La Bibbia di Gerusalemme pubblicata da EDB, compie 50 ANNI, e per l'occasione si rinnova nella veste grafica, guardando alla modernità del segno grafico e dei materiali. Una nuova font, nuovi colori e un design più accattivante. Per impreziosire gli interni, un ripensamento della posizione delle tavole. Si chiama Bibbia di Gerusalemme perché è frutto del lavoro degli studiosi dell'École Biblique, la Scuola biblica e archeologica che ha sede a Gerusalemme, poco fuori dalla Porta di Damasco, gestita con una forte impronta internazionale dai padri domenicani francesi. Le introduzioni, le note, i quadri cronologici e riassuntivi e gli indici tematici di quella edizione (1973) vengono tradotti in italiano e pubblicati a commento della traduzione ufficiale della CEI: nasce così nel maggio 1974 la prima Bibbia di Gerusalemme delle edizioni dehoniane. In particolare, sono i rimandi intratestuali ad essere la caratteristica di questo testo: aiutano a percorrere i legami tra i vari libri biblici e mostrano che la Bibbia è un libro in movimento che dice, ridice e si rilegge in continuazione.
La Bibbia di Gerusalemme pubblicata da EDB, compie 50 ANNI, e per l'occasione si rinnova nella veste grafica, guardando alla modernità del segno grafico e dei materiali. Una nuova font, nuovi colori e un design più accattivante. Per impreziosire gli interni, un ripensamento della posizione delle tavole. Si chiama Bibbia di Gerusalemme perché è frutto del lavoro degli studiosi dell'École Biblique, la Scuola biblica e archeologica che ha sede a Gerusalemme, poco fuori dalla Porta di Damasco, gestita con una forte impronta internazionale dai padri domenicani francesi. Le introduzioni, le note, i quadri cronologici e riassuntivi e gli indici tematici di quella edizione (1973) vengono tradotti in italiano e pubblicati a commento della traduzione ufficiale della CEI: nasce così nel maggio 1974 la prima Bibbia di Gerusalemme delle edizioni dehoniane. In particolare, sono i rimandi intratestuali ad essere la caratteristica di questo testo: aiutano a percorrere i legami tra i vari libri biblici e mostrano che la Bibbia è un libro in movimento che dice, ridice e si rilegge in continuazione.
La Bibbia di Gerusalemme pubblicata da EDB, compie 50 ANNI, e per l'occasione si rinnova nella veste grafica, guardando alla modernità del segno grafico e dei materiali. Una nuova font, nuovi colori e un design più accattivante. Per impreziosire gli interni, un ripensamento della posizione delle tavole. Si chiama Bibbia di Gerusalemme perché è frutto del lavoro degli studiosi dell'École Biblique, la Scuola biblica e archeologica che ha sede a Gerusalemme, poco fuori dalla Porta di Damasco, gestita con una forte impronta internazionale dai padri domenicani francesi. Le introduzioni, le note, i quadri cronologici e riassuntivi e gli indici tematici di quella edizione (1973) vengono tradotti in italiano e pubblicati a commento della traduzione ufficiale della CEI: nasce così nel maggio 1974 la prima Bibbia di Gerusalemme delle edizioni dehoniane. In particolare, sono i rimandi intratestuali ad essere la caratteristica di questo testo: aiutano a percorrere i legami tra i vari libri biblici e mostrano che la Bibbia è un libro in movimento che dice, ridice e si rilegge in continuazione.
Per il mondo ebraico, derash (da cui deriva la parola midrash) è la ricerca del senso inesauribile, pieno, della Bibbia e della sua attualizzazione, ricerca basata sul concetto della Scrittura come parola di Dio, come parola viva che si rivolge alle società di tutti i tempi. Questa metodologia esegetica è assai diversa rispetto a quella alla quale siamo abituati e mostra di cosa si sono nutriti i pii israeliti nel corso del tempo. È notevole che non pochi di questi insegnamenti, oltre a suscitare la nostra curiosità intellettuale, siano utili anche alla vita di fede, aiutando a meglio precisare il significato di quella lettura spirituale della Sacra Scrittura che completi i metodi storico-critici. L'esegesi rabbinica è, infatti, riflessione di rabbini, persone colte e pie che conoscono a memoria la Bibbia e dominano la lingua ebraica biblica. Essi possono aiutare a meglio scoprire il percorso del testo. Viene qui offerta la prima traduzione integrale in italiano, corredata di introduzione e note, del Midrash Tehillim, il commento rabbinico al Libro dei Salmi. Si segue la tradizionale divisione del Salterio in cinque parti, che forma un parallelo con i cinque libri del Pentateuco, mostrando ancora di più l'importanza della raccolta. Si tratta di una lettura che prima di tutto aiuta a «gustare» la varietà dei «sapori» della Parola divina in essi presente.
«L'acqua è insegnata dalla sete». La breve frase mutuata da un poema di Emily Dickinson serve da guida alla presentazione di questa nuova edizione dopo quasi venticinque anni dalla prima. La stesura di una Introduzione al Pentateuco era stata originariamente stimolata dalla sete di tutti coloro che si trovavano in zone aride, in un momento di grande confusione nel campo della ricerca sul Pentateuco. Le teorie fino allora conosciute erano rimesse in discussione, nuove teorie faticavano a imporsi, diversi metodi erano oggetto di critiche. Dopo quasi un quarto di secolo la situazione non è migliorata di molto. Da qui la sempre grande attualità di questo testo del grande biblista Jean-Louis Ska. La speranza è che quanto scritto in queste pagine desti la voglia di «attingere acqua alle sorgenti della salvezza» (Is 12,3) e, in modo più concreto, di rileggere, studiare e meditare i testi fondamentali della tradizione d'Israele e dei nostri antenati nella fede, così come uno dei «grandi codici» della nostra cultura.
La Bibbia ci sprona ad amare la giustizia, perché essa esprime la perfezione del soggetto spirituale. E la stessa divina Scrittura ci insegna come praticarla; ci indica infatti le vie da percorrere, per essere figli di Dio, simili al Padre. L'agire dell'uomo giusto è messo alla prova soprattutto quando egli si trova confrontato con il compito di ristabilire la giustizia. La Parola di Dio detta in primo luogo le regole fondamentali per un retto sistema giudiziario. Ma essa prospetta anche una diversa procedura giuridica, volta a salvare il colpevole. Uno degli apporti più significativi della tradizione biblica, non ancora adeguatamente recepito, riguarda infatti le dinamiche della "controversia bilaterale" (in ebraico chiamata rîb). Una volta tematizzata e illustrata, questa via che conduce alla riconciliazione sorprende per la sua luminosa evidenza e commuove per l'impatto di consolazione che induce nella storia personale e comunitaria. Perché questo è il modo con cui Dio si rivela nella storia. Ed è questo il progetto più alto assegnato a ogni persona e a ogni civiltà.
Negli anni drammatici della presa di potere da parte di Hitler e dell’inizio delle persecuzioni razziali contro gli ebrei, Isaac iniziò a scrivere questo testo che verrà pubblicato per la prima volta a Parigi nel 1948. Era ossessionato da una domanda: com’era possibile lo sterminio degli ebrei nel cuore dell’Europa da secoli cristiana? Riconoscere e riparare è l’urgente dovere che sorge dalla memoria di Auschwitz. Una domanda che resta ancora aperta.
Note sull'autore
Jules Isaac (Rennes, 1887 - Aix-en-Provence, 1965), per oltre trent’anni professore di Storia nei licei e poi all’università, fu uno degli storici francesi più noti nella prima metà del Novecento. Con i suoi contatti e i suoi scritti ha contribuito alla revisione dell’insegnamento cristiano sull’ebraismo e al rinnovamento della teologia cattolica, maturato nel testo di Nostra aetate nel concilio Vaticano II.
Testi di studiosi e pastori attingono alle teorie femministe, queer, decostruzioniste e utopiche, alle scienze sociali e ai discorsi storico-critici per offrire una lettura della Scrittura come non si era mai fatto. L'attenzione è rivolta sia al modo in cui la lettura da prospettive contestuali influisce sulla lettura e sull'interpretazione dei testi biblici, sia al modo in cui i testi biblici hanno influenzato e influenzano le comunità LGBTQ+. Un testo rivoluzionario, rigoroso, che dà un nuovo volto della Sacra Scrittura.
L'evangelista Marco fu il primo a scrivere un vangelo. È il testo più antico che abbiamo insieme alle lettere di Paolo. La tradizione sosteneva che Marco fosse un discepolo di Pietro che aveva scritto un riassunto del Vangelo di Matteo. In questo studio, l’autrice sostiene che Marco è un discepolo teologico di Paolo e dimostra che la teologia di Paolo migliora la nostra comprensione della narrazione di Marco perché completa il significato del vangelo e ne integra l’intenzionalità.
Note sull'autore
Mar Pérez i Díaz è laureata in Filologia classica e ha conseguito il dottorato in Sacra Scrittura. Attualmente insegna latino e greco e Nuovo Testamento presso l’Ateneu Universitari Sant Pacià di Barcellona e l’Institut Superior de Ciències Religioses-IREL di Lleida. È patrocinante della Fundació Joan Maragall e membro dell’area teologica del centro studi Cristianisme i Justícia. Il suo campo di studio è il Vangelo di Marco, le Lettere paoline e le donne negli scritti biblici. Ha pubblicato Mark, a Pauline Theologian: A Re-Reading of the Traditions of Jesus in the Light of Paul’s Theology (2020) ed è co-autrice di due capitoli di Les Dones de la Bíblia (2016), dedicati a Giuditta e Paolo e alla misoginia.
Descrizione
Salvatore bambino, condottiero durante l’esodo, colui che riceve la rivelazione del Sinai, guida nel deserto, maestro la cui funzione è passata ai rabbini: queste sono le forme principali in cui si è manifestata la figura di Mosè nella tradizione rabbinica e a cui l’autore dà rilievo. Il libro presenta alcuni testi rabbinici essenziali per questi ambiti tematici particolarmente significativi, inseriti nel quadro più ampio della storia del rabbinato, mantenendo un confronto costante, benché non sistematico, con testi cristiani paralleli. Si è scelto un approccio per così dire «biografico», che accompagna il percorso del testo biblico. Per i singoli temi, le unità testuali di maggiore estensione si trovano generalmente solo nei testi di epoca più tarda, che sono scelti come punto di partenza: non per ricercare antiche tradizioni all’interno dei testi stessi, ma per esaminare elaborazioni letterarie passate, o anche semplicemente non convenzionali, di filoni narrativi o di singoli temi.
Note sull'autore
Günter Stemberger, professore emerito di Giudaistica all’Università di Vienna e visiting professor in Germania e Stati Uniti, è membro corrispondente dell’Accademia delle scienze austriaca. EDB ha tradotto La religione ebraica (21998), Il Talmud. Introduzione, testi, commenti (22012) e Il Midrash. Uso rabbinico della Bibbia. Introduzione, testi, commenti (22013).
Nell’Antico Testamento, l’alleanza di Dio con Mosè del libro del Deuteronomio diventa fatto identitario per Israele.
Nel Nuovo Testamento siamo di fronte a una «nuova alleanza», per secoli interpretata come il superamento di quella con il popolo originariamente eletto, secondo una logica sostituzionista, e solo di recente reinterpretata, grazie al concilio Vaticano II, in continuità con l’alleanza stabilita da Dio con Israele.
La sezione della rivista dedicata alla “Vita della Chiesa” interpreta l’alleanza come alleanza con il creato.
La costola di Adamo e la mela di Eva. L'azzurro mare dell'Esodo che viene chiamato Rosso. Mosè raffigurato con le corna. Un ramoscello che diventa una rosa. Un cammello che passa per la cruna di un ago. La Bibbia, considerata da Claudel un «immenso vocabolario», da Blake un «grande codice dell'arte» e da Chagall un imponente «atlante iconografico», costituisce un inesauribile deposito di figure e metafore che talvolta sono il risultato di sviste e di veri e propri errori di traduzione. Prefazione di Jean-Louis Ska. Postfazione di Roberto Alessandrini.