevata specificità territoriale attraverso la valorizzazione dei vitigni autoctoni e di quelle produzioni caratterizzate da una forte componente storico-culturale. Questi elementi, insieme valorizzazione delle risorse "immateriali" ha svolto un'azione sinergica per lo sviluppo del comparto in un'ottica di "sistema locale" o distrettuale, non legato solo alla produzione di vini imbottigliati ma anche allo sviluppo e all'integrazione dell'attività agricola con altre componenti territoriali.
Carismatico ideatore del sionismo politico, giurista, giornalista, esteta, letterato, Theodor Herzl, nato nel 1860 a Pest, si definisce un "ebreo tedesco d'Ungheria". Il giovane dandy si forma nella Vienna fin de siècle dove entra in contatto con l'intellighenzia della capitale dei teatri e dell'arte. Formatosi sui grandi classici della letteratura europea, sogna di diventare il più famoso drammaturgo del Burgtheater. Inviato a Parigi come cronista parlamentare della "Neue Freie Presse", assiste all'ingiusta condanna del capitano ebreo Alfred Dreyfus, che determina la sua svolta sionista. Nelle pagine della sua letteratura utopica nasce un epocale progetto realistico di politica ebraica che profetizza la fondazione dello Stato d'Israele mezzo secolo prima della sua effettiva realizzazione. La sua arte visionaria si trasforma in sionismo politico attraverso numerosi incontri diplomatici con i grandi della terra: dall'imperatore Guglielmo II a Abdul Hamid, dallo zar Nicola II a Vittorio Emanuele III, a Papa Leone X.
Fu lunga l'esistenza di Giovanni Verga. Salutò, ventenne, l'arrivo di Garibaldi in Sicilia e arrivò a vedere sorgere il fascismo. Iniziò a scrivere giovanissimo, nella sua città natale. A Catania, a Firenze, a Milano realizzò molteplici opere (tutte presentate in questo volume, in successione cronologica, connesse con la biografia dell'autore, la situazione storica, i nodi problematici dell'interpretazione). Verga diede però vita ai suoi capolavori in un solo decennio, quando dalla moderna Milano delle banche e imprese industriali si rivolse a narrare, "con la mente", "da lontano", il mondo arcaico-contadino della sua terra. Ci consegnò così una straordinaria rappresentazione di una particolare realtà sociale, determinata storicamente (quella della Sicilia di fine Ottocento). E compì un'originalissima operazione di "traduzione", linguistica e antropologica, funzionale ai bisogni conoscitivi della nuova Italia postunitaria.
Questa ricerca, che si è sviluppata nell'arco di tre anni, riguarda la ricostruzione del tracciato viario romano tra Messina e Siracusa, quella strada che Cicerone fugacemente cita come via Pompeia. Poiché di essa non esiste altra traccia nelle opere antiche, l'indagine è stata soprattutto concentrata sulla ricognizione archeologica, al fine di individuare sul terreno tracce visibili dell'antica via. L'ipotesi finale è stata successivamente "costruita" da un lato, sull'ubicazione delle emergenze archeologiche note da bibliografia e, dall'altro, sull'analisi diretta del territorio attraversato dalla strada, che si snoda attraverso tre province e oltre trenta comuni, per una lunghezza totale di circa 150 chilometri. Il testo è arricchito con numerose illustrazioni, con carte analitiche e corredato da tavole, redatte sulla base della cartografia IGM, che sintetizzano il presunto andamento del tracciato viario.
Sempre più spesso e diffusamente ricorrono alla cure di psicologi clinici e psichiatri individui che non risultano affetti da patologie mentali classiche ma che soffrono, in realtà - oltre che per vicende dell'esistenza in genere a causa delle frustrazioni inflitte dall'attuale forma di organizzazione sociale. In essi sembra agire un mortificante riflesso culturale che li porta ad auto-attribuirsi disfunzioni psicologiche di tutti i tipi e li forza in tentativi di modificare se stessi per adeguarsi a qualunque forma di mondo; omettono così di modificare ciò che li opprime, concentrati come sono sulle proprie supposte anomalie, e non riescono a interrompere la sofferenza. Che origine ha un tale masochistico comportamento e soprattutto dove può condurre? "Nuova psicopatologia della vita quotidiana" si propone di fornire alcune risposte e di tracciare un limite quanto più definito tra la malattia mentale e la sofferenza derivata da una vita sociale incapace di preservare l'individuo.
A differenza della tradizionale interpretazione "risorgimentista", che sottolinea la discontinuità tra la tirannide e la libertà sabauda, i saggi di questo volume intendono dimostrare come l'eccezionale crescita economica e sociale di Catania trova le sue profonde radici proprio nell'Ottocento borbonico, quando l'elevazione a Capovalle e la formazione di una robusta borghesia delle professioni e del commercio proiettano la città a terzo polo urbano della Sicilia. Si spiegano così processi in apparenza contraddittori, come la prudenza politica dell'élite locale (sospesa fino all'ultimo tra lealismo al cadente regime ed adesione al nuovo Stato unitario), la vitalità "patriottica" del mondo giovanile universitario e l'ampiezza della rete cospirativa provinciale, autentico "motore" dell'unificazione nazionale. La ricerca apre scenari ancora inesplorati come la risposta di "genere" al crollo dello Stato, le sfide amministrative dei primi Sindaci "italiani" e la reazione dei "vinti" che tra clandestinità ed esilio maltese tentano un impossibile ritorno al passato.