In questo volumetto Jean Baubérot ripercorre, con approccio interdisciplinare allargato, in particolare storico e socio-economico, la lunga vicenda della Riforma protestante, dalla prima critica luterana interna alla chiesa alle sfide del mondo sempre più secolarizzato insieme alla vitalità del movimento pentecostale ed evangelicale oggi.
La celebrazione – nel 1933 – del 450° anniversario della nascita di Lutero viene strumentalizzata dal regime nazista attraverso la presentazione del Riformatore quale ardente nazionalista, precursore di Hitler. Il teologo svizzero Karl Barth interviene nel dibattito con un’interpretazione diametralmente opposta: Lutero è un dottore della chiesa e un interprete della Bibbia, la Riforma è una testimonianza rinnovata dell’evangelo, una critica profetica di ogni idolatria.
La conferenza Riforma come decisione, che Karl Barth tenne a Berlino di fronte a migliaia di persone nel 1933 – anno in cui Hitler divenne Cancelliere del Reich – culmina nell’appello: «Resistenza!». Si tratta, per il teologo svizzero, della resistenza della fede autentica di fronte a un cristianesimo nazistoide, cioè di una resistenza teologica. La parola, tuttavia, non poteva non ricevere, nella Germania di quell’anno, un evidente significato politico, che non sfuggì ai cronisti né, tantomeno, alla Gestapo: nel suo rigore teologico, il pensiero di Barth manifesta infatti, con rara efficacia, il potenziale critico del messaggio biblico riscoperto con forza dalla Riforma.
Completano il volume due brevi scritti dedicati a Lutero, professore e predicatore contrapposto all’«Ercole germanico» della chiesa asservita al regime, e una reazione giornalistica del tempo.
La traduzione italiana completa degli scritti e delle lettere di Thomas Müntzer - una delle figure principali degli albori della Riforma, se non altro per la prima liturgia riformata in lingua tedesca e la guida carismatica della Guerra dei contadini - vuole essere un ritorno alle fonti essenziali per consentire una più precisa ricostruzione storica del pensiero, della vita e del contesto nel quale egli visse e operò.
Chiara e serena sintesi del pensiero luterano, questo testo di intento conciliativo, scritto contemporaneamente in tedesco e in latino nell’ottobre 1520 in risposta alla bolla con cui Leone X metteva Lutero sotto minaccia di scomunica, è il più adatto per iniziare i lettori alla conoscenza del pensiero del Riformatore tedesco. Dedicato al pontefice ma in realtà rivolto al popolo, vi si delinea il concetto di libertà cristiana, da non confondersi con quello di libertà di arbitrio, bensì da intendersi come liberazione spirituale dalla condanna del male, come libertà interiore creata dalla grazia.
Una libertà che porta una particolare autonomia di condotta, diretta conseguenza dell’intima soggezione alla legge di Dio, liberando gli esseri umani dalla «legge» dei codici storici nonché dalla gerarchia ecclesiastica.
In questo libretto la studiosa Susanna Peyronel Rambaldi ripercorre la storia della nascita e dell'evoluzione della Riforma protestante in stretta continuità con il periodo storico precedente, di cui rappresenta tanto una parziale continuità quanto un significativo cambiamento.
Oltre a incidere sulla spiritualità, l’etica e la dottrina del cristianesimo, la Riforma protestante ha influenzato profondamente le strutture della società, le concezioni politiche ed economiche, contribuendo a far nascere il mondo moderno.
Il cardine dello sviluppo e dell’espansione del movimento storico della Riforma nell’Europa del xvi secolo sta però nelle sue nozioni teologiche, ormai lontane e oscure per la nostra società secolarizzata: non affrontare quelle idee equivarrebbe tuttavia, per dirla con McGrath, «a studiare la rivoluzione russa senza fare riferimento al marxismo».
Questa classica introduzione guida lettori comuni e studenti nei meandri della «selva oscura» del pensiero teologico alla base della Riforma.
Ristampa della terza edizione.
Ideato per il centenario della Grande Guerra, il volume (che raccoglie gli Atti del LIV Convegno di studi sulla Riforma e sui movimenti religiosi in Italia) presenta nuove ricerche e riflessioni sulle posizioni delle chiese evangeliche di fronte al conflitto e sui suoi costi, in particolar modo rispetto alle Valli valdesi, territorio di una minoranza religiosa nonché caso esemplare di una realtà sociale, contadina e piccolo-borghese, coinvolta nello scontro. Oltre all'analisi del dibattito teologico, delle ragioni del consenso, delle riserve e dei dissensi delle chiese protestanti di fronte alla guerra, vengono alla luce le attività di assistenza, il tragico tributo di sangue, cattolico e valdese, e la memoria del conflitto. Scritti di Andrea Annese, Gilberto Clot, Silvia Facchinetti, Franco Giampiccoli, Irene Guerrini, Annalisa B. Pesando, Luca Pilone, Marco Pluviano, Giorgio Rochat, Sergio Rostagno, Gabriella Rustici, Anna Strumia, Giorgio Tourn, Sara Tourn, Samuele Tourn Boncoeur.
Intorno a questo "manifesto" della Riforma italiana, scritto dal monaco Benedetto da Mantova con il poeta Marcantonio Flaminio e stampato anonimo a Venezia nel 1543, ruota - quale oggetto di diffusione clandestina nell'area europea - un'intera, ampia sezione del romanzo Q di Luther Blissett.Scritto poco dopo il fallimento del Colloquio di Ratisbona tra cattolici e protestanti del 1541, questo "bestseller " religioso italiano del Cinquecento fu opera del monaco benedettino cassinese Benedetto Fontanini e dell'umanista Marcantonio Flaminio. Uscito anonimo, il trattato - che afferma l'unità dei "veri cristiani" oltre i confini delle chiese istituzionali e fonda la vita morale sul "beneficio di Cristo", ovvero sulla grazia - fu più volte ristampato e tradotto, nonché condannato dall'Inquisizione. Apprezzato nei circoli erasmiani e riformatori oltre che dai fautori del rappacificamento tra i cristiani, fu soprattutto il "manifesto" dei seguaci di Juan de Valdés e dei riformatori d'oltralpe, recuperati alla tradizione dei Padri della chiesa.
Nella Ginevra del XVI secolo, che in breve tempo raddoppia la propria popolazione per l'afflusso continuo di profughi protestanti provenienti da Francia, Inghilterra e Italia, il Riformatore Giovanni Calvino mira a separare la chiesa dal potere civile e a darle un proprio ordinamento interno, la cosiddetta "disciplina ecclesiastica", fondata sulla Parola di Dio.
Se nella Germania di Lutero la chiesa è subordinata al potere secolare dei principi elettori, nella Ginevra di Calvino, che poco a poco si trasforma in centro delle chiese riformate d'Europa, essa viene via via emancipandosi dall'autorità politica cittadina.
Per la sua comunità religiosa, Calvino elabora la cosiddetta "disciplina ecclesiastica" - sorta di costituzione della chiesa, insieme di leggi e regolamenti che ne formano l'ordinamento interno - a partire da precisi fondamenti teologici.
Al centro, la predicazione, i sacramenti e la cosiddetta "cura d'anime", che si estende alla formazione, inizio della salvezza, per cui furono fondati il Collège e l'Académie.
Non a torto, lo storico Emile Léonard vede in Calvino il "fondatore di una civiltà", quella moderna.
Nel XVI secolo, i protestanti riformati - in primis nella Ginevra di Calvino, ma anche nella Francia ugonotta, a Londra o Berna - attuano una completa riorganizzazione del tempo, interiorizzandone una concezione originale e applicando un'etica nuova allo svolgimento delle loro giornate. Restrizioni d'ordine spirituale regolano rigorosamente il loro rapporto con il tempo, concepito innanzitutto in relazione a Dio, del cui uso dovranno rendere minuziosamente conto.
Quest opera di Sergio Rostagno sul pensiero luterano - incentrata sulle convinzioni elaborate da Lutero nel periodo dell'insegnamento universitario e contenente anche un ampio commento alla Libertà del cristiano del 1520 - contribuisce a dismettere il luogo comune che vede nel Riformatore tedesco unicamente il teorico della fede senza le opere.