Byung-Chul Han, tra i pensatori più importanti e più letti dei nostri tempi, affronta con stile nitido e conciso una delle fratture al cuore della società di oggi: la paura del dolore. Il mondo contemporaneo è terrorizzato dalla sofferenza. La paura del dolore è così pervasiva e diffusa da spingerci a rinunciare persino alla libertà pur di non doverlo affrontare. Il rischio, secondo Han, è chiuderci in una rassicurante finta sicurezza che si trasforma in una gabbia, perché è solo attraverso il dolore che ci si apre al mondo. E l'attuale pandemia, argomenta il filosofo tedesco-coreano, con la cautela di cui ha ammantato le nostre vite, è sintomo di una condizione che la precede: il rifiuto collettivo della nostra fragilità. Una rimozione che dobbiamo imparare a superare. Attingendo ai grandi del pensiero del Novecento, Han ci costringe, con questo saggio cristallino e tagliente come una scheggia di vetro, a mettere in discussione le nostre certezze. E nel farlo ci consegna nuovi e più efficaci strumenti per leggere la realtà e la società che ci circondano.
Il Liceo di Atene, di cui abbiamo pochi resti, è considerato a ragione uno dei luoghi più significativi dell'umanità. È il sito della scuola di Aristotele. Qui il filosofo insegnava e discuteva le risposte ai misteri più profondi della condizione umana, cambiando il modo in cui pensiamo. Oggi può essere difficile comprendere l'influenza straordinaria delle sue lezioni. Eppure le sue osservazioni sul mondo intorno a lui, unite alle sue riflessioni sulla natura della conoscenza, hanno gettato le fondamenta di tutta la scienza empirica. Il suo studio del pensiero razionale ha posto le basi della logica formale, pietra angolare dell'indagine filosofica. Il suo esame delle città-stato greche ci ha dato la scienza politica, mentre la sua analisi della tragedia rimane un pilastro dei corsi di letteratura in tutto il mondo. Il noto filosofo John Sellars ci conduce in un viaggio nel pensiero di Aristotele, mostrando come molte sue idee continuino a incidere sul modo in cui pensiamo e viviamo oggi. E ci suggerisce che tenere aperte le porte della mente alla curiosità e al desiderio di conoscere significa anche realizzare compiutamente la nostra natura umana. Le riflessioni di Aristotele, mostra Sellars, hanno oggi ancora molto da insegnarci.
«Non abitiamo più la terra e il cielo, bensì Google Earth e il Cloud. Il mondo si fa sempre più inafferrabile, nuvoloso e spettrale». Abbiamo perso il contatto con il reale. È necessario tornare a rivolgere lo sguardo alle cose concrete, modeste e quotidiane. Le sole capaci di starci a cuore e stabilizzare la vita umana. Una massa di informazioni ci investe ogni giorno. Come ogni inondazione, anche questa agisce sulle nostre esistenze, spazza via confini, rimodella geografie. Ormai sono i dati e non più le cose concrete a influenzare le nostre vite. Le non-cose stanno prendendo il sopravvento sul reale, sui fatti e la biologia. E così la realtà ci appare sempre più sfuggente e confusa, piena di stimoli che non vanno oltre la superfice. Con la sua consueta lucidità e veemenza, Byung-chul Han, critico severo ma acuto della contemporaneità, ci offre una peculiare e sferzante riflessione sulla comunicazione, la Rete e il futuro che stiamo costruendo.
Essere in dialogo con la solitudine significa entrare in relazione con gli abissi della nostra interiorità. In un mondo collegato continuamente in ogni suo aspetto, la solitudine rappresenta l'occasione per scendere lungo i sentieri che portano dentro di sé, e ascoltare le ragioni della immaginazione e del cuore. Eugenio Borgna ci indica in questo libro la direzione, molto spesso confusa e difficile, per aprirsi al dialogo con la solitudine. L'esperienza della pandemia, che ancora permane, ha posto tutti di fronte al significato della solitudine e a quanto essa sia un valido strumento per conoscere il mondo esterno, nelle sue luci e nelle sue penombre. La solitudine è l'anima nascosta e segreta della vita, ma come non avere la sensazione che oggi, nel mondo della modernità esasperata e della comunicazione digitale, sia grande il rischio di naufragare nell'isolamento?
Che differenza c'è tra danzare per far piovere, e schiacciare un tasto per illuminare uno schermo? In entrambi i casi, un movimento del nostro corpo fa accadere qualcosa. Nel primo caso, la danza della pioggia si rivolge a una qualche divinità e il dispositivo che ne attiva l'intervento è il nostro corpo. Nel secondo caso il dispositivo è un prolungamento del corpo. Norbert Wiener, matematico, sottolineava, già negli anni Cinquanta del Novecento, la pericolosa e facile identità tra religione e tecnologia. È dunque ragionevole domandarsi oggi quanto politiche culturali prive di immaginazione abbiano allontanato la tecnologia dalla scienza, trasformandola in una fede che ha i propri sacerdoti, i black fridays di festa, gli eretici, gli atei e i martiri da social network.
Se pochi intellettuali hanno influito in misura così decisiva nella cultura del Novecento quanto Jean-Paul Sartre, oggi il filosofo francese, per una sorta di vendetta dell'indifferenza, appare messo indebitamente ai margini dal pensiero dominante. Tanto più criticamente suggestivo è per questo il ritratto inedito che ne propone Massimo Recalcati. Al centro il rapporto tra libertà e destino, necessità e contingenza, invenzione e ripetizione, costituzione e personalizzazione. E soprattutto un'idea d'infanzia concepita non tanto come tappa evolutiva o residuo archeologico, quanto piuttosto come presenza inassimilabile che l'esistenza ha il compito di riprendere incessantemente. In tale processo il confronto con Freud e Lacan diventa decisivo: come liberare il desiderio da quel miraggio di totalizzazione compiuta che Sartre definisce «desiderio di essere»? come consegnarlo a una mancanza capace di essere davvero generativa? La filosofia di Sartre è scomparsa dal nostro orizzonte culturale. Con questo libro Massimo Recalcati propone un "ritorno a Sartre". Non tanto rileggendone l'opera alla luce della psicoanalisi, ma mostrando quanto potrebbe essere utile per la psicoanalisi contemporanea non dimenticare la lezione sartriana.
Che cosa intendiamo con la parola politica? Perché certe istituzioni o certe modalità di azione vengono definite politiche? Quali tratti le caratterizzano, distinguendole da altri tipi di azioni o istituzioni sociali? Questo volume intende proporsi come un'introduzione complessiva alla filosofia politica, con particolare attenzione ai problemi del tempo presente. La prima parte presenta al lettore i grandi temi che stanno alla base della riflessione sulla politica: da un lato il rapporto tra politica ed etica, dall'altro la centralità, sottolineata dai teorici del realismo politico, della lotta per il potere, del conflitto e della violenza. La seconda parte delinea le coordinate fondamentali delle grandi teorie politiche, liberalismo, socialismo e democrazia, e le loro molteplici intersezioni e declinazioni, che hanno concorso a formare gli assetti dei moderni Stati costituzionali, con le loro grandi acquisizioni ma anche con i loro limiti. La terza parte si confronta con le questioni, sempre più pressanti nella politica contemporanea, che valicano i confini degli Stati: dal mutamento climatico ai rischi planetari, dalle politiche migratorie alla difesa dei diritti umani, dalla giustizia economica globale alla prospettiva di un nuovo cosmopolitismo. Sono queste le nuove poste in gioco e le inedite frontiere con le quali la filosofia politica si deve oggi misurare.
Questo libro sfida l'ortodossia scientifica, e propone una nuova e accorata difesa del libero arbitrio impugnando gli stessi criteri naturalistici che di solito vengono impiegati per confutarlo. Christian List ammette che il libero arbitrio, insieme ai suoi prerequisiti - intenzionalità, possibilità alternative, controllo causale sulle nostre azioni -, non fa parte della fisica, e sostiene che esso vada invece considerato un fenomeno di «livello superiore», appartenente all'ambito della psicologia. È uno di quei fenomeni che, pur emergendo dai processi fisici, al pari di un ecosistema o dell'economia, resta autonomo da essi. Quando il libero arbitrio viene contestualizzato in modo corretto, ammettere che è reale non solo è scientificamente onesto, ma diventa indispensabile per spiegare il nostro mondo.
Mai come in questo momento, connotato da una minaccia sempre più pressante e diffusa, la richiesta di immunizzazione sembra caratterizzare tutti gli aspetti della nostra esistenza. Quanto più si sente esposta al rischio di infiltrazione e di contagio da parte di elementi estranei, tanto più la vita dell'individuo e della società si chiude all'interno dei propri confini protettivi. Tuttavia, questa opzione immunitaria ha un prezzo assai alto: come il corpo individuale, anche quello collettivo può essere «vaccinato» dal male che lo insidia soltanto attraverso la sua immissione preventiva e controllata. Ciò vuol dire che, per sfuggire alla presa della morte, la vita è costretta a incorporarne il principio. A sacrificare la «forma» del vivente alla sua semplice sopravvivenza biologica. Ormai questo meccanismo dialettico tra conservazione e negazione della vita sembra pervenuto a un punto limite: al di là del quale si apre la drammatica alternativa tra un esito autodistruttivo e una possibilità ancora inedita che ha al centro un nuovo pensiero della comunità.
Questo libro segue lo svolgersi dell'amicizia tra David Hume e Adam Smith, dal loro primo incontro nel 1749 fino alla morte del primo nel 1776. Descrive come i due si leggessero l'un l'altro, si aiutassero reciprocamente nella carriera e nelle ambizioni editoriali, spesso consultandosi su questioni personali, in particolare dopo la drammatica lite di Hume con Jean-Jacques Rousseau. Membri della vivacissima scena intellettuale dell'Illuminismo scozzese, Hume e Smith ebbero amici (e nemici) in comune, frequentarono gli stessi club e s'interessarono agli stessi argomenti, e non solo di filosofia ed economia: dalla psicologia alla storia, dalla politica al conflitto britannico nelle colonie americane.
Secondo Christopher Preston la cosa più sorprendente del nostro futuro è legata alle tecnologie emergenti che promettono di darci il potere di sostituire alcune delle funzioni fondamentali della natura. Quello che abbiamo di fronte è un mondo progettato da ingegneri e tecnici: la nascita della prima età sintetica del pianeta. Preston descrive una gamma di tecnologie che riconfigureranno il metabolismo stesso della Terra: nanotecnologie che possono ristrutturare le forme naturali della materia; la «produzione molecolare» che permette un riutilizzo illimitato delle molecole stesse; la possibilità di costruire, e non solo leggere, un genoma grazie alla biologia sintetica; «mini-macchine biologiche» che possono riprogettare l'evoluzione; il trasferimento e la bio-risurrezione di specie viventi; i tentativi dell'ingegneria climatica di gestire la radiazione solare sintetizzando una «foschia» vulcanica, la possibilità di ottenere temperature terrestri più fresche aumentando la luminosità delle nuvole e rimuovendo il carbonio dall'atmosfera con alberi artificiali che lo catturano dal vento...
Che cosa succederebbe se di punto in bianco decidessimo di conoscere noi stessi al modo degli antichi Greci? E se per farlo ci scegliessimo per maestri Pitagora e Parmenide, Epitteto e Pirrone, Epicuro e Diogene? Potremmo scoprire che le scuole dell'antichità non hanno mai chiuso davvero - non finché penseremo alla felicità come a un destino da conquistarci. Attraverso la cronaca di sei settimane «filosofiche», ciascuna vissuta nel rispetto dei precetti di una diversa scuola, Ilaria Gaspari ci guida in un insolito esperimento esistenziale, a tratti serissimo, a tratti esilarante. Scopriremo così che piegandosi alle regole astruse del pitagorismo si può correggere la pigrizia patologica, mentre i paradossi di Zenone mettono a nudo certe strane contraddizioni nel modo in cui siamo abituati a considerare il ritmo della vita. E se essere epicurei non è così piacevole come sembra, il cinismo può regalare gioie inaspettate. Un esercizio di filosofia pratica che ci insegnerà a sentirci padroni dell'attimo che fugge.