Nel Nuovo Testamento, i racconti che narrano l'incontro con il Risorto non riescono a nascondere un particolare che può sembrare paradossale: chi lo incontra non lo riconosce, anche coloro che hanno vissuto con lui. Dietro la ricchezza dei particolari e delle forme delle narrazioni, questo dato sembra passare in secondo piano. Con l'acribia a lui propria, l'autore permette di riappropriarsi di queste testimonianze, valutandone in modo nuovo questa dinamica. Il Risorto rimane non riconosciuto, anche quando i segni - la luce, la voce, l'azione - permettono di incontrarlo: è questa la dinamica della fede pasquale
Due versetti di Paolo - 1Corinti 15,3 e Romani 3,25 - sono al centro di questa ricerca di storia delle idee. Se legati assieme, essi affermano che Gesù è morto per i peccati degli uomini e che la sua morte fu sacrificio espiatorio. Queste frasi vanno lette all'interno dell'intero corpus paolino, dove emerge anche un'altra cristologia, basata sul rapporto di contrapposizione tra il primo Adamo e l'ultimo Adamo, che si caratterizza per la sua obbedienza. In altri termini, con il metodo storico-critico la morte di Cristo non fu sacrificale, né in remissione dei peccati, mentre ciò si può affermare con il metodo tipologico. Poiché Paolo non utilizzerà mai più la frase di 1Corinti 15,3 e Romani 3,25 non è altro che una trasposizione del linguaggio del sacrificio del kippur sul sangue di Cristo, ne segue che questi è come il Propiziatorio, per la giustificazione di tutti gli uomini.
Questo testo affronta il Prologo del Vangelo di Giovanni non come un inno al Logos, come viene comunemente spiegato, ma come un midrash giudaico del primo versetto della Genesi. Si tratterebbe dunque di un commento fatto con un metodo molto particolare che conduce a una vera e propria reinterpretazione dei primi versetti della Bibbia, un racconto della salvezza dalla creazione a Cristo. Per sostenere questa interpretazione l'autore confronta il testo greco del Codice Beza (Cambridge 1581) con il codice Vaticano e quello Sinaitico e recupera l'elaborazione filosofica-teologica di Filone d'Alessandria sulla figura del Logos, in base alla quale il Prologo di Giovanni si orienta verso Dio e verso il creato.
Solo con la prima Lettera ai Corinzi compare il mandato di reiterare l’ultima cena narrata dai vangeli sinottici. È dunque da attribuire a Paolo la forma di questa tradizione e la sua istituzione come modello di riferimento.
Commemorazione del Signore e annuncio della sua morte, il banchetto dei cristiani viene inquadrato in questo volume nel contesto più generale dei pasti di Gesù con i discepoli, un aspetto finora poco esplorato dagli studiosi dell’origine dell’eucaristia.
L’indagine su questi testi consente di riflettere sul fatto che le celebrazioni delle Chiese di oggi dovrebbero essere, anch’esse, manifestazioni della messianicità di Gesù e quindi divenire tavole aperte a tutti, anche al fariseo e alla peccatrice.
Le preghiere eucaristiche nascono come "imitazione" di quanto Gesù fece all'ultima cena quando prese il pane e il calice, rese grazie e li distribuì ai discepoli. Tali testi che elevano a Dio un ringraziamento per l'opera della creazione e della salvezza in Cristo, chiedendo la discesa dello Spirito sull'assemblea, sul pane e sul vino, sono stati "riscoperti" e rivalutati solo negli anni '60 del secolo scorso. La riforma liturgica del Vaticano II ha messo in luce l'importanza dei dati storici dimostrando la possibilità di attingere ai testi arcaici delle anafore, soprattutto orientali, per ottenere una rinnovata "attiva partecipazione" all'eucaristia; sono state quindi composte nuove preghiere, rielaborando quelle arcaiche della tradizione, e sono state inserite nel nuovo Messale romano di Paolo VI. La nuova edizione dell'opera di Enrico Mazza, che riunisce in un solo volume il commento alle preghiere eucaristiche e il materiale documentario, si propone di approfondire la conoscenza di una parte fondamentale dell'eucarestia e di accompagnare il lettore alla scoperta di un prezioso capitolo della preghiera cristiana.
Non c'è mai stato un solo modo di celebrare l'Eucaristia, anche se tutte le Chiese hanno posto l'Ultima cena come fondamento della loro celebrazione. L'autore si propone di cogliere proprio il nesso tra i dati rituali della cena del Signore e i più antichi testi eucaristici illustrando come quelli arcaici si siano trasformati nelle anafore delle varie Chiese. La ricerca si svolge soprattutto sulla struttura delle differenti paleoanafore e anafore, che consente di stabilire nessi precisi che arrivano fino ai riti odierni, come se si trattasse di un albero genealogico vero e proprio. Interessante è l'origine alessandrina del Canone Romano, qui puntualmente documentata, così come l'antica concezione tipologica dell'Eucaristia che spiega il fenomeno delle anafore senza il racconto dell'Ultima cena, fatto comune a tutte le tradizioni liturgiche.
Descrizione dell'opera
Lo studio della liturgia e della teologia del sacramento della penitenza può dare risultati solo se affrontato in modo storico. La monografia di Enrico Mazza tuttavia non è una storia della penitenza, onnicomprensiva, ma una ricerca del «senso» di questo rito nel suo lungo cammino evolutivo nelle varie epoche della sua storia, tanto in Oriente quanto in Occidente, a partire dal rito giudaico del Yom ha-Kippurim, la penitenza in uso ai tempi di Gesù, fino alla riforma di Paolo VI (1974). L'autore ha proceduto nella ricerca di un fil rouge attraverso le varie epoche, senza tuttavia dimenticare quegli aspetti giuridici che, ad esempio, in tempi successivi, hanno reso possibile l'interazione tra Inquisizione e penitenza. I «Praenotanda» del Rito della penitenza di Paolo VI hanno reinterpretato ogni elemento di questo rito all'insegna del concetto biblico di metànoia (conversione), recuperando il senso originario della penitenza come seconda tavola di salvezza dopo il battesimo, primo sacramento della conversione. La riforma di Paolo VI, quindi, si presenta come un tentativo di tornare alle origini. Proprio per questo è di difficile attuazione, poiché - come afferma l'autore - molti desiderano l'assoluzione ma non altrettanti sono disposti a una vera conversione del cuore.
Sommario
Premessa. Introduzione. I. Il Giudaismo. La penitenza e il giorno dell'espiazione. II. Il passaggio al cristianesimo delle origini. III. La penitenza canonica in occidente. IV. La liturgia visigotica. V. La penitenza tariffata o insulare. VI. Il rito della «riconciliazione dei penitenti» e il rito della «confessione». VII. La riconciliazione dei penitenti secondo il Pontificale da Guillaume Durand in poi. VIII. La penitenza nell'insegnamento di alcuni Padri delle Chiese d'oriente. IX. La liturgia penitenziale degli eucologi bizantini secondo M. Arranz. X. I riti penitenziali negli eucologi italo-greci. XI. Oriente e occidente a confronto. XII. La penitenza nella Chiesa romana dopo il 1974.
Note sull'autore
ENRICO MAZZA (1940), presbitero della diocesi di Reggio Emilia - Guastalla, ha studiato teologia alla Pontificia Università Gregoriana, specializzandosi in liturgia e teologia dei sacramenti al Pontificio Istituto Liturgico dell'Ateneo S. Anselmo di Roma. Docente di liturgia e teologia dei sacramenti allo Studio Teologico Interdiocesano di Reggio Emilia dal 1968, ha insegnato per 23 anni storia della liturgia all'Università Cattolica del S. Cuore di Milano e ha tenuto corsi e seminari in istituzioni accademiche italiane e straniere. Tra le sue pubblicazioni EDB: Le odierne preghiere eucaristiche (21991); La celebrazione della penitenza. Spiritualità e pastorale (22007); La celebrazione eucaristica. Genesi del rito e sviluppo dell'interpretazione (32010); Rendere grazie. Miscellanea eucaristica per il 70° compleanno, a cura di Daniele Gianotti (2012).
«Rendere grazie» è parola chiave nei racconti dell'ultima Cena, i quali fondano la celebrazione dell'eucaristia che da questo verbo prende il suo nome. La genesi e il significato dell'eucaristia, a partire dal comando di Gesù ai discepoli «Fate questo in memoria di me», attraverso le molteplici variazioni assunte nel corso dei secoli nella vita delle comunità cristiane, sono state al cuore della pluridecennale ricerca storico-liturgica e teologica di Enrico Mazza. «Rendere grazie» è quindi espressione quanto mai adatta a riassumere l'orientamento della sua ricerca e quale titolo di una parte dei numerosi studi da lui pubblicati in riviste, atti di convegni e miscellanee, non sempre di facile accesso, e che ex-alunni, colleghi e amici hanno raccolto in occasione del suo 70° compleanno.
I sedici contributi presentati nel volume documentano soprattutto la fase più recente della ricerca di Mazza e si articolano negli ambiti che più ne hanno caratterizzato interessi e riflessioni: la genesi della celebrazione eucaristica e la struttura e teologia della preghiera eucaristica; la nozione di sacramentalità; la storia della riforma liturgica voluta dal Vaticano II; gli aspetti metodologici della ricerca storico-liturgica; l'attenzione ai luoghi celebrativi e in particolare all'altare.
Sommario
Presentazione (P. De Clerck). I. ALL'ORIGINE DELL'EUCARISTIA. 1. La liturgia come mymesis di Cristo. 2. L'eucaristia: dalla preghiera giudaica alla preghiera cristiana. 3. La struttura dell'anafora alessandrina e antiochena. 4. Il recente accordo tra la Chiesa caldea e la Chiesa sira-orientale sull'eucaristia. 5. Che cos'è l'anafora eucaristica? 6. L'eucaristia nei grandi cicli di catechesi del IV secolo. II. CHE COS'È LA SACRAMENTALITÀ. 7. Perché è stato utilizzato il termine «sacramento» per designare i sacramenti cristiani? 8.Elementi agostiniani necessari per la concezione sacramentale della liturgia. 9. La partecipazione attiva alla liturgia e l'efficacia dei sacramenti. III. RIFORMA LITURGICA. 10. La riforma liturgica e il Consilium nel 1965. 11. Il ruolo di Cipriano Vagaggini nella composizione delle preghiere eucaristiche del Messale di Paolo VI. IV. METODOLOGIA DELLA RICERCA NEGLI STUDI LITURGICI. 12. Un criterio particolare nella tecnica di costruzione delle anafore: l'uso della «fonte della fonte». 13. Liturgia e metodo storico. Un esempio significativo: il caso dell'epiclesi eucaristica. 14. I frutti dell'eucaristia: chiave di una sacralità cristiana. Un saggio alla luce della cristologia di B. Lonergan. V. L'ALTARE. 15. Tavola e altare: due modi non alternativi per designare un oggetto liturgico. 16. L'altare come luogo della comunione. Un problema di oggi alla luce della storia. Indice dei nomi. Bibliografia generale. Tabula gratulatoria.
Note sull'autore
ENRICO MAZZA (1940), presbitero della diocesi di Reggio Emilia - Guastalla, ha studiato teologia alla Pontificia Università Gregoriana, specializzandosi in liturgia e teologia dei sacramenti al Pontificio Istituto Liturgico dell'Ateneo S. Anselmo di Roma. Docente di liturgia e teologia dei sacramenti allo Studio Teologico Interdiocesano di Reggio Emilia dal 1968, dal 1987 è docente di storia della liturgia all'Università Cattolica del S. Cuore di Milano e ha tenuto corsi e seminari in istituzioni accademiche italiane e straniere. Tra le sue pubblicazioni EDB: Le odierne preghiere eucaristiche (21991); La celebrazione della penitenza. Spiritualità e pastorale (22007); La celebrazione eucaristica. Genesi del rito e sviluppo dell'interpretazione (32010).
L’intento del manuale è fornire una trattazione sulla “eucaristia nella storia”, ovvero di illustrare il quadro in cui è nata e si è sviluppata la liturgia eucaristica, mostrare quali sono stati gli sviluppi che hanno portato a modificarla, fino a suscitare l’esigenza di quella grande riforma che è poi sgorgata dal concilio Vaticano II. L’autore pone come punto di riferimento l’epoca dei Padri, in cui sono state fissate le grandi anafore delle Chiese sia dell’Oriente sia dell’Occidente che hanno fatto da modello alle nuove preghiere eucaristiche del messale di Paolo VI.
Sin dalle origini l’eucaristia è imitazione dell’ultima cena e questa è figura e annuncio della passione. Tale concezione, centrale nella trattazione patristica, viene tramandata alle epoche successive che tuttavia mal comprenderanno il vocabolario della sacramentalità formulato in modo figurale e tipologico. Alla concezione figurale, ormai declassata ad allegoresi, succederà quindi quella basata sulla nozione di presenza. Elaborata con ampiezza nel medioevo, essa diviene il modo per antonomasia di formulare la teologia dell’eucaristia e vede il suo apice al concilio di Trento. La tesi dell’autore è che, nonostante la differenza culturale, dopo il Vaticano II e i recenti sviluppi delle scienze bibliche, il cristianesimo di oggi può nuovamente comprendere l’eucaristia come figura e annuncio della passione, anche senza fare necessariamente ricorso alle categorie dell’epoca patristica.
Note sull'autore
Enrico Mazza (1940), presbitero della diocesi di Reggio Emilia, licenziato in teologia alla Pontificia Università Gregoriana (Roma), ha conseguito il dottorato in liturgia al Pontificio Ateneo Sant’Anselmo (Roma). È docente di Storia della liturgia alla Facoltà di Lettere dell'Università Cattolica di Milano e insegna Liturgia presso lo Studio teologico della sua città. Tra le sue numerose pubblicazioni ricordiamo: Le odierne preghiere eucaristiche, 2 voll., EDB, Bologna (2)1991; quattro titoli presso le Edizioni Liturgiche su collette e prefazi, le catechesi liturgiche, l’anafora; Continuità e discontinuità. Concezioni medievali dell'eucaristia a confronto con la tradizione dei Padri e della Liturgia, Ed. Liturgiche, CLV, Roma 2001; La celebrazione della Penitenza, EDB, Bologna 2002. Ha curato L’idea di sacrificio. Un approccio di teologia, Bologna 2002. Ha curato L’idea di sacrificio. Un approccio di teologia liturgica, EDB, Bologna 2002, Il sacramento della Penitenza (audiocassette), EDB, Bologna, 2002.