Il presente volume contiene tre saggi. Il primo, dedicato al problema morale della diffamazione, vede ora la luce per la prima volta, e riguarda una tematica importante, sulla quale Papa Francesco si è soffermato spesso negli ultimi mesi.
Gli altri due erano stati pubblicati divisi in altra forma, negli anni 1997 e 1981. Nella prima metà degli anni novanta si discuteva di alcuni problemi specici della pastorale familiare. In tale scenario veniva invocata da più parti l’applicazione dell’epicheia come possibile via di soluzione per alcune situazioni particolarmente delicate. Da quando Papa Francesco ha convocato un sinodo straordinario sulla famiglia per l’autunno del 2014 e un altro ordinario per il 2015 sullo stesso tema, si è tornati di nuovo a parlare dell’epicheia in un contesto analogo a quello degli anni novanta. Per questa ragione ci è sembrato utile riprendere quanto avevamo scritto sull’argomento, riproponendolo con alcune modifiche, con l’augurio che possa contribuire a chiarire almeno questo aspetto della complessa e grave problematica riguardante la famiglia oggi.
Ángel Rodríguez Luño è Decano della Facoltà di Teologia della Pontificia Università della Santa Croce, nonché professore ordinario di Teologia Morale Fondamentale.
Dal 1993 è consultore della Congregazione per la Dottrina della Fede.
È autore di numerosi libri e articoli in varie lingue, tra cui: K. Marx-F. Engels: Miseria della Filosofia e Manifesto del Partito Comunista (1978), I. Kant: Fundamentación de la metafísica de las costumbres (1977), La fecondazione “in vitro”: aspetti etici e morali (1985), La scelta etica (1988), Scelti in Cristo per essere santi. Morale Fondamentale (III edizione 2003, in collaborazione con E. Colom), “Cittadini degni del Vangelo” (Fil 1,27). Saggi di etica politica (2005), Scelti in Cristo per essere santi. Morale Speciale (II edizione 2008), Ética General (VII edizione 2014).
È possibile, per chi lavora in un ufficio di comunicazione della Chiesa, riuscire a raccontare la vitalità della fede superando la visione solo istituzionale della realtà ecclesiale? Può il comunicatore della Chiesa andare oltre il suo compito di produrre comunicati stampa e diffondere informazioni, per far sentire ai media la viva voce dei cristiani? La fede ha una dimensione personale che nel secolo della comunicazione globale rappresenta una forza trainante. Nell'apparente anonimato favorito dai processi digitali, dove si moltiplicano i legami ma si approfondiscono poco i rapporti interpersonali, l'esperienza vissuta e raccontata in prima persona continua ad essere lo strumento più efficace per trasmettere la fede. Lo scenario mediatico del XXI secolo è un terreno che si presenta particolarmente fecondo per accogliere le storie personali, le vicende, persino biografiche, dei protagonisti della Chiesa; siano essi semplici fedeli, alte cariche Ecclesiastiche, sacerdoti comuni o personaggi pubblici. Chi lavora in un ufficio di comunicazione deve saper rispondere a questa esigenza di volti e di storie per far splendere la testimonianza di un cristianesimo incarnato. L'VIII Seminario Professionale sugli Uffici di Comunicazione della Chiesa, svoltosi a Roma dal 16 al 18 aprile del 2012 presso la Pontificia Università della Santa Croce, ha cercato di creare uno spazio di riflessione attorno a questi temi.
Studio sulla Giornata Mondiale dei Giovani a Madrid nel 2011.
Nel 2005, durante la Messa per l'inizio del ministero petrino, Benedetto XVI definì la Chiesa una realtà "viva" e "giovane", che "porta in sé il futuro del mondo". A tre giorni dalla sua elezione, Papa Francesco, nel corso di un incontro con i giornalisti che avevano seguito le fasi della Sede Vacante e del Conclave, ha offerto una vera e propria "ermeneutica" della comunicazione, spiegando che, per svolgere un buon lavoro informativo sulla Chiesa cattolica, occorre conoscerne la "vera natura", "il suo cammino nel mondo, con le sue virtù e con i suoi peccati", e "le motivazioni spirituali che la guidano e che sono le più autentiche per comprenderla".Il presente manuale prende le mosse proprio da queste "pietre miliari" consegnateci dagli ultimi due Pontefici: la consapevolezza che l'Istituzione religiosa di cui ci occupiamo non è soltanto un ente dotato di una propria struttura giuridico-amministrativa, ma è anche un "corpo vivo", "giovane" e perciò contemporaneo dell'uomo; e la necessità, insita nella stessa vitalità del corpo-Chiesa, di assumere, per raccontare adeguatamente questa realtà, la sua essenza spirituale, essenza che ne definisce la "vera natura", e che si identifica, in definitiva, con la Verità, la Bontà e la Bellezza "in persona", vale a dire, con Dio. Rivolto a tutti coloro che si affacciano alla professione giornalistica nel campo dell'informazione religiosa e agli studenti delle Facoltà di giornalismo e di comunicazione.
I documenti del Concilio Vaticano II hanno spesso fatto uso della categoria di testimonianza. Essa è quindi divenuta elemento portante della moderna riflessione teologica sulla comunicazione della rivelazione divina per mezzo della fede. Sulla scia delle note parole di Paolo VI, "l'uomo contemporaneo ascolta più volentieri i testimoni che i maestri... o se ascolta i maestri lo fa perché sono dei testimoni" (Evangelii nuntiandi, n. 41), nella vita pastorale della Chiesa si afferma con frequenza che l'evangelizzazione odierna si dovrebbe basare principalmente sulla testimonianza, sia perché in essa si rispecchia appieno l'autenticità e la forza incisiva della fede vissuta, sia per evitare il pericolo di intolleranza nella comunicazione della fede attraverso parole di significato potenzialmente univoco. In sostanza, il cristiano è chiamato a evangelizzare principalmente testimoniando la sua fede di fronte al mondo.