L'etica inizia dal male o dal bene? Dal rifiuto istintivo di fare del male a un altro o da un sotterraneo "non dimenticare il meglio" che abita ognuno di noi? Riflettendo sulle tormentate lezioni morali del Novecento, l'autrice rilancia una visione dell'etica per la quale il bene, la libertà, la giustizia devono accadere in atti, gesti, giudizi, esperienze singolari e concrete: l'amicizia, l'amore, la fedeltà, la sincerità, il piacere, il dolore, la pazienza, il perdono. In questi momenti centrali della vita morale avviene uno scarto rispetto ai comportamenti che si adeguano all'ordine sociale e balzano in primo piano la spontaneità e la responsabilità individuali. L'immaginazione è il fondamentale organo morale che consente di portare alla luce il tesoro di esperienze morali di cui è intessuta la trama nascosta della vita e che permettono di superare i limiti e le incertezze dell'etica contemporanea. Molto più spesso di quanto pensiamo, l'etica presuppone uno sforzo di immaginazione, un investimento di energie creative che rimescolano i confini di emozione e ragione, corpo e mente, senza confonderli. Per immaginare ci vuole coraggio, l'immaginazione è audace.
Da dove viene la morale? Su che cosa poggiano i nostri valori? Come riusciamo a sapere cosa è bene e cosa è male? Per secoli filosofi e teologi hanno indagato la natura umana alla ricerca di una risposta. Molte sono state le intuizioni brillanti e le argomentazioni sottili. Solo oggi, però, quelle intuizioni e argomentazioni possono trovare un "saldo" legame con la storia evolutiva che ha permesso a noi e al nostro cervello di diventare quelli che siamo. Patricia Churchland ci invita a fare i conti con i processi e i meccanismi biologici che hanno contribuito a plasmare forme e modi del nostro dover essere morale. Le scoperte più recenti nell'ambito della biologia evoluzionistica, della genetica e delle neuroscienze cognitive diventano così gli strumenti essenziali per orientarsi nell'intricata selva delle questioni morali. Non si tratta, però, di cedere alla tentazione di un facile scientismo ma di riconoscere che solo se scopriamo cosa ci renda capaci di prenderci cura di noi e degli altri possiamo capire come l'animale sociale Homo sapiens sia diventato un animale morale.
Questo testo di Pierre Hadot presenta i temi più cari al grande studioso recentemente scomparso: l'idea di natura, il modello filosofico di felicità, la figura del saggio nell'antichità. Con la lucidità che gli è propria, Hadot dimostra inoltre come, per gli antichi, la filosofia fosse un sistema di vita, che permetteva all'adepto di trovare il proprio posto nella città e nel mondo. Ne risulta una riflessione attuale sul valore sociale, oltre che etico, della filosofia.
Ci sono momenti in cui un uomo pensa che la sua vita non abbia valore. Ce ne sono altri in cui si pensa che non abbia più valore la vita di nessuno. Per molti di noi questo è un momento come il secondo. È questo, vivere oggi in Italia. È questa erosione di speranza, di coraggio e di slancio creativo a ridurre in cenere i nostri giorni. E forse a ridurre anche la crescita del PIL. Con il tono appassionato di un'orazione civile, Roberta De Monticelli mette a fuoco con esattezza il cuore della tragedia che stiamo vivendo, e mostra come dal buon uso della nostra indignazione possa risultare una rifondazione, un progetto per una nuova civiltà.
Possono il filosofo e lo scienziato imparare a perdersi in uno stato di morte apparente, a disattivare gli aspetti della propria esistenza che impediscono la nascita del pensiero? In "Devi cambiare la tua vita", Peter Sloterdijk presentava la pratica dell'esercizio come dimensione decisiva per un'esistenza improntata all'"elevazione". Qui si spinge oltre, in direzione dell'ascesi teoretica. Sprofondare in se stessi è la condizione per potersi ritrovare là dove l'arte di morire e l'arte di vivere teoreticamente si incontrano, per liberarsi dai vincoli che costituiscono un ostacolo alla teoria e per vedere se oggi sia ancora possibile astrarsi e pensare.
Come avviene un progresso morale? Cosa spinge le società a ripudiare consuetudini barbariche accettate per secoli o addirittura millenni? Un eminente filosofo ci mostra come l’onore sia stato la forza motrice delle rivoluzioni morali nel passato e come potrebbe ancora esserlo nel futuro.
Appiah dimostra che gli appelli alla ragione, alla moralità o alla religione non bastano, certe usanze vengono abbandonate nel momento in cui entrano in conflitto con l’onore. Con dettagli avvincenti, l’autore analizza le idee d’onore che sono state il motore di alcune delle rivoluzioni storiche più significative – la soppressione del duello, la fine della consuetudine della fasciatura dei piedi delle donne cinesi, l’abolizione della schiavitù –, proponendo un nuovo punto di vista sull’indagine morale.
Kwame Anthony Appiah insegna Filosofia alla Princeton University. In italiano sono stati tradotti Cosmopolitismo (Laterza, 2007) e “Quell’x tale che…”. Introduzione alla filosofia contemporanea (Laterza, 2009).
I grandi narratori sono stati in grado di darci dell’io una rappresentazione di straordinaria efficacia, che aiuta a comprendere meglio quel che al riguardo hanno faticosamente voluto dire i filosofi.
E questo accade perché spesso sono stati proprio i grandi scrittori, in particolare Wolfgang Goethe, Jean-Jacques Rousseau, Henry James e Marcel Proust, ad anticipare quanto circa i confini di quell’io è stato messo in evidenza dall’altro rivale della riflessione filosofica: l’indagine scientifica.
Stefano Poggi insegna Storia della filosofia all’Università di Firenze. Nelle nostre edizioni ha pubblicato La vera storia della Regina di Biancaneve (2007) e curato, con M. Bettetini, I viaggi dei filosofi (2010).
Chi sono i barbari? Si dice siano "gli altri". E se invece fossimo proprio noi? Il nostro imbarbarimento corrisponde alla diffusa sottocultura omologante alimentata dall'attuale stile di governo. È questa l'"anomalia italiana" in cui Rovatti identifica i tratti della barbarie contemporanea. Il libro è costruito attraverso una serie di scene ritagliate dalla recente realtà sociale e politica italiana. La strisciante violenza quotidiana, l'oscillazione perversa tra privato e pubblico, lo sfacelo della scuola, una cultura degradata a "cultura televisiva" e la diffusione di una neolingua semplicistica e violenta. Episodi sintomatici, ciascuno a suo modo, della nostra barbarie, ma a volte anche spiragli di una possibile via di fuga dalla sua morsa.
Che significato ha l’esperienza estetica nella nostra vita di cittadini di un mondo globalizzato e ipertecnologico? In che misura le preferenze estetiche sono dettate soltanto da emozioni e sentimenti? Quale immagine della mente umana ci restituisce un’analisi filosofica dei fatti estetici? A tali domande questo libro risponde in maniera chiara e originale. Misurandosi con il dibattito filosofico contemporaneo ma anche con la ricerca nell’ambito delle neuroscienze e della psicobiologia, l’autore definisce l’esperienza estetica come sintesi tra gli aspetti emotivi e quelli cognitivi della percezione.
Interrogato da un teologo su quale fosse la caratteristica più spiccata di Dio creatore, il biologo inglese J.B.S.Haldane rispose: "Una smodata predilezione per i coleotteri". All'epoca se ne consideravano circa quattrocentomila specie contro... una sola del genere Homo. E forse i coleotteri popoleranno il pianeta quando Homo sapiens non sarà nemmeno più un ricordo. Frutto di cosmica contingenza, uno dei tanti arbusti del "cespuglio della vita" sopravvissuti alla lotta per l'esistenza, l'essere umano si è fatto strada in una natura che non perde occasione di schiacciarlo, facendogli provare il senso della solitudine nell'Universo. In questo libro Telmo Pievani ci rammenta che la comparsa degli organismi viventi è stata un fenomeno inatteso, e ne ricostruisce la storia evolutiva come un intrico di biforcazioni privo di direzioni privilegiate, sicché anche l'animale uomo si rivela tutt'altro che l'eccezione animata dalla scintilla divina. Proprio in questo modo si conquista una rinnovata solidarietà con tutta la "rete del vivente", come la chiamava Charles Darwin, senza nessuna concessione a fondamentalismi e superstizioni.
In quest’opera, frutto di anni di lavoro enciclopedico e che ha segnato un punto di svolta nel modo di considerare l’estetica, Maurizio Ferraris rilegge tutta la cultura occidentale e costruisce una cattedrale potente nell’impianto e sorprendente nei dettagli. Un’impresa e un’esperienza di pensiero che ha appassionato i lettori più diversi (filosofi, artisti, letterati) e che questa edizione aggiornata, accresciuta di una ampia postfazione, rende nuovamente accessibile.
Maurizio Ferraris insegna Filosofia teoretica all’Università di Torino, dove dirige il Laboratorio di ontologia. Tra le sue pubblicazioni, Introduzione a Derrida (Laterza 2008) e Nietzsche e la filosofia del Novecento (Bompiani 2009)