Lo scopo di questo libro è quello di proporre ai materialisti, agli atei e agli agnostici di riappropriarsi in piena coscienza di una parola straordinariamente poetica, una parola che rimanda all'immaginario, una parola che fa riflettere e al tempo sognare, ma una parola che di solito è in mano ai religiosi
Dalla comunicazione pubblicitaria a quella estetico-artistica, dal diluvio massmediale allo strapotere della tecnica, dagli sport estremi alle biotecnologie e alla pornografia, è esperienza comune che la cifra dell'eccesso, del "di-più-di-tutto" marca a fuoco vivo le dimensioni simboliche, i comportamenti sociali, i linguaggi del presente. Sono i temi toccati in questo libro. Ma quali sono le logiche dell'eccesso, e quali le figure con cui si presenta ai nostri occhi? Per tentare di rispondere a questa domanda, decisivo è l'orizzonte storico, ed ecco la riflessione sulla violenza nazista, tragico esempio di una dismisura che ha finito per coinvolgere la sua stessa memoria attraverso una mediatizzazione spettacolare della Shoah. Alla logica dell'eccesso bisognerà allora rispondere con una logica del limite che ci permetta di recuperare, lungo le frontiere tra etica ed estetica, la coscienza della misura e la consapevolezza dei confini mobili entro cui dobbiamo operare (e magari anche inventare).
Se c'è un giornalista in Italia che può raccontare il terremoto d'Abruzzo, questo giornalista è Giuseppe Caporale. Era lì Giuseppe, la notte del 6 aprile. Era lì, un'ora dopo la distruzione, che si aggirava fra i fantasmi di Onna e fra i vicoli bui della città dell'Aquila. Era lì nei giorni seguenti, è rimasto lì a raccogliere le grida di dolore e di paura degli abruzzesi. Giuseppe Caporale ha cercato di capire, ha indagato, ha anche scoperto quello che qualcuno voleva nascondere. Ha fatto il suo mestiere: scrivere. Senza timori, senza reticenze. Giorno dopo giorno sul suo giornale, "la Repubblica". E poi, sei mesi dopo, è arrivato questo libro. Già il titolo - "L'Aquila non è Kabul" - annuncia che fra le sue pagine non troverete mai nulla di convenzionale o di scontato. È una cronaca "non autorizzata" del terremoto. Giuseppe Caporale è stato un testimone oculare della tragedia abruzzese. Nel libro rivive il dramma fin dall'inizio, fin da quella notte quando anche a casa sua, a Pescara, la terra ha tremato e i tetti sembravano cedere, i muri crollare. È un diario. Il viaggio disperato fino ai paesi ai piedi dell'Aquila, i primi soccorsi, i morti e i vivi, i padri sopravvissuti ai figli, i feriti tirati fuori dai palazzi. Il racconto del dolore e poi il racconto della rabbia, i mancati allarmi e le tendopoli bollenti d'agosto, le case di sabbia venute giù e le inchieste giudiziarie, l'apocalisse d'Abruzzo e il dopo-terremoto in Molise. (Attilio Bolzoni)
Il santo nell'ascensore racconta la Romania di oggi, le sue ferite e i suoi traumi, facendoci sorridere e procedere spediti tra le pagine al ritmo di una musica popolare. «Romanzo di angeli e moldavi», ci sorprende con le parabole surreali del calzolaio Simion che, chiuso nell'ascensore all'ottavo piano, rivela agli altri condomini l'esistenza di Dio e dell'anima. Ognuno degli abitanti del palazzone popolare di Via delle Pecore trova in Simion - che interpreta a suo modo la pratica degli asceti stiliti - una guida spirituale: la moglie infedele, il professore ricattato dalla sua allieva, la ragazza sedotta dal fìnto maestro di yoga, il bambino innamorato della sua professoressa di Lettere... Anime spaesate nel loro stesso Paese, diviso tra vecchia mentalità statalista, leggi del libero mercato e civiltà patriarcale.
La più grave crisi che abbia mai colpito il mondo occidentale è servita. Banche che falliscono, borse che crollano, risparmi che vanno in fumo. Come è stato possibile? La storia non è così complicata. Semplicemente, c'è qualcuno che ha giocato sporco, approfittando delle tante zone grigie che il sistema finanziario racchiude. Dall'altra parte, poi, c'è qualcuno che ha sbagliato i suoi calcoli. E portando all'estremo i rischi ha finito per rimanere schiacciato. Carlo A. Martigli chiarisce come si è arrivati a questo punto usando un linguaggio semplice e procedimenti logici alla portata di tutti. Per comprendere come agiscono i maghi della speculazione finanziaria non è necessaria una laurea ad Harvard. Mutui subprime, cartolarizzazioni, derivati, opzioni, fondi di investimento: è facile capire di che si tratta. Il problema è che di solito nessuno si prende la briga di spiegarvelo. Martigli fa di più. Oltre a raccontare la crisi, mette in guardia dalle trappole di cui sono disseminate le lande dei mercati finanziari, e non risparmia qualche consiglio per tutelare i propri risparmi nella maniera più accorta e consapevole.
"La mia migliore amica da sedici anni, la roccia della famiglia, l'amore della mia vita": è alla moglie Michelle che il neoeletto Presidente degli Stati Uniti Barack Obama dedica il più sentito grazie nella notte della vittoria a Grant Park. Ma chi è Mrs O.? Di fatto, è la prima discendente di schiavi a entrare alla Casa Bianca, la prima First Lady africano americana. Eppure, c'è da scommetterci, non è solo per questo che farà storia. Moglie innamorata, madre premurosa di Malia e Sasha, laurea a Princeton e specializzazione ad Harvard, Michelle è una donna moderna che si batte per tante sue coetanee impegnate a conciliare lavoro e famiglia. Sarà la First Lady più influente e attiva dai tempi di Eleanor Roosevelt, ma senza l'ambizione personale e la ruvidezza di Hillary Clinton, piuttosto con la classe e la capacità di ispirare i suoi connazionali che fu di Jacqueline Kennedy. La sua vita è un classico american dream, dall'infanzia a Chicago nel quartiere nero di South Side all'ingresso nelle università più prestigiose del Paese, dall'incontro con Obama fino al contributo decisivo in campagna elettorale. Questo libro racconta però anche un altro sogno, forse ancora più grande: diventare l'epicentro di una rivoluzione culturale al femminile.
I postumi dell'amore. Metafora per indicare le conseguenze del disamore, la rovina causata dalla perdita amorosa, il dolore che si prova dopo essere stati abbandonati dall'altro, la caduta, in casi estremi, in uno stato di devastazione esistenziale: ego demolito e aspettative assenti. Molto simile alla risacca del mare, alle onde che arrivano sulla spiaggia a un ritmo cadenzato, una dopo l'altra, e poi si ritirano e si scontrano con le successive. Queste onde morenti, ma ostinate che mantengono la sabbia bagnata finché il tempo se ne va e la marea si abbassa. A quel punto il calore asciuga la sabbia. Ma solo fino all'irruzione della marea successiva. Queste onde esprimono anche l'attrazione verso l'abisso, il richiamo accogliente del mare, che nei casi disperati offre la sua definitiva protezione ai malati gravi di disamore inducendoli a rifuggire il dolore che credono li stia devastando e offre l'oblio in cambio della distruzione reale.
Le vie dell'Inferno sono lastricate di buone intenzioni... e di vuoti di bottiglia. Dai baccanali dei romani al Martini Dry di Churchill, da "Gli ubriachi di Velázquez" ai quadri di Hopper, dai "collassi" di Henry Chinaski (l'alter ego di Bukowski) alla memorabile sbornia del capitano Willard di Apocalypse Now: Juan Bas ripercorre tutta la deriva post-alcolica nella storia, nella letteratura, nel cinema e nei fumetti. Gli astemi, extraterrestri venuti da qualche sconosciuta galassia, non potranno mai vivere un solo giorno di postumi. I bevitori di tutto il mondo invece sono soggetti a soffrirne ben trentuno tipi diversi. Cefalea, secchezza delle fauci, sudori freddi, vampe, tachicardia, nausea, vomito, depressione, sentimentalismo: dopo una bella scuffia, pur di stare meglio, siamo disposti a qualsiasi compromesso e spergiuriamo che mai più toccheremo un solo goccio d'alcool. Ma non finisce qui: in questo coltissimo e devastante "Trattato" è racchiusa la risposta al perché, dopo aver appena superato i nefasti e appiccicosi gorghi del doposbornia, cadiamo di nuovo in tentazione.
Un fantasma si aggira per l'Europa, diceva Marx. Ed era il comunismo. Un vizio si aggira attorno a noi, dice Dorfles. Ed è. il conformismo. Sospeso tra estetica antropologica e critica di costume, questo libro è un viaggio attraverso i vezzi, le subalternità culturali e i cerimoniali coatti di un fenomeno tipico della società di massa. Implacabile e inemendabile, il conformista fa quello che fanno tutti: l'importante è non pensare con la propria testa, mimetizzarsi, adeguarsi, amare solo ciò che va di moda nel vestiario o in filosofia, nella scelta dei vini o nell'arte. Mentre l'aereo decolla si fa il segno della croce, poi applaude appena atterra. Con lui è "tutto ok" anche se bisogna aspettarlo "un attimino", perché adesso è "on line". Poi - il più deleterio - c'è il conformismo dell'anticonformista d'ordinanza. Ma non è il caso di questo libro. Perché alla descrizione disincantata e impietosa di come siamo, non segue la predica su come dovremmo essere. Con la sua consueta onestà intellettuale, l'Autore confessa infatti di non essere del tutto immune dalla sindrome che sta analizzando. A proposito: non diventerà conformista leggere Conformisti?
"Dio ci dà le noci, ma non le rompe", ricorda lo scoiattolo Woody in questo libro, citando il sommo poeta Goethe. Non c'è di che stupirsi, Woody ha viaggiato in tutto il mondo e sa tante cose. Ha visitato Paesi diversi e incontrato animali di tutte le specie, imparando da ognuno di loro un trucco, una strategia utile per resistere nella dura lotta per la sopravvivenza. Poi ha osservato gli esseri umani, goffi e complicati, aggirarsi come automi sulla terra, comune habitat. Come tutti gli scoiattoli, Woody è un maestro del "pensiero positivo": rapido e versatile, anche grazie alla magnifica coda multitask, ha sempre pronto un piano B per svoltare la stagione. Inguaribile ottimista, vuole aprire gli occhi del lettore sulla natura e rovesciare la prospettiva di un mondo a immagine e somiglianza dell'uomo, mostrando il senso paterno dei pinguini, la concentrazione del delfino, la convivialità dei castori, la tolleranza delle scimmie bonobo, il gusto estetico delle gazze, e molti altri esempi ancora. Complice una scrittrice appassionata della natura, ne è nato un libro da leggere per ricondurre l'esistenza quotidiana a una dimensione più semplice, autentica e sicura. Da consultare in cerca del proprio "animale guida", dal quale imparare di volta in volta come essere più autonomi, organizzati o flessibili. Perché la felicità è una noce saporita, ma bisogna rompere il guscio.