Il Medioevo osservato nella prospettiva dell'impostura politica, giocata in particolare sull'identità di personaggi che si fingono re, principi e signori d'ogni sorta. Abbracciando un periodo di quasi cinquecento anni - dagli albori del XII alla fine del XV secolo -, l'opera esamina in tutte le sue sfaccettature un fenomeno caratteristico delle vicende politiche dell'Europa tardomedievale, spia emblematica di tutta una temperie sociale e culturale. Seguendo un percorso "cronologico", l'autore individua innanzi tutto i presupposti di una civiltà propensa all'insorgere dell'impostura, quindi ritrae i protagonisti della messinscena, infine delinea le diverse tappe lungo le quali si snoda un'impresa votata al fallimento, ma comunque in grado di sollevare questioni essenziali riguardo al processo in atto di fondazione dello Stato moderno. Pur tra le lacune, le reticenze e le falsificazioni dei testimoni - ma forse proprio in virtù di ciò - il discorso procede secondo un itinerario coerente in grado di offrire uno spaccato esemplare dei meccanismi che sottendono il dibattito politico, anche al di là dell'età medievale. Più in generale, dall'esteso ventaglio di episodi presi in considerazione, emerge un quadro molto complesso, uno scenario ricco di spunti di riflessione intorno a concetti di primario rilievo, quali la realtà e la finzione, la verità e la menzogna, la fede e l'illusione.
Il Medioevo è stato particolarmente innovatore in fatto di concezione e gestione del tempo, organizzandolo in nuovi calendari basati sulla settimana e scandendolo con il suono delle campane. Il controllo del tempo desacralizza la natura, aprendo così la strada al futuro sviluppo della scienza. Fino al XVIII secolo, l'immagine diffusa del Medioevo è quella di un'epoca oscura, che inizia con la caduta dell'Impero Romano d'Occidente e si conclude con la scoperta dell'America. Eppure, per l'autore, questo lungo Medioevo non è né oscuro come lo volevano umanisti e illumunisti, né dorato, come lo immaginavano romantici e cattolici del XIX secolo; è, come ogni periodo della storia, fatto di luci e ombre.
Gli Atti delle "sedicesime giornate normanno-sveve" tenute a Bari nell'ottobre 2004: quindici specialisti analizzano il secolo e le modalità della conquista normanna del Mezzogiorno, puntando in particolare a rintracciarne gli elementi cli identità e quelli di diversità: in sintesi, i caratteri originari. Temi di vasto respiro, indagati con nuove chiavi di lettura: i Normanni prima della conquista; i popoli e le etnie, le mentalità e i territori alla vigilia della conquista; gli strumenti e la tattica dell'occupazione normanna; le resistenze e le opposizioni; i regimi signorili e la conduzione delle terre; i segni sul territorio: città e fortificazioni, l'architettura sacra; le istituzioni politico-amministrative: il ducato, i comitati; le istituzioni ecclesiastiche: gli episcopati, le cattedrali, i monasteri; la sacralizzazione della conquista.
L'autore presenta un panorama complessivo del movimento anarchico dai primordi fino a oggi. Assumendo come prospettiva privilegiata alcuni momenti decisivi nei quali l'anarchia si manifesta come "lievito della storia", fermento rivoluzionario insopprimibile e dirompente, l'autore mostra la natura esorbitante dell'anarchismo, fenomeno che supera la dimensione del "politico", e diviene addirittura contrario alla logica stessa della lotta per la conquista del potere.
La storia dello specchio è anche la storia dell'uomo con la propria immagine, con il proprio doppio, quindi. Nell'unire verità e apparenza, dimensione intima e collettiva, lo specchio assume su di sé passioni e proiezioni e diviene per alcuni riflesso del divino, per altri strumento di seduzione o simbolo di menzogna. L'autrice sonda in questo testo i molteplici aspetti di tale simbolo e ne sottolinea la stupefacente influenza sulla nostra sensibilità.
Il volume indaga sulle stragi compiute dai crociati a danno delle comunità ebraiche in Germania nel 1096 e a Gerusalemme in occasione della conquista della città nel 1099: episodi di feroce antisemitismo che costituiscono quasi un preludio delle persecuzioni che gli ebrei hanno subito in età medievale e moderna.
Il volume illustra il passaggio avvenuto nell'Europa occidentale del tardo Medioevo e del Rinascimento dal modello di pensiero qualitativo a quello quantitativo. Le conquiste teoriche e le innovazioni tecnologiche provocarono infatti un cambiamento nella percezione della realtà, che incise profondamente su ogni aspetto della cultura.
Carlo Magno diede unità a un'Europa non più romano-mediterranea ma continentale e cristiana, tra il 797 e l'807 scambiò con il califfo musulmano Harun al-Rashid missioni diplomatiche che misero in contatto due civiltà, l'occidentale cristiana e l'orientale musulmana, che entreranno in conflitto cruento due secoli più tardi con la prima Crociata. Nel volume tali rapporti sono ricostruiti con un esame degli aspetti religiosi, politici ed economici che accompagnarono quell'incontro, interpretato non soltanto come frutto dell'iniziativa personale di due sovrani, ma anche alla luce della struttura di due ceti dirigenti e dei bisogni di due società.
Nel volume l'autore dimostra che l'arte della medicina conserva una parte dell'irrazionalità dei suoi albori e dei riti magici che ne hanno caratterizzato i primi secoli. L'uomo moderno ha fiducia nell'alta tecnologia ospedaliera, ma continua a credere nelle guarigioni miracolose e le "medicine parallele" sono ancor oggi fiorenti. La storia della medicina è dunque complessa e non può che essere esaminata su tre piani: sul lungo periodo; in rapporto ai diversi contesti storici, culturali, sociali e politici; senza mai dimenticare gli uomini che l'hanno forgiata, da Ippocrate a Galeno a Pasteur, da Imhotep a Pincus a Barnard.