Le grandi masse e anche molta parte della classe dirigente delle società odierne continuano ad avvalersi di una spiegazione della realtà che si richiama al sistema simbolico forgiato dal cristianesimo in età antica e medievale. Nel suo sorgere, la modernità si è trovata in Europa di fronte a società in cui l'organizzazione urbanistica ruotava attorno ai simboli religiosi. Nella struttura cittadina, la centralità fisica della cattedrale e la disposizione spaziale delle chiese principali e degli edifici del potere esprimevano un'organizzazione gerarchica in cui il cristianesimo sanciva simbolicamente ogni aspetto. Il tempo era scandito da una complessa organizzazione cultuale e la stessa rappresentazione del cosmo aveva una struttura fisico-sacrale che abbracciava l'intero universo. Pur contrassegnando una svolta radicale rispetto a questa antica eredità, il mondo moderno ha dovuto creare un'incessante dialettica tra antico e nuovo nel continuo confronto con un tenace sistema simbolico religioso che non è riuscita a sostituire. In questo modo, il cristianesimo ha assorbito la modernità e ne è stato contemporaneamente assorbito.
La dimensione simbolica degli animali, un tempo corrente e universalmente accettata, ha lasciato traccia nel mondo moderno. Man mano che la fauna selvatica sparisce dal nostro habitat, sembra quasi che gli animali simbolici tornino sempre più a popolarlo: la colomba rappresenta i movimenti pacifisti, il cavallino rampante è l’emblema di una casa automobilistica orgoglio degli italiani, leoni leopardi lupi e aquile sono adottati dalle più agguerrite squadre di calcio. Ancora oggi additiamo negli animali lo stereotipo di vizi e virtù umani: il coraggioso è un leone, il vigliacco è un coniglio; la ragazza intraprendente fa la civetta e il maestro chiama asini gli studenti.
Alla ricerca delle radici remote da cui ha tratto alimento il simbolismo animale, scopriamo il ruolo centrale dell’esegesi biblica: non può sfuggire come, dalla Genesi all’Apocalisse, dal serpente al drago, la Bibbia si apra e si chiuda con una bestia-simbolo.
L’opera tratta degli animali menzionati nella Bibbia, che hanno quindi goduto dell’attenzione degli antichi esegeti. Il secondo volume ospita in ordine alfabetico gli animali dalla L alla Z. La curatrice, di cui è nota la sicura competenza in quest’ambito, propone una ricchissima e accurata antologia. Due i possibili livelli di lettura: per informazione e per consultazione. I capitoli possono essere letti l’uno di seguito all’altro o consultati come voci di un’enciclopedia; si può inoltre andare direttamente agli indici, alla ricerca di un autore o una citazione specifica.
Ogni capitolo ha la medesima struttura tripartita: un’introduzione traccia brevemente la storia del simbolo animale, seguono i passi antologici suddivisi per simbologie, il corredo di note accorpate a fine capitolo fornisce il necessario complemento di passi paralleli e le spiegazioni più essenziali.
Il rigore scientifico che contraddistingue il volume e il prestigio della collana che lo accoglie non traggano in inganno: scritto con uno stile agile e accessibile a tutti, corredato sempre di traduzione per quanti non conoscono (o più non ricordano) il greco e il latino, il testo è veramente “godibile” dal più ampio pubblico.
Sommario
23. Leone. 24. Lepre. 25. Locusta. 26. Lupo. 27. Mosca. 28. Pantera/leopardo. 29. Passero. 30. Pecora. 31. Pellicano. 32. Pernice. 33. Pesce. 34. Porco/cinghiale. 35. Riccio. 36. Serpente. 37. Toro (e altri bovini). 38. Tortora. 39. Unicorno/rinoceronte. 40. Verme. 41. Vipera. 42. Volpe. 43. Zanzara. Al lettore. Bibliografia. Indici.
Note sulla curatrice
Maria Pia Ciccarese è professore ordinario di letteratura cristiana antica nella Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università La Sapienza di Roma, dove dirige il Dipartimento di studi storico-religiosi; dal 1998 al 2004 è stata presidente della Consulta universitaria di letteratura cristiana antica. Si occupa di esegesi biblica, di escatologia e visioni dell’aldilà, di edizioni critiche di testi cristiani; da oltre dieci anni pubblica contributi sul simbolismo cristiano degli animali. Ha curato i volumi: Il «Contra adversarium legis et prophetarum» di Agostino, Atti dell’Accademia Nazionale dei Lincei, Roma 1981; Visioni dell’aldilà in Occidente. Fonti modelli testi, Biblioteca patristica n. 8, Firenze 1987; La Letteratura cristiana antica nell’Università italiana, Letture patristiche n. 5, Fiesole 1998; presso le EDB ha curato Animali simbolici. Alle origini del Bestiario cristiano. I (Agnello - Gufo), Biblioteca patristica n. 39, 2005.
Descrizione dell'opera
Il volume si propone di aiutare il lettore a godere della visione di una icona non semplicemente a livello estetico, ma soprattutto a livello spirituale: per questo esso unisce pagine scritte con stile più tecnico, miranti a far conoscere storia, aspetti compositivi e dettagli dell’immagine, ad altre che più direttamente costituiscono un invito a incontrare il Signore attraverso l’icona.
La prima parte del testo riporta le informazioni fondamentali sulla Vergine di Vladimir e una sua descrizione generale e particolare per coglierne tutta la ricchezza tecnica ed espressiva. La seconda parte offre spunti di riflessione e materiali per pregare davanti all’icona, al fine di coglierne sia il legame con la Sacra Scrittura e la Tradizione, sia la ricaduta nello sforzo quotidiano di incarnare la fede.
In chiusura è proposta un’intervista alla coppia dei due coautori iconografi, nella quale essi esprimono il senso spirituale e umano del loro lavoro.
Sommario
Introduzione. Un disegno di bellezza (G. Babini - G. Raffa - L. Renzi). I. Lo splendore di grazia di una icona (G. Raffa). 1. La Vergine di Vladimir. Origine di un’immagine della Madre di Dio. 2. «De-scrittura» dell’icona. 3. I volti. 4. Le mani. 5. Il viaggio dell’icona nel tempo e nello spazio. II. Prima e oltre l’immagine: per riflettere e pregare con l’icona della Vergine di Vladimir (G. Babini). 1. Risonanze di testi biblici. 2. Oltre lo sguardo. 3. Vergine Madre: armonia e tenerezza. 4. Pregare con l’icona. Conclusione. Un’esperienza di vita: intervista di Giuliana a Giovanni a Laura, sposi e iconografi.
Note sugli autori
Giovanni Raffa e Laura Renzi, iconografi, hanno unito le loro vite in una famiglia ancora in crescita e sovente lavorano insieme; sono allievi del maestro di Pietroburgo Alexander Stalnov e del maestro di Paskov Andrej Davidov. Le loro opere sono presenti in numerosi luoghi, dalla Calabria al Nord Italia; tengono inoltre corsi in diverse località.
Giuliana Babini è da anni impegnata nella catechesi biblica (incontri, ritiri, articoli, libri); si è appassionata alle icone nelle aree di rito greco-cattolico della Calabria e ne approfondisce ora la ricchezza spirituale assieme a Giovanni e Laura.
La dimensione simbolica degli animali, un tempo corrente e universalmente accettata, ha lasciato traccia nel nostro mondo moderno. Anzi, man mano che la fauna selvatica sparisce dal nostro habitat, sembra quasi che gli animali simbolici tornino sempre più a popolarlo: la colomba rappresenta i movimenti pacifisti, il cavallino rampante è l’emblema di una casa automobilistica orgoglio degli italiani, leoni leopardi lupi e aquile sono adottati dalle più agguerrite squadre di calcio. Ancora oggi additiamo negli animali lo stereotipo di vizi e virtù che contraddistinguono il comportamento umano: il coraggioso è un leone, il vigliacco è un coniglio; la ragazza intraprendente fa la civetta e il maestro chiama asini i suoi studenti.
Alla ricerca delle radici remote da cui ha tratto alimento il simbolismo animale scopriamo il ruolo centrale dell’esegesi biblica: a nessuno può sfuggire come, dalla Genesi all’Apocalisse, dal serpente al drago, la Bibbia si apra e si chiuda con una bestia-simbolo.
L’opera tratta di animali: non tutti gli animali, è ovvio, ma solo quelli che sono menzionati nella Bibbia e hanno quindi goduto dell’attenzione degli antichi esegeti. La curatrice, di cui è nota la sicura competenza in questo ambito, propone una ricchissima e accurata antologia. Due i possibili livelli di lettura: per informazione e per consultazione. Ciascun capitolo è dedicato a un animale, rigorosamente in ordine alfabetico (il volume arriva fino alla lettera G). Si possono leggere tutti, l’uno di seguito all’altro, o consultarli come voci di un’enciclopedia, a seconda dei propri interessi; si può andare direttamente agli indici, alla ricerca di un autore o una citazione specifica.
Ogni capitolo ha la medesima struttura tripartita: un’introduzione traccia brevemente la storia del simbolo animale, seguono i passi antologici suddivisi per simbologie, il corredo di note accorpate a fine capitolo fornisce il necessario complemento di passi paralleli e le spiegazioni più essenziali.
Il rigore scientifico che contraddistingue il volume e il prestigio della collana che lo accoglie non traggano in inganno: scritto con uno stile agile e accessibile a tutti, corredato sempre di traduzione per quanti non conoscono (o più non ricordano) il greco e il latino, il testo è veramente "godibile" dal più ampio pubblico.
Note sull’autore
Maria Pia Ciccarese è professore ordinario di letteratura cristiana antica nella Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università La Sapienza di Roma, dove dirige il Dipartimento di studi storico-religiosi; dal 1998 è presidente della Consulta universitaria di letteratura cristiana antica. Si occupa di esegesi biblica, di escatologia e visioni dell’aldilà, di edizioni critiche di testi cristiani; da oltre dieci anni pubblica contributi sul simbolismo cristiano degli animali. Ha curato i volumi: Il "Contra adversarium legis et prophetarum" di Agostino, Atti dell’Accademia Nazionale dei Lincei, Roma 1981; Visioni dell’aldilà in Occidente. Fonti modelli testi, Biblioteca patristica n. 8, Firenze 1987; La Letteratura cristiana antica nell’Università italiana, Letture patristiche n. 5, Fiesole 1998.
Un vero trattato di "teologia dell’incarnazione", condotto attraverso la prospettiva dell’arte, in specifico dell’iconografia sulla Natività. L’icona della Natività è una delle più antiche illustrazioni di feste cristiane e nel corso dei secoli ha subito notevoli trasformazioni in relazione agli sviluppi dogmatici. L’autore segue il filo dell’arte sacra cristiana lungo il suo sviluppo, cominciando dalle sue forme più primitive fino al suo pieno splendore. Giunge quindi a concludere che l’icona della Natività rappresenta davvero la "sintesi di tutta l’incarnazione" e del suo dogma.
Note sull’autore
Padre Georges Drobot è nato nel 1925 a Harkov, in Ucraina. Dopo la deportazione in Germania, comincia la vita dell'esule a Roma, dove viene iniziato all'iconografia dal maestro Sofronov, e avvia lo studio dell'arte bizantina. Trasferitosi a Parigi, diviene sacerdote ortodosso, completa i suoi studi teologici all'Institut de théologie orthodoxe Saint-Serge e, con piena aderenza al suo spirito ecumenico, consegue il dottorato in teologia presso l'Institut catholique, avendo come maestri p. Daniélou e p. Kannengiesser. La sua tesi sull'icona della Natività, un unicum dal punto di vista iconografico, si incentra sull'approfondimento del dogma, così come è per tutte le sue pubblicazioni affidate a riviste specializzate o per tutte le conferenze cui è chiamato anche fuori dei confini dell'Europa. Inesauribile la sua produzione artistica, non quantificabile il numero dei corsi in cui si è speso in tanti anni di attività e delle esposizioni, cui sovente associa i suoi allievi di ogni nazione, teso com'è alla più ampia diffusione del culto dell'icona.
Note sul Curatore
Giancarlo Pellegrini (1957), diplomato in pittura e laureato in storia orientale; è allievo di p. Drobot. Docente di storia dell'arte nei licei, di recente ha lasciato l'insegnamento per dedicarsi a tempo pieno all'iconografia. Tiene un corso di iconografia cristiana presso lo Studio teologico francescano (BO) e corsi teorico-pratici di iconografia in varie città oltre che a Bologna, dove ha uno studio di produzioni iconografiche nella settecentesca chiesa di S. Maria Labarum Coeli. Ha pubblicato "Il tuo volto, Signore, io cerco". L'icona: il rinvenimento della presenza, Reggio Emilia 1995.