Cosa possiamo dire di Gesù di Nazaret? Come affrontare la diversità imbarazzante dei vangeli? La teologia può sviluppare riflessioni storicamente informate? L'episodio del battesimo di Gesù nel Giordano a opera di Giovanni Battista costituisce un'ottima occasione per un'indagine sugli aspetti fondamentali del metodo storico-critico. Questo libro spiega in che modo gli studiosi si avvicinano ai testi della Scrittura, come si ricostruisce la figura storica di Gesù e quali criteri si utilizzano per affermare la «storicità» di un episodio evangelico. L'autore, scrive nella postfazione Gérard Rossé, «vuole aiutare il lettore a distinguere tra storia e fede, tra fatto e testo, a cogliere l'intenzione propria dell'evangelista, a capire principalmente che razionalità e fede non solo non si oppongono, ma hanno bisogno l'una dell'altra».
«Sarò Dio per loro e loro saranno popolo per me». L’alleanza è al centro degli scritti biblici. Definisce la relazione privilegiata tra il Dio Uno e il suo popolo e chiama Israele a mettersi in piedi, a (ri)alzarsi nelle difficoltà, a camminare. Entrarvi significa assumere delle responsabilità particolari, verso se stesso, verso Dio, verso la creazione e tutta l’umanità. Dal Deuteronomio a Osea o Isaia, da Giosuè a Geremia, Ezechiele o Malachia, Israele è invitato a respingere qualsiasi forma di idolatria per rivolgersi al suo liberatore, un partner esigente e amorevole: YHWH.
Sommario
Presentazione (G. Billon). Introduzione. I. Quadro generale. II. Constatazione di fallimento e di rottura. III. Lettura di testi scelti. IV. Conclusione: l’alleanza, stabilità in movimento. Bibliografia.
Note sull'autore
Elena Di Pede, dottore in Teologia, è docente di Esegesi dell'Antico Testamento al dipartimento di Teologia dell’Université de Lorraine – Metz (Francia). Le sue ricerche vertono sui libri profetici, essenzialmente da un punto di vista letterario e sincronico.
Per lungo tempo dimenticato dalla liturgia e dagli studi biblici, il Vangelo di Marco scuote continuamente il lettore, che deve abbandonare le proprie certezze originarie per entrare in un mondo nuovo, quello del regno di Dio.
Seguendo la traccia degli studi di analisi narrativa, che si sono affermati negli ultimi trent’anni, Camille Focant invita a considerare attentamente l’arte di raccontare di Marco attraverso cinque chiavi di lettura: il quadro narrativo, la trama, la questione della legge di Mosè, l’importanza dei luoghi (casa, sinagoga, Tempio, sepolcro) e il significato della Passione. Questi cinque punti di riferimento permettono di comprendere meglio l’interpretazione che Marco dà di Gesù «il Nazareno», definito immediatamente «Cristo, Figlio di Dio».
Sommario
Prefazione (G. Billon). Introduzione. I. Il quadro narrativo del vangelo. II. La trama del vangelo e la cristologia di Marco. III. La Legge come buona notizia? IV. Verso una casa di preghiera per tutte le nazioni. V. Il senso della passione. Elenco dei fuori testo. Per l’approfondimento.
Note sull'autore
Camille Focant è professore emerito di Esegesi del Nuovo Testamento, decano onorario della Facoltà di Teologia e vicerettore onorario all’Università cattolica di Lovanio. È membro della Regia Accademia del Belgio e della Studiorum Novi Testamenti Societas (Cambridge). Presso le EDB ha pubblicato con A. Wénin La donna la vita. Ritratti femminili della Bibbia (2008) e con Daniel Marguerat ha diretto il Commentario del Nuovo Testamento, pubblicato da EDB nel 2014.
Il volume suggerisce un percorso metodologico per lo studio della tipologia, fondato prevalentemente sull’analisi narrativa. Si occupa dunque di tipologia anzitutto come di un fenomeno letterario, nel quadro dei procedimenti intertestuali che riguardano figure bibliche e che comportano una progressione rivelativa evidenziabile tramite lo studio della funzione narrativa del testo precursore nel testo d’arrivo. Tale progressione costituisce anche, sul piano retorico, un appello alla fede del lettore.
Questo studio prende posizione, in modo argomentato e fondato, anche in merito all’accusa di supersessionism (sostituzione) rivolta al Vangelo di Giovanni, tema particolarmente importante per il dialogo ebraico-cristiano e per la teologia.
Sommario
Sigle e abbreviazioni. Prefazione. Introduzione. I. Questioni metodologiche sulla tipologia alla luce di 1Cor 10,1-13. II. La tipologia: breve storia della ricerca. III. Percorso metodologico. IV. Le nozze di Cana (Gv 2,1-11). V. L’acqua viva donata da Gesù (Gv 4,4-42). VI. Il pane della vita e la manna esodica (Gv 6,1-71). VII. Compimento tipologico nella sequenza della morte di Gesù (Gv 19,16b-42). VIII. Analisi del compimento tipologico. Bibliografia. Indice dei nomi.
Note sull'autore
Davide Arcangeli è docente stabile di Nuovo Testamento all’Istituto Superiore di Scienze Religiose Marvelli di Rimini. Collaboratore delle riviste Parole di Vita e Annale Parola e Tempo, ha pubblicato di recente Testimoni del servo. La «Chiesa in uscita» degli Atti degli Apostoli. Con schede di lettura popolare (Il Ponte 2015).
Nel Vangelo di Marco il tema del gridare è presente, con sfumature diverse, lungo tutto l'arco della narrazione e si consolida attorno a figure ed episodi che si rivelano significativi, ricchi di fascino e attuali, soprattutto se letti in chiave comunicativa. Le numerose grida riportate dall'evangelista, pur essendo differenti per ambientazione, occasione, contenuto e scopo, accomunano diversi personaggi e descrivono una reazione che esprime un complesso inestricabile di sentimenti, spesso contrapposti. Il grido, infatti, a volte precede le parole, altre volte le veicola o addirittura le supera, ma sempre comunica uno stato d'animo, specchio di un particolare momento di vita, ed esprime il desiderio o la necessità di una relazione. Ogni grido, a prescindere dal soggetto che lo emette e dal contesto in cui è inserito, è un atto linguistico e come tale può avere interpretazioni differenti a seconda delle intenzioni con cui viene usato e delle circostanze nelle quali viene proferito. Il grido pertanto non dà solo contenuto a un atteggiamento, né descrive semplicemente un'azione, ma, uscendo dal testo, entra nell'oggi del lettore coinvolgendolo in un importante cammino ermeneutico.
Redatti verosimilmente negli anni 80-90, il vangelo e gli Atti degli apostoli si inscrivono in un vero progetto letterario e teologico: presentare il dispiegarsi e il compiersi dell'opera della salvezza nella continuità dei due momenti, che sono il tempo di Gesù (Vangelo) e il tempo della Chiesa (Atti degli apostoli). Prima parte di un magnifico racconto, il Vangelo di Luca è quindi inseparabile dagli Atti degli apostoli perché per l'evangelista il tempo di Gesù e il tempo della Chiesa, intesi come «tempi della testimonianza», formano due momenti dell'unica storia di salvezza
Benché la sua lettura sia gravemente amputata nella liturgia della Veglia pasquale, il racconto del passaggio del Mar Rosso, al capitolo 14 dell’Esodo, continua a essere ben noto. Forse lo è, del resto, perché è uno dei rarissimi testi biblici che mettono in scena una violenza divina, che ha probabilmente costretto i censori liturgici a riconoscerne la centralità insostituibile nella Bibbia, ma anche nella simbologia della risurrezione. In realtà, questo testo racconta proprio un passaggio dalla morte alla vita, il momento nel quale Dio prende nella sua trappola per metterlo a morte colui che negava a un popolo il diritto di vivere, il momento nel quale YHWH spezza le catene del suo popolo, liberandolo non solo dalla schiavitù dell’Egitto, ma anche dalla sua complicità interiore con i suoi oppressori. Prefigurazione della risurrezione di Gesù, ma anche del battesimo che associa il credente alla morte del suo Signore, affinché partecipi alla sua risurrezione e sia una nuova creatura, questo passo è servito anzitutto da matrice alla maggior parte dei testi biblici che evocano la salvezza offerta da Dio al suo popolo.
Una delle domande fondamentali che si pone da sempre l’umanità è cosa ci sia al di là della vita presente, al di là della morte, l’enigma più insondabile dell’esistenza umana. Varie sono state le risposte nel mondo antico e altrettante diversificate e contrastanti quelle di oggi.
Questo libro affronta il tema seguendo i racconti evangelici – sorprendentemente paradossali per la loro ingenuità e trasparenza – e le lettere di Paolo, prima riflessione teologica sulle implicazioni e la portata della risurrezione. Ripercorrere l’insegnamento degli evangelisti e dell’apostolo delle genti può fare luce sull’attendibilità e sulle implicazioni esistenziali della fede nel Risorto.
La riflessione si articola in quattro parti: la prima è dedicata alle questioni legate alla storicità, alla cristologia neotestamentaria e ai richiami al mistero della risurrezione nei racconti evangelici prepasquali; la seconda ai racconti pasquali; la terza a uno sguardo panoramico sull’uso del motivo della risurrezione nelle lettere paoline; la quarta all’esegesi di 1Cor 15.
Sommario
Introduzione. I. La risurrezione nei vangeli. 1. Il NT e la storicità. 2. L’originalità della «persona di Cristo» rispetto al pensiero giudaico-anticotestamentario e al contesto culturale-religioso greco-romano. 3. I vangeli canonici e la risurrezione. II. La risurrezione di Gesù nella testimonianza dei racconti pasquali. 1. La testimonianza dei racconti pasquali. 2. Il Vangelo di Matteo. 3. Il Vangelo di Luca. 4. Il Vangelo di Giovanni. 5. Conclusioni sull’analisi dei racconti pasquali dei vangeli. III. La testimonianza di Paolo. 1. Il motivo della risurrezione nelle lettere paoline. IV. Esegesi di 1 Corinzi 15. 1. La struttura del capitolo. 2. L’annuncio della risurrezione e i testimoni (cf. 15,1-11). 3. Conseguenze della negazione della risurrezione (cf. 15,12-19). 4. Risurrezione di Cristo e risurrezione dei morti (cf. 15,20-28). 5. Altre conseguenze della negazione della risurrezione (cf. 15,29-32). 6. Transizione/esortazione parenetica (cf. 15,33-34). 7. Il corpo pneumatico dei risorti (cf. 15,35-49). 8. La trasformazione (cf. 15,50-58). 9. Il dibattito sull’immortalità dell’anima e la corporeità della risurrezione alla luce di 1 Corinzi 15. Conclusioni. Bibliografia essenziale.
Note sull'autore
Giacomo Lorusso insegna Esegesi biblica all’Istituto Teologico Pugliese (Facoltà Teologica Pugliese). Presbitero della diocesi di Altamura-Gravina-Acquaviva delle Fonti, per EDB ha pubblicato La Seconda Lettera ai Corinzi (2007), Chiesa, ministero e ministeri nell’esperienza di Paolo (2015) e Introduzione a Paolo. Profilo biografico e teologico (2018).
Attraverso l'analisi di alcuni importanti appellativi cristologici del quarto Vangelo, il libro offre una panoramica sulla cristologia giovannea in una prospettiva ecclesiale. Giovanni, secondo una tecnica caratteristica della sua narrazione, presenta alcuni titoli cristologici il cui senso appare chiaro non nell'immediato, ma nella dinamica del racconto, con un rilievo specifico riservato alla coesistenza sincronica dei temi dell'incarnazione e del mistero pasquale. Dalla figura del Cristo giovanneo emerge un aspetto ecclesiale; la voce della comunità, infatti, svolge un ruolo attivo e offre una rilettura confessionale della persona di Gesù. In questo modo, la cristologia del quarto Vangelo appare paradigmatica per l'ecclesiologia in quanto il modello ecclesiale riceve le sue coordinate identitarie dalla stessa figura di Cristo. Questo dato si rileva soprattutto nei racconti di risurrezione, dove, in modo ancor più accentuato, l'interesse delle pericopi verte sulla dimensione ecclesiale.
Questo testo affronta il Prologo del Vangelo di Giovanni non come un inno al Logos, come viene comunemente spiegato, ma come un midrash giudaico del primo versetto della Genesi. Si tratterebbe dunque di un commento fatto con un metodo molto particolare che conduce a una vera e propria reinterpretazione dei primi versetti della Bibbia, un racconto della salvezza dalla creazione a Cristo. Per sostenere questa interpretazione l'autore confronta il testo greco del Codice Beza (Cambridge 1581) con il codice Vaticano e quello Sinaitico e recupera l'elaborazione filosofica-teologica di Filone d'Alessandria sulla figura del Logos, in base alla quale il Prologo di Giovanni si orienta verso Dio e verso il creato.
È l'organo dell'Associazione Biblica Italiana (ABI), che riunisce i docenti di scienze bibliche in Italia. La rivista presenta articoli di approfondimento esegetico, note di carattere storico e filologico, discussioni tematiche, recensioni e segnalazioni di pubblicazioni italiane e straniere. Ogni anno inoltre viene pubblicata una serie di articoli su temi programmati, a cui si accompagna un «Osservatorio bibliografico». Alcuni utili Indici chiudono l'annata.
Il volume indaga l’atteggiamento verso i popoli pagani nel Salterio della Settanta (LXX) attraverso un confronto con il testo masoretico. La ricerca considera il Salterio greco non solo come traduzione letterale, ma anche come interpretazione di quello ebraico e tenta in questo modo di evidenziarne l’apertura universalistica. In questo contesto il termine «universalismo» si riferisce in modo specifico a un atteggiamento favorevole, più aperto, nei confronti di popoli diversi da quello ebraico, coinvolti in qualche modo nel rapporto fra Dio e Israele. A questo scopo vengono esaminati quattordici testi in cui si riscontrano significative divergenze tra il testo ebraico e quello greco.