In questo libro Recalcati offre al grande pubblico una serie di studi sulla pittura italiana contemporanea, mettendo a punto una riflessione lunga tutta la vita. Da Giorgio Morandi a Giovanni Frangi, da Emilio Vedova a Jannis Kounellis, Recalcati guida i suoi lettori in una ideale galleria del Novecento italiano, facendo emergere significati nascosti, mettendo in relazione vita e opere, restituendo la complessità e l'importanza dell'arte.
Andy Warhol è l'artista più famoso e riconoscibile del Novecento. Questo libro, uscito nel 1975, è un classico istantaneo. Vi troviamo, in forma di dialogo, di aforisma, di monologo interiore, di narrazione, tutto il suo pensiero sull'arte, il tempo, la vita, i soldi, il mondo. "Certe volte la gente lascia che lo stesso problema la renda infelice per anni, quando basterebbe dire: 'E allora?'. 'Mia madre non mi amava.' E allora? 'Mio marito non mi vuole scopare.' E allora? 'Ho successo, ma sono solo.' E allora? Non so come ho fatto a cavarmela per tanti anni prima di imparare questo trucco, ma una volta imparato non lo si scorda più." "Spazio vuoto è uno spazio non sprecato. Spazio sprecato è ogni spazio che contiene dell'arte. Poiché continuo a fare un po' d'arte, produco ancora rifiuti che la gente mette negli spazi che, a parer mio, dovrebbero rimanere vuoti. Io stesso non seguo la mia filosofia, perché neppure io riesco a svuotare i miei spazi. Non è la mia filosofia che mi tradisce, sono io che tradisco lei."
La Galleria Vittorio Emanuele non è solo uno straordinario monumento ottocentesco, in cui si uniscono gusto architettonico e ricerca tecnologica: da oltre centocinquant'anni è soprattutto un "personaggio" dotato di una sua particolare, mutevole, ma sempre forte personalità e di un'inesauribile energia vitale. Passeggio e passaggio, salotto e retrobottega, prolungamento della Scala, ufficio di collocamento ambulante, vetrina del mondo, luogo delle tentazioni, ma anche caverna misteriosa e rifugio quando, di notte, si spengono le luci. Dal progetto del 1865 di Giuseppe Mengoni ai recenti e spettacolari lavori di restauro, questo volume percorre centocinquant'anni di storia, tutti vissuti in Galleria, alternando fatti di cronaca, testimonianze di personaggi celebri e di semplici cittadini, resoconti d'autore e aneddoti di vita quotidiana. Un ricco apparato iconografico, dai progetti originali ai manifesti d'epoca, alle fotografie inedite che documentano passo per passo il restauro, illustra il ruolo della Galleria al centro di una città e di una società in continuo cambiamento. Perché questo è davvero lo spirito della Galleria, un luogo dove il glamour, il lusso, l'innovazione si incontrano con il lavoro di tutti i giorni, con stile e naturalezza. II com'era e com'è: la storia, il cantiere della conoscenza, i recenti lavori di restauro curati da Prada e Versace con un contributo di Feltrinelli, momenti passati e presenti di vita vissuta nel cuore nevralgico di Milano.
"Pompei crolla", "Pompei inaccessibile e transennata", "Pompei ingovernabile". Titoli di cronaca, ogni giorno che passa sempre meno sorprendenti. Dietro questi titoli c'è una storia millenaria di arte, distruzione e archeologia. Ci sono secoli di scoperte, visite, fascino e leggende. Ci sono decenni di convivenza con un territorio sempre più urbano e sempre più degradato, con una popolazione di cui sono cresciuti sia i numeri sia i problemi, con uno Stato che ne ha fatte un po' di tutti i colori. Raccontare Pompei, come fa Francesco Erbani in questo libro, è meritorio di per sé, perché illumina un luogo in cui si giocano alcuni temi fondamentali del passato, del presente e del futuro dell'Italia: la gestione dei beni culturali tra emergenza e manutenzione, l'uso e l'abuso del territorio in un paese che ha la più alta densità di bellezza del mondo, l'importanza del turismo come volano economico e il rischio che lo stesso turismo distrugga invece di costruire. E così via. Ma raccontare Pompei, oggi, significa anche farsi rapire dalla forza delle metafore e delle allegorie, perché la città distrutta e sepolta dal Vesuvio diventa ben presto in questo libro di Erbani l'Italia intera: i problemi e le soluzioni tentate, i disastri accidentali e quelli colpevoli, il folto cast di personaggi che popola la scena (commissari e camorristi, archeologi e vescovi, artigiani e disoccupati) rimandano a un microcosmo che rispecchia perfettamente il macrocosmo italiano.
Questo è, innanzitutto, un libro sulla bellezza, su tutta la bellezza che continua a essere il patrimonio del nostro paese. Una bellezza visibile. Una bellezza che si tocca. Una bellezza che comincia dalla biodiversità, dalla varietà veramente immensa di organismi vegetali e animali. Una bellezza che ha a che fare con i venti che spirano, buoni, nel mare chiuso e si fanno più dolci dentro la cornice protettiva dei monti e delle colline. Il prosciutto di San Daniele non avrebbe la sua fragranza senza la Bora che si infrange contro le Dolomiti e la pasta buona si fa a Gragnano nella galleria del vento perché lì la brezza di Castellammare di Stabia si incontra con l'aria fresca del Vesuvio. I venti che portano la risposta della bontà e della bellezza. Eccoli. In questo libro impariamo di quante sfumature è fatta la biodiversità italiana. E lo impariamo regione per regione, prodotto per prodotto. Ma anche paesaggio per paesaggio, città per città come se bontà e bellezza volessero anche luoghi e nomi. Luoghi e nomi di una magia tanto semplice quanto delicata. Come semplici e delicati sono i diversi "caratteri" degli italiani di cui ci racconta Alessandro Baricco. Ricco di mappe, numeri sorprendenti, curiosità preziose, testimoni attivi della biodiversità. Prefazioni di Alessandro Baricco, Paolo Crepet, Carlo Petrini, Vittorio Sgarbi, Giovanni Soldini.
Che cosa significa essere artisti oggi? È una forma particolare di imprenditorialità o una vocazione quasi religiosa? È un modo di fare filosofia o di fare intrattenimento? Nei tre atti che lo compongono - fittamente interconnessi ma distinti, intitolati rispettivamente alla politica, alle affinità, al mestiere - questo libro mette a confronto le differenti risposte che si possono dare a una semplice domanda: che cos'è un artista? Basandosi su centinaia di incontri di persona con alcuni dei più importanti artisti a livello internazionale, cerca di spiegare che cosa voglia dire produrre opere d'arte ai nostri giorni nel mondo. Grazie alla guida dell'autrice, abbiamo accesso in modo inedito alle vite degli artisti, attraverso le chat di tarda notte via Skype con Ai Weiwei o le corse in taxi con Maurizio Cattelan per andare e tornare dalla mostra intitolata alla sua morte. Seguiamo Thornton mentre investiga le psicologie, le personalità, le convinzioni politiche, le reti sociali degli artisti, mentre ne scandaglia gli studi, le case e le esposizioni personali, ponendo domande su tutto ciò che li riguarda, dai conti in banca alle camere da letto, e facendo da testimone di un'idea che nasce o di opere che prendono forma, di crisi e trionfi dei protagonisti. Ne risulta una serie di vividi quadri, legati in una narrazione rivelatoria nel giustapporre le diverse risposte, e non risposte, date alla domanda "che cos'è un artista?".
Con un saggio efficace, che unisce al rigore degli argomenti la ricchezza dell'informazione, Mario De Micheli rievoca gli "anni eroici" delle avanguardie, svolge un'indagine sulle cause che hanno provocato il fenomeno dell'arte moderna nella determinazione specifica dei suoi caratteri e delle sue tendenze. Il libro, rifuggendo sia da una semplice cronaca dei movimenti, sia da un astratta descrizione delle dottrine, esamina le idee, le teorie, le poetiche nel loro concreto divenire e soprattutto nel fuoco dell'esercizio creativo dei maggiori protagonsti dell'arte moderna. Ne risulta un saggio organico, serrato, in cui i motivi dominanti nel cono dell'arte d'oggi si dispongono in modo criticamente evidente, offrendo al lettore la chiave di un'interpretazione non esteriore, né metafisica, dell'arte moderna. Ai pregi del saggio si aggiunge inoltre la parte documentaria, in cui sono raccolti i testi programmatici dei vari movimenti, i manifesti, tradotti integralmente, e molti per la prima volta.
Per una serie di circostanze imprevedibili le immagini di Achille, Meleagro e Cristo, usate e riusate per secoli, s'intrecciarono, sovrapponendosi. Che cosa spiega la loro ibridazione, la loro persistenza, la loro migrazione attraverso il tempo e lo spazio? Quanto contarono, nella fortuna di queste figure, le formule compositive originarie e quanto il contesto che di volta in volta le fece proprie? Questo libro cerca di rispondere a queste domande. Chi legge entra in un cantiere dove hanno lavorato, separati da secoli o millenni, scultori e pittori, storici e storici dell'arte. Luca Giuliani analizza la genesi e il precoce riuso nell'antichità romana dell'iconografia di Achille in lutto presso il cadavere di Patroclo; Maria Luisa Catoni, la possibile genesi e il riuso in età post-antica di una formula della disperazione di fronte alla morte; Salvatore Settis, la fortuna rinascimentale di uno schema iconografico antico usato per rappresentare il corpo esanime di Cristo; Carlo Ginzburg, la genesi della nozione di Pathosformel (formula di pathos) coniata da Aby Warburg.
"La fotografia è stata per me una grande passione, breve ma intensa; la Leica, il mio salvagente in una stagione di disillusione politica. Era la fine degli anni cinquanta, non esisteva scollamento, allora, tra pubblico e privato: i dubbi, le contraddizioni, le domande senza risposta su quel che restava del sogno comunista segnarono la nostra generazione. In me, poco più che trentenne, il segno fu tanto profondo da spingermi a lasciare non soltanto la redazione di "Vie Nuove" (il settimanale del Pci per il quale scrivevo dopo l'esperienza all'"Unità") ma addirittura il giornalismo, nella convinzione che continuare a praticarlo avrebbe voluto dire tradire le mie idee e trasformarmi da militante comunista nel suo opposto. Preferii partire alla volta di Berlino e trasformarmi in fotografo giramondo. Per cinque anni non feci altro che viaggiare spiando i volti delle persone nei paesi più lontani. Poi i tempi cambiarono, e con essi, un po' alla volta, anche le mie decisioni."
Con "Il mondo dipinto" abbiamo dato voce a ventidue capolavori della pittura dal Trecento al Novecento. Ma la voce è fatta di parole, e qualche volta si tratta di parole difficili. I pittori amano usare dei "codici" per comunicare tra di loro, anche se poi le loro opere hanno il potere, la magia di parlare a ciascuno di noi. Partendo di volta in volta da una diversa "parola", famosi dipinti di tutti i tempi ci raccontano i loro segreti. In questo nuovo volume ritornano alcuni vecchi amici, i maestri che avevamo già incontrato lungo le pagine de "Il mondo dipinto": ecco Leonardo, Caravaggio, Vermeer e Picasso. Insieme a loro, entrano in scena nuovi protagonisti: per esempio, sarà Jeronymus Bosch a spiegarci come usare la fantasia per comporre un capolavoro; Claude Monet ci introduce nel mondo degli Impressionisti; Piero della Francesca spiega l'uso delle ombre e Gustav Klimt ci accompagna nell'esplosione dei colori. Con l'indispensabile aiuto delle immagini, l'arte si racconta attraverso i secoli: figure, personaggi, artisti dialogano con noi e con il nostro tempo, per rinnovare l'emozione della bellezza e la magia della creatività. Età di lettura: da 9 anni.
n breve
Un’intervista iniziata nel marzo 2006 e conclusa nel 2009. Maldonado e Obrist, con approccio transdisciplinare, parlano di arte e cultura, di nuove avanguardie e nuove tecnologie, di architettura e politica, di futuro e speranza.
Il libro
“La ricerca della trasversalità è stata sicuramente una costante in tutto il mio ormai lungo percorso intellettuale. Ogni volta che sono stato impegnato (praticamente o teoricamente) in un determinato campo di attività, mi sono sempre chiesto quali siano (o potrebbero essere) le possibili convergenze di questo campo con altri vicini o lontani. Il che mi ha portato spesso, nella mia riflessione, ad andare oltre l’attività che stavo svolgendo. Benché la mia formazione sia stata prevalentemente artistica, devo dire che fin dagli inizi i miei interessi sono andati ben oltre il campo specifico dell’arte. Quanto più forte era il mio impegno nella pratica artistica, tanto più si allargavano i miei interessi verso temi che avevano implicazioni filosofiche, scientifiche e sociologiche. E anche, e non per ultimo, politiche. Infatti, già da molto giovane, la mia preoccupazione (io direi quasi la mia ossessione) era quella di poter contribuire a una visione totale della cultura.”
Tomás Maldonado
In questa intervista Hans Ulrich Obrist, noto critico d’arte e curatore di mostre internazionali, discute con Tomás Maldonado di alcuni aspetti della sua poliedrica attività culturale. Maldonado esamina retrospettivamente e per certi versi in modo autocritico le questioni relative all’arte, al disegno industriale e all’architettura.