La difficile eredità di una proposta cristiana di non agevole imitazione nel corso dei secoli trasforma la memoria del Poverello nella dualità tra frate Francesco in sé e san Francesco per noi. Il volume indaga alcune modalità con cui la letteratura francescana ha affascinato taluni ambiti della cultura italiana, e non solo, del XX e XXI secolo in un processo di metamorfosi caratterizzato da una attrattiva “forza di contemporaneità” in un contesto assai spesso definito di “analfabetismo religioso”. Come si spiega questa apparente contraddizione? Il paradosso viene affrontato in un libro-ponte tra passato e presente attraverso molteplici sguardi (filosofia, arte, cinema, musica, teatro, psichiatria, letteratura, devozione, politica e propaganda) muovendo da un ineludibile punto di partenza: le fonti scritte che hanno trasmesso l’avventura religiosa – dal medioevo ai nostri giorni – di un uomo descritto da Tommaso da Celano come «mediocre di statura, piuttosto piccolo; viso un po’ oblungo e proteso; occhi normali, neri e semplici; capelli scuri; lingua mite, bruciante e acuta; voce veemente, dolce, chiara e sonora; barba nera e rada» che, a sua volta, si presenta nei propri affascinanti scritti.
Il libro non rivoluziona la storiografia su Francesco d'Assisi, che è molto vasta e diversificata, né propone ribaltamenti interpretativi. Non è però conciliante con la tendenza di appiattire Francesco sulle posizioni del papato del suo tempo, né con una lettura delle fonti che - rifiutando un metodo critico elaborato in oltre un secolo - escluda una gerarchia fra di esse. Gli storici sono d'accordo che, per vagliare l'attendibilità dei biografi medievali di Francesco, i suoi scritti siano una "pietra di paragone"; tra questi il più utilizzato è il testamento, e lo è ampiamente anche in questo volume. Ma, accanto ad esso, sono presentate altre opere del frate di Assisi per evidenziarne la personalità e per verificare anche su di esse quanto scrissero gli agiografi.
L'esperienza religiosa di Francesco d'Assisi è tornata di prepotente attualità e ancor più l'ideale di povertà che egli incarna. A riscoprire nel Novecento il "potere della povertà" fu Eric Voegelin, che dedicò a Francesco alcune fra le più belle pagine della sua "History of Politicai Ideas". Tale riscoperta è al centro di questo libro, che mette a fuoco la figura di Francesco da una prospettiva radicalmente nuova. La novità interpretativa si coglie immediatamente allorché si consideri che la "imitatio Christi" e l'ideale di povertà evangelica di Francesco sono, da un lato, la premessa indispensabile per una rinascita sociale e religiosa e, dall'altro, i simboli di un credo che può talvolta subire torsioni di carattere ideologico e intramondano. Voegelin soppesa con attenzione le implicazioni del messaggio di Francesco, ne evidenzia l'eccezionalità, la portata politico-simbolica e si concentra in particolare sulla componente escatologico-apocalittica, inserendo Francesco tra quelle personalità storiche che aiutano a comprendere meglio le idee, i simboli e le ideologie del XX secolo.