Nel corso degli ultimi decenni, in ambito storico e archeologico pochi temi hanno visto una crescita così impetuosa delle ricerche, un aumento così significativo dei dati disponibili e un mutamento così radicale dei paradigmi interpretativi quanto quelli relativi alla Roma medievale, in particolare riguardo al periodo più antico, fino all'anno Mille. La tradizionale visione della città altomedievale appiattita su una interpretazione esclusivamente in chiave di crisi e decadenza è stata messa in discussione dagli studi più recenti che, pur evidenziando la profondità della trasformazione e la gravità dei fenomeni di destrutturazione dell'assetto urbano, hanno messo in luce anche la continuità per tutto il periodo dell'insediamento all'interno dello spazio intramuraneo, l'importanza della città come centro di produzione e come terminale di flussi commerciali a scala mediterranea, il suo rilevante ruolo artistico e culturale. Nel volume alcuni dei più autorevoli specialisti italiani di archeologia, storia, storia dell'arte e cultura della Roma altomedievale tracciano un quadro complessivo dello stato attuale delle conoscenze sulla città dall'età tardoantica fino alle soglie dell'XI secolo.
Raffaello è uno dei più importanti artisti del Rinascimento italiano, nonché uno dei più influenti nell'intero panorama della storia dell'arte: fondatore di un procedimento creativo basato sull'imitazione "sintetica" o "critica", è stato un modello per generazioni di artisti. Il suo profondo interesse per gli aspetti filosofici ed espressivi del principio del decoro e le scelte strategiche di divisione dei compiti attuate nella sua bottega ne fanno un innovatore, capace di ridefinire il lavoro degli artisti. Robert Williams attinge ampiamente alla storia della letteratura, della filosofia, della religione e dell'economia per documentare e ripercorrere l'evoluzione stilistica di Raffaello, fornendo una base per ulteriori ipotesi su obiettivi e aspirazioni dell'arte italiana del Rinascimento e sulla natura degli studi storico-artistici.
Hans Belting ha dato un contributo fondamentale allo studio della cultura figurativa e della funzione delle immagini nel mondo occidentale, per l'originalità della sua impostazione interpretativa. Ne è un esempio eminente Bild und Kult, distintosi tra i libri che hanno impresso una svolta negli studi storico-artistici per avere avviato una trattazione delle immagini di culto dall'avvento del cristianesimo alla Riforma protestante che prescinde dal concetto stesso di arte. A più di trent'anni dalla prima pubblicazione in lingua tedesca, questa nuova edizione italiana presenta, oltre a una traduzione e a una veste grafica completamente riviste, un corredo iconografico a colori arricchito anche rispetto all'edizione originale Torna disponibile così un volume imprescindibile - un classico ormai - per chiunque voglia approfondire il tema delle immagini fra Tarda Antichità e Rinascimento.
Agli occhi dei moderni, quel che distingue Vermeer dai suoi contemporanei è l'aura enigmatica che promana dai suoi dipinti. Questa originalissima qualità poetica è esattamente il tema di questo libro, ma non è vista come una dimensione misteriosa e ineffabile, bensì come il risultato di una deliberata scelta dell'artista. Attraverso un'analisi puntuale delle opere del pittore olandese, della loro struttura e del loro contenuto, Daniel Arasse mostra quindi come la scena d'interno diventi in Vermeer pittura dell'intimità, di una sfera privata e inaccessibile. Ed è proprio questa intimità, nella sua impenetrabile visibilità, il soggetto dei dipinti della "sfinge di Delft".
La difficile eredità di una proposta cristiana di non agevole imitazione nel corso dei secoli trasforma la memoria del Poverello nella dualità tra frate Francesco in sé e san Francesco per noi. Il volume indaga alcune modalità con cui la letteratura francescana ha affascinato taluni ambiti della cultura italiana, e non solo, del XX e XXI secolo in un processo di metamorfosi caratterizzato da una attrattiva “forza di contemporaneità” in un contesto assai spesso definito di “analfabetismo religioso”. Come si spiega questa apparente contraddizione? Il paradosso viene affrontato in un libro-ponte tra passato e presente attraverso molteplici sguardi (filosofia, arte, cinema, musica, teatro, psichiatria, letteratura, devozione, politica e propaganda) muovendo da un ineludibile punto di partenza: le fonti scritte che hanno trasmesso l’avventura religiosa – dal medioevo ai nostri giorni – di un uomo descritto da Tommaso da Celano come «mediocre di statura, piuttosto piccolo; viso un po’ oblungo e proteso; occhi normali, neri e semplici; capelli scuri; lingua mite, bruciante e acuta; voce veemente, dolce, chiara e sonora; barba nera e rada» che, a sua volta, si presenta nei propri affascinanti scritti.
Il volume, rivolto a coloro che desiderano approfondire la propria conoscenza dell'arte greca e, in particolare, agli studenti universitari, affronta il problema della cultura formale del mondo greco. Gli argomenti sono esposti con un linguaggio piano e accessibile, e in questo senso deve essere interpretata anche l'abbondanza del materiale illustrativo. Un punto di riferimento importante per gli approfondimenti del lettore è costituito dall'articolatissima bibliografia.
Le cose che diventano pezzi da museo possono essere di gran valore o solo di uso comune, ma sono state tutte scelte per aiutarci a ricordare chi siamo. Per questo, debbono subire una trasformazione radicale, smettendo di essere utili per diventare capaci di sfidare il tempo, con i loro significati e con la loro fisicità. Il nostro rapporto con i pezzi da museo non è solo intellettuale, ma ha anche un risvolto misterioso.
Gli oggetti d’impresa hanno fatto la nostra storia, plasmato l’immaginario, segnato un progresso tecnologico o accompagnato una storia d’amore. Utili e belli, ben disegnati. Potenti e misteriosi, sono figli dell’industria, di grandi visioni, di piccoli traguardi, e di tante invenzioni. Raccontano la creatività e l’ingegno italiani, che hanno dato forma al nostro futuro. Sono anche nei musei, ma si possono toccare. Please, touch!
Il volume è la prima antologia italiana delle risposte scritte che l'Europa dell'età barocca ha dato all'arte figurativa. Riunisce oltre seicento testi diversissimi per qualità, genere, funzione: dalle pagine di Shakespeare agli inventari e ai contratti perla realizzazione di opere d'arte. Questa scelta si deve alla convinzione che la risposta critica all'arte figurativa "non involge solo il nesso tra opera e opere, ma tra opera e mondo, socialità, economia, religione, politica e quant'altro occorra" (Roberto Longhi). Il testo introduttivo è concepito in stretta dipendenza dall'antologia, con il fine di illuminarne il montaggio e mostrare alcuni dei nessi principali che costruiscono ogni sezione, facendo del libro uno strumento didattico che fino ad oggi non esisteva.
Dall'affresco all'olio su tela, dalle vetrate alla fusione bronzea, il testo descrive le tecniche adottate nel corso della storia della pittura e della scultura seguendone la scansione cronologica ma concentrando l'attenzione sugli aspetti esecutivi, come l'organizzazione delle botteghe artistiche e l'impiego dei materiali caratterizzanti le diverse arti. Vengono così evidenziate prassi rimaste inalterate per secoli, ma anche particolari innovazioni introdotte da alcune botteghe e poi sistematicamente adottate da altri artisti, che testimoniano la realizzazione di dipinti e sculture come opere collettive piuttosto che come frutto di geniali ma isolati artefici. Ne deriva un racconto in cui la pittura e la scultura sono viste nel loro farsi e in cui l'esame delle principali tecniche esecutive (pittura murale, su tavola, su tela, mosaico, vetrate, miniatura, scultura lapidea, lignea e bronzea) si intreccia alla testimonianza delle fonti documentarie dell'epoca e alle indagini scientifiche condotte nel corso dei più noti interventi di restauro effettuati nell'ultimo ventennio.
Il pensiero iconologico attraversa tutto il XX secolo, trovando in Germania e poi in Inghilterra e negli Stati Uniti i luoghi di affermazione e di diffusione. Il percorso di questa tradizione di studi segue le vicende accademiche, scientifiche e personali dei protagonisti: Aby Warburg, Fritz Saxl, Erwin Panofsky, Edgar Wind, Rudolf Wittkower e il viennese Ernst Gombrich. In questo libro, nuova edizione di un testo ormai "classico" del settore, l'autrice esamina con sguardo critico lo sviluppo dell'iconologia che trova, dopo la metà del Novecento, esiti e connessioni con altre discipline, dalla semiotica alla psicanalisi, alla psicologia della percezione, alla storia sociale, all'antropologia. Alla luce degli attuali interessi per l'immagine e per la cultura visiva l'iconologia è al centro del dibattito sul rapporto fra immagine e opera d'arte, fra capolavoro e immagine documentaria, fra visività e espressione significante e patetica, fra tradizione e anacronismo, fra immagine e testi, fra linguaggi visivi e linguaggi verbali, poetici e musicali, introducendo, nel superamento dei confini disciplinari e geografici, un'accezione antropologica dell'immagine, all'interno del dibattito attuale sull'"iconic turn", e aprendo al multiculturalismo, alla multimedialità e alle neuroscienze.