Il volume ripercorre l'opera di Giovanni Battista Piranesi, architetto, scenografo e incisore che dall'età di vent'anni viaggiò come disegnatore al seguito di Marco Foscarini, inviato veneziano a Roma, e iniziò lo studio dell'architettura romana. Sotto la guida di Giuseppe Vasi intraprese l'attività di vedutista e si avvicinò alle tecniche dell'acquaforte e dell'incisione su rame. Il suo primo ciclo di incisioni, del 1943, fu "Prima parte di architetture e prospettive", vedute della città realizzate con una tecnica di bulino e acquaforte, al quale fecero seguito "Grotteschi e Capricci". Dopo numerosi anni trascorsi studiando e rilevando una quantità innumerevole di edifici dell'antica Roma realizzò l'importante ciclo di incisioni "Vedute di Roma", che seppero esercitare una forte influenza durante il Neoclassicismo e, nel 1760, le note "Carceri d'invenzione". Le sue tavole incise appaiono improntate a un'idea di dignità e magnificenza espresse attraverso la grandiosità e l'isolamento degli elementi architettonici, così da affermare la grandezza del passato antico.
L'opera in un maestro: pittore, scultore, ingegnere, musicista, matematico e inventore. Il maggiore artista e pensatore del Rinascimento il cui genio multiforme abbracciò, con numerosi campi dell'attività umana, anche l'architettura. Il disegno della città, la ricerca sulla pianta centrale, gli studi sulle opere di carattere militare e idraulico testimoniano il suo interesse e la sua naturale tensione verso le discipline complesse. Il volume presenta un'ampia rassegna di appunti grafici, schizzi e disegni di studio, dalla forte valenza comunicativa, che ne restituiscono il grande lavoro di sperimentazione e ideazione progettuale. La cronaca, attraverso le parole dello storico Carlo Pedretti, di una delle figure più emblematiche della storia delle arti, sempre appassionante e attuale.
Il pensiero sull'architettura, il linguaggio, le riflessioni, gli studi che hanno portato alla realizzazione di opere quali San Lorenzo e la Biblioteca Laurenziana a Firenze, Palazzo Farnese, il Campidoglio e San Pietro a Roma. Il percorso di un artista, pittore e scultore, che si avvicina all'architettura dopo averla disegnata per la prima volta nella cappella Sistina. L'opera di un genio capace di dare forma a un nuovo vocabolario ornamentale basato su inediti principi compositivi volti al dinamismo e a un'alta qualità spaziale.
Il risultato più importante di questa ricerca sta nell'aver portato chiarezza sul mito della struttura monolitica dei gesuiti e della loro uniformità di pensiero sull'arte e sull'architettura. Una concezione unitaria, condivisa e programmatica dell'architettura e decorazione di tutti gli edifici dell'ordine certamente non esisteva; vi erano tuttavia principi base che orientavano i superiori della Compagnia nel valutare il rapporto tra mezzi e fini e nel vedere tutte le arti quali creature in grado di condurre l'uomo a Dio. La posizione di primo piano dei gesuiti nella vita culturale dell'epoca rese spesso possibile la realizzazione di tali principi in forme artistiche, producendo alcuni dei monumenti più belli del "secolo splendido" a Roma.