Tutta la creazione è un inno alla risurrezione del verbo che si è fatto carne. Il libro si muove tra due fuochi: da una parte la relazione singolare di gesù con l'abbà, la declinazione dell'alterità della sua coscienza filiale, la profondità della sua libertà; dall'altro la risurrezione di gesù come principio della speranza e del dono della fra(e)eternità, per la novità dei legami più forti della morte generati tra noi dalla parola fatta carne. Un'originale e promettente prospettiva cristologica che s'inscrive, in sintonia con le linee tracciate dalla veritatis gaudium, entro l'orizzonte dell'ontologia agapico-trinitaria dischiusa dalla rivelazione.
Tre contributi compongono questo volume. Il primo, di Corrado Lorefice, propone la ricezione creativa del magistero di Francesco della Fratelli tutti, e l'elaborazione di una riflessione teologico pastorale contestualizzata, cioè fedele all'incarnazione. Il secondo, di Anna Staropoli, è un "canto- del riscatto degli scartati e dei vulnerabili, uno spartito pensato e scritto con la pedagogia del sogno di papa Francesco. Il terzo, di Vito Impellizzeri, pone come nuovo passo la necessità e la voglia di assumersi teologicamente la corresponsabilità del cambiamento, la novità di pensare ad uno stile cristiano con cui viverlo e con cui legarlo alla storia del regno di Dio tra di noi. Come ben suggerisce l'immagine della copertina, il famoso mercato de La Vucciria di Palermo, di Renato Guttuso, la prospettiva di fondo di tutto il testo è il vangelo incarnato in una città, in questo caso Palermo, nei suoi colori, sapori, odori, abitanti, ferite, relazioni... Palermo come Gerico, la città di Zaccheo che vuole vedere e ospitare Gesù, la città della guarigione del cieco nato... una città profondamente legata all'intervento di Dio nella storia. In questa città, come in ogni città, la strada può diventare un'occasione favorevole, una struttura di grazia se, come il buon samaritano, si fa dell'altro, del suo dolore e delle sue ferite, il proprio tempo.
«Il dialogo come ermeneutica teologica presuppone e comporta l'ascolto consapevole. Ciò significa anche ascoltare la storia e il vissuto dei popoli che si affacciano sullo spazio mediterraneo per poterne decifrare le vicende che collegano il passato all'oggi e per poterne cogliere le ferite insieme con le potenzialità. Si tratta in particolare di cogliere il modo in cui le comunità cristiane e singole esistenze profetiche hanno saputo ? anche recentemente ? incarnare la fede cristiana in contesti talora di conflitto, di minoranza e di convivenza plurale con altre tradizioni religiose. (...) La teologia dopo Veritatis gaudium è una teologia in rete e, nel contesto del Mediterraneo, in solidarietà con tutti i "naufraghi" della storia». dalla Relazione di Francesco a Napoli (21 giugno 2019)
Quale è l'attualità del pensiero di Paolo VI? Il discorso sull'umano alla luce dell'incarnazione: per costruire la civiltà dell'amore; la contestualità culturale della modernità: per comprendere il rigore della verità con cui ha coniugato coscienza storica e coscienza morale; la via mediana del post-Concilio - in un contesto storico complesso e spesso drammatico -: per tradurre l'indole pastorale del Concilio come specifica missione del Pietro della modernità. Paolo VI è il papa della trasfigurazione che visse l'omicidio del suo amico Aldo Moro conoscendo il dolore della Croce, il suo stabat, dramma dell'umanesimo dell'amicizia. Forse l'aggettivo umano è quello che rende meglio il desiderio universale - di questo uomo e di questo papa - di mettere in dialogo l'umanità con il Vangelo di Cristo costruendo ponti tra lo stesso Vangelo e le culture, difendendo i popoli impoveriti, custodendo la fede e la vita.
Un testo composto da due contributi sul tema attuale e concreto dell'omelia, nel suo contesto liturgico e nel suo valore per la vita ecclesiale comunitaria e personale. «Una intensa e felice esperienza dello spirito, un confortante incontro con la Parola, una fonte costante di rinnovamento e di crescita» (EG 135): così papa Francesco definisce, in Evangelii gaudium, l'omelia, nella consapevolezza di uno scarto da colmare tra l'ideale del desiderio e il limite della realtà, rispetto al quale il sentire del popolo di Dio non manca di far sentire la propria voce. Colui che predica viene a contatto consapevole con la forza performativa della Rivelazione, con la vitalità della Tradizione, con la presenza dello Spirito Santo, e riconosce, in questo orizzonte tutto pneumatologico, la possibilità storica che l'omelia contribuisca alla crescita e allo sviluppo della fede. L'omelia è ancora capace di suscitare la fede in chi ascoltam proprio in forza del suo legame con la stessa parola del Risorto e il mandato dato dagli apostoli? E allo stesso tempo, qual è il compito oggi dell'omelia rispetto al patrimonio comune (e non sempre comunitario) della fede? Infine cosa vuol dire nell'era della tecnica e dei social essere testimoni?
La domanda "Chi è l'ultimo?" è riflesso di vangelo, completamento della domanda con cui Gesù conclude la parabola del Buon Samaritano, perché il riconoscimento presuppone che colui che pone la domanda prenda il suo posto, diventi l'ultimo. È questa domanda che trasforma gli ultimi in primi. È questa domanda che custodisce l'umanità come riflesso di vangelo. Papa Francesco ha mostrato come Gesù guarendo il lebbroso ha preso il suo posto di emarginato, restituendolo alla sua dignità di uomo, sanato e perdonato. Questo testo spinge verso la compassione, la pietas e la solidarietà con l'umanità ferita e piagata, spesso schiacciata dal dolore e oppressa dalle strutture di peccato. Accompagna verso l'assunzione di uno sguardo dal basso, un'autentica conversione, che riguarda anche la maturità umana del confessore che, grazie proprio alla docibilitas penitenziale, impara ad essere ministro del perdono perché perdonato e amato, a riconoscere nell'altro peccatore un altro se stesso. È un primo timido tentativo di una teologia politica di Papa Francesco, attraverso la continua coniugazione del principio di prossimità con la dimensione universale della fraternità. Tutto per noi è misericordia. Questo testo è stato costruito durante tutto l'anno giubilare della misericordia. Riprende e rielabora diverse esperienze vissute dall'autore nell'espletamento della sua missione sacerdotale. Ne vengono fuori pagine di conoscenza e di guida, in cui misericordia e perdono si rivelano come anticipo di risurrezione. Non pagine di esegesi, dunque, bensì di speranza stillata dalle pagine e da ogni parola del vangelo di Luca.
Un breve ma importante studio teologico che porta a domande inesplorate, e forse neanche previste, sugli angeli e sull'origine del male, che attraversano l'intero testo e cercano delle risposte nella meditazione teologica e nell'approfondimento di alcune pagine della Bibbia. Qual è la differenza tra il peccare dell'uomo e il decadere dell'angelo? Ma gli angeli come hanno potuto peccare? Qual è la relazione tra il loro decadere e l'origine del male? Che cosa è la tentazione? Il male è solo assenza di bene o è anche rovesciamento del bene? Qual è la differenza tra ciò che Dio promette (la salvezza) e ciò che Dio permette (il male e l'azione dell'omicida fin dalle origini) e lo rende occasione di bene? Queste domande attraversano l'intero testo e cercano nella meditazione teologica di alcune pagine chiave della Bibbia (Genesi, Giobbe, Matteo, Lettera di Giuda, Lettera agli Ebrei) e nell'approfondimento della fede, grazie al riferimento alla Tradizione e al Magistero della Chiesa, un orientamento e un orizzonte di senso sulla questione della libertà degli angeli e l'origine del male. È una lettura d'interesse per chiunque, in particolare per i credenti e per è chi è affascinato dall'argomento.
Un'ecclesiologia alla luce delle Spirito Santo, nei discorsi e nelle omelie del pontificato di Paolo VI. La figura e il pensiero di Paolo VI si fa interprete di un'ecclesiologia alla luce dello Spirito Santo i cui pieni sviluppi appartengono al post Concilio Vaticano II. Il saggio parte dalle allocuzioni e discorsi pronunciati da Paolo VI nei periodi II-IV del Vaticano II; viene data poi qualche esemplificazione del rapporto Chiesa-Spirito in alcuni suoi documenti. Vengono esaminati quindi i discorsi e le omelie dettate in occasione o in prossimità della Pentecoste nei diciassette anni del suo pontificato; in particolare, l'indagine viene ristretta all'enciclica "Ecclesiam Suam", alla Solenne professione di fede, alla Costituzione Apostolica "Divinae consortium naturae" e all'Esortazione "Gaudete in Domino".