L'egemonia del cattolicesimo e la diffidente curiosità per l'islam
Le discriminazioni religiose e i sistemi di tutela
I progetti di legge sulla libertà religiosa e per l'insegnamento aconfessionale della religione
L'attuale proiezione in ambito pubblico del peso della religione porta il mondo evangelico a interrogarsi sulla laicità dello Stato.
Quali devono essere i ruoli rispettivi dello Stato e delle chiese in una società che si definisce laica?
E quale interpretazione corretta dare al termine laicità? Significa indifferenza o, peggio, ostilità dello Stato nei confronti delle religioni, oppure garanzia e tutela della libertà degli individui di credere o di non credere, e di manifestare il loro pensiero?
Può uno Stato laico chiedere comportamenti che solo le persone virtuose possono compiere? E possono le chiese, anche se di maggioranza, travalicare i loro ambiti di azione e determinare gli orientamenti della politica? Quale atteggiamento ha assunto Cristo nei confronti della separazione tra il potere temporale e quello ecclesiastico?
A queste domande hanno cercato di rispondere alcuni autori evangelici che si definiscono favorevoli alla laicità proprio perché cristiani, e che temono derive pericolose.
Dopo l'11 settembre le religioni - spesso nella forma inquietante degli integralismi e fondamentalismi - sono tornate a occupare la scena della storia reclamando il riconoscimento del loro status pubblico, quasi che la secolarizzazione, giunta al punto culminante, si capovolgesse nel suo contrario. Quella delle relazioni tra Stati e confessioni religiose torna così a essere questione di grande rilievo culturale e politico in stretta connessione con l'interrogativo di fondo: quale laicità per le odierne società complesse segnate dal pluralismo? Saggi di Elena Bein Ricco, Biagio De Giovanni, Mostafa El Ayoubi, Paolo Naso e Sergio Rostagno.
Prima di essere scritto questo libro è stato raccontato e questa sua origine discorsiva, frammentaria ne ha determinato anche la stesura. Daniel, maestro di una piccola scuola valdese, prima di essere un personaggio è stato un'evocazione scenica, un'immagine visiva, che appare e scompare. Egli ha permesso di gettare uno sguardo sul mondo delle Valli valdesi nel periodo della grande crisi culturale che precede il 1848. Uno sguardo che forse ignora fatti rilevanti e coglie il dettaglio. Anche la vita di Daniel, la Rivoluzione, la guerra, l'insegnamento e le sue esperienze interiori sono delineate in modo sommario, per cenni, i personaggi che incontra escono dall'ombra per farvi subito ritorno.