Ottobre e suo padre vivono nella foresta, e gli alberi, le rocce, lo stagno e le stelle sono i loro migliori amici. Sono selvaggi e sono contenti così. Un pomeriggio d'inizio autunno, la ragazza salva un piccolo barbagianni e inizia a prendersene cura. Le sembra di aver raggiunto il culmine della felicità quando improvvisamente, proprio il giorno in cui compie undici anni, tutto cambia. Suo padre cade da un albero e rimane sospeso tra la vita e la morte. E la donna che si definisce sua madre la porta via con sé, lontano dalla foresta, nel grigio della città... Un libro di narrativa illustrato per ragazzi e ragazze dagli 11 anni, un romanzo ricco di suggestioni poetiche sulla forza e la bellezza della natura selvaggia, e sullo struggente desiderio di spiegare le ali per seguire i propri sogni. Un racconto appassionante e ricco di avventura, perfetto per lettori che vogliano immergersi in una storia dal sapore classico e insieme moderno. Età di lettura: da 11 anni.
Pinocchio accompagna Lorenzo Mattotti da molti anni, quasi lo ossessiona. E Mattotti da molti anni disegna, appunta schizza immagini, ipotesi di illustrazione. È un work in progress quello testimoniato da questo libro, una botola nell'atelier mentale di un artista che nella storia di Collodi sembra trovare i nodi originari della propria ispirazione. D'altra parte la prima musa di Mattotti è la metamorfosi, la dialettica tra la forma e la perdita della forma. E quale libro più di Pinocchio è la metamorfosi fatta narrazione? Il legno che diventa carne, l'andirivieni tra il burattino e il bambino, passando magari per l'asino, il mondo dei vivi e dei morti. Pinocchio come mutante continuo è il soggetto ideale per lo sguardo di Mattotti, che cerca di cogliere il momento dinamico delle trasformazioni, quando una forma non è più e non è ancora. In tutto questo c'è una pulsione vitale forte, ma c'è anche un aspetto drammatico. Quello di Mattotti è indiscutibilmente un Pinocchio noir: le sue illustrazioni colgono il nucleo oscuro della favola, il mistero, a volte l'horror. Come spiega Tiziano Scarpa nella suo saggio introduttivo, il Pinocchio che leggiamo è frutto di due libri scritti da Collodi uno di seguito all'altro. Il primo è un libro di morte, è una storia nera, buia e disperata; il secondo è un libro moralistico-edificante. Con questo secondo Pinocchio Mattotti c'entra poco, con il primo è quasi in simbiosi. Con un'introduzione di Tiziano Scarpa e note alle illustrazioni di Emilio Varrà.
Un "contastorie" spunta fuori dal ventre della notte al centro di una piazza e inizia a raccontare ai bambini del villaggio delle favole. Parla di lupi nei boschi, di principi azzurri, di piante di fagioli che bucano il cielo; c'è Biancaneve, Pollicino, la piccola fiammiferaia. Sembrano le storie già sentite mille volte ma ben presto i bambini si rendono conto che quel che stanno ascoltando è nuovo, strano. Bello, però. Come l'altra faccia della luna. Perché la favola torna storia, i principi uomini; i cattivi e i buoni si scambiano i ruoli e niente, proprio niente, è come appare.
"Col tempo ci siamo affezionati ai nostri personaggi - Tic, Tac, il Signor Bum, la Signora Bam - sempre così tranquilli e sorridenti di fronte alle sorprese filosofiche di non poco momento che li aspettano al varco nelle loro storie (il tempo che scompare, i colori che gli altri vedono, un mucchio di sassi che non riesce a diventare infinito). Pensiamo che a tutti - grandi e bambini - faccia piacere sapere che si può risolvere il problema di un mondo senza ombre, che la macchina della verità si può riparare, e che se a mettere Onireip a testa in giù si trova Pierino, Sgzmnupkfkpunmsgs resta sempre Sgzmnupkfkpunmsgs". (Roberto Casati e Achille Varzi)
"Il brutto anatroccolo", "Il burattinaio", "Il principe cattivo", "La principessa sul pisello"... Tramandate di generazione in generazione, le fiabe di Hans Christian Andersen sono storie vere e inventate di uomini, cose e animali, che hanno un'impronta indefinibile di bonarierà, ironia e ingenua finezza popolana. Un mondo a volte spietato, a volte allegro e generoso che esprime in modo semplice e genuino la paure, le speranze e le malinconie della vita. In occasione del bicentenario della nascita di Andersen (nato in Danimarca nel 1805) viene riproposta questa raccolta con introduzione di Gianni Rodari, prefazione di Knud Ferlov e traduzione di Marcella Rinaldi e Alda Manghi Castagnoli.
La storia di un coniglietto aristocratico - e non uno qualunque, bensì un Esterhazy - che parte all'avventura in cerca di una moglie. Il Principe suo zio gli suggerisce di prendere il treno per Berlino: là infatti "i conigli vivono tutti dietro un grande muro. Dio solo sa perché". E a Berlino il nostro coniglietto - il cui nome per esteso è Michele Paolo Antonio Maria dodicimilasettecentonovantaduesimo Principe di Insalatinia e di Carotopoli, Conte di Lattughino, Signore di San Prezzemoloburgo, Agliogrado e Corterapa ne passerà delle belle. Alla fine però troverà ad attenderlo una grande sorpresa.