"Quando uno fa l'insegnante, in particolare se fa il maestro elementare, l'aspetto prevalente del mestiere riguarda la quotidianità della relazione educativa e dell'apprendimento dei bambini: come stanno, a quali azioni e rituali partecipano, quali operazioni mentali, fisiche e emotive svolgono con gli altri e da soli, che cosa e come imparano... Ti svegli la mattina, vai a scuola, stai con i ragazzini in una classe, non una tantum o per un periodo, ma ogni giorno e per anni; e fai, osservi, ascolti, proponi, porti avanti, come adulto esperto di apprendimento che guida bambini a imparare. Nel fare questo - è inevitabile e anche molto bello - continui a imparare a tua volta e devi lasciare che ciò avvenga, accoglierlo. Sei ogni volta un teorico in azione e un pratico che si chiede se va bene o no, che aggiusta il tiro, corregge, aggiunge, toglie". In queste parole c'è la filosofia e la guida dell'appassionante viaggio di Marco Rossi-Doria nella nostra scuola. Com'è. E come dovrebbe essere.
In un contesto in cui la diversità genera diffidenza e spaventa, la necessità di formare nei bambini un atteggiamento di apertura verso l'altro da sé costituisce una priorità e forse anche un'emergenza educativa: è possibile farlo anche attraverso il gioco. I giochi di strada, in particolare, sono utili per sperimentare ruoli, regole, azioni e comportamenti della vita insieme. Una raccolta di giochi dal mondo, in una nuova e arricchita edizione, dedicata a operatori, educatori, insegnanti e a quanti lavorano nel campo dell'animazione con bambini e ragazzi.
Tutta l'opera di Paulo Freire, uno dei più noti pedagogisti al mondo, è attraversata dalla riflessione sulla necessaria eticità che connota la pratica educativa in quanto pratica formativa: "l'etica universale dell'essere umano". In "Pedagogia dell'autonomia", pubblicato per la prima volta nel 1996, si ribadisce, in particolare, che "uno dei saperi indispensabili è che chi viene formato, fin dall'inizio della sua esperienza, si consideri egli stesso un soggetto che produce sapere, e si convinca una volta per tutte che insegnare non è trasferire conoscenza, ma creare le possibilità per produrla o costruirla". Formare, in altri termini, è molto più che addestrare una persona, grande o piccola, giovane o adulta, nell'uso di alcune abilità. Insegnare esige comprendere che educare è una forma di intervento sul mondo; l'educazione non è mai stata, non è, né può essere neutrale, "indifferente". Su ciò si appunta questo volume le cui domande di fondo sono: Esiste un'etica della pratica educativa? E di quale bagaglio di conoscenze necessita un buon educatore?