La forza smisurata che le attività umane esercitano oggi sulla natura è in grado di cambiare la composizione delle rocce, il clima, gli ambienti e i paesaggi del pianeta. Tutto questo riguarda direttamente le relazioni tra natura e società umane, l'uso delle risorse naturali, i modi in cui pensiamo e rappresentiamo il sistema Terra e quelli in cui cerchiamo di trasformarne i territori: il cuore dello studio della geografia. Il volume approfondisce tre questioni. La prima è l'introduzione del concetto di Antropocene nel campo degli studi geografici: una SDA che apre per la geografia un affascinante percorso di interazione con altri metodi d'indagine, linguaggi e campi disciplinari. La seconda è la messa alla prova della capacità della geografia di contribuire in modo originale alla comprensione dell'Antropocene. La terza è la riflessione su come l'Antropocene possa a sua volta cambiare la geografia, innovando le idee e i metodi con cui la Terra e le relazioni tra uomo e natura vengono indagate e rappresentate.
Il volume racconta la storia dell’omosessualità nell’Occidente cristiano dalla tarda antichità al Settecento. Utilizzando quale punto di osservazione le fonti criminali, vi si ricostruisce una storia sociale e culturale delle trasgressioni sessuali e di genere, incentrandosi, al di là del mondo delle élites, sulla vita e l’esperienza quotidiana di donne e uomini comuni. Questa narrazione si intreccia con gli sviluppi del controllo istituzionale e i suoi rapporti di conflitto e mediazione con una base sociale non sempre docile ad accoglierne i dettami. Alla luce del percorso di ricerca dell’autore e dell’apporto di nuove correnti storiografiche, come la storia delle emozioni, il libro focalizza alcuni snodi critici del dibattito storiografico, sui quali propone di gettare una nuova luce. Ne risulta ridimensionato il ruolo giocato dai rapporti pederastici nelle manifestazioni dell’omosessualità premoderna; omosessualità maschile e femminile sono presentate in una narrazione intrecciata; il tema del desiderio è letto nelle sue complesse relazioni con l’infrazione delle norme di genere; infine, la dimensione globale e i rapporti con le culture extraeuropee giocano un ruolo centrale nella ricostruzione storica. Tutto questo in una prosa piana e leggibile, che mira a rendere l’opera fruibile anche per un lettore non specialistico.
Come sono state raffigurate le donne nelle opere degli autori antichi e medievali? Quale ruolo è stato loro attribuito (o non attribuito) nelle leggende delle origini? In questo volume Patrick J. Geary sceglie alcuni momenti e testi specifici dell'Occidente fra l'età antica e il XII secolo. Senza limitare la ricerca a una sola regione o a un'unica tradizione religiosa, lo studioso mette in luce le differenze e le ambiguità del modo in cui gli autori - sempre maschi - hanno utilizzato figure femminili quali Gambara, progenitrice dei Longobardi, Maria, madre di Gesù, Giuditta, imperatrice carolingia, le Amazzoni per dare identità a un popolo, a una famiglia, a una religione o a una nazione. A differenza di altri libri che affrontano lo stesso tema, l'autore indaga non solo il ruolo rivestito nelle leggende dalle donne, ma anche le visioni ideologiche degli uomini che ne hanno scritto: la conclusione alla quale giunge è che gli autori di queste narrazioni avevano nei confronti delle donne contemporanee un atteggiamento contraddittorio, che si riflette nelle loro opere.
Lei: dedita al lavoro di cura, incline al sacrificio, accomodante, remissiva, insicura, fragile, incapace di pensiero astratto, emotiva, poco affidabile; lui: atto al comando, portato per i mestieri rudi e all'aria aperta, competitivo, coraggioso, forte, protettivo, intraprendente, razionale. Molteplici sono gli stereotipi sessisti e le disuguaglianze tra uomini e donne che persistono in ambito pubblico e privato. Nonostante i concetti e i principi femministi abbiano via via influenzato numerosi settori disciplinari, le politiche pubbliche e aziendali, oltre che i contenuti dei media, solo ultimamente in Italia istituzioni, associazioni ed enti pubblici, no profit, privati e il sistema dell'informazione promuovono buone pratiche finalizzate alla comunicazione in ottica di genere, all'"empowerment" femminile, al "work-life balance". Ripercorrendo le fasi attraversate dal pensiero femminista, il libro evidenzia alcuni nodi teorici - sesso/genere, uguaglianza/differenza, femminismo/postfemminismo - su cui è utile riflettere per comunicare in maniera consapevole e responsabile, valorizzando il genere femminile, e le soggettività che oscillano tra i due generi, sul piano simbolico e culturale.
L'estinzione dei neandertaliani è uno dei grandi misteri della storia evolutiva. Un enigma che ha appassionato generazioni di scienziati sin dal 1856, quando furono rinvenuti i primi resti di questi ominini. Per centinaia di migliaia di anni avevano vissuto in Europa superando le enormi sfide dei cambiamenti climatici, come mai allora sono improvvisamente scomparsi circa 45.000 anni fa? Pat Shipman punta il dito sul predatore più spietato del regno animale, l'Homo sapiens, e sul suo fido alleato, il cane.
Perché esistono i rituali? E perché il rito è uno strumento usato dal potere, nelle piccole comunità primitive come nelle antiche civiltà e negli Stati contemporanei? Per rispondere a queste domande, nel volume vengono descritti i comportamenti rituali nelle altre specie e negli antenati dell'Uomo, esplorate le componenti emotive, cognitive e sociali dei rituali umani e analizzate le molteplici funzioni che il rito svolge in relazione al potere: il rito come mezzo per legittimare l'autorità ma anche per "costruirla", il rito come arma nella competizione per la conquista del potere, come meccanismo di controllo dei conflitti ma anche come innesco che fa esplodere la violenza. Viene poi proposta un'esplorazione etnografica che conduce il lettore attraverso le cerimonie imperiali dell'antico Giappone, i funerali di John Kennedy, i poteri magici dei re capetingi, la divinizzazione degli imperatori romani e degli antichi sovrani giavanesi e balinesi, le parate militari sulla Piazza Rossa, i sacrifici umani degli Aztechi.
Ma noi italiani chi siamo? È una domanda che nasce da due bisogni connaturati alla natura umana: definire una nostra identità e sentirci parte, al tempo stesso, di una comunità. Gli autori offrono ai lettori una risposta lontana dagli stereotipi correnti, guardando con attenzione ai segni lasciati nel nostro DNA dagli eventi passati senza perdere di vista i contesti storici e culturali. Ne scaturisce una nuova chiave di lettura che mette in evidenza l'analogia tra la variabilità della genetica e quella delle lingue parlate dagli italiani. Tenendo insieme informazione scientifica e attualità sociale, il libro affronta i temi dell'identità e della diversità anche in relazione ai cambiamenti demografici in atto nel nostro paese.
Dalle maschere teatrali alla mimica degli attori, dal ritratto europeo alla fotografia, dal cinema all'arte contemporanea, Hans Belting ripercorre in questo volume i diversi tentativi di fissare la vita del volto e del sé. Affascinante indagine sui vari modi in cui gli uomini hanno raffigurato sé stessi nel corso della storia, "Facce" offre innumerevoli spunti di riflessione che mettono in crisi le nostre idee più consolidate.
Sono i migranti a incarnare nel modo più pieno, e spesso drammatico, tutta la complessità e le contraddizioni del mondo globale contemporaneo. Nell'affrontare il tema delle migrazioni, la ricerca etnografica ha un ruolo importante perché dà voce agli attori coinvolti studiandone le traiettorie di vita. Nel corso degli anni l'etnografia delle migrazioni ha suscitato un ampio dibattito sui processi di globalizzazione e le dinamiche transnazionali, sviluppando un insieme di pratiche di ricerca per affrontare le diverse dimensioni della mobilità umana. Il volume delinea i principali temi e ambiti di ricerca di questo campo di studi, con particolare attenzione al contesto italiano, proponendosi come un'aggiornata introduzione al panorama degli studi antropologici e sociologici sulle migrazioni contemporanee.
Che i vecchi trasteverini raramente passassero ponte si è sempre detto. Come se Trastevere fosse un'isola all'interno della grande città. Oggi si dice che vi rimanga qualcosa dell'atmosfera e dello spirito della vecchia vita popolare romana; o, al contrario, si afferma che è snaturato, gentrificato, trasformato in un quartiere per ricchi e una trappola per turisti. Diagnosi opposte, che echeggiano grandi contrapposizioni fra tradizionale e moderno, paese e città, autentico e inautentico, ma che si rivelano entrambe inadeguate. L'immagine di Trastevere rappresenta bene le trasformazioni in corso nei centri storici di molte metropoli contemporanee, perché enfatizza questi elementi contrastanti, rendendoli, per molti versi, qualcosa di nuovo. Questa ricerca di antropologia urbana - una "monografia a più mani" che moltiplica le voci e i punti di vista - cerca di comprendere dall'interno cosa significhi, oggi, abitare in un rione "vero" proprio perché "inventato", dove la gentrification non è incompatibile con il senso del luogo e la tradizionalità è rigiocata come stile di vita.
La storia della specie umana data da sei milioni di anni ed è stata ricostruita grazie ai numerosi fossili rinvenuti in tutto il mondo e alla traccia che ha lasciato nel nostro DNA. Le prime attestazioni della presenza umana si ritrovano in Africa; da qui l'uomo, in un processo di continua migrazione, ha occupato prima il Vecchio mondo e poi le Americhe. Il libro, nel ricostruire l'evoluzione della nostra specie, sottolinea anche la stretta parentela genetica con le scimmie antropomorfe africane - che molti studiosi ritengono di dover inserire nel nostro stesso genere Homo - e come l'essere umano sia da considerarsi solo una delle tante specie animali.
Attorno alla questione del velo infuria un dibattito molto acceso sia nei paesi musulmani sia in quelli occidentali. Chi lo indossa vede in esso l'espressione della propria identità religiosa e culturale e, in alcuni casi, politica; chi lo critica lo considera un ritorno al passato, la prova evidente del diffondersi di un islam oscurantista e misogino. In Occidente, dove è sempre più frequente incontrare donne velate, quest'indumento rappresenta spesso l'emblema della sottomissione femminile e del rifiuto ad integrarsi. Ma che cosa è questo pezzo di stoffa che suscita tanto clamore? Qual è il suo significato? Per quali ragioni è in crescita il numero delle donne che si velano? Perché si va diffondendo la moda islamica? Il volume risponde a queste domande, affrontando la questione da un punto di vista storico, religioso e sociopolitico in una prospettiva temporale che va dall'alba dell'islam fino ai giorni nostri.