Questo libro spiega i diversi sviluppi delle tattiche europee altomedievali, ben lontane dall'assomigliare al caos indisciplinato che in genere si immagina. Tratteggia il declino della cavalleria come arma vincente in battaglia nei regni "barbari" che sostituirono l'impero romano d'Occidente, e la sua sopravvivenza negli eserciti misti dell'impero bizantino. Segue poi la rinascita della cavalleria e della fanteria a cavallo sotto i carolingi nel IX-X secolo, quando vennero minacciate dagli invasori a cavallo e che giungevano via mare, fino allo sviluppo della cavalleria normanna munita di armatura. L'autore spiega come altre tradizioni militari, provenienti dalle steppe euroasiatiche e dal mondo islamico, influenzarono le tattiche europee, e sottolinea l'importanza di forze bilanciate di cavalleria e fanteria in quasi ogni situazione.
La decisione di Adolf Hitler di sottoporre la città di Leningrado a un lungo assedio invece di travolgerla con un assalto diretto ebbe come conseguenza una delle campagne più brutali e distruttive del fronte orientale. Il gruppo d'armate Nord tedesco fu in grado di isolare Leningrado e la sua guarnigione, e per oltre due anni martellò la città con artiglieria e attacchi aerei, mentre i sovietici compivano ripetuti sforzi per tentare di sfondare nelle gelate paludi del fronte del Volchov. Nel gennaio del 1944, quando l'Armata Rossa fu in grado di spezzare il fronte del gruppo d'armate Nord e l'assedio di Leningrado, circa un milione e mezzo di sovietici erano morti in combattimento, per malattia e per fame.
Dopo cento anni la Prima guerra mondiale continua ad affascinarci e a riempirci di orrore. Questo volume, con una prefazione di Hew Strachan e i contributi di tre noti storici, abbraccia i combattimenti in tutti i teatri operativi e presenta in dettaglio alcuni degli episodi sconosciuti del conflitto. Prende in esame l'umiliazione della Russia a Tannenberg, analizza le grandi battaglie sul fronte occidentale, la Somme, Ypres, Verdun, il bosco di Belleau, e le memorabili campagne in Palestina, Italia e Africa insieme alle cause e alle origini della guerra. Vengono messe in luce ed esaminate la nuova tecnologia e la tattica che provocarono la stasi della linea del fronte, portando alla creazione di centinaia di chilometri di trincee. Le vite dei civili e dei soldati coinvolti sono rivelate da resoconti in prima persona che offrono una toccante e personale prospettiva degli orrori della Grande Guerra.
"Storia del mondo in 100 armi" illustra le vicende che hanno portato all'adozione delle armi più rivoluzionarie, quelle che sono state in grado di cambiare il modo di condurre una guerra e di portare a stravolgimenti d'importanza mondiali, sino all'epoca odierna. Dal gladio dell'antica Roma al fucile d'assalto russo AK47, tutte queste armi vengono descritte con testi essenziali e illustrate tramite numerose fotografie in bianco e nero e a colori, completate da schede tecniche. Realizzato con la collaborazione di numerosi storici ed esperti, questo volume traccia la storia e le caratteristiche dell'arma, ma anche chi l'ha ideata, utilizzata, modificata, dove e in quale contesto, spiegando in modo preciso con linguaggio divulgativo quale sia stato lo sviluppo della tecnologia militare nel corso dei secoli.
Uno tra i più significativi contributi forniti dalla Regia Marina allo sforzo bellico nel corso della Seconda guerra mondiale provenne dalla sua innovativa unità speciale, la 10ª Flottiglia MAS. Servendosi di siluri a lenta corsa, mezzi d'assalto di superficie e di nuotatori d'assalto, meno di 250 uomini inflissero agli Alleati danni più gravi di quelli causati dalle forze navali di superficie italiane. Il corso del conflitto nel Mediterraneo avrebbe potuto essere ben diverso se l'Asse avesse effettuato nella primavera del 1942 il programmato assalto a Malta, per il quale la Regia Marina aveva addestrato reparti scelti di paracadutisti nuotatori, incaricati di costituire teste di ponte per i fanti di marina del "San Marco", e l'Aeronautica i propri reparti di paracadutisti e guastatori. Benché questi specialisti fossero poi stati schierati con scarsi risultati altrove, dopo la resa dell'Italia nel settembre del 1943 essi costituirono il nerbo dei reparti che continuarono a combattere per la RSI al fianco dei tedeschi. Questo libro contiene un resoconto particolareggiato e ricco di rare fotografie d'epoca oltre che di nuove tavole a colori che raffigurano uniformi, distintivi ed equipaggiamenti.
I retroscena dell'8 settembre 1943, con particolari inediti e in parte clamorosi, affiorano attraverso la misconosciuta storia dell'agente segreto britannico Dick Mallaby in questo accurato lavoro di Gianluca Barneschi. Mallaby appare misteriosamente a bordo della corvetta Baionetta che portò in gran segreto, da Roma a Brindisi, la famiglia reale e Pietro Badoglio nel settembre del 1943. Come è possibile che un inglese facesse parte di una comitiva così esclusiva? È da questa domanda, o felice intuizione, che Barneschi sviluppa la sua ricerca storiografica, scoprendo, a poco a poco, che in realtà Mallaby, membro del segretissimo Special operations executive (S.O.E.), fu testimone e protagonista di due dei più rilevanti episodi della storia della Seconda guerra mondiale in Italia. L'agente del S.O.E. divenne, infatti, il trait d'union fra italiani e Alleati nelle trattative per l'armistizio del settembre del 1943 e, nel febbraio del 1945, riuscì a convincere il capo delle S.S. in Italia, Karl Wolff, a intraprendere i colloqui segreti per quella che sarebbe divenuta la famosa "resa degli ottocentomila". Frutto di un'intensa e decennale ricerca presso gli archivi italiani, statunitensi ed inglesi e corredata da nuove testimonianze, l'opera si avvale, per la prima volta, anche del memoriale dello stesso Mallaby. Il poderoso apparato documentale consente all'autore di chiarire tutti i dettagli, molti dei quali finora ignoti.
Verso la metà del mese di settembre del 1943, come mossa d'apertura della campagna per la liberazione della penisola italiana, una forza d'invasione anglo-americana sbarcò sulle spiagge del golfo di Salerno, una ventina di chilometri a sud di Napoli. L'Italia aveva appena capitolato e i soldati stipati nei mezzi da sbarco speravano di non trovare resistenza. Non sarebbe stato così. I tedeschi avevano preso il controllo delle difese costiere costruite dagli italiani ed erano pronti e in attesa. La battaglia che infuriò per dieci giorni intorno a Salerno fu alla fine decisa dall'effetto combinato dell'arrivo di rinforzi e di sbarchi secondari a supporto della testa di ponte stretta d'assedio. Sulla base di documenti d'archivio, diari e testimonianze di combattenti di entrambe le parti, Angus Konstam ricostruisce quegli eventi giorno per giorno, ora per ora. Il suo resoconto, puntualmente documentato, propone una visione innovativa di una battaglia decisiva che è stata in larga misura trascurata dai più recenti studi degli storici britannici e statunitensi.
A metà dell'estate del 415 a.C. Atene lanciò un attacco contro Siracusa, esortata dal brillante ma spericolato generale Alcibiade, secondo il quale i siracusani procuravano rifornimenti alla nemica Lega Peloponnesiaca; inoltre, se Atene avesse potuto insediarsi in Sicilia, si sarebbe trovata in una posizione privilegiata per una futura aggressione contro Cartagine, e il possesso di Siracusa le avrebbe permesso anche di dominare tutto il Mediterraneo. Nic Fields esamina l'avventata campagna durante la quale Atene ignorò le difficoltà strategiche di un attacco contro un Paese distante oltre 1.000 chilometri, e in cui due enormi flotte e 60.000 ateniesi con i loro alleati combatterono per due anni contro l'unica altra democrazia del mondo greco.
La vittoria decisiva del viceammiraglio Lord Nelson sulle flotte combinate di Francia e Spagna il 21 ottobre 1805 rappresenta uno dei più grandi trionfi navali della storia. Al largo di Capo Trafalgar, 27 vascelli inglesi e 33 franco-spagnoli si affrontarono in un epico duello di artiglieria durato quattro ore, il cui esito garantì la salvezza dell'Inghilterra dall'invasione delle truppe di Napoleone. La brillante abilità tattica di Nelson, la sua straordinaria capacità di comando, il migliore addestramento e il più alto morale dei suoi uomini sbaragliarono l'avversario. Questo terribile scontro fu l'ultima grande battaglia navale dell'epoca della navigazione a vela, e segnò l'inizio di un secolo di predominio marittimo britannico.