La filosofia alla fine dell'antichità (secoli III-VI d.C.) è ancora poco conosciuta fuori della cerchia degli specialisti. Tuttavia, la sua importanza fu decisiva. Plotino, Porfirio, Giamblico e Proclo diedero al pensiero antico una forma nuova, che influì in maniera determinante sulle tradizioni dei secoli a venire. Contemporaneamente, i cristiani si confrontarono con la filosofia classica, assimilando la sua eredità e trasformandola profondamente. Posta al crocevia di epoche e mondi diversi, la filosofia tardoantica segna insieme un confronto drammatico e una grandiosa trasformazione culturale. Il volume ne offre una presentazione d'insieme, che comprende tanto il contesto storico-filosofico, quanto gli aspetti speculativi e religiosi, e rende le acquisizioni della ricerca accessibili anche ai non specialisti.
Il volume è un'originale e concisa introduzione alla metafisica contemporanea, con ampi riferimenti alla storia della filosofia. Gli autori presentano una selezione di concetti centrali della metafìsica (sostanza, proprietà, modalità, causalità e libero arbitrio) discutendo al contempo i più recenti sviluppi del dibattito filosofico, come ad esempio la metafìsica dei "poteri", e illustrando nuove prospettive per l'applicazione di tali sviluppi nel dibattito sulla causalità e sul libero arbitrio.
Dalla felicità all’amore e alla morte, dalla giustizia alla forza, all’amicizia e alla nostalgia: non c’è argomento di cui i Greci antichi non si siano occupati con una libertà e una spregiudicatezza che ancora oggi lasciano ammirati. Senza paura di mescolare temi alti e bassi (quali sarebbero poi?), ben deciso a non lasciarsi irretire in un classicismo di maniera, questo libro mostra che è proprio volgendo lo sguardo verso quelle distanze remote che potremo trovare una valida guida per orientarci nei complessi problemi dei nostri giorni. Tanti agili saggi che, unendo profondità e leggerezza, ci accompagnano nel più difficile e nel più attuale dei mestieri: quello di vivere.
Il pragmatismo svolge un ruolo particolarmente rilevante nel dibattito culturale odierno. Utilizzato come strumento da molte filosofie che caratterizzano l'eclettismo contemporaneo, avversato dalle scuole filosofiche più radicali, proposto come via originale della contemporaneità dai suoi difensori più estremi, esso dimostra la sua vitalità creando nuovi spazi integrativi sul piano sia teorico sia storiografico. Il volume, che raccoglie i contributi dei migliori specialisti italiani della materia, presenta una genealogia che parte dal protopragmatismo di Emerson e giunge fino ai nostri giorni. Si offre così la possibilità di confrontarsi con il canone classico del pragmatismo di fine Ottocento-inizio Novecento, con le conseguenze e le appropriazioni dei suoi temi al di fuori della stretta osservanza del pensiero dei fondatori, con la ripresa contemporanea e alcuni interessanti sviluppi del dibattito in corso. Da questo confronto biologicamente preciso emerge il contributo attuale di uno dei fenomeni culturali più interessanti dell'ultimo secolo.
"Che cos'è la gioia? Che cos'è essere gioiosi? È essere in verità presenti a sé stessi. Ma l'essere in verità presenti a sé stessi è questo 'oggi', è essere oggi, essere in verità oggi. Quanto più è vero che sei oggi, quanto più sei completamente presente a te stesso nell'essere oggi, tanto più il giorno dell'infelicità, il domani, non esiste per te. La gioia è il tempo presente con tutta l'enfasi su: il tempo presente."
Il libro ricostruisce la storia dell'etica occidentale, cioè la successione di diverse teorie etiche che si sono formate e modificate nel tentativo di giustificare o riformare tradizioni morali che i filosofi non avevano creato dal nulla. Per questo motivo esamina non soltanto autori che hanno un posto ragguardevole nelle storie della filosofia (Aristotele, Kant, Hegel) ma anche testi trattati nelle storie delle religioni (Bibbia, Talmud, Corano) e altri pensatori ritenuti poco filosofici (Pufendorf, Adam Smith, Bentham). Letti in questo modo, i moralisti sembrano meno insopportabili: Tommaso non è il teorico delle proibizioni assolute, Kant non è un caporale prussiano della morale, Bentham non è il fautore di una deteriore dottrina che combina edonismo, egoismo e relativismo.
Il secolo scorso ci ha abituati a credere che il mondo sia una nostra costruzione, una specie di "allucinazione collettiva", mediata tramite la storia dello sviluppo culturale dell'umanità. Inserendosi in un dibattito inaugurato in Italia da Maurizio Ferraris. Markus Gabriel uno fra i più brillanti filosofi dell'ultima generazione apparsi sulla scena internazionale argomenta contro questo orientamento in favore di un nuovo realismo, una sorta di ritorno alla verità, in cui i fatti esistono, senza che con ciò si sia fissato fin dal principio in cosa essi consistano.
Umberto Galimberti non è soltanto un filosofo. Bensì è anche e soprattutto un pensatore. E di razza. Questo è il motivo per cui egli è assai conosciuto in Italia e all'estero. In Italia, anzi, è attualmente il filosofo. Ciò che dice, scrive e insegna, gode, infatti, di una duplice peculiarità: aver intercettato il cambiamento epocale in atto nel mondo attuale e, quindi, averlo saputo facilmente decodificare per comunicarlo all'uomo e alla donna che lo abitano con un linguaggio comprensibile. Questo volume esce in occasione del suo 70° compleanno e raccoglie parecchi saggi scritti in suo onore. Tra gli autori vi sono filosofi, medici, psicologi, psichiatri, giornalisti e, perfino, teologi. Vi è il contributo, anche, di alcuni accademici non italiani. Questo variegato e ricco spettro di interessi sintetizza al meglio l'itinerario biografico di Umberto Galimberti, ma pure la pertinenza con la quale egli è riuscito a far interagire tra loro filosofia, fenomenologia e psicologia, intessendo, per questo, un'autentica rete scientifica internazionale che conferisce al presente volume un enorme pregio e spessore accademico in quanto eccellente sintesi della filosofia italiana dell'ultimo quarantennio. "Ritorno ad Atene" è la sintesi che meglio esprime ciò che molti hanno imparato dal professore, diventato, adesso, nostro testimone: ad Atene, infatti, si ritorna nello spazio "dove l'uomo abita nelle vicinanze di Dio", nel "metaxy" dove errano i mortali: "per sempre".
Come si distingue il vero dal falso? C'è una sola verità o ce ne sono tante? La verità si scopre o si costruisce? È assoluta oppure relativa? Queste sono soltanto alcune delle questioni che sorgono quando si tenta di fare i conti con questa proprietà familiare ma al contempo elusiva. La domanda fondamentale, tuttavia, è: "Che cos'è la verità?". Molti filosofi hanno ripreso questo interrogativo, rielaborando le risposte tradizionali o formulando soluzioni totalmente nuove. Presentando criticamente i loro contributi, il volume ricostruisce in maniera chiara e accurata, senza tecnicismi superflui, le principali teorie della verità discusse nell'ambito della filosofia analitica contemporanea.
Provate a immaginare di entrare in una sala cinematografica in cui viene proiettato un film che parla del tempo, e di accorgervi che il tempo del film coincide con il tempo della vita degli spettatori. Magia? Suggestione? Semplicemente un'opera d'arte: The Clock. Ma cosa vuol dire che è un'opera d'arte? E, soprattutto, quando è arte? Questo saggio discute alcune delle risposte che sono state date dalla tradizione misurandole con le sfide aperte dall'arte contemporanea.
Da Anassagora a Socrate, da Empedocle a Platone, dagli Atomisti agli Stoici, da Aristotele a Galeno, il volume ripercorre le principali tappe storiche dell'acceso dibattito antico sul creazionismo. L'esame, criticamente acuto e filologicamente puntuale, degli apporti dei maggiori filosofi o movimenti filosofici dell'antichità fornisce su tale questione un punto di riferimento essenziale per gli specialisti del pensiero antico e per coloro che si occupano del dibattito contemporaneo fra creazionismo ed evoluzionismo, le cui basi storico-concettuali e teorico-argomentative sono rintracciabili, mutatis mutandis, proprio in quei pensatori che sono al fondamento della filosofia e della scienza occidentali.
"I venti hanno messo le ali all'umanità. Essi fanno volare e viaggiare gli uomini; non nell'aria, certo, ma attraverso i mari. Si spalanca così la grande porta del commercio e il mondo si apre alla comunicazione" (Francesco Bacone).