Ottobre 2017: in una spettrale brughiera nell'Inghilterra del Nord viene ritrovato il corpo di Saskia Morris, una quattordicenne scomparsa l'anno prima a Scarborough, nello Yorkshire. Contemporaneamente un'altra ragazza della stessa età, Amelie Goldsby, è strappata alla morte da uno sconosciuto, che in una notte di tempesta sente le sue urla strazianti provenire dal mare e riesce a trarla in salvo. Anche Amelie era sparita in circostanze misteriose, e ora, sotto shock, dice di essere stata rapita e tenuta segregata da un uomo, ma è incapace di ricordare il minimo dettaglio utile a mettere la polizia sulla pista giusta. Le indagini si concentrano sulla sparizione nel 2013 a Scarborough di un'altra quattordicenne mai più ritrovata, Hannah Caswell. C'è un fil rouge che unisce tre coetanee così diverse tra loro per carattere ed estrazione sociale? Si fa sempre più strada l'idea di un omicida seriale: l'ispettore capo Caleb Hale è al centro di una gogna mediatica in cui ormai si fa riferimento al «killer della brughiera» il quale, indisturbato, sequestra ragazzine inermi. La polizia sembra brancolare nel buio quando, suo malgrado, si trova implicata in quella spirale di violenza anche Kate Linville, sergente investigativo di Scotland Yard, che è a Scarborough per vendere la casa di famiglia e che per una strana combinazione fa conoscenza con i genitori di Amelie. Aiutata dal suo fiuto di poliziotta e di donna, sarà Kate a trovare il bandolo di una matassa dove, a intrecciarsi, sono segreti vergognosi e colpe inconfessabili che riemergono dopo tanti anni...
Senza computer, smartphone e Internet oggi ci sentiamo perduti. Questo vuol dire che l'uso massiccio delle tecnologie di consumo sta mandando il nostro cervello all'ammasso. E intanto la lobby delle società di software promuove e pubblicizza gli esiti straordinari delle ultime ricerche in base alle quali, grazie all'uso della tecnologia, i nostri figli saranno destinati a un radioso futuro ricco di successi. Ma se questo nuovo mondo non fosse poi il migliore dei mondi possibili? Se gli interessi economici in gioco tendessero a sminuire, se non a occultare, i risultati di altre ricerche che vanno in direzione diametralmente opposta? Sulla base di tali studi, che l'autore analizza in questo libro, è lecito lanciare un allarme generale: i media digitali in realtà rischiano di indebolire corpo e mente nostri e dei nostri figli. Se ci limitiamo a chattare, twittare, postare, navigare su Google... finiamo per parcheggiare il nostro cervello, ormai incapace di riflettere e concentrarsi. L'uso sempre più intensivo del computer scoraggia lo studio e l'apprendimento e, viceversa, incoraggia i nostri ragazzi a restare per ore davanti ai giochi elettronici. Per non parlare dei social che regalano surrogati tossici di amicizie vere, indebolendo la capacità di socializzare nella realtà e favorendo l'insorgere di forme depressive. Manfred Spitzer mette politici, intellettuali, genitori, cittadini di fronte a questo scenario: è veramente quello che vogliamo per noi e per i nostri figli?
Russia, primi anni Venti del secolo scorso. Kira Argounova, studentessa alla facoltà di Ingegneria di Mosca, si innamora di Leo Kovalensky, figlio di un eroe di guerra zarista. Entrambi desiderano ardentemente poter realizzare i loro sogni, ma vivono intrappolati nel nuovo regime sovietico che sacrifica la libertà individuale nel nome del diritto della collettività. Kira viene allontanata dall'università per le sue idee e Leo non riesce a trovare un lavoro a causa del suo passato: la vita per i due giovani diventa così una lotta alla mera sopravvivenza e quando Leo si ammala di tubercolosi, nessun ospedale è disposto ad accoglierlo. Kira, disperata, si rivolge ad Andrei Taganov, un giovane comunista che grazie ai sentimenti che nutre per Kira scoprirà l'importanza e il valore dei singoli individui. Tuttavia, la lotta è impari e i due giovani uomini ne verranno annientati, Andrei a causa del suo distacco dal comunismo e Leo per le sue condizioni fisiche. A Kira non resta che tentare di fuggire, ma riuscirà a sottrarsi al controllo dello Stato?
«Il mio scopo è reclamare uno spazio pubblico alla morte: è importante che tutti ne possano parlare apertamente. Il mio mezzo sono le storie, storie di persone che potrebbero essere vostri amici, fratelli, genitori e figli. Storie di persone che riescono ad amare e vivere intensamente la vita che stanno per abbandonare non perché sono persone eccezionali, ma perché è così che si comportano gli umani». In quest'opera, Kathryn Mannix, medico e pioniere della medicina palliativa, esplora il tabù più grande della nostra società: la morte. Attraverso alcune storie indimenticabili riesce a trasmettere un messaggio importante a chi ancora vive, rispondendo con onestà a tutte le nostre domande sulla fine. «La notte non fa paura» è un libro per tutti noi, che racconta di come la morte non debba necessariamente essere dolorosa e terrificante, se viene affrontata con la consapevolezza della verità.
La solitudine del terzo millennio è una situazione di isolamento che è tanto più dannosa quanto meno evidente perché mascherata spesso da quella che ne è anche la causa principale: l'abbondanza di relazioni virtuali che soprattutto nei giovani sostituiscono in modo improprio le relazioni sociali, atrofizzando la capacità a istituirne di autentiche. Con conseguenze dannose per l'equilibrio psicofisico degli individui e con ricadute a lungo termine sull'intera società. Chi è solo si ammala più facilmente: la solitudine è abbinata a una percentuale più elevata di disturbi cardiaci, forme tumorali, ictus, depressione e forme di demenza. Ma la solitudine è anche contagiosa e si diffonde come un'epidemia che non riguarda necessariamente chi è single o vive da solo, ma anche coppie, persone sposate o che vivono in famiglia. Nei paesi occidentali è diventata direttamente o indirettamente la prima causa di mortalità. La tesi di Manfred Spitzer è suffragata da migliaia di studi scientifici condotti in tutto il mondo occidentale. L'importante è capirlo al più presto, prima che diventi un processo irreversibile.
«Opus» è un ideale di perfezione, il capolavoro dell'artista, la prestazione perfetta dell'atleta, la vetta dell'alpinista, l'eccellenza assoluta o relativa a cui a volte consacriamo le nostre energie. «Opus» è la meta il cui compimento richiede dedizione totale, un impegno assoluto, una determinazione incondizionata. Simili realizzazioni richiedono una tale passione che non può essere generata dall'esterno. Occorre quella che gli psicologi chiamano «motivazione intrinseca», ma che comunemente denominiamo automotivazione: la forma più potente di motivazione a cui la specie umana abbia accesso. Ma come si fa ad attivare l'automotivazione? Si può allenare? Come la si promuove negli altri? E perché è così difficile generare automotivazione nella nostra epoca? E perché ne abbiamo disperatamente bisogno in una società dove l'individuo sempre più solo è obbligato a contare solo su di essa? In «Opus» Pietro Trabucchi risponde a queste domande mettendo i lettori in condizione non solo di comprendere la forza dell'automotivazione, ma anche di attivarla e di allenarla autonomamente.
Dal medico e nutrizionista Steven Masley un programma per vincere la battaglia per la salute del nostro cervello, per prevenire la perdita di memoria e l'invecchiamento precoce.
Viviamo più a lungo delle generazioni precedenti, è un dato di fatto, così come è un dato di fatto l’incremento, insieme all’aspettativa di vita, di patologie legate alla perdita delle funzioni intellettive, come l’Alzheimer e i disturbi della memoria. La buona notizia è che questo incremento non è affatto «naturale» né irreversibile e che non solo si può prevenire con uno stile di vita corretto, ma anche in parte «curare». Nella Dieta del cervello longevo, Steven Masley mostra in termini chiari e accessibili a tutti come si instaura quel processo che è responsabile del declino cognitivo e della perdita di memoria. E, soprattutto, spiega concretamente come agire per raggiungere e mantenere uno stato di salute ottimale del cervello. Con un programma dettagliato di esercizi per testare le proprie funzioni cognitive e per allenare il cervello e una serie di ricette appetitose che utilizzano i cibi e gli abbinamenti giusti per la salute psicofisica, La dieta del cervello longevo è un libro in grado di migliorare la qualità di vita di ciascuno.
Con una prefazione di Eben Alexander, a quarant'anni della prima edizione viene ripubblicato il libro di Raymond Moody, che ha milioni di lettori in tutto il mondo. Raymond Moody è il «padre» della moderna teoria sulle esperienze di premorte e il suo "La vita oltre la vita" ha rivoluzionato il modo in cui pensiamo alla morte, a ciò che essa significa e al fine ultimo della nostra vita. Apparso la prima volta nel 1975, La vita oltre la vita raccoglie decine di testimonianze di persone che sono uscite da uno stato di «morte clinica» e che hanno raccontato con le loro parole che cosa c'è oltre la morte e come da quel momento la loro esistenza è spiritualmente cambiata. Con i suoi studi pioneristici Raymond Moody ha ispirato un nuovo modo di intendere la scienza, la filosofia e la religione, e ha dato l'avvio a ricerche nuove sulla vita, sulla morte e sul significato dell'esistenza umana.
Nello splendore della villa di famiglia di Morton Hall, Sir Philip e Lady Gordon aspettano la nascita dell'erede. Quando anziché il maschio desiderato nasce una femmina, decidono comunque di chiamarla Stephen. La bambina crescendo rivela ben presto abitudini e atteggiamenti diversi dalle sue coetanee e la isolano da chi la circonda, costringendola a un'infanzia difficile e a una tormentata adolescenza. Raggiunta la maturità Stephen Gordon si innamorerà perdutamente di un'altra donna.
Perché dimentichiamo qualcosa? E perché ci torna in mente quando risaliamo alle condizioni in cui l’abbiamo pensato la prima volta? Perché le persone anziane ricordano fatti del passato remoto e non di quello più prossimo? Si può allenare la memoria in modo da prevenire patologie come l’Alzheimer? Che differenza c’è fra memoria e ricordo? E l’apprendimento può consolidare le capacità mnemoniche? È possibile dimenticare ciò che è inutile e ricordare solo le informazioni che ci servono? Nikolai Konrad, da anni ai primi posti dei campionati mondiali della memoria, descrive una serie di mnemotecniche praticabili da tutti per migliorare le proprie capacità di ricordare ciò che si apprende, che si tratti di un numero di telefono oppure di un teorema di fisica. E, con la sua competenza di neuroscienziato si addentra nei meandri del cervello umano per svelare i meccanismi del funzionamento di una delle facoltà intellettuali più affascinanti e fondamentali: la memoria.
Quello fra donne e gatti è un legame antico che, nato in Egitto, è giunto immutato fino ai giorni nostri. Un legame che non ha mai smesso di esercitare il proprio fascino e che, nel corso dei secoli, ha saputo ispirare artisti che hanno reso donne e gatti rispettivamente muse ispiratrici e compagni, eroine e presenze leggere. È di questa straordinaria affinità che Detlef Bluhm ha voluto parlare nelle pagine del suo ultimo libro: con un viaggio entusiasmante all'interno della storia della pittura, lungo un percorso di cinquanta dipinti, Bluhm racconta le diverse sfaccettature della più antica amicizia interspecie, analizzandone caratteristiche, leitmotiv e unicità. Senza trascurare il minimo dettaglio: da Lorenzo Lotto a Leonardo da Vinci, da Frieda Kahlo a Pablo Picasso, all'interno del libro tutte le riproduzioni dei dipinti sono accompagnate da brevi testi di commento che riportano interpretazioni, aneddoti e cenni biografici dell'autore o dei soggetti ritratti. Per approfondire e conoscere uno dei temi più affascinanti, e ricchi di significato, della storia dell'arte
Edith Eger aveva sedici anni quando i nazisti fecero irruzione nella città ungherese dove viveva. Insieme alla sua famiglia fu condotta in un campo di internamento e quindi ad Auschwitz. I genitori vennero inviati subito alla camera a gas su ordine di Joseph Mengele che, poche ore dopo, chiese a Edith di danzare per lui sulle note del valzer Sul bel Danubio blu, ricompensandola con un pezzo di pane che lei divise con le compagne di prigionia. Edith sopravvisse con la sorella ad Auschwitz, venne trasferita durante le marce della morte a Gunskirchen, un sottocampo di Mauthausen, e fu salvata da un soldato americano che la trovò, ancora viva, sopra un mucchio di cadaveri. Trasferitasi negli Stati Uniti dopo la guerra, ha studiato psicologia e, unendo le sue competenze professionali alla sua personale esperienza, si è specializzata nella cura di pazienti affetti da disturbi da stress post-traumatico. Reduci di guerra dall'Afghanistan, donne che avevano subito violenza, persone che soffrivano per un proprio personalissimo trauma, hanno imparato da lei che "il peggior campo di concentramento è la propria mente" e che libertà e guarigione iniziano quando impariamo ad affrontare il nostro dolore. "La scelta di Edith" è la storia dei passi, grandi e piccoli, che ci conducono dall'oscurità alla luce, dalla prigionia alla libertà e alla felicità.