Negli anni drammatici della presa di potere da parte di Hitler e dell’inizio delle persecuzioni razziali contro gli ebrei, Isaac iniziò a scrivere questo testo che verrà pubblicato per la prima volta a Parigi nel 1948. Era ossessionato da una domanda: com’era possibile lo sterminio degli ebrei nel cuore dell’Europa da secoli cristiana? Riconoscere e riparare è l’urgente dovere che sorge dalla memoria di Auschwitz. Una domanda che resta ancora aperta.
Note sull'autore
Jules Isaac (Rennes, 1887 - Aix-en-Provence, 1965), per oltre trent’anni professore di Storia nei licei e poi all’università, fu uno degli storici francesi più noti nella prima metà del Novecento. Con i suoi contatti e i suoi scritti ha contribuito alla revisione dell’insegnamento cristiano sull’ebraismo e al rinnovamento della teologia cattolica, maturato nel testo di Nostra aetate nel concilio Vaticano II.
Il volume costituisce uno strumento per meglio comprendere la Bibbia e il pensiero teologico di Israele alla luce del suo sviluppo storico. A tal fine affronta lo studio degli eventi e dei principali temi legati alla storia d'Israele, dando spazio più alla storia delle idee che ai fatti nudi e crudi. A differenza delle varie Storie d'Israele attualmente disponibili sul mercato italiano, per lo più indirizzate a un pubblico specializzato, le pagine dell'autore si rivolgono a quanti affrontano l'argomento per la prima volta e senza preparazione specifica, offrendo un 'manuale di base' pensato per un primo impatto con la materia. Il testo si presenta infatti semplice e chiaro, rimandando alla bibliografia in nota per gli indispensabili approfondimenti. Esso tuttavia non rinuncia ad affrontare con serietà e completezza problemi complessi e molto dibattuti, come ad esempio la spinosa questione delle origini di Israele.
Tradotta in inglese, francese, olandese, ceco e e portoghese, questa opera di Carmine Di Sante ha rappresentato in Italia il primo tentativo da parte cattolica di penetrare nello spirito della preghiera ebraica, dentro e al di là delle strutture quotidiane e di quelle festive. Diventato ormai un classico degli studi a carattere interreligioso, è un libro in cui si scopre la liturgia ebraica nella sua freschezza originaria.
Descrizione
Salvatore bambino, condottiero durante l’esodo, colui che riceve la rivelazione del Sinai, guida nel deserto, maestro la cui funzione è passata ai rabbini: queste sono le forme principali in cui si è manifestata la figura di Mosè nella tradizione rabbinica e a cui l’autore dà rilievo. Il libro presenta alcuni testi rabbinici essenziali per questi ambiti tematici particolarmente significativi, inseriti nel quadro più ampio della storia del rabbinato, mantenendo un confronto costante, benché non sistematico, con testi cristiani paralleli. Si è scelto un approccio per così dire «biografico», che accompagna il percorso del testo biblico. Per i singoli temi, le unità testuali di maggiore estensione si trovano generalmente solo nei testi di epoca più tarda, che sono scelti come punto di partenza: non per ricercare antiche tradizioni all’interno dei testi stessi, ma per esaminare elaborazioni letterarie passate, o anche semplicemente non convenzionali, di filoni narrativi o di singoli temi.
Note sull'autore
Günter Stemberger, professore emerito di Giudaistica all’Università di Vienna e visiting professor in Germania e Stati Uniti, è membro corrispondente dell’Accademia delle scienze austriaca. EDB ha tradotto La religione ebraica (21998), Il Talmud. Introduzione, testi, commenti (22012) e Il Midrash. Uso rabbinico della Bibbia. Introduzione, testi, commenti (22013).
Se è vero che Gesù si è formato nella Sinagoga e che nel quadro del culto sinagogale egli ha inserito l’annuncio della sua messianicità, se è vero che gli evangelisti hanno pregato e ascoltato le letture sinagogali prima di redigere i Vangeli, sarebbe davvero sorprendente se nessuna traccia di questa formazione giudaica non fosse sopravvissuta nei testi. La liturgia è conservatrice per natura. I testi delle preghiere ci sono pervenuti in diverse versioni e l’accostarsi ad essi presenta i problemi comuni a tutti i testi antichi; è necessario dunque scrutarli, se si vuole approfondire lo sfondo culturale del Nuovo Testamento e della Chiesa primitiva.
«Questo libro non è una grammatica (descrittiva o normativa) dell’ebraico biblico». Con queste parole inizia il percorso di studio e di ricerca delle strutture linguistiche dell’ebraico biblico proposto nella Lingua del Santuario. Il primo volume contiene ventidue lezioni, corrispondenti alle lettere dell’alfabeto ebraico, concepite come un dialogo graduale e progressivo tra maestro e discepolo per camminare insieme, spalla a spalla, in cerca di ciò che è più rilevante nello studio e nella comprensione della lingua della Bibbia ebraica. Il percorso proposto dedica otto lezioni su ventidue all’analisi sintattica e alla linguistica testuale (testo narrativo, testo poetico) per fare emergere le strutture specifiche dell’ebraico biblico, il cui studio non può e non deve essere ridotto, come spesso avviene nelle grammatiche normative, a una analisi del sistema di scrittura, della fonetica e della morfologia nominale e verbale.
Note sull'autore
Gianpaolo Anderlini si occupa da oltre quarant’anni di poesia e di studi sull’ebraismo. Segue e coordina, inoltre, le attività di alcune scuole di lingua e cultura ebraica. Ha pubblicato, tra gli altri, Tu mi hai rapito il cuore. Eros, amore e sessualità nella Bibbia ebraica (2014), Qabbalàt Shabbat. Meditazione sui salmi del sabato (2017) e Io sono tuo, salvami! Commento al Salmo 119 (2022). Per EDB ha recentemente pubblicato I quindici gradini (2024).
Il secondo volume della Lingua del Santuario propone al lettore alcuni strumenti didattici particolarmente utili per uno studio più approfondito e per una migliore conoscenza dell’ebraico biblico. In primo luogo, si propone il lessico frequenziale di base che contiene 800 parole, attestate più di 40 volte nella Bibbia ebraica, elencate in ordine alfabetico e in ordine di frequenza. A questo strumento si accompagnano i paradigmi dei nomi irregolari, delle sei classi di declinazione dei nomi e le tavole di coniugazione dei verbi irregolari. Chiudono il volume cinque schede relative ad alcuni campi lessicali che, per la loro importanza, permettono di familiarizzare con il lessico di una lingua semitica che non ha nessun rapporto diretto con l’italiano e, più in generale, con le lingue indoeuropee: il corpo e le sue parti, l’anima, la guerra, la casa, i colori.
Note sull'autore
Gianpaolo Anderlini si occupa da oltre quarant’anni di poesia e di studi sull’ebraismo. Segue e coordina, inoltre, le attività di alcune scuole di lingua e cultura ebraica. Ha pubblicato, tra gli altri, Tu mi hai rapito il cuore. Eros, amore e sessualità nella Bibbia ebraica (2014), Qabbalàt Shabbat. Meditazione sui salmi del sabato (2017) e Io sono tuo, salvami! Commento al Salmo 119 (2022). Per EDB ha recentemente pubblicato I quindici gradini (2024).
È possibile distruggere nuovamente le tavole della legge che Mosè ha riscritto sul monte Sinai? O mandare in frantumi l’alleanza tra il Creatore e il creato sancita con Noè dopo il diluvio? Le seconde tavole della legge divina sono state infrante dall’arroganza umana che nel cuore del XX secolo ha pianificato, organizzato ed eseguito sin nei dettagli lo sterminio del popolo ebraico, cifra di ogni odio verso l’altro in quanto diverso da noi, ma anche icona del rifiuto di quella visione morale del mondo che identifichiamo ancora con la rivelazione sinaitica.
Il saggio ripercorre, alla luce degli studi più recenti, la vita e le opere dello storico Flavio Giuseppe, mettendo a fuoco un tema che ha a lungo appassionato gli studiosi: fu un traditore della sua patria o un eroe? Diversi fattori hanno influenzato la risposta a questa domanda, non ultimo l'uso che in chiave anti-giudaica fecero della sua opera i primi cristiani. Una lettura equilibrata dei suoi scritti consente di giungere a una soluzione per certi versi paradossale: la sua condotta, non sempre trasparente nelle prime fasi della guerra giudaico-romana, rende fondata l'accusa di tradimento verso i suoi connazionali, tuttavia il suo odio contro i ribelli, una volta passato nel campo romano, rivela un amore profondo e incompreso per il suo popolo.
Che cosa è la Cabala? Molti tendono a identificarla con la mistica o con la tradizione magica segreta ebraica, ma spesso di questo termine si ha una nozione vaga, indefinita, che rimanda a un mondo antico, misterico, magico, in parte anche pericoloso, che affascina proprio per la sua indeterminatezza. Nel corso dei secoli il termine è entrato nelle lingue europee, assumendo varie accezioni, spesso senza alcun legame specifico con l'ebraismo o con le opere dei cabalisti cristiani che alla metà del XV secolo trasformarono una tradizione religiosa esclusivamente ebraica in fenomeno intellettuale universale. Questo elemento assunse connotazioni particolari nella seconda metà del XX secolo, quando in molti casi i seguaci delle dottrine cabalistiche integrarono il pensiero esoterico ebraico con le dottrine del New Age: la Cabala è divenuta così una sorta di meditazione trascendentale, un insieme di pratiche spirituali alternative, ma con significati molto diversi da quelli apparsi oltre ottocento anni fa in Europa.
Non ci si può sorprendere se gli ebrei, almeno da quindici anni, lentamente ma in modo costante abbandonano l'Europa. Ogni cittadino europeo cosciente della propria storia culturale non può non avvertire il carattere problematico di questo intreccio tra violenza e partenza. L'urgenza, allora, è quella di riflettere nuovamente sull'emancipazione in Europa e provare a comprendere che cosa ne abbia bloccato l'impulso fino a impedirci di vedere la singolarità di ciò che ha insegnato il suo più eminente «caso esemplare». Con la ripresa della questione ebraica viene messo all'ordine del giorno un argomento attuale della filosofia politica, la cui urgenza viene dettata dalla condizione pratica e intellettuale del nostro continente.
L’istituzione dello Shabbat è il più importante contributo offerto dall’ebraismo all’umanità, pur essendo il fondamento della vocazione specifica d’Israele. Antidoto contro la tentazione di dimenticare l’origine, invito al dominio sul tempo per salvaguardare la libertà dell’uomo e anticipo di un giorno futuro che sarà tutto intero Shabbat, il sabato introduce una dimensione diversa in un mondo assorbito e irretito da una folle corsa verso il possesso delle cose.
A un progetto prioritariamente economico, teso in forma ossessiva al soddisfacimento del bisogno e al culto di uno sviluppo senza limiti, esso contrappone la visione di un futuro caratterizzato non da una carenza, ma da una pienezza, richiamando l’indispensabile valore del limite e del rapporto tra le generazioni.
Sommario
Prefazione. I. Temporalità dello shabbat. 1. Shabbat, ricordo della creazione. Lo shabbat nella natura. 2. Le dieci parole e lo shabbat dell’unità. 3. Shabbat e genitorialità. 4. Shabbat e il santuario. 5. Shabbat e feste. 6. Shabbat e il dono della manna. 7. Il numero sette. 8. L’orizzonte messianico dello shabbat. II. I ritmi della liturgia dello shabbat. 1. L’accoglienza dello shabbat: la fidanzata e la regina. 2. Le preghiere più importanti dello shabbat. 3. Lo shabbat e la provvidenza. Studio del salmo 92. 4. Shabbat, la luce e il fuoco. 5. Torah e shabbat. La rivelazione della Torah è avvenuta in uno shabbat.
Bibliografia.
Note sull'autore
Benjamin Gross (1925-2015) è stato docente di Filosofia, direttore del Dipartimento di Filosofia ebraica e preside della Facoltà di Lettere e Scienze umane dell’Università ebraica di Bar-Ilan. Tra i maggiori esponenti del pensiero ebraico contemporaneo, ha dedicato numerosi studi al pensiero di Rabbi Jehudah ben Betsalel Loew, Abraham Isaac Kook e Hajjim di Volozhyn.
Questo volume sullo Shabbat è la prima opera di Gross tradotta in lingua italiana.