Vulnerabilità è una nozione generale, utilizzata in molte circostanze, spesso senza curarsi troppo del significato che assume. Oltre ad offrire un focus sulle diverse interpretazioni della vulnerabilità, questo volume la esplora come "condizione" che ha ispirato e fatto riflettere non solo il mondo della filosofia e delle scienze umane ma anche quello della letteratura, della poesia e della scienza medica, in tempi e luoghi diversi. Di qui la ricchezza esperienziale e di significati che da essa scaturisce e che chiede di essere presa sul serio.
Viviamo in una condizione di profonda sofferenza della politica e della democrazia, una crisi che nasce da radicali cambiamenti economici e sociali ma presenta contestualmente i caratteri di una crisi etica. È possibile un rapporto tra etica e democrazia? Riflettendo sul concetto di democrazia e sulla complessità del nostro tempo, il testo propone un'idea di democrazia che renda fecondo tale rapporto, tracciando i lineamenti di un'etica per la società democratica.
La solidarietà sembra ormai impossibile oppure, quando va bene, viene relegata nel tempo libero. Questo libro mostra come essa sia invece un nucleo essenziale dell'umanità di ciascuno. Se volge le spalle alla possibilità dell'esistenza solidale l'uomo tradisce se stesso. Riscoprire anzitutto l'emozione della solidarietà in noi è il primo passo per rinnovare la vita intera. Questo libro è uno strumento per orientarsi nel viaggio.
Il celebre romanzo di J. Barrie, "Peter Pan", delinea un'inedita visione della vita all'insegna della paura di diventare adulti, una paura che i decenni successivi, come un commento vivente all'opera, hanno puntualmente confermato, fino a classificarla come disturbo psicologico: la Sindrome di Peter Pan. In queste pagine se ne presentano le caratteristiche salienti: le sue origini, le peculiarità, ma soprattutto il suo dramma profondo, che esprime una preoccupante crisi di civiltà. Quando una società non vuole più crescere, puntando i piedi per non entrare nelle tappe successive dell'esistenza, significa che non sa più educare a vivere, non vede un futuro dopo di sé e muore, simbolicamente prima che fisicamente.
Individualismo ed egoismo sono i mali dell'epoca. Ma sappiamo davvero cos'è una comunità? Non basta essere con gli altri, né condividere con loro idee, scopi e interessi. L'egoismo delle comunità (anche religiose) è ancora più devastante di quello degli individui. La comunità è esposta a un duplice rischio: di sovrapporre il proprio protagonismo alla testimonianza per la verità e l'accoglienza; e di rimanere indecisa tra la condanna e la complicità nei confronti della città degli uomini. Testimoniare è lo stesso che esistere. Gli elementi tipici della comunità assomigliano tuttavia ai grani dispersi di una collana strappata: non si riconoscono più, e generano equivoci e fraintendimenti. Bisogna al contrario riannodare il filo che lega insieme la testimonianza e l'accoglienza, i luoghi e la democrazia, l'autorità e la partecipazione, la presenza, la speranza e la profezia.
Perché è così urgente ridare senso a quel modo di vivere della persona che nega l'inevitabilità del male e viene comunemente chiamato "spirito critico"? Il male si diffonde secondo modalità sempre più pervasive ed imprevedibili e mai come in questi tempi l'umano sembra essere razionalmente impreparato ad affrontarlo e drammaticamente capace di tollerarlo e riprodurlo. I modelli teorici proposti da Theodor W. Adorno e Michel Foucault hanno la forza di offrire un'alternativa a questo impoverimento spirituale e di sensibilizzarci verso possibilità inedite legate al valore della dignità.
Il volume offre la prima traduzione italiana dell'antropologia filosofica di France Veber, discepolo di A. Meinong che sviluppa i punti nodali della teoria dell'oggetto giungendo a elaborare un'originale antropologia. La traduzione è preceduta da un ampio saggio introduttivo che illustra criticamente l'opera di F. Veber mostrandone la ricchezza e le potenzialità per una riformulazione delle tematiche gnoseologiche, etiche e antropologiche. Egli rileva l'autonoma qualità oggettuale dell'oggetto-dovere, innovando su questo punto la teoria del maestro, e da lì inizia un cammino di riflessione che lo porta ad ampliare lo sguardo filosofico sulla realtà dell'uomo intero, unico essere capace di vissuti eticamente corretti e di cogliere la realtà in quanto tale e non come una mera rappresentazione.
La filosofia sembra, in tempi pieni di disperazione, diffidare della speranza. Il tentativo di queste pagine è invece quello di rimetterla al centro della riflessione filosofica, attraverso uno statuto dialettico ben preciso. Ogni volta che speriamo, infatti, è in opera un lavoro sul negativo che prefigura una riconciliazione, una sutura, un passaggio di liberazione. Non che questa sutura sia prevedibile, essa si può solo sperare, appunto. Si tratta d'immaginare quel che non si può propriamente sapere. Un divieto d'ontologia libera la latenza etica della speranza e, finalmente, la rende esperienza autenticamente umana, capace di orientare e trasformare l'azione dell'uomo. È la regola della speranza che permette di custodire - fin dentro l'esperienza del negativo - l'irriducibile necessità del meglio, l'umana disposizione alla felicità, l'esigenza della giustizia, la trasfigurazione etica della totalità.
Una introduzione organica al pensiero di R. Panikkar. Il singolare filosofo ispano-indiano, teorico del dialogo, che ha gettato ponti di comprensione tra le culture dell'oriente e quelle dell'occidente.
Il tema dell'anima e il suo stretto legame con l'identità e la libertà dell'uomo.
Interiorità: un tema dal sapore antico e dalla profondissima attualità.
Il denaro risolve conflitti senza eliminare il conflitto, può molto e non può nulla. Se compro l'amore o la giustizia non divento nè amato nè giusto. Ma anche il denaro è rapporto e giustizia.