Quale può essere oggi, dopo Nietzsche e Freud, il significato della parola "religione"? Se questa parola ha ancora un contenuto di verità al di là del dogma e degli assetti istituzionali, al di là di ogni distinzione tra politeismi e monoteismi, al di là dei riti e del sentimentalismo, questo contenuto sta nel gesto dell'adorazione. L'adorazione è la parola rivolta a qualcuno o a qualcosa, la parola rivolta a ciò che oltrepassa la significazione, l'appello trasversale che eccede il concetto e il culto e che ritroviamo nella fede, nell'amore, nella poesia, nella comunicazione mondana. Quello che questo secondo volume della decostruzione del cristianesimo cerca di pensare è una maniera, un'andatura, un contegno dello spirito in grado di rispondere alle questioni aperte da questo nostro tempo in cui lo "spirituale" sembra così lontano, prosciugato, abusato.
"Il teatro è la cessazione del segreto, se il segreto è quello dell'essere in sé o quello di un'anima ritratta in un'intimità. È l'in se stesso o l'intimità che come tale esce e si espone. È il "mondo come teatro" così come lo conosciamo fin da Calderon e da Shakespeare, ma così come in effetti tutta la nostra tradizione - almeno fin dalla caverna platonica - l'ha rimuginato, quel "mondo come teatro" in quanto verità, proprio come e proprio perché il corpo si rivela la verità dell'anima: verità che si spinge anch'essa sulla scena o più precisamente verità che fa scena." (Jean-Luc Nancy)