Pensieri spirituali comunicati da Chiara Lubich ai focolari nel mondo espressione della sua vita e del suo carisma. 300 testi, alcuni dei quali inediti. Sin dai primi anni Ottanta Chiara Lubich, avvalendosi dei moderni mezzi di comunicazione, ha dato vita a una conferenza telefonica mensile o bimensile che collegava contemporaneamente dalla Svizzera (da cui il nome Collegamento CH) i più importanti centri del Movimenti dei Focolari sparsi nei cinque Continenti. In quell'occasione comunicava un pensiero spirituale, frutto della sua vita e del suo carisma. Ne è nata un'originalissima esperienza di vita cristiana comunitaria, a livello mondiale, che ha visto una folla di persone camminare insieme, aiutandosi reciprocamente, sulla via della santità. Il volume raccoglie i quasi 300 pensieri spirituali comunicati da Chiara Lubich tra il 1981 e il 2004 e alcuni altri inediti.
Il libro offre un’accurata introduzione, dal punto di vista storico, all’esperienza vissuta a Tonadico (Trento) da Chiara Lubich nell’estate 1949 e da lei condivisa con Igino Giordani e il primo gruppo di focolarine e focolarini. Con una convincente e appassionata sequenza di contributi, un gruppo di storici collegati alla Scuola Abbà ne delinea il contesto. Sulla base di fonti edite e inedite, gli anni del dopoguerra vengono descritti sia tracciando linee portanti della storia d’Italia e della Chiesa, sia dando spazio a figure femminili della prima metà del Novecento e alla personalità poliedrica di Igino Giordani. Lo studio si concentra infine sulla realtà ecclesiale del Trentino, sulle origini del Movimento dei Focolari ( 1943-49), sui luoghi che ospitarono l’evento e i testimoni che ne furono partecipi.
Il testo descrive, in forma narrativa ma sulla base di documenti anche recentissimi – la pubblicazione del processo di canonizzazione – l’esperienza di vita di Pietro dal Morrone, divenuto papa con il nome di Celestino V. Dagli anni eremitici e monastici agli eventi tumultuosi che hanno portato alla sua elezione e poi al suo governo di cinque mesi. Si evidenziano le tensioni esterne e le “prove” interiori che lo hanno portato alla clamorosa rinuncia. Per poi seguire gli anni delle sue fughe e la prigionia onorevole e la fine nel castello di Fumone. Il testo chiude con la cerimonia della canonizzazione ad opera di papa Clemente V a Vienne, come “Confessore della fede”, ma non come pontefice. Una distinzione dovuta a cause drammatiche che vengono descritte. L’ultima parte del testo contiene la documentazione storica dei fatti.
Le parole, le azioni, le scelte e perfino gli errori dei primi cristiani possono oggi illuminare il cammino dei credenti e della Chiesa? Gli Atti degli Apostoli raccontano la vita quotidiana di alcune tra le prime comunità cristiane; le azioni, le parole, le scelte di persone che costruiscono la Chiesa, che le danno un volto attraverso i loro volti. Non è un'immagine preconfezionata, una copia perfetta dell'idea che sta nella mente di Dio; Gesù all'inizio degli Atti dice a grandi linee qual è il progetto, ma come poi si è realizzato è dipeso dalle scelte di gente come Barnaba e Saulo, Pietro e Giovanni, Filippo e tanti altri di cui non conosciamo neppure il nome. Oggi come Chiesa ci troviamo a vivere in una realtà che cambia molto rapidamente e di fronte alla quale non è facile avere punti di riferimento; per questo continuiamo a leggere il libro degli Atti: perché le opere dei primi credenti sono per noi parola di Dio, una lampada che illumina, un punto di riferimento a cui guardare.
L'amicizia tra il futuro papa e la dottoressa che parlava di Marx scoppiò per caso negli anni Cinquanta. Esther Balestrino era un medico biochimico farmaceutico, con un passato in Paraguay come attivista del Partido Revolucionario Febrerista, un movimento di ispirazione socialista; Jorge Mario Bergoglio era un perito chimico appena diplomato. Esther, costretta all'esilio in Argentina, assunse Bergoglio nel suo laboratorio di analisi chimiche. Da lei, donna colta e intelligente, Bergoglio imparò la cultura e l'etica del lavoro. Tra le tre fondatrici delle Madres de Plaza de Mayo, Esther temeva ritorsioni dal regime militare del generale Videla e affidò a Bergoglio, nel frattempo diventato provinciale dei gesuiti dell'Argentina, la sua copiosa biblioteca marxista. I timori di Esther erano fondati: desaparecida nel 1977, fu assassinata dai militari con un volo della morte. Per quattro decenni, della biblioteca marxista di Esther si persero le tracce. Un mistero ora risolto.
Un saggio approfondito che racconta la storia del Movimento dei Focolari dalla sua fondazione fino ad oggi. I Focolari nati nel 1943 a Trento, città di ricca e solida tradizione cattolica, sono oggi presenti nei cinque continenti, ma la loro storia è ancora relativamente poco conosciuta. L'Autore del presente saggio, riprendendo un'espressione del sociologo Émile Poulat, qualifica così il loro percorso: i Focolari sono apparsi «come una "improvvisa invenzione" su un terreno lungamente e pazientemente preparato... per altro». Preparazione e invenzione, tradizione e innovazione: la presente ricerca per la prima volta costruisce e istruisce questo dossier storico (dal 1943 fino all'approvazione definitiva dalla Chiesa nel 1965) e interpreta il fenomeno del Movimento dei Focolari in forma scientificamente apprezzabile.
La Storia dei Goti di Iordanes si delinea a tutti gli effetti come una storia a carattere nazionale. L’Autore, infatti, ripercorre tutte le fasi di formazione della cultura e della società gota a partire dalle sue lontane origini scandinave, per poi narrare le fasi salienti della migrazione nel nord-est Europa, attraverso l’analisi dei rapporti che i Goti hanno avuto con l’Impero romano e con gli altri popoli, fino alla formazione dei due grandi domini: quello visigoto in Gallia e quello ostrogoto in Italia. I Germani, attraverso le migrazioni in massa e la costituzione di regni romano-barbarici, hanno contribuito in maniera determinante a ridisegnare la carta politica, economica, sociale, culturale, linguistica dell’Europa, segnando una traccia inconfondibile nel destino delle nazioni moderne. L’opera di Iordanes, dunque, rientra perfettamente in questo quadro, contribuendo in maniera efficace a dimostrare quanto determinante sia stata la presenza dei Goti in Europa.
La storia del cristianesimo nel Vicino e nel Medio Oriente è poco nota. Si sa che tutte le Chiese particolari risalgono alla Chiesa di Gerusalemme. Di là, dal giorno della Pentecoste, partì la missione evangelizzatrice degli Apostoli che dalla Palestina si estese ad Antiochia, alla Siria e all'Asia Minore, per toccare poi, oltre naturalmente all'Europa, l'Egitto, la Persia, l'Armenia e la Georgia. Nacquero, così, le Chiese siro-occidentale e siro-orientale (o assira), la copta, l'armena e la georgiana. Gemmate da una o dall'altra di queste comunità ecclesiali, ebbero poi origine la Chiesa dell'India a Est, la Chiesa Etiopica a Sud e la Chiesa Maronita del Libano in area mediterranea. In un tale panorama così vasto e complesso si colloca la materia storica di questo volume, il cui intento è quello di recare un contributo alla conoscenza di comunità cristiane che hanno espresso in poco meno di due millenni testimonianze religiose, civili e culturali di grande valore, generalmente ignorate. Comunità che, in maggioranza, stanno vivendo tragici giorni di sofferenza e di immani distruzioni, con il pericolo reale di scomparire proprio là dove, oltre mezzo millennio prima delle conquiste islamiche, hanno cominciato a vivere.
Il pensiero politico inglese del diciannovesimo secolo funge da caleidoscopio delle sfide storiche, delle dottrine politiche, delle idee filosofiche che contrassegnano la modernità. Negli autori rivisitati nel volume si riconoscono le trame principali dell'evoluzione del concetto di libertà nell'ordine politico. Affiorano con nitidezza i suoi pilastri teorici e storici: il senso del limite, la critica al costruttivismo politico, l'indipendenza e l'autonomia in relazione alla statolatria e al dispotismo. Il libro svela la singolarità del caso inglese nella complessa relazione esistente fra l'appartenenza ecclesiale e la visione politica. Le tensioni che attraversano le figure citate, da Edmund Burke a Daniel O'Connell, da John Henry Newman a Lord Acton, indicano la necessità di attivare quel meccanismo di comprensione profonda dei processi politici che non eludano la questione religiosa.
Un'ecclesiologia alla luce delle Spirito Santo, nei discorsi e nelle omelie del pontificato di Paolo VI. La figura e il pensiero di Paolo VI si fa interprete di un'ecclesiologia alla luce dello Spirito Santo i cui pieni sviluppi appartengono al post Concilio Vaticano II. Il saggio parte dalle allocuzioni e discorsi pronunciati da Paolo VI nei periodi II-IV del Vaticano II; viene data poi qualche esemplificazione del rapporto Chiesa-Spirito in alcuni suoi documenti. Vengono esaminati quindi i discorsi e le omelie dettate in occasione o in prossimità della Pentecoste nei diciassette anni del suo pontificato; in particolare, l'indagine viene ristretta all'enciclica "Ecclesiam Suam", alla Solenne professione di fede, alla Costituzione Apostolica "Divinae consortium naturae" e all'Esortazione "Gaudete in Domino".
In cerca della dracma perduta: sta qui il senso del percorso tracciato dal dialogo tra Giulia Galeotti e Lucetta Scaraffia. Perché tutti conoscono la parabola del buon pastore, mentre ignorano quella che Luca racconta poco prima? Perché nessuno ricorda la parabola della donna che cerca la dracma perduta delle dieci che aveva nascosto, e che poi, una volta trovatala grazie a una lucerna, condivide la sua gioia con le amiche? Raccontata da Gesù per descrivere la sollecitudine di Dio verso chi si smarrisce, la parabola è però finita nel dimenticatoio. Come, più in generale, nella storia della Chiesa, sembrano finite nel dimenticatoio le donne. Che ruolo hanno avuto dai tempi di Gesù a oggi? Cosa hanno dato e cosa hanno ricevuto nel corso della storia millenaria dell'istituzione ecclesiastica? Perché ancora oggi la Chiesa sembra sorda alla voce e all'esperienza femminile? Davvero la misoginia è un tratto precipuo del cattolicesimo?
Lucetta Scaraffia è docente di Storia contemporanea presso l’Università degli Studi di Roma «La Sapienza». Storica e giornalista, è editorialista de «Il Messaggero» e dell’«Osservatore Romano» – per il quale coordina il mensile Donne chiesa mondo – e collabora con «Il Sole 24 Ore». È autrice, tra l’altro, di Due in una carne. Chiesa e sessualità nella storia (2008, con Margherita Pelaja), La santa degli impossibili. Rita da Cascia tra devozione e arte contemporanea (2014, Vita e Pensiero), Papa Francesco e le donne (2014, con Giulia Galeotti). Per Vita e Pensiero ha anche curato il volume Pregare, un’esperienza umana. L’incontro con il divino nelle culture del mondo (2015, con Franco La Cecla).
Il rapporto tra Stato e Chiesa, tra politica e mondo cattolico attraversa come un fil rouge la storia dell'Italia dall'unità (1861) ad oggi. Una storia ora di netta separazione, ora di avvicinamento e di impegno diretto. Un percorso storico che va dal "Non expedit" di Pio IX (1868) - con il quale la Chiesa invitava i cattolici all'astensione dalla vita politica italiana alla Rerum novarum di Leone XIII attenta ai problemi sociali e politici. Il volume porge un contributo importante al dibattito in corso attraverso l'esame del pensiero di Antonio Rosmini, Giuseppe Toniolo, Romolo Murri, Don Luigi Sturzo e la nascita del Partito Popolare: interclassista, non conservatore, democratico, cristiano, ma non confessionale per arrivare a De Gasperi con la DC e l'apporto fondamentale al processo di unificazione europea.