Due avvenimenti che hanno caratterizzato l’anno 2018 sono stati al centro della Giornata di Studio dell’Istituto francescano di spiritualità. Il primo riguarda direttamente il mondo francescano, il centesimo anniversario delle stimmate di padre Pio e il cinquantesimo anniversario della sua morte; il secondo è la pubblicazione dell’esortazione apostolica Gaudete et exsultate di papa Francesco, che ha orientato la riflessione sul tema della santità.
Le relazioni principali hanno affrontato il tema della bellezza della santità nella Chiesa di oggi, le caratteristiche della santità francescana nelle più recenti canonizzazioni e alcune figure di santi francescani: padre Pio, Agnese di Praga, Junipero Serra e Massimiliano Kolbe.
Contemplare la ricchezza della tradizione di santità della famiglia francescana non ha uno scopo puramente archeologico. Come evidenzia il sottotitolo della giornata – Quale messaggio per il mondo di oggi? – l’interrogativo che i francescani si pongono è comprendere il loro ruolo nella Chiesa per rispondere alle attese degli uomini e delle donne di oggi.
Questo volume a più voci analizza «l’effetto Francesco» sulla struttura organizzativa della Chiesa cattolica, alla luce della teologia del popolo, radice del suo pontificato. La modernità di Bergoglio, analizzata e spiegata nelle sue diverse modalità, il progetto di Chiesa del primo pontefice ordinato sacerdote dopo il concilio Vaticano II, in un’Europa in profonda crisi economica ed istituzionale, interrogano la Chiesa e i laici di oggi.
Le nanotecnologie, che manipolano la materia a livello atomico e molecolare, trasformano anche la società. Nell'economia mettono pressione sugli altri prodotti e sugli altri processi affinché siano allineati all'introduzione dei suoi artefatti competitivi. Hanno potenzialmente la capacità di influenzare le istituzioni e di trasformare le relazioni sociali, il lavoro, l'economia. In altri termini, prende piede un modo diverso di vedere il mondo, di formare la nostra comprensione della natura, delle strutture e quadri legali, sociali ed etici. Nei prossimi vent'anni l'assistenza medica, la pubblica amministrazione, la politica, l'educazione, la scienza, il trasporto e la logistica dipenderanno sempre più dalle applicazioni che decideremo di usare in queste aree. È facile prevedere rischi e benefici per l'ambiente, la sicurezza e la salute, mentre è più complesso immaginare come sopravviveranno, per esempio, la privacy e le libertà civili in un mondo in cui ogni artefatto, non importa quanto a buon prezzo, è incluso in una rete di computer.
Il pontificato di Francesco segna il passo deciso verso un nuovo stile di realizzazione della Chiesa e della sua missione alla luce del Vaticano II. Un passo esigente che si confronta con le questioni che decidono del destino dell'umano e della Terra nel tornante di un passaggio epocale e che non può prescindere dalla fede di ogni credente e dal coinvolgimento attivo di tutto il popolo di Dio. I contributi raccolti in questo volume guidano attraverso i temi maggiori del ministero di Francesco, offrendo un orientamento per una migliore intelligenza del Vangelo nel nostro tempo. Al tempo stesso consentono una calibrata comprensione delle resistenze che si generano nella Chiesa cattolica rispetto all'intenzione del papa di mettere mano a una nuova stagione della sua missione.
Ancora oggi, nel linguaggio comune, tutto quanto è «medievale» è soggetto a percezioni diametralmente opposte: da un lato l'idea di un Medioevo ridente, una sorta di tenera infanzia dell'Occidente, con l'aura mitica che avvolge cavalieri e santi, trovatori e monaci copisti, e che fa il successo di grandi monumenti (da Castel del Monte al cammino di Santiago); dall'altro la perdurante idea di un Medioevo oscurantista e feroce, con la barbarie delle crociate, le fiamme dei roghi inquisitoriali, la misoginia del potere soprattutto ecclesiastico. Questi modi opposti di pensare il Medioevo si riferiscono soprattutto a fenomeni propri della storia della Chiesa, di cui si esalta la provvidenzialità della funzione salvifica e «unificatrice» o, al contrario, si biasima la prepotente violenza. Il volume attraversa e precisa i fattori che hanno generato questi luoghi comuni per raccontare il Medioevo ecclesiastico con il passo della storia. Sarà facile vedere che non esistono né leggende nere né leggende auree, interpretazioni che vanno anch'esse storicizzate, essendo imposte, rispetto al Medioevo, rispettivamente dalla cultura illuministica e da quella romantica. Il volume si colloca in una collana di testi rigorosi e agili a un tempo, rivolti soprattutto al pubblico di università, facoltà teologiche, istituti di scienze religiose e seminari.
Quali sono i motivi profondi che ci spingono ad aiutare gli altri? La domanda può suonare persino superflua visto che l'attenzione è spesso catturata dal «come» bisogna aiutare. In effetti in un tempo nel quale l'accento sulle competenze si fa, di giorno in giorno, più pressante, l'interrogativo non è banale: spesso le intenzioni non bastano. Tuttavia a fronte di ripetute chiusure presenti nella nostra società torna di nuovo urgente interrogarsi anche sul «perché». Sul piano sia individuale sia collettivo si afferma che bisogna aiutare gli altri per almeno cinque ragioni: perché conviene in una prospettiva tanto economica quanto relazionale; per un moto di compassione solidale presente nell'animo umano; perché è comandato in ambito sia religioso sia civile; per la radicale comune non autosufficienza della condizione umana; per non espandere il male presente nel mondo. Quando si analizzano questi motivi si constata la presenza di incroci e sovrapposizioni nelle motivazioni e nelle applicazioni; lo provano esempi tratti dalla vita e dalla Bibbia. Nell'animo umano vi sono infatti molte stanze e parecchie porte che le mettono in comunicazione reciproca. Nella prassi ritorna infine il problema del «come». Un punto resta saldo: la dignità della persona. «Posso darti una mano?», nella sua dimensione più profonda il rispetto contenuto in quel «posso» costituisce un aiuto maggiore dell'operatività espressa nel «darti una mano».
Nella tumultuosa storia delle sue interpretazioni e dei suoi effetti - soprattutto delle sue riprese letterarie e filmiche - Giuda Iscariota oscilla in un pendolo perenne. La sua figura è sospesa tra facili esecrazioni e improbabili riabilitazioni, spesso e volentieri ambedue condite in salsa deterministica, così da farne comunque un «predestinato al tradimento e alla dannazione», un dannato infame da maledire, piuttosto che da esaltare, fino ad attribuire al suo gesto un valore perfino ascetico, eroico, in quanto avrebbe reso possibile da parte di Gesù l'attuazione del piano di salvezza predisposto da Dio. Il mistero del traditore resta quello di un inspiegabile «peccato più grande» a confronto con quello di Pilato. E, tuttavia, in questa sua oscura enormità, è pur sempre un più piccolo frammento entro il mistero della sempre «più grande» rivelazione cristologica del Padre, culminante nel Figlio dell'uomo esaltato sulla croce, cui «volgeranno lo sguardo coloro che lo hanno trafitto».
Quest’opera costituisce un punto d’arrivo forse non superabile nella storia della «fenomenologia della religione» poiché fonde i risultati di ricerche settoriali importanti all'interno di una prospettiva metodologica che cerca di accostarsi al mondo delle strutture profonde della religione.
Nell’ampio edificio in cui è racchiusa l'indagine di Widengren si penetra attraverso la soglia dei primi due capitoli su «religione e magia» e «tabù e sacralità», tesi a prendere le distanze dalle concezioni evoluzionistiche del fatto religioso. Ma già il fondamentale terzo capitolo sulla «fede nel Dio supremo» mette in luce il tratto originale di questa costruzione: da questa fede scaturiscono infatti panteismo, politeismo e monoteismo, così come derivano le credenze di tipo dualistico. I successivi capitoli sul «mito», sul «rito» e sulle «pratiche cultuali» rispondono al tipico disegno di presentare i modi con cui l'uomo stabilisce il suo rapporto con un Essere supremo nelle diverse forme in cui storicamente viene adorato. Widengren analizza l'uomo visto nello svolgimento di una funzione decisiva come quella regale, nei culti funebri, nelle sue credenze escatologiche e apocalittiche, gnostiche e mistiche e affronta infine i temi della rivelazione, delle sacre scritture e dei relativi canoni per terminare con un capitolo dedicato ai vari tipi di comunità sacra.
Nonostante negli ultimi decenni sia tornato in auge l’interesse per la terza Persona della Trinità, in ambito accademico continua a segnalarsi l’assenza di un serio e rigoroso approfondimento sistematico della Pneumatologia.
Questo volume nasce dall’esigenza di offrire agli studenti di Teologia alcuni spunti a partire dall’approfondimento della persona dello Spirito Santo come «il Terzo persona», recuperando così il contributo che proviene dalla riflessione filosofica, che ha avviato un approfondimento sul ruolo ontologico del terzo nelle dinamiche relazionali interpersonali. «Il Terzo persona» è argomentato all’interno di un particolare orizzonte interpretativo che pone oggi in uno stretto e fecondo dialogo la teologia e la filosofia, vale a dire l’ontologia trinitaria.
Il testo raccoglie le meditazioni proposte dall’autore a una comunità di monache carmelitane come percorso quaresimale. Delle meditazioni conserva lo stile semplice, colloquiale, ricorsivo e suggestivo: più che offrire un quadro completo delle tematiche affrontate, intende offrire spunti di riflessione e provocazioni con l’intento di sollecitare una ricerca. L’itinerario è tutto raccolto attorno alla morte di Gesù, così come è raccontata nel Vangelo di Giovanni. Da pochissimi versetti emergono, come delle istantanee, quattro immagini, cui corrispondono le parti in cui è suddiviso il testo. La prima corrisponde alla Croce, la seconda e la terza formano un dittico – Gesù unisce il discepolo che amava e sua madre – e l’ultima è dedicata al tema dell’ora. Chiude il testo una breve riflessione sull’imperfezione, da vivere non tanto come un problema da risolvere, quanto come la possibilità stessa di entrare in relazione e di credere.
Tempo di Quaresima. Periodico religioso mensile (anno 13 - n. 3 marzo 2020) in edizione tascabile che propone due pagine quotidiane - una pillola di liturgia delle Ore - per chi vuole dedicarsi alla preghiera in un momento della giornata, oltre al rito della Messa, alla liturgia della Parola e alle parti proprie delle celebrazioni eucaristiche feriali e festive, affiancate dal commento. Le riflessioni sono curate da fr. MichaelDavide, fr. Adalberto Piovano, fr. Luca Fallica e fr. Roberto Pasolini. Arricchiscono la rivista il calendario interreligioso, la segnalazione, le giornate particolari - ecclesiali e civili - e alcune pagine di riflessione.
Internet e i social network rappresentano, oggi più che mai, una sfida per la Chiesa e le comunità, poste davanti a una nuova sfida educativa che invita a ripensare il modo di «comunicare» dentro e fuori le reti sociali, per dare maggiore valore alle relazioni interpersonali, al dialogo, all’incontro.
L’importanza dell’integrazione, della partecipazione collaborativa e della cooperazione convergente sono i nodi che l’autore affronta per sottolineare l’importanza di ripartire dalla realtà delle persone e dalla verità di relazioni autentiche. Solo con la comunicazione interpersonale è possibile creare comunità che nei social network possono diventare community credibili, ridando alla Rete il senso e significato più intenso e affascinante: quello della condivisione e dell’interazione.