Tabù, contaminazione, sacrifici e sacerdozio al tempo dei cristiani: Origene commenta per la prima volta il Levitico. Il volume è il secondo ed ultimo dei due dedicati alle "Omelie sul Levitico di Origene", 16 discorsi pronunciati dal Maestro alessandrino a Cesarea di Palestina dopo il 245 e a noi giunti nella traduzione di Rufino del 400-404. Esso contiene traduzione e commento storico-filologico delle omelie 8-16 e dei Selecta in Leviticum, frammenti del Commento a scolii sul Levitico di Origene, di cui abbiamo notizia da Girolamo, qui per la prima volta in versione italiana. I frammenti sono stati posti a confronto con il testo rufiniano, in modo da valutare le modifiche e inserzioni ascrivibili a Rufino e quelle, del commento scolastico sul Levitico.
«Poiché il nostro Salvatore Gesù Cristo, per testimonianza dell’Angelo, “salvando il suo popolo dai suoi peccati”, ci ha mostrato in se stesso la verità, attraverso la quale, con la sua risurrezione, possiamo pervenire alla beatitudine della vita immortale, è necessario che, per portare a termine quest’opera di teologia, dopo aver indagato intorno al fine ultimo della vita umana e intorno ai vizi e alle virtù, la nostra indagine rivolga ora la sua attenzione sul Salvatore di tutti e sui suoi benefici arrecati al genere umano». Così Tommaso introduce la Terza parte della sua Somma e gli argomenti in essa trattati: Il Salvatore medesimo (Parte III, QQ. 1-59) e I Sacramenti salvifici del nostro Salvatore (Parte III, QQ. 60-90)
Pochissime scoperte di testi patristici possono competere col ritrovamento di 29 omelie di Origene (185-254) sui Salmi nel 2012. Una nuova catalogazione della Staatsbibliothek di Monaco ha messo in luce nel Codice Greco 314 la presenza di quattro omelie note in versione latina e venticinque inedite. L'attribuzione a Origene, oltre alla lista delle opere tramandataci da Gerolamo, trova piena conferma dai contenuti. Dopo l'edizione critica (Berlino 2015), la pubblicazione delle omelie in italiano è affiancata da un testo greco riveduto e da un approfondito commento. La raccolta omiletica più vasta di quel genio della Bibbia che è stato Origene ci documenta il suo cantiere esegetico principale: il Salterio l'ha accompagnato dall'inizio alla fine. Testo di rivelazione profetica, istruzione morale e nutrimento spirituale, i Salmi sono soprattutto per Origene l'espressione della voce di Cristo e della Chiesa, suo corpo mistico.
Il volume è il primo dei due dedicati alle Omelie sul Levitico di Origene, 16 discorsi pronunciati dal Maestro alessandrino a Cesarea di Palestina dopo il 245 e a noi giunti nella traduzione di Rufino del 400-404. Il corpus omiletico viene presentato in maniera complessiva nell'introduzione generale, che parte dalla contestualizzazione storica della predicazione origeniana e della traduzione rufiniana e dei rispettivi destinatari; individua i principi ermeneutici e le tradizioni esegetiche su cui si fonda l'interpretazione, talvolta complessa, di un libro biblico che poteva apparire come un elenco di inutili precetti; indaga i grandi temi che percorrono l'intera raccolta, ovvero sacrificio, sacerdozio e purità. Seguono traduzione e puntuale commento storico-filologico delle prime 7 omelie, mentre le restanti si potranno leggere nel secondo volume, la cui pubblicazione è prevista a brevissima distanza dal primo. Ciascuna delle 16 omelie viene, inoltre, spiegata dal punto di vista della struttura e dei contenuti in una breve introduzione mirante a inquadrarla.
Il "Perì archôn" di Origene (185-254) è la prima opera giunta a noi in cui viene proposta una presentazione d'insieme del mistero cristiano. Il trattato intende fornire un'interpretazione delle principali verità del cristianesimo fondata sulla Scrittura, ma articolata in modo tale da inserirsi nella tradizione filosofica greca. Origene, con ammirabile onestà intellettuale, tratta i principali argomenti della teologia cristiana, Dio, le creature razionali, il mondo e la sacra Scrittura. Da una parte espone i contenuti della rivelazione, dall'altra conduce un'indagine molto libera e aperta sui punti non definiti dalla rivelazione perché gli amanti della verità possano dedicarsi alla ricerca della sapienza. Un'opera controversa sin dalla sua pubblicazione, che è stata comunque fondamentale nello sviluppo del pensiero cristiano.
L'unico commentario evangelico integrale e sistematico redatto da Girolamo. Il Commento a Matteo è un testo unico, poiché costituisce, nella produzione di Girolamo, il solo commento integrale e sistematico di uno scritto evangelico. Prerogativa di quest'opera, dalla quale sempre traspare il tema della chiamata delle genti, è la scelta programmatica per un'esegesi letterale, che solo sporadicamente si apre alla riflessione allegorica. Il volume presenta il testo latino di D.Hurst e M.Adriaen rivisto dal curatore, la traduzione italiana e un commento, che illustra le allusioni al patrimonio esegetico precedente e rimarca i tratti di originalità delle interpretazioni geronimiane, mettendone in luce le connessioni con le polemiche contingenti.
«Un comandamento nuovo vi do: che vi amiate gli uni gli altri; come io ho amato voi, anche voi amatevi gli uni gli altri» (Gv 13, 34). Il comandamento nuovo rappresenta la caratteristica specifica e la novità più profonda di tutto l’ethos cristiano e, addirittura, il suo «vertice» (cf. MD 7). Come mai, allora, esso non è trattato in maniera chiara e ampia nella riflessione teologica tanto che si potrebbe dire che questo specifico comandamento di Gesù sia passato quasi inavvertito lungo i secoli? Convinti della sua centralità e della sua importanza per la vita cristiana, il libro analizza questo studio sul pensiero di Chiara Lubich e sulla sua proposta di vita centrata sulla prassi del comandamento nuovo. Da questa prospettiva è possibile prendere, poi, spunto per approfondire il valore di tale comandamento come fondamento per un possibile orientamento esistenziale.
Uno dei testi fondativi dell'ontologia trinitaria nell'originale tedesco e con una nuova traduzione alla luce degli sviluppi della ricerca condotta presso l'Istituto Universitario Sophia nell'ultimo decennio.
La tesi svolta in questo saggio, frutto maturo e prospettico della meditazione teoretica di uno dei più riconosciuti teologi contemporanei, muove dalla contemplazione dell'ascensione in Cielo di Gesù il Cristo: il fatto che nell'intimità trinitaria di Dio è insediato a pieno titolo - per sempre e quindi da sempre - un essere umano. Nessuna creatura abiterà mai questo spazio e questo tempo assoluto nel modo singolare in cui lo abita il Figlio. Eppure, questo insediamento apre la certezza di una ospitalità inimmaginabile del grembo di Dio per tutte le creature, iscrivendo nella partecipazione trinitaria del Figlio la storia di Gesù e, in lui, dell'umanità. L'ontologia trinitaria e l'affezione creatrice chiedono perciò di essere esplorate pensando fino in fondo il corpo del Signore con la libera disposizione dell'interiorità e dell'esteriorità di Dio. Il corpo del Signore, insediato per sempre nell'intimità di Dio, rende infatti irrevocabile il pensiero e l'evento della comunità di origine e di destino che Dio inaugura con il mondo umano "fin da prima della creazione del mondo". L'impegno - che accredita il saggio, nella sua qualità di argomentata e orientatrice quaestio, a contributo di decidente rilevanza nel percorso tracciato dal DDOT - è quello a tessere i fili di questo ripensamento delle implicazioni della differenza trinitaria nella sua unità con il corpo del Signore, attraverso i passaggi che il kairós attuale rende possibili ed esige nel pensiero e nella prassi.
Tommaso d'Aquino (1225-1274) rappresenta uno snodo imprescindibile nella storia del pensiero occidentale in riferimento alla rilevanza dell'evento della rivelazione di Dio in Gesù Cristo nell'istituzione del senso dell'essere, in un rapporto dialogico libero e profondo tra fede e ragione, filosofia e teologia. Il settimo volume del Dizionario Dinamico di Ontologia Trinitaria (DDOT - 7) s'impegna a metterne in luce l'attualità e la portata, evidenziando in un primo approccio alcune e forse anche inesplorate inflessioni qualificanti e pregne di virtualità della sua proposta, dischiudendole nell'orizzonte di un'ermeneutica ontologica relazionale e trinitaria. Grazie ai saggi che lo compongono a firma di autorevoli studiosi di diversa provenienza culturale e competenza disciplinare, racchiusi tra una ricca introduzione e un'articolata bibliografia, il volume restituisce la straordinaria freschezza e fecondità di Tommaso nel 750° anniversario della sua morte, come contributo prezioso all'opera di urgente e complessivo rinnovamento culturale cui il nostro tempo è chiamato.
Si può ancora parlare di "metodo" dopo il Novecento? La società italiana di studi lonerganiani (sislon) si è posta la domanda, avviando una ricerca sui plurimi aspetti storici, antropologici, epistemologici del metodo, per esplorarne possibilità e validità. Il libro presenta saggi che si addentrano in tematiche forse complesse, ma non meno affascinanti per chi si lasci incuriosire dal termine "trascendentale" e dal suo pluriverso filosofico e teologico. Dopo una prima investigazione sul "trascendentale" nel pensiero di J. Maréchal, K. Rahner, J.B. Lotz, l'attenzione degli autori si focalizza sul pensiero di B. Lonergan e il suo metodo trascendentale, affrontato da diverse prospettive.
Il sesto volume del Dizionario Dinamico di Ontologia Trinitaria intende esplorare l'inventio della ontologia trinitaria nel secolo IV, con un'attenzione specifica sull'incontro fra l'intelligenza ecclesiale della rivelazione e quella corrente della filosofia tardoantica che ha segnato in profondità l'elaborazione della teologia patristica, il neoplatonismo. La questione di tale rapporto non può essere affrontata con pertinenza se non si fa riferimento all'"aporia del fondamento" che ha travagliato l'indagine filosofica sin dai suoi albori: l'essere è uno o molteplice? Essa si qualifica infatti per la postura tesa a includere in un unico ordine ontologico il primo principio e il mondo, senza così riuscire però a declinare persuasivamente il rapporto di unità e molteplicità. L'evento di Gesù Cristo, vissuto e interpretato nel solco dell'affermazione ebraica della trascendenza di Dio, propizia nel IV secolo un pensiero del rapporto uno-molti che, pur facendo i conti con esse, stravolge le categorie greche con lo sviluppo di un pensiero formalmente trinitario. A 1700 dal Concilio di Nicea, il volume è uno studio a più voci, al contempo storico e teoretico sull'incontro tra filosofia ed evento del Cristo e, in ultima analisi, sulla pensabilità e dicibilità dell'E/essere.