Cresciuto in una famiglia di umili origini, sovrastato da un padre autoritario, Anton Cechov ha avuto un'infanzia che ha profondamente segnato la sua vita e condizionato la sua intera produzione letteraria. Un'infanzia "senza infanzia", come disse lui stesso, vissuta nella consapevolezza di una condizione miserabile e nel terrore della violenza. In una lettera a un amico scrisse: "Mio padre cominciò a educarmi, o più semplicemente a picchiarmi, quando non avevo ancora cinque anni. Ogni mattina, al risveglio, il mio primo pensiero era: oggi sarò picchiato?". Eppure, nel mondo angusto e nuvoloso della sua giovinezza, il piccolo Anton seppe trovare le sue briciole di felicità, "come una pianta che attiri a sé dal terreno più ingrato il nutrimento che le consente di sopravvivere", e nelle sue opere ricorderà Quegli anni come il tempo perduto dell'innocenza, come il momento in cui il sublime e il misero furono capaci di andare assieme. Irene Némirovsky è sempre stata affascinata dalla figura di Cechov, morto un anno prima della sua nascita. L'autore di "Zio Vanja" fu per lei un riferimento costante, una sorta di padre intellettuale a cui ha dedicato questa straordinaria biografia romanzata. Per la prima volta tradotto in italiano, "La vita di Cechov" è un viaggio nella letteratura russa, nella vita privata di uno dei più importanti scrittori dell'Ottocento e al tempo stesso la testimonianza dell'incontro tra due anime, così stranamente, inspiegabilmente vicine.
Jessie White Mario è stata una delle protagoniste del Risorgimento italiano. Di nascita inglese, si è dedicata sin da giovanissima alla causa dell'indipendenza italiana prima, e al suo riscatto civile e politico poi. Corrispondente di guerra e crocerossina dei Mille, autrice fecondissima di reportage sulle condizioni di vita e miseria nel nostro Paese.
Il suo vita di Giuseppe Mazzini rimane oggi una testimonianza unica e di immenso valore storico, uno dei documenti più ricchi e approfonditi sulla nascita, la formazione e la vita del grande patriota filosofo italiano.
Pubblicato nel 1885 viene finalmente riproposto al pubblico in una nuova edizione curata da Marco Pizzo, responsabile del Museo Centrale del Risorgimento di Roma
"La mia migliore amica da sedici anni, la roccia della famiglia, l'amore della mia vita": è alla moglie Michelle che il neoeletto Presidente degli Stati Uniti Barack Obama dedica il più sentito grazie nella notte della vittoria a Grant Park. Ma chi è Mrs O.? Di fatto, è la prima discendente di schiavi a entrare alla Casa Bianca, la prima First Lady africano americana. Eppure, c'è da scommetterci, non è solo per questo che farà storia. Moglie innamorata, madre premurosa di Malia e Sasha, laurea a Princeton e specializzazione ad Harvard, Michelle è una donna moderna che si batte per tante sue coetanee impegnate a conciliare lavoro e famiglia. Sarà la First Lady più influente e attiva dai tempi di Eleanor Roosevelt, ma senza l'ambizione personale e la ruvidezza di Hillary Clinton, piuttosto con la classe e la capacità di ispirare i suoi connazionali che fu di Jacqueline Kennedy. La sua vita è un classico american dream, dall'infanzia a Chicago nel quartiere nero di South Side all'ingresso nelle università più prestigiose del Paese, dall'incontro con Obama fino al contributo decisivo in campagna elettorale. Questo libro racconta però anche un altro sogno, forse ancora più grande: diventare l'epicentro di una rivoluzione culturale al femminile.
Mircea Eliade, filosofo e saggista, è uno dei maggiori storici delle religioni del Novecento, oltre che uno dei primi orientalisti ad aver introdotto gli studi sullo Yoga in Occidente. Questa biografia ripercorre, come un accorato tributo, la sua vita: da adolescente goffo e malinconico, con una smisurata passione per lo studio, si dedica agli esperimenti di chimica e alle scienze naturali, a cui seguiranno gli studi di letteratura e filosofia (a soli quattordici anni pubblica il suo primo racconto: "Romanzo di un adolescente miope"). Dopo la formazione in Romania, il viaggio in India come studente di filosofia, il soggiorno in Portogallo, gli anni parigini fino all'esplosione della fama mondiale e al conseguimento della cattedra di Storia delle Religioni all'Università di Chicago. I due saggi "Tecniche dello Yoga" e "Sciamanismo e le tecniche dell'estas" restano i suoi contributi più significativi nel campo della Storia delle Religioni, e propongono una riflessione inedita sull'Uomo.
La vita di Dostoevskij è «un’opera d’arte, una tragedia, un destino». Per Stefan Zweig, nella biografia dei geni non solo possiamo scoprire la radice dei loro capolavori, ma anche la chiave per interpretarli e comprenderli. In questo libro, il saggio letterario e il ritratto psicologico s’intrecciano, si rispecchiano e si fondono l’uno nell’altro. Analizzando minuziosamente il volto segnato del grande scrittore russo, Zweig ne elenca le tragedie, le passioni e i rovesci, cerca con parole appassionate di rendere la grandezza spaventosa dell’opera e la sua spietata rivolta contro il destino. Mostra come Dostoevskij riuscisse a vivere fino in fondo anche le sofferenze più atroci, quelle dalle quali gli altri escono schiantati, e trarne ragione di vita e di scrittura. La povertà, l’epilessia, la deportazione in Siberia sono per lui la strada che scende nelle profondità dell’animo umano e lo eleva verso l’assoluto. E così il crimine e il vizio sono vissuti sia come caduta sia come missione. Il martirio e il peccato sono allora il nutrimento di un’arte che rifiuta ogni limite, attraversata da dualismi irrisolvibili e feroci: l’anelito alla fratellanza e il nichilismo, un sarcastico materialismo e il bisogno di Dio. La trascinante lettura di Zweig diventa così una riflessione sui confini e gli abissi della creazione attraverso l’opera di uno scrittore che si era imposto di esplorarli anche a costo della sua stessa vita.