Descrizione
Questo libro raccoglie saggi composti in tempi e occasioni diversi, sostenuti da un preciso «filo rosso»: l’impossibilità della teologia di fare a meno della filosofia. È infatti solo nell’orizzonte della quaestio de veritate che la teologia può sottrarsi all’inverificabilità e all’arbitrio, può discutere e dialogare con le opposizioni critiche e praticare la propria comunicabilità.
La natura filosofica, teologica e storica dei testi, che spaziano dalla questione di Dio a quella dell’anima, passando attraverso il confronto con autori del passato e pensatori contemporanei, testimonia la responsabilità di un sapere teologico chiamato a riproporre in un cambiamento d’epoca le grandi questioni che accompagnano da sempre l’esistenza dell’uomo.
Sommario
Prefazione (E. Castellucci). I. Dire Dio, oggi? II. Gratuità e necessità. La logica dell’amore. III. Il Logos che tende alla carne. La Parola di Dio come cuore della teologia in J. Ratzinger. IV. Fede e logica dell’amore nell’enciclica Lumen fidei. V. «Senza filosofia nessuna teologia». La missione teologica della filosofia secondo Hans Urs von Balthasar. VI. «Immortalità dialogica». Una riflessione teologica sull’anima in discussione con Vito Mancuso. VII. La teologia dei tre connubi. Bernardo, Tommaso e la teologia oggi. Fonti. Indice dei nomi.
Note sull'autore
Giorgio Sgubbi, sacerdote della diocesi di Imola, è docente di Teologia fondamentale alla Facoltà Teologica dell’Emilia Romagna e di Teologia Dogmatica all’Alta Scuola di Specializzazione dell’Università di Urbino. È stato professore invitato in Università italiane ed estere. Con EDB ha pubblicato Pensare sul confine (2013).
"Si entra senza necessità. Ci si siede senza stanchezza, si beve senza sete. Pur di non restare nella propria stanza". Per il filosofo Emmanuel Lévinas, l'istituzione del caffè è un "non-luogo" per una società senza solidarietà, senza domani, senza impegni, senza interessi comuni e responsabilità reciproca. "Si sta lì, ciascuno al suo tavolino, davanti alla tazza o al bicchiere, ci si rilassa completamente al punto di non dover niente a niente e a nessuno; ed è perché si può andare al caffè a rilassarsi che si sopportano gli orrori e le ingiustizie di un mondo senz'anima", luogo giocoso della dimenticanza e dell'oblio dell'altro. La condanna senza appello del caffè, emblematica delle esigenze di un'etica innervata di saggezza ebraica e di esercizio talmudico, mostra che per Lévinas essere al mondo significa (sempre) rispondere d'altri, averne cura estrema e considerare la responsabilità illimitata come struttura essenziale, primordiale e fondamentale della soggettività.
La locuzione latina Noli me tangere ("non toccarmi, non trattenermi") evoca un episodio del vangelo di Giovanni, l'appello che Gesù rivolge a Maria Maddalena subito dopo la risurrezione. La frase evoca un divieto di contatto, un ritrarsi, una fuga impaurita o pudica. In nessun altro momento Gesù ha vietato o rifiutato di essere toccato. Qui, al mattino di Pasqua e nel momento della sua prima apparizione, egli trattiene o previene il gesto di Maria Maddalena. Nell'episodio, i pittori hanno saputo cogliere non la visione estatica di un prodigio, ma un intreccio delicato, intessuto tra il visibile e l'invisibile, dove ciascuno chiama e respinge l'altro, ciascuno sfiora l'altro e lo allontana da sé.
L'obiezione di Max Stirner sul carattere trascendente di ogni costruzione utopica, anche quando si presenta come «scientifica» e del tutto immanente come il marxismo o lo storicismo crociano o l'attualismo gentiliano, è ancora oggi di grande attualità.
In ogni atto o progetto rivoluzionario, per quanto determinato da contraddizioni interne dell'esistente, c'è una trascendenza implicita. Per Sartre, come per Nietzsche, Weber e Popper, senza passione non si fa nulla e la negazione di ogni trascendenza rischia di produrre, come alternativa, solo la solitudine del solipsismo. Non si tratta di scomodare la prova ontologica di sant'Anselmo o il ragionare neo-aristotelico di san Tommaso d'Aquino perché la questione, tuttora aperta, non riguarda l'esistenza o l'inesistenza di Dio, bensì il suo mistero.
Sommario
Prefazione. I. La trascendenza implicita in ogni atto rivoluzionario. II. Nodi irrisolti. III. La natura reinventata. IV. Le contraddizioni del marxismo egotistico. V. L'ultimo specialista dell'universale. VI. Sartre e l'antropologia strutturale. VII. Evoluzione dell'intellettuale. VIII. Sartre, letterato suo malgrado. IX. L'intellettuale alla ricerca del «perché». X. Il carattere operativo del conoscere. XI. L'intellettuale come «residuo della società». XII. Elitarismo contro intersoggettività. XIII. L'abbandono e la resa. XIV. Merleau-Ponty, difensore dell'alterità. XV. L'iniziativa individuale come variabile indipendente. XVI. La tattica soffoca la strategia. XVII. Giudizio tecnico contro giudizio politico. XVIII. Il paravento del culto dell'efficienza. XIX. L'erosione dell'autonomia del giudizio politico. XX. Albert Camus, il figlio del Mediterraneo. XXI. Alla ricerca delle radici e dei valori primordiali. XXII. Il Mediterraneo non bagna Boulevard Saint-Germain. XXIII. L'altera e sterile solitudine dell'ego in Jean-Paul Sartre.
Note sull'autore
Franco Ferrarotti è professore emerito di Sociologia all'Università La Sapienza di Roma e direttore della rivista La Critica sociologica. Con Nicola Abbagnano ha fondato nel 1951 i Quaderni di sociologia, che ha diretto fino al 1967. È stato tra i fondatori, a Ginevra, del Consiglio dei Comuni d'Europa nel 1949, responsabile della divisione Facteurs sociaux dell'Ocse a Parigi e deputato indipendente al Parlamento italiano dal 1958 al 1963. Nominato Directeur d'études alla Maison des Sciences de l'Homme di Parigi nel 1978, è stato insignito del premio per la carriera dall'Accademia nazionale dei Lincei nel 2001 e nominato Cavaliere di gran croce al merito della Repubblica dal presidente Ciampi nel 2005. Ha insegnato e condotto ricerche in molte università europee e numerose sue pubblicazioni sono state tradotte all'estero. Con EDB ha pubblicato La religione dissacrante. Coscienza e utopia nell'epoca della crisi (2013).
Lo studio, che costituisce il più importante lavoro teologico dell'autore e conserva a tutt'oggi grande attualità, si muove sul campo di una riflessione fondamentale del linguaggio in vista di una ermeneutica teologica. Il problema della possibilità di un linguaggio religioso-teologico diviene il problema della possibilità e della realtà dell'oggetto stesso della teologia, che è Dio. La lunga introduzione affronta il problema dal punto di vista storico e contenutistico. La prima parte consiste in una fenomenologia del linguaggio inteso come espressività e si svolge in una brillante trattazione fenomenologica dei processi linguistici. La seconda parte ricerca, nel linguaggio, il luogo per la possibilità di un parlare su Dio, quali ne siano le regole e le leggi. Nella terza parte, l'autore tratta del parlare di Dio in linguaggio umano e ne cerca la possibilità nel linguaggio stesso, esaminato nelle prime due parti.
Descrizione dell'opera
Il presupposto che accomuna i saggi raccolti nel volume è che la teologia fondamentale, per non accontentarsi di essere un vago aggiornamento dell'apologetica, deve implicare un'estetica, intesa inscindibilmente come teoria dell'arte e del sentire. Solo così la sostanza teologica della rivelazione e la forma antropologica della fede possono essere adeguatamente vagliate, alla luce del sentire umano. Affinché la promessa cristiana ci appaia degna di fede non basta considerarla ragionevole, occorre saperla 'immaginare': impegnare cioè nei suoi confronti le risorse della sensibilità e dell'immaginazione.
Sommario
Introduzione (S. Knauss - D. Zordan). I. APERTURE. Religione nel «cultural turn»: prolegomeni a un'estetica teologica per l'oggi (G. Larcher). Logiche dell'estetico: ritrattazioni teologiche (P. Sequeri). L'estetico e l'idea cristiana di Dio. Attrazioni e disaffezioni di un rapporto inquieto (M. Neri). II. SENSI. L'estetica della soggettività (A.D. Ornella). La soggettività, la persona e l'arte moderna. Riflessioni teologiche su Jacques Maritain e Charles Taylor (W. Dyrness). Il sentimento. Il teologico cristologico come verità dell'estetico alla luce della rifl essione di F. Schleiermacher e R. Otto (R. Maiolini). «Aisthesis»: i sensi e la teologia (S. Knauss). Il corpo di Dio: implicazioni estetiche della rivelazione cristiana di Dio (P. Lia). Sensi spirituali e anime di materia: del come la sapienza ci dice qualcosa di sé (S. Morra). III. SGUARDI. Immagine di culto - scrittura - corpo - arte. Riflessioni per una teoria elementare dei media nel monoteismo (E. Nordhofen). Lo spazio tra immagine e parola: il viaggio dalla «Deposizione» di Rogier van der Weyden a «Sliding Time» di Walter Verdin (D. Apostolos-Cappadona). Vedere l'invisibile, sentire il visibile. Interiorità e apprezzamento estetico in Kandinsky, riletto da Michel Henry (D. Zordan). Il mago come teologo: le 'Costellazioni' di Juan Miró (C. Pickstone). Vedere la luce: la contemplazione e le opere di James Turrell (J.L. Kosky). IV. PRATICHE. Arte, congenialità, contemplazione. Sulla possibilità di una relazione fra estetica e rivelazione a partire da Luigi Pareyson (A. De Santis). Calvino e Ricoeur. Da un'estetica del segno a un'estetica del senso (J. Cottin). Arte sacra, autonomia e servizio. Cinquant'anni dopo la «Sacrosanctum concilium» del Vaticano II (F. Boespflug). Senso teologico della liturgia e riscoperta dell'estetica rituale. Considerazioni sul Movimento liturgico del XX secolo (A. Grillo). Teo-drammatica come prassi di liberazione (R.S. Goizueta).
Note sui curatori
STEFANIE KNAUSS, dottoressa in teologia, ha studiato presso le Università di Freiburg i.Br., Manchester e Graz ed è attualmente ricercatrice presso il Centro per le scienze religiose della Fondazione Bruno Kessler. Si occupa soprattutto del rapporto tra teologia e cultura e della corporeità nelle religioni e nella teologia.
DAVIDE ZORDAN ha ottenuto il dottorato in teologia presso l'Institut d'Études Théologiques di Bruxelles ed è ricercatore presso il Centro per le scienze religiose della Fondazione Bruno Kessler. Insegna inoltre teologia fondamentale al Corso superiore di scienze religiose di Trento. I suoi studi riguardano in particolare l'estetica teologica e le dinamiche del credere nel contesto contemporaneo.