La nostra lingua, a cui il sentire comune attribuisce una fisionomia stabile e riconoscibile a partire da Dante, ha faticato molto a trovare una dimensione a tuttotondo in cui potessero riconoscersi tutti gli italiani. Per secoli il problema prevalente è stato il rapporto tra il latino e i vari volgari presenti nella penisola e solo con l'invenzione della stampa è emersa l'esigenza di un'unità linguistica nazionale. A lungo declinata come ricerca di una lingua comune agli scrittori è soltanto a partire dal 1861, con l'unità politica, che la questione dell'italiano riacquista una dimensione più ampiamente sociale. In un viaggio nel tempo che va dal 476 d.C. a oggi, il volume focalizza i punti di svolta di questa lunga ricerca, soffermandosi sulle tappe significative del percorso, dal Placito campano, l'atto notarile che nel 960 certifica la nascita del volgare italiano, a "Lettera a una professoressa".
Se l'italiano non sta bene - come ci dicono da tempo le valutazioni nazionali e internazionali - non è per gli anglismi, né per la presunta morte del congiuntivo, né per gli errori di ortografia. Il problema è un altro, ed è più profondo. Sta, soprattutto, nella difficoltà degli scriventi a controllare la logica dei loro testi e i dispositivi che la segnalano: pronomi, connettivi, ordine delle parole ecc. Il volume si occupa proprio di "testo", di mostrare e spiegare quei fenomeni semantici, lessicali, sintattici e interpuntivi che, insieme, fanno di una sequenza di frasi un testo coerente e coeso. Un testo ben scritto ha una vera e propria architettura, la quale è in sintonia con i suoi obiettivi comunicativi, con la tipologia a cui appartiene, con altri testi con cui dialoga, con il contesto in cui si manifesta, con le conoscenze e le aspettative del lettore. Saperla riconoscere e descrivere è importante per molte ragioni, teoriche e applicate: per esempio perché permette di guardare alla grammatica della frase in modo diverso, non strutturale ma funzionale; o ancora perché aiuta a controllare e a migliorare la propria scrittura. E questo non solo per quanto riguarda l'italiano, ma anche per ciò che concerne le altre lingue.
Il volume si propone di illustrare l'origine e la storia di cento parole appartenenti al lessico della gastronomia campana. Accanto a termini afferenti all'importante tradizione culinaria napoletana, il lemmario raccoglie voci meno note, le cui vicende permettono talora di ricostruire i rapporti instaurati nel tempo tra l'entroterra e la città, nonché gli usi alimentari di aree scarsamente rappresentate nella trattatistica d'argomento gastronomico. Le parole, selezionate attraverso criteri linguistici, geografici e cronologici, sono corredate di una scheda lessicografica che presenta puntuali riscontri nella letteratura napoletana e nei vocabolari. Il volume intende presentare, inoltre, un breve profilo storico della gastronomia campana, elaborato attraverso l'uso di fonti storico-artistiche, archivistiche e letterarie e attraverso la ricostruzione delle vicende delle parole scelte.
L'essere umano, si sa, non comunica solo con le parole, ma anche con i gesti, la prossemica, lo sguardo, l'abbigliamento, l'odore, la postura, il modo in cui porta in giro il proprio corpo. Questo volume parte dal presupposto che non si possa non comunicare e che, in una società nella quale la reputazione è diventata di fatto una risorsa pressoché imprescindibile, sia diventato necessario curare il modo in cui ci si presenta, ci si relaziona con gli altri e si interagisce con il mondo con grande attenzione. Il "galateo della comunicazione" non è, quindi, un elenco di "buone maniere", quanto piuttosto il tentativo di creare un agile manuale di educazione alla relazionalità in una società che dovrebbe ambire alla "convivenza delle differenze". Una guida, dunque, non per apparire, ma per essere persone a proprio agio nell'attuale complessità, dentro e fuori dall'ambito linguistico.
Il volume offre una panoramica approfondita degli strumenti di informazione e consultazione sull'italiano per non specialisti. Attraverso un ricco corredo di esempi, particolare attenzione è dedicata da una parte ai vocabolari e alle grammatiche, alla loro struttura interna, alle loro funzioni e al loro rapporto con la società contemporanea, dall'altra ai servizi di consulenza linguistica, in grado di alimentare il dibattito e di orientare i parlanti verso soluzioni che spesso travalicano i concetti di giusto e sbagliato. Ampio spazio è dedicato non soltanto alle opere cartacee, ma anche alle risorse online, che aumentano le occasioni di dialogo tra gli utenti esperti e i non esperti, ma che, allo stesso tempo, rendono problematica la verifica dell'attendibilità delle fonti e delle risposte. Tutti questi strumenti, usati con consapevolezza, aiutano i parlanti a percorrere l'affascinante viaggio della lingua italiana e a districarsi agevolmente nei dubbi linguistici che emergono nel nostro quotidiano.
In questo volume i temi dei "nuovi italiani" e dell'"italiano fuori d'Italia" vengono trattati a partire da una serie di testimonianze in cui i fenomeni linguistici si intersecano con le storie di coloro che dell'italiano si servono per raccontare di sé, per comunicare con gli altri, per lavorare, studiare o semplicemente per provare il piacere di usare questa lingua. Da una parte"i nuovi italiani", cioè coloro che usano l'italiano in Italia per integrarsi in maniera stabile o temporanea; dall'altra l'italiano di coloro che, inserendosi in alti Paesi fuori d'Italia, hanno associato a questa lingua di origine anche quella (o quelle) del Paese di accoglienza. Le voci di queste persone - raccolte sotto forma di brevi testi scritti a mano, senza alcun aiuto esterno, e di trascrizioni di interviste orali - sono state inserite in un quadro generale relativo alla circolazione della lingua e della cultura italiana nel mondo, alla coesistenza della lingua italiana con altri codici comunicativi in atto nella penisola, alla sua posizione nel mercato globale delle lingue.
Come si stanno evolvendo le pratiche argomentative nella comunicazione contemporanea? Rischiano di indebolirsi nei testi brevi, frammentari e destrutturati caratteristici dei nuovi media? Come intercettano i bisogni linguistici delle nuove generazioni? A queste domande, scaturite dalla relazione didattica con studentesse e studenti dell'università, si cerca di dare una risposta, o almeno di fornire una cornice descrittiva ed esplicativa, dal punto di vista del sistema accademico chiamato ad affrontare inedite sfide educative. L'argomentare, con il suo portato cognitivo, pragmatico ed etico, è un agire che merita di essere preservato e rilanciato, a patto di saper leggere con spirito critico le spinte a cui è sottoposto e le opportunità offerte dal digitale.
Il volume è uno strumento per orientarsi nella testualità odierna, in un contesto variegato in cui l'interazione scritta e quella faccia a faccia si ibridano. Il fenomeno è inquadrato anche storicamente: testi scritti per il teatro o per la narrativa hanno rispecchiato il parlato reale facendosene al contempo modello. Oggi la rivoluzione digitale ha mutato la percezione della scrittura: con chat, blog e post lo scritto ha una nuova vitalità, ma è diventato ibrido, dinamico, "aperto". Anche la fisionomia degli scriventi è mutata e l'italiano dei semicolti emerge anche in scritti un tempo più sorvegliati. Che effetti può avere un testo scritto male, come un'e-mail involontariamente scortese o una tesi di laurea non coesa, ricca di burocratismi o, al contrario, troppo colloquiale? Con un catalogo ragionato degli errori più frequenti in punteggiatura, testualità, sintassi e lessico, il volume è anche una guida per chi vuole parlare e scrivere in modo efficace e appropriato al contesto e ai destinatari.
Il volume, che vuole essere un omaggio alla linguista Rita Librandi, in occasione del suo congedo dall'insegnamento accademico, raccoglie saggi di linguistica e di storia della lingua italiana scritti da colleghi e amici. I contributi ben richiamano l'ampiezza degli interessi scientifici della studiosa cui sono dedicati: l'italiano della comunicazione religiosa e della scienza, la didattica dell'italiano, la lingua letteraria e l'italiano di Dante, il lessico, l'etimologia e l'italiano contemporaneo.
Il parlato filmico è stato spesso considerato poco verosimile per gli scostamenti rispetto alla lingua della vita "reale". Va tuttavia osservato che da alcuni decenni si va affermando una tendenza sempre più marcata a ridurre le distanze tra lo schermo e la realtà, cosicché il cinema sembra avvicinarsi a quello che accade anche linguisticamente nell'Italia contemporanea. Si tratta di una questione che emerge nella maggior parte dei contributi raccolti in questo volume, accomunati dall'interesse per la dimensione pragmatico-linguistica dell'italiano cinematografico. I temi affrontati sono molteplici e vanno dal plurilinguismo alla varietà dei registri, e dalla presenza di lingue, dialetti e personaggi stranieri ad alcune particolarità pragmatiche e linguistiche come la scortesia e il turpiloquio.
Il volume raccoglie gli atti del convegno svoltosi nell'ottobre 2020 a Omegna, città natale di Gianni Rodari, per ricordare lo scrittore nel centenario della nascita. Nelle pagine del libro viene messa in rilievo l'essenza profonda del lavoro di Rodari, che consiste nel porre al centro dell'attenzione la parola, per sperimentare tutta la gamma dei suoi usi. La parola è la chiave per accedere alla libertà e dunque alla democrazia: «Tutti gli usi della parola a tutti [...] Non perché tutti siano artisti, ma perché nessuno sia schiavo». Lavorando con le parole lo scrittore traccia anche la strada per la creazione fantastica. Il linguaggio e la fantasia sono infatti strettamente legati mediante il gioco linguistico. «Una parola può generare una storia perché mette in movimento tratti della nostra esperienza, del nostro vocabolario, del nostro inconscio. Mette in movimento le nostre idee, la nostra ideologia». Ecco allora che il gioco con le parole, con i loro suoni, sensi e significati, permette di sfruttare le numerose potenzialità della lingua, di usarla in modo libero e "trasgressivo" infrangendone l'uso solito e, "trasgredendo", consente di dar vita all'invenzione di storie o filastrocche. Testi creativi che lo hanno reso noto in tutto il mondo e che consentono agli insegnanti di mettersi alla prova con i propri allievi per sperimentare gli arnesi e le tecniche usati dallo scrittore. E, nel contempo, di impadronirsi meglio di tutti gli usi della lingua.